«Libertà! Totale libertà, quasi non ci credo!»
Uno sbuffo e un'occhiata divertita.
«Sono solo le vacanze di Natale, Amelia, non essere così entusiasta. Ti devo forse ricordare delle verifiche che ci attendono a gennaio?»
Amelia lanciò un'occhiataccia verso Daniele che la incassò con nonchalance, poi continuò a rimettere i libri dentro la borsa.
«Grazie per smontarmi, per fortuna ci sei tu a farmi tornare il malumore.» fece ironica e chiuse con un gesto secco la borsa.
«Quanto vuoi.» rispose soave l'amico. Amelia alzò gli occhi al cielo ed evitò di rispondere.
«Hai programmi per oggi?» chiese poi, terminando di indossare cappotto e sciarpa e seguendo Daniele che la precedeva in corridoio.
«Mangiare e dormire.»
Amelia scoppiò a ridere.
«Mi sembra giusto.» considerò.
«E tu?»
«Andrò in giro al centro commerciale per comprare alcuni regali di Natale, sono rimasta un po' indietro e se non lo faccio adesso arriverò all'ultimo con praticamente più nulla nei negozi.» spiegò con una smorfia – non che avesse tanta voglia di girovagare per i negozi, avrebbe preferito rilassarsi a casa e sorseggiare la cioccolata calda fatta in casa da sua madre, ma si doveva dare una mossa.
«Dovrei sbrigarmi anche io.» considerò il ragazzo.
Amelia stava proprio per aprire bocca e rispondere quando i suoi occhi furono attirati da una ormai familiare figura che, stretta nella propria giacca nera, chiacchierava con un mezzo sorriso – fin troppo affascinante, dovette ammettere – con la docente di francese che, a sua volta, gli rivolgeva un morbido e caldo sorriso ammiccante.
Per quanto fosse la sua insegnante preferita, non l'aveva mai odiata come in quel momento.
«Stronza.»
«Chi?»
Sobbalzò ricordandosi di avere Daniele affianco a sé che, giustamente, si era girato verso di lei confuso.
«Nessuno.» mugugnò e si voltò in fretta. L'amico fu più rapido di lei però e la trattenne con una mano, per poi sporgersi a controllare cosa stava invece fissando l'amica e comprese al volo.
«Povera Rancati, pensavo ti piacesse come prof.» scherzò il ragazzo. Amelia sbuffò e cercò di tirare via l'amico, che invece continuava a osservare la situazione.
«Mi piace, è stata solo un'uscita infelice.» borbottò.
Molto infelice, aggiunse nella sua testa.
«Non essere gelosa, ha più di quarant'anni, dubito possa in qualche modo interessare ad Angelis.» considerò il ragazzo con un sorrisetto. Amelia sbuffò infastidita.
«Non sono gelosa.» mugugnò – si rese conto lei stessa del tono infantile usato, motivo per il quale evitò abilmente l'occhiata scettica di Daniele e lanciò un ultimo sguardo ad Alessandro.
Si sorprese quando si accorse che l'uomo si era voltato proprio in sua direzione mentre ascoltava distrattamente la prof di francese. Amelia arrossì di botto e non poté impedirsi un vago sorrisetto imbarazzato – Alessandro, notandolo, inarcò scettico un sopracciglio per poi farle uno strano ghigno divertito e poi un lieve cenno con la testa.
Amelia arrossì ancora di più e si voltò rapida verso Daniele.
«Quel bastardo! Andiamo.» sibilò infastidita, trascinando l'amico verso l'uscita.
«Osservarvi è stato davvero imbarazzante.»
«Tu taci!»
Amelia adorava il Natale, era la sua festa preferita e questo perché l'aveva sempre festeggiato alla grande con la sua famiglia – e ovviamente adorava i regali, ma questo non lo diceva troppo in giro per non sembrare troppo superficiale.
Ma non era solo quello: l'atmosfera cambiava e tutto sembrava magico, a partire dalle lucine per strada per finire con le decorazioni di zucchero che la madre si divertiva a disseminare per la casa. In quel periodo adorava passare i pomeriggi a casa, bevendo cioccolata calda e mangiando biscotti a forma di alberi di Natale e pandori vari mentre guardava film romantici con la madre o Nicole.
Insomma, era un periodo fantastico per lei.
Però odio il centro commerciale durante Natale, pensò infastidita.
Certo, perché se a casa sua c'era la perfetta atmosfera natalizia e una piacevole quiete, tra i negozi il marasma di persone alla ricerca del regalo perfetto la faceva seriamente uscire di testa.
Altro che tutti più buoni, io li uccido e basta, pensò venendo per sbaglio spinta da una signora che si affrettava con i suoi mille pacchetti stretta nella propria pelliccia.
Sospirò.
Coraggio Amelia, solo questo pomeriggio, pensò.
Non aveva chissà quanti regali da fare, dopotutto: i suoi genitori, Nicole, Daniele, un pensierino per la madre di Nicole e qualcosa per i nonni – non aveva un ragazzo a cui pensare, ammise leggermente depressa.
