L'aeroporto era fin troppo affollato per essere marzo inoltrato – considerando che non c'erano ponti o vacanze di vario genere nelle vicinanze, Amelia era stupita di tutte quelle persone che si districavano tra check-in, controlli di sicurezza e simili.
«Cerca di portarmi qualche souvenir!»
La voce di Nicole la colse impreparata per come si era distratta ad osservare una quanto mai bizzarra famiglia presa dalle mille valigie al seguito.
«Mh, certo.» rispose riportando l'attenzione sull'amica, che le faceva compagnia al telefono.
«Ma mi stai ascoltando?»
«Certo.»
Più o meno.
A dire la verità era persa a guardarsi attorno alla ricerca di Daniele che, colpito da un insolito ritardo, non si era ancora fatto vedere. Nemmeno Anna e Sofia erano ancora arrivate, motivo per il quale aveva finito per chiamare Nicole – che era scappata in bagno dalla lezione per tenerle compagnia, come nessuno andasse a recuperarla rimaneva un mistero.
La sua classe era insieme ad altre due quinte, un bel gruppo di poco più di sessanta studenti, e gli accompagnatori erano quattro. Se Amelia aveva sperato di passarsi cinque giorni tranquilla (il primo e l'ultimo in viaggio, gli altri tre di effettiva visita di Parigi), aveva però fatto male i calcoli: Alessandro Angelis era lontano qualche metro da lei, impegnato a chiacchierare con la docente di francese.
Almeno il nostro supervisore è la Rancati, pensò solo parzialmente confortata.
Avrebbe sì visto e convissuto con Angelis per cinque giorni, ma non era costretta a starci assieme o a parlarci per chiedere il permesso di qualsiasi cosa.
«Lui è lì?»
La domanda di Nicole le giunse in un vago bisbiglio e fece un sospiro.
«Secondo te? Dio santo, pare mi perseguiti.» bofonchiò appoggiandosi alla propria valigia.
«Ricordati di fare come ti ho detto: non parlarci, non guardarlo, ignoralo completamente. Non mostrargli che ti piace e cerca di fartela passare, magari.» le ricordò l'amica.
Amelia aveva ben stampato in testa il momento in cui aveva finito per raccontare tutto all'amica: del bacio, della scenata a scuola, di come si era messa a piangere... Inutile dire che Nicole era andata su tutte le furie, iniziando a strillare come una dannata lanciando improperi e insulti verso Alessandro e organizzando modi per ucciderlo e farla franca.
«Farò il possibile.» rispose solo Amelia, non promettendo nulla – sarebbe stato come mentire, dato che non era sicura di potercela fare.
A quel punto però vide in lontananza arrivare Daniele di corsa con la valigia al seguito.
«Nicole, è arrivato Daniele. Torna pura in classe, prima che qualcuno noti la tua assenza.»
«C'è la deficiente di inglese, non se ne accorgerà.»
Ora si spiegava tutto.
«Comunque ti lascio, vai pure da quel cretino.»
«Nicole!»
«Bon voyage!»
E la telefonata venne chiusa in un secondo, lasciando la mora a crogiolarsi nella tristezza di avere due amici che non andavano d'accordo.
Daniele le arrivò di fronte con il fiatone e il volto arrossato, il trolley di un vivido verde che lo accompagnava e la sciarpa impigliata al cappuccio della felpa. Amelia non poté fare a meno di lanciargli uno sguardo scettico.
«Ce la fai o ti serve una bombola d'ossigeno?» chiese sarcastica.
Il ragazzo alzò il dito in medio come risposta, cercando ancora di prendere fiato.
«Ma che è successo?» insistette la giovane.
«Lascia stare.» borbottò il giovane riuscendo finalmente a spiccicare parola «Doveva darmi un passaggio mio padre ma se n'è dimenticato ed è andato a lavoro, ho pregato tutti di darmi un passaggio e alla fine mi ha portato Elisa.» spiegò.
Amelia gli lanciò un'occhiata confusa, non capendo subito chi fosse la sopracitata Elisa.
«La mia vicina di casa.» specificò Daniele notando lo sguardo dell'amica «Sei arrivata già da tanto?» chiese poi.
«Mezzoretta. Mia madre mi ha portata prima di andare a lavoro, quindi siamo uscite parecchio in anticipo.» spiegò a sua volta.
Daniele solo a quel punto si guardò intorno, controllando chi fosse già arrivato. Il suo sguardo si puntò poi verso il gruppo di prof che, unito, si perdeva in varie chiacchiere; la Rancati lo vide e lui le fece un cenno mentre la prof si affrettava a segnare qualcosa su un foglio.
Quel breve scambio di sguardi però attirò l'uomo affianco a lei che si girò verso la loro direzione.
Amelia non fece abbastanza in fretta e il suo sguardo si incrociò con quello di Alessandro che in un attimo si tinse di gelo.
Sentì le proprie guance avvampare e rapida scostò gli occhi, riputandoli verso l'amico.
Merda.
«Possiamo pagare qualcuno per ucciderlo, che dici?»
La proposta di Daniele le provocò un mezzo sorriso piuttosto amaro.
Alla fine aveva finito per raccontare tutto anche all'amico e la sua reazione era stata simile a quella di Nicole, anche se più controllata; aveva proposto numerosi modi per farlo sparire o fargli comunque del male e si era lasciato andare anche in sguardi assassini a scuola, fatto che Angelis aveva sempre prontamente ignorato.
«No, grazie, se no la situazione si complica ancora di più.» rispose ironica la mora.
Gli occhi di Daniele si adombrarono.
«So che è una frase inutile in queste situazioni, ma cerca di non pensarci, ok?» le disse «Stiamo andando a Parigi, è l'ultima gita da studenti delle superiori, divertiamoci e troviamoci parigini interessanti!» scherzò infine.
Amelia scoppiò a ridere.
«Certo, perché poi possiamo portarceli in albergo, no?» ironizzò retorica.
«Se vuoi io ti copro.»
Una terza voce scherzosa intervenne in quella conversazione e Amelia sussultò.
«Anna, Sofia! Eccovi, pensavo non arrivaste più.» disse la mora riconoscendo le due ragazze.
Le due, entrambe con un trolley affianco a loro, le sorrisero.
«Io non riuscivo ad alzarmi.» spiegò imbarazzata Anna.
«Non parliamone.» borbottò Sofia, che sembrava seccata da chissà cosa.
«Comunque, ti volevamo chiedere una cosa.» intervenne di nuovo la biondina, mentre Daniele in tutto quello taceva – non conosceva tanto le due ragazze e in quanto amicizie era sempre stato schizzinoso, perciò in quelle situazioni rimaneva sempre in silenzio.
«Ditemi.» le esortò la mora.
«Vuoi venire con noi in stanza?»
Amelia si ritrovò piuttosto sorpresa. Per lei era sempre stato problematico trovare qualche compagna di stanza durante le gite di classe – finiva sempre per aggregarsi al gruppo meno folto, ma non le importava granché dato che rimaneva in stanza giusto il tempo per prepararsi e dormire, per poi fuggire sempre da Daniele.
Quell'improvvisa proposta la fece sorridere spontaneamente.
«Certo.»
Affianco a lei, sentì la mano di Daniele che le sfiorava il fianco in un moto di esortazione – era un po' a disagio e lui se n'era accorto, come sempre.
«Ragazzi, venite qui!»
La voce della prof li richiamò e tutti si girarono. Per Amelia fu spontaneo guardare anche in direzione di Alessandro – sapeva di non doverlo fare, ma era più forte di lei – e quando vide l'uomo che spostava altrove lo sguardo seccato dalla mano di Daniele sul suo fianco, strinse gli occhi infastidita.
Erano solo cinque giorni. Solo cinque giorni.
Peccato che potesse succedere di tutto.
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La fisica dell'attrazione
RomanceREVISIONE IN CORSO (potete trovare la versione non editata su EFP) 1 -- editato 2 -- editato 3 -- editato 4 -- editato 5 -- editato STORIA COMPLETA STORIA PRESENTE ANCHE SU EFP - AUTRICE Sapphire_ Tutti abbiamo un professore che odiamo in particolar...