«Smettila di consumare lo specchio, stai benissimo.»
Amelia ignorò la voce di Nicole e continuò a fissarsi allo specchio, alla ricerca di imperfezioni che sapeva ci fossero.
Era arrivato il "tanto agognato" appuntamento con Stefano – sogno da quando aveva sedici anni, in pratica – e aveva praticamente supplicato in ginocchio Nicole di andare a casa sua per darle una mano con la scelta dell'outfit. Diciamo che era un modo per distogliere la mente da altri lidi.
Appena il brutto pensiero si affacciò per l'ennesima volta in testa, si concentrò di nuovo sui propri abiti, alla ricerca dell'imperfezione che andava aggiustata prima di uscire: non si era vestita troppo esagerata, non sapeva dove sarebbero andati con Stefano ma non aveva voluto rinunciare all'eleganza, motivo per il quale aveva optato per una gonna a vita alta nera abbinata con una maglia satinata bianca; calze velate, mocassini lucidi, solo mascara negli occhi per puntare ad un rossetto rosso abbinato al cappotto che avrebbe indossato dopo.
«Sei bella, lasciatelo dire.» ripeté Nicole con un vago tono annoiato.
«Forse dovrei legare i capelli.» borbottò invece Amelia, guardando crucciata i propri ricci corvini tenuti giusto un po' più fermi da una molletta brillante.
«I tuoi capelli stanno alla grande.» continuò Nicole «A che ora è che arriva?»
Lo sai benissimo, pensò Amelia, ma decise di accogliere quel tentativo dell'amica di distrarla.
«Alle sette e mezza.» rispose.
Decise infine di spostarsi da di fronte allo specchio e si sedette sul bordo del letto, affianco a Nicole.
«Forse non dovrei uscirci.» sussurrò.
Aveva pensato varie volte di scrivere al ragazzo per annullare il tutto, ma Nicole l'aveva praticamente costretta a non farlo.
«Tesoro, per quanto l'idea dell'amore proibito tra te e Angelis sia alquanto affascinante, credo che la cosa sia piuttosto impossibile – o, comunque, almeno fino a quando tu non ti diplomi.»
Amelia arrossì e abbassò lo sguardo, concedendo la versione di lei "ragazzina in piena cotta" solo alla sua migliore amica.
«Ma non voglio una storia, solo che...»
«Che cosa, Ame? È stato solo un bacio con lui, Stefano invece ti piace da anni e finalmente hai un appuntamento. Sai che sarei la prima ad appoggiarti in qualsiasi situazione, ma non voglio che tu ti rompa la testa in una cosa del genere. E poi, tu sei solo "attratta" da lui, vero?»
Amelia abbassò ancora di più lo sguardo, per un attimo odiando Nicole: sapeva che lei diceva quelle parole non per cattiveria, bensì per cercare di fare leva sul suo orgoglio ed eliminare dalla sua testa quell'idiota che si era addirittura dimenticato di averla baciata, però...
«Sì, sono solo attratta.» si ritrovò ad ammettere. Alzò lo sguardo verso la castana che la guardava preoccupata e le sorrise. «Hai ragione, sarebbe una cosa impossibile, e poi non mi piace nemmeno. Oggi uscirò con Stefano, lo conquisterò con i miei occhioni da cerbiatta e si innamorerà follemente di me!» terminò con una risata.
Sono solo una bugiarda.
«Stai davvero bene.»
Stefano le sorrise mentre le rivolgeva quella frase detta con un tono un po' distratto, gli occhi fermi sulla strada e le mani strette sul volante.
Amelia arrossì.
«Grazie, anche tu.» rispose.
Anche tu? Anche tu? Dio santo, Amelia, svegliati e non continuare così per tutta la sera, pensò isterica – dentro il demonio e fuori l'espressione di un angelo.
«Dove andiamo, quindi?» domandò curiosa; il ragazzo aveva deciso per entrambi sul luogo, a quanto pareva, ma la mora ancora non aveva capito.
«Un locale tranquillo che conosco da poco, si chiama Chet, non so ci sei mai stata.» spiegò il giovane.
«No, non l'ho mai sentito.»
«Oh, beh, fidati: è molto carino.» continuò il ragazzo.
Amelia mugugnò un borbottio d'assenso, riprendendo a tacere – non capiva perché, ma non riusciva a sentirsi a suo agio per parlare, per fare le sue solite battute, riusciva solo a pensare di essere una scema per essere così tanto in silenzio.
Sai fare conversazione, vero Ame? Riesci a parlare con chiunque, anche con i muri, anche con quello stronzo di Angelis, perché non con Stefano?
Fu un errore pensare all'uomo, perché arrossì senza rendersene conto e la sua mente percorse per la millesima volta il bacio che c'era stato tra di loro.
«Cazzo.» sussurrò.
«Cosa?»
Sobbalzò, rendendosi conto di averlo detto ad alta voce – sarebbe morta se si fosse lanciata da un'auto in corsa, vero? Sarebbe stato un modo di morire un po' troppo violento, ma andava bene.
«Niente, niente, mi sono appena accorta di essermi dimenticata una cosa!» disse veloce e fece una risatina stupida.
Qualcuno mi strozzi.
«Vuoi che torniamo indietro?» chiese Stefano preoccupato.
«No, no, non è nulla d'importante.»
Mi sono solo dimenticata la testa, in fondo, pensò ironica.
Finì per tacere per il resto del tragitto, limitandosi ad ascoltare Stefano che le spiegava un po' il locale e come lo avesse conosciuto – dovette riconoscere che era bravo a non lasciare l'imbarazzante silenzio tipico di quelle situazioni e le sue parole non risultavano nemmeno forzate.
Senza che se ne accorgesse troppo riuscì a rilassarsi e a sorridere spensierata – anche se un angolo della sua testa ritornava sempre nello stesso punto.
«Eccoci.»
Quella singola parola la riportò sulla terra – per un attimo la sua mente si era soffermata qualche secondo di troppo altrove – e si affrettò a sganciare la cintura mentre Stefano spegneva il motore.
Il Chet sembrava molto invitante come locale: si poteva notare un giardino coperto che ospitava vari tavoli, le luci anche da fuori sembravano abbastanza soffuse ma non troppo da renderle imbarazzanti. Si sentiva in sottofondo della musica che pareva essere dal vivo.
«Sembra molto carino.» si ritrovò a dire senza pensarci.
Stefano le sorrise e lei arrossì di nuovo.
«Felice che ti piaccia.»
Entrarono dentro e un bel tepore li avvolse. Amelia si guardò intorno e notò come l'atmosfera del posto non fosse né troppo da coppie né troppo amichevole.
Almeno il posto non è imbarazzante, pensò sollevata.
«Salve ragazzi, siete solo voi due?»
Amelia si voltò verso la cameriera che si era avvicinata sorridente in loro direzione.
«Sì.» rispose per lei Stefano.
«Preferite un posto fuori o all'interno? Il giardino è riscaldato!»
Il biondo si voltò verso di lei e attese che esprimesse una preferenza.
«All'interno va più che bene.» rispose Amelia – meglio puntare sulla musica dal vivo che avrebbe ben riempito degli eventuali silenzi.
"Giocare sempre in anticipo", come dice Nicole!
Vennero condotti in un tavolino leggermente spostato, sempre in quella piacevole e sicura "metà e metà" che Amelia accolse con sollievo.
Non sapeva perché, ma nonostante dovesse essere la persona più felice del mondo in un momento del genere – insomma, aveva un appuntamento con il ragazzo che le piaceva e lui si stava comportando alla perfezione! – aveva uno strano nodo alla gola che le faceva pensare fosse tutto un enorme errore.
Non è questa la cosa sbagliata. Sbagliato è stato baciare Alessandro, non uscire con Stefano, lui è il ragazzo adatto a me, pensava frenetica – era quasi spaventata che tutto quello non le stesse andando bene, perché non poteva essere così. Doveva essere la brava diciottenne felice di poter uscire con il ragazzo che le piaceva, non la ragazzina con la testa persa per un uomo adulto!
«Tutto bene, Ame?»
Sobbalzò sentendo il ragazzo che la richiamava.
«Eh? S-sì.» si ritrovò a balbettare a disagio.
Merda, merda, merda.
«Ecco i menù, ragazzi, ripasso fra poco.»
La cameriera sparì veloce come un'ombra, attenta a non fermarsi troppo.
Amelia sorrise appena a Stefano che la guardava un po' confuso, poi abbassò gli occhi verso il menù e si perse a contemplarlo. Fecero in fretta a decidere ed entrambi ordinarono un misto di assaggi gourmet tipici del locale insieme a delle patatine e a qualcosa da bere – Amelia si precipitò sui cocktail, convinta che dell'alcol potesse aiutarla a sciogliersi. Un Martini, giusto per andare sul sicuro – non si ricordava dove, ma aveva letto potesse considerarsi come il "little black dress" di qualsiasi serata.
«Mi sembri un po' distratta.»
Amelia abbassò lo sguardo colpevole, poi si costrinse a rialzarlo e puntò i propri occhi scuri in quelli castani dell'altro.
«Hai ragione, sono stata maleducata, scusami.» iniziò con un sorriso mesto «Oggi sono stata un po' impegnata con alcune faccende e a quanto pare ho lasciato la testa lì!» mentì con un risolino, questa volta molto meno falso del precedente.
Il ragazzo la guardò serio, poi anche lui sorrise e si passò una mano tra i mossi capelli biondo scuro in un movimento che, Amelia se ne rese ben conto, un tempo l'avrebbe fatta sciogliere.
«Tranquilla, posso capire. Solo mi dispiace vederti un po' tra le nuvole.» commentò il ragazzo.
Mi piace Stefano, mi piace Stefano, mi piace Stefano, si ripeté in testa Amelia – fosse stato così facile convincersi di un'idea cambiata da un po' troppo tempo.
Il Martini arrivò al momento giusto insieme alla Coca Cola del ragazzo – "Devo guidare, altrimenti ti avrei fatto volentieri compagnia" le aveva detto – e si affrettò a prenderne un sorso.
«Prometto che smetterò di vagare con la testa.» disse con un sorriso e un finto tono serio – l'altro rise, e lei si convinse che potesse essere davvero così.
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La fisica dell'attrazione
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