Decise di iniziare con il regalo per Nicole, andando sul sicuro: la ragazza aveva adocchiato già da un po' di tempo un set di ombretti e un rossetto che sarebbero stati il regalo di Natale adatto, perciò andò a colpo sicuro sul negozio di make-up. Per Daniele fu più complicato e si perse tra vari scaffali di vario genere, finendo per scegliere una semplice felpa che sapeva sarebbe stata adatta a lui.
A quel punto toccava a sua madre, perciò si perse tra gli scaffali di una profumeria.
«Le serve aiuto?»
La voce gentile della commessa la richiamò e si voltò verso la giovane ragazza tutta boccoli e mascara.
«No, grazie, sto ancora dando un'occhiata.» rispose con un sorriso e un cenno di diniego. La ragazza le fece un cenno.
«In caso di bisogno mi chiami pure!»
A quel punto Amelia finì per riperdersi tra i vari profumi e creme per il corpo, indecisa su cosa acquistare per la madre – aveva gusti difficili e non voleva comprarle qualcosa di banale, ma valla a trovare la cosa giusta!
«Oh, mi scusi!»
Ovviamente, da brava imbranata e distratta, aveva finito per colpire gente a caso arretrando per osservare meglio gli scaffali più in alto.
«Non si preoccupi.»
Amelia si immobilizzò sul posto, riconoscendo la voce.
«...Amelia?»
E non era stata l'unica, a quanto pare.
Dio, perché mi vuoi così male?, pensò tragica – davvero, qualcuno lassù doveva odiarla davvero, altrimenti non si poteva spiegare la sua sfiga, il suo pessimo tempismo, la sua fottuta calamita per incontrare ovunque Alessandro Angelis.
«Ma guarda un po', ti trovo ovunque.» commentò l'uomo.
La mora si girò a osservarlo e gli lanciò un'occhiata gelida – perfetta per mascherare l'isteria interna che la coglieva proprio in quel momento. Com'è che era perfetto anche con il naso lievemente arrossato dal freddo e i capelli scompigliati dal vento? Non era giusto nei suoi confronti!
«Guarda che questo dovrei dirlo io. Credo di essere meno fuori luogo di te in una profumeria.» rispose la ragazza pungente e con un sorriso ironico.
Non avevamo una tregua?, pensava nel frattempo agitata, ricordando dell'ultima volta che avevano avuto una conversazione vera – quella dopo lo sfortunato sabato.
Si sarà sciolta dopo l'ultimo impreparato in matematica, rifletté poi lugubre – quel coglione aveva ghignato mentre scriveva la nota sul registro, che bastardo!
«Il fatto che sia un uomo non implica che non possa entrare in una profumeria.» specificò Alessandro guardandola con sufficienza e facendola arrossire – però mantenevano il "tu", si poteva dire fossero in termini amichevoli, dai.
Amelia sbuffò e si girò ignorandolo, riprendendo a guardare i vari prodotti con aria interessata.
Peccato che l'uomo sembrasse in vena di chiacchiere – o di infastidirla, cosa più probabile.
«Che fai qui in giro?»
Quella volta fu il turno di Amelia di girarsi e guardarlo con sufficienza.
«Sono in una profumeria, che dovrei fare?» chiese retorica «Sto cercando un regalo per mia madre, comunque.» specificò poi, notando come l'uomo non avesse minimamente mutato la propria espressione impassibile alla sua frecciatina.
Dio santo, perché non riesco mai a metterlo in difficoltà?, pensò irritata.
«Allora...» iniziò l'uomo, poi si interruppe e la mora lo osservò critica.
Ti prego, non dire qualcosa che possa turbare ulteriormente la mia salute mentale, pensò preoccupata.
«...Mi daresti una mano a cercare qualcosa per mia madre? Temo di non essere sicuro di cosa potrebbe piacerle.»
La frase arrivò leggera come un soffio, un vago tono di disagio misto a imbarazzo che però non corrispondeva alla sua espressione, sempre composta. Amelia invece strabuzzò gli occhi e continuò a fissarlo.
«...Mi hai appena chiesto di aiutarti a cercare un regalo per tua madre?» ripeté scandalizzata.
Alessandro fece un lungo sospiro, poi la guardò e le fece un chiaro sorriso forzato.
«Ammetto la mia ignoranza in questo campo e credo che tu possa scegliere di sicuro qualcosa di più bello, quindi sì: ti sto chiedendo di aiutarmi.» disse gentile – anche se Amelia notò che si stava sforzando di esserlo, doveva essere proprio nella merda.
Aprì la bocca, pronta a dar aria alla propria lingua tagliente, ma venne frenata appena in tempo.
«Risparmiati la battutina facile sugli uomini che non sanno scegliere i regali, Moretti, o potrei doverti ricordare l'ultima impreparazione.» disse l'uomo con un ghigno divertito.
Amelia arrossì di colpo.
«E tu cerca di essere più gentile o potrei scegliere il regalo peggiore del negozio solo per farti fare brutta figura.» borbottò imbronciata – anche se sapeva che non l'avrebbe mai fatto, più per la povera Margherita che per altro.
Alessandro fece un mezzo sorriso e scrollò le spalle in un segno di resa.
«Prego, illustrami allora.»
Amelia sospirò, un vago calore di felicità dentro di sé.
Perché deve essere tutto così difficile?
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La fisica dell'attrazione
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