Capitolo quattordici ~ Di San Valentino e disastri

2.2K 75 11
                                    


E ora come diavolo prendo il discorso?
Questo era quello che pensava Amelia mentre fissava Nicole che, ignara di tutto, si districava tra i mille pacchetti frutto dello shopping sfrenato di quel pomeriggio e al contempo si levava cappello e sciarpa per sedersi alla caffetteria in cui erano appena entrate.
Era da giorni che rifletteva su come introdurre l'argomento senza essere palese o comunque con delicatezza, ma ogni volta rinunciava e rimandava alla prossima occasione.
Purtroppo, proprio il giorno prima Tommaso l'aveva di nuovo placcata vicino casa propria per chiederle se aveva parlato con Nicole e vedere il viso depresso del ragazzo alla risposta negativa l'aveva fatta sentire una merda.
Andiamo, è una mia amica. So come trattarci, so come prendere il discorso, devo solo farlo.
«Cosa prendi tu?»
La domanda improvvisa della castana la fece quasi saltare sulla sedia e si ritrovò ad alzare gli occhi scuri con aria spaventata – un cerbiatto di fronte ai fari di un'auto, ecco cosa sembrava.
Nicole le lanciò immediatamente un'occhiata stranita e per questo si affrettò a sembrare rilassata e a sorriderle con nonchalance.
«Una cioccolata con panna.» tubò allegra e spensierata – spensierata un cazzo, era il suo pensiero.
Nicole la osservò giusto per un attimo di troppo, ancora confusa, poi scrollò le spalle.
«La volevo prendere anche io ma ho già compromesso la mia dieta questa settimana.» bofonchiò la ragazza depressa.
No, hai bisogno di cioccolato, fidati di me.
«Ma dai, una cioccolata non è nulla! Un'ora in più al tapis roulant e sarai una favola.» continuò allegra Amelia.
Un Giuda, ecco cosa sono. Uccidetemi.
Ma ormai aveva iniziato con la sua messinscena, doveva portarla a termine o Tommaso l'avrebbe strangolata per poi nascondere il suo cadavere da qualche parte.
Non prima di essere andata a Parigi, che cazzo.
Nicole la guardò indecisa.
«Tu dici? Non credo che...»
«Ma va!» la interruppe brutalmente la mora «Avanti, ti prendi anche una doppia porzione di panna!» la incoraggiò Amelia.
Giuda e pure stronza, aggiunse la mora tra sé pensando a come stesse distruggendo la dieta della povera amica. Ma meglio metterle più zuccheri in circolo, forse se avesse capito le sue intenzioni così non le sarebbe saltata al collo strozzandola con la sua nuova sciarpa di cachemire, regalo della suddetta castana per Natale – era così morbida!
Nicole capitolò e quando arrivò la cameriera, una graziosa ragazza di vent'anni con dei fantastici capelli ramati, ordinarono entrambe una cioccolata calda con panna – e dei biscotti, giusto per far schifo con stile.
«Allora...» borbottò Amelia, perdendo per un attimo la sua aria allegra per poi recuperarla in fretta.
«Come va con Leo?» tubò infine, un sorriso splendente in volto. Pure gli occhi le brillavano, era un'attrice nata!
Nicole fece una mezza smorfia.
«L'ho scaricato.» ammise.
A quella frase Amelia sentì un coro di angeli in sottofondo e Dio che la illuminava di grazia divina.
Si dovette costringere ad assumere un'aria contrita e dispiaciuta mentre nella sua testa esultava e ringraziava la propria fortuna – non sapeva esattamente come, ma da qualche giorno a quella parte era improvvisamente diventata team Tommaso, forse come aveva visto il ragazzo innamorato perso dell'amica.
«Cavolo, che peccato, e dire che andava tutto bene!» esclamò facendo una smorfia dispiaciuta – un Oscar, dovevano darle un fottuto Oscar.
