Capitolo sette ~ Di rivelazioni e chiarimenti

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«Non ti sopporto quando fai così.»

Tono secco, lievemente infastidito, occhiata truce. E Amelia voltò lo sguardo a disagio evitando di guardare Nicole.

«Così come?»

Sì, dai, facciamo finta di nulla, magari ci casca.

«Sei seria?»

Magari no.

Amelia sbuffò e chinò gli occhi sul proprio croissant al cioccolato, ancora intonso. Aveva lo stomaco stranamente chiuso e questa cosa non le piaceva per nulla – non le poteva passare la voglia di mangiare per... quello!

«Mi vuoi dire che diavolo è successo? È da quando ci siamo alzate che sei strana, parli da sola e eviti il mio sguardo come se potessi leggerti nel pensiero!» si lamentò Nicole.

Amelia sospirò.

L'amica aveva ragione, assolutamente, ma aveva paura di dire ad alta voce quello che era successo. Sarebbe stato come ammettere il fatto e aveva paura che ci fosse qualcuno pronto a registrare le sue parole per poi usarle contro di lei.

Sono una scema, pensò a quell'ultima idea. Chi avrebbe potuto fare una cosa del genere? Inoltre di Nicole si fidava.

Però pensare a quel bacio...

Rabbrividì.

«Basta, me ne vado, evidentemente sei troppo occupata a crogiolarti nella tua disperazione per badare a me.» disse offesa la castana e si alzò prendendo la borsa, già pronta verso l'uscita del bar in cui erano andate a fare colazione.

«No!» la fermò Amelia.

Nicole dovette avere pietà dello sguardo pieno di desolazione e disperazione dell'amica, perché le lanciò un ultimo sguardo in tralice e si risedette.

«Amelia, vuoi continuare a disperarti da sola o mi vuoi parlare? