Il trillo della campanella risvegliò Amelia dal torpore mattutino che proprio non voleva sparire quel giorno.
Sollevò la testa dal banco e si ritrovò un ricciolo scuro davanti agli occhi che si affrettò a spostare mentre vedeva di sfuggita la professoressa di francese entrare in un turbinio di vestiti colorati – appena arrivava la primavera sembrava rifiutarsi di indossare qualcosa di scuro! – e sbadigliò platealmente.
«Ecco cosa succede a preferire il proprio ragazzo a una sana dormita.»
La voce di Daniele la fece sbuffare mentre si voltava verso di lui che la fissava con un'occhiata sorniona.
«Non ero con lui ieri sera.» borbottò.
«Ah, e come mai sei andata a letto tardi?»
Amelia tacque, ripensando all'infinita telefonata fatta proprio con il caro prof.
A Daniele non servì altro: si mise a ridere nel giro di un secondo e scompigliò i capelli all'amica.
«Vedi? Bisogna avere un po' di autocontrollo!» continuò a prenderla in giro.
La mora riuscì a tenergli il muso solo per un paio di secondi e poi arrossì.
«Io ho autocontrollo!» il tono piccato però fece ancora più ridere l'amico che alzò le mani in segno di resa.
«Come preferisci!»
Non ci fu altro tempo per scambiare nuove battute, perché la lezione iniziò subito e la mattinata riprese monotona come tutto il resto dell'anno.
Quel giorno, però, ci fu un qualcosa che accadde di diverso dal solito – qualcosa che Amelia avrebbe dovuto sospettare, ma quella mattina aveva troppo sonno per rendersi conto delle occhiate che le erano state rivolte da vari compagni di scuola. Però si sa, quando si decide di rinchiudersi nella propria bolla dorata difficilmente ci si rende conto delle cose negative che accadono attorno a noi.
Fu in quello stato d'animo di stanchezza mista a felicità che la bidella entrò dopo aver bussato, attirando così l'attenzione generale della classe.
«Buongiorno. Moretti è richiesta all'ufficio del preside.»
...eh?
Amelia si risvegliò soltanto in quel momento, mentre tutti i suoi compagni di classe, compresa la prof, si voltavano verso di lei a fissarla.
«...dice a me?»
Si pentì di quella domanda nel momento in cui la bidella parve prenderla per una stupida – e Daniele le allungò una mano sotto il banco per darle un colpo sulla gamba, come per farla riprendere.
«Moretti, può andare.»
La voce della professoressa le fece capire che sì, era proprio lei – anche perché non che ci fossero altre Moretti in quella classe, pensò dandosi della stupida – e si alzò con uno sguardo di confusione mentre l'ansia iniziava a serpeggiarle addosso, facendole pensare a tutto quello di sbagliato che aveva fatto nella sua vita.
Avrà scoperto che ho copiato durante il compito di fisica? O cazzo, l'altro giorno ho fumato di nascosto durante l'ora di lezione... Ora mi sospende! Che dirò a mamma?
Questi, insomma, erano i pensieri che le girovagavano in testa mentre usciva dall'aula e seguiva la bidella – che poi, sapeva perfettamente dove fosse l'ufficio del preside, non capiva questa necessità di accompagnarla.
E mentre la sua testa continuava a cercare un motivo per quella convocazione, la ragione più sensata le venne in mente soltanto quando si ritrovò davanti alla porta dell'ufficio, mentre fissava la targhetta che citava "Anselmo Marconi". E soprattutto quando, dopo aver atteso che il preside pronunciasse "avanti", entrò dentro la stanza per trovare, oltre il direttore, anche Alessandro.
STAI LEGGENDO
La fisica dell'attrazione
RomanceREVISIONE IN CORSO (potete trovare la versione non editata su EFP) 1 -- editato 2 -- editato 3 -- editato 4 -- editato 5 -- editato STORIA COMPLETA STORIA PRESENTE ANCHE SU EFP - AUTRICE Sapphire_ Tutti abbiamo un professore che odiamo in particolar...