«Sì, infatti, solo che...» iniziò Nicole indecisa. Amelia stava già per insistere un po' ma l'arrivo della cameriera con i loro ordini la frenò da dire qualsiasi cosa.
Il tempo di poggiare tazze e piattini vari e riprese il volo con un sorriso luccicante.
A quel punto la mora preferì aspettare che l'amica iniziasse a confessare senza ulteriori spinte, e per questo si concentrò sul mangiucchiare un biscottino in frolla a forma di stella e sul punzecchiare la panna con il cucchiaino.
«Ci sono andata a letto.» riprese Nicole dopo un po' e Amelia sollevò lo sguardo verso di lei, notando il suo sguardo contrito.
«Sento un "ma".»
Un sospiro da parte dell'altra.
«Non dico che mi abbia fatto schifo, tutt'altro, ma...» altro sospiro, giusto per fare la melodrammatica «Non era come con Tommaso. È squallido dire che pensavo a lui mentre lo facevo con Leonardo?»
Amelia si costrinse a trattenere il sorriso felice e fece no con la testa.
«Se sei presa ancora da lui, credo sia normale.»
Nicole tacque, per poi iniziare a infilzare con violenza il cucchiaino nella tazza – sembrava volesse affogarci qualcuno, o magari lei stessa.
«A causa di quel bastardo traditore non riesco più ad avere una vita sessuale soddisfacente!»
«Beh, traditore non so se sia il termine adatto...» azzardò la mora.
«Spero che quella Giorgia faccia schifo a letto, almeno sa cosa si è perso.» continuò Nicole ignorandola.
Credo se ne sia già accorto, pensò Amelia, facendo attenzione a non dirlo.
«Quindi ti piace ancora?» chiese a bruciapelo.
Nicole si morse un labbro, prese un sorso di cioccolata, mangiò un altro biscotto.
«Sì.» rispose con la bocca piena e Amelia osservò quella triste scena dell'amica che cercava di affogare la propria disperazione nelle calorie.
«Beh, potresti riprovare a sentirlo allora, magari ha cambiato idea...» continuò vaga la mora, spostando lo sguardo perché troppo a disagio nel mentire così spudoratamente.
Non voleva dirle tutto e subito, doveva vedersela con Tommaso e basta, lei era già troppo in mezzo a quella storia – e non perché lo volesse, era chiaro.
«Quell'idiota? Ora come ora starà sguazzando tra le gambe di quella musicista da quattro soldi.» sibilò sarcastica la castana.
Amelia la fissò scioccata.
«"Sguazzando tra le gambe"? Però, è poetica come immagine.» frecciò ironica.
«Lascia stare, sto diventando un'acida di merda.»
«Troppe verdure e troppo pochi dolci.»
«Troppo poco cazzo, io direi.» replicò Nicole con un sorriso sarcastico.
Amelia le lanciò uno sguardo scettico.
«Lo stai dicendo proprio a me?»
«Almeno il tipo che ti piace ricambia, mica sei una povera abbandonata come me!» borbottò Nicole.
«Il tipo che mi piace?»
La castana alzò gli occhi al cielo.
«Sveglia tesoro, il professorino tutto pepe e ubriacone.» rispose pragmatica.
Amelia arrossì alla velocità della luce.
«Non mi piace.» sibilò in fretta.
«Ah ah, e io mi preservo vergine per il matrimonio.» rispose melensa l'altra.
«Ti odio quando fai così.»
«Tu mi ami.»
Amelia non rispose, decisa a non intraprendere quel discorso per l'ennesima volta – stava cercando di preservare la propria sanità mentale e per farlo doveva concentrarsi sulla vita sentimentale dell'amica, non sulla propria, anche perché in quel caso la sciarpa di cachemire sarebbe stata utile come cappio al collo.
«E comunque non gli piaccio.» borbottò giusto per avere l'ultima parola.
«Farò finta di non aver sentito.»

La fisica dell'attrazioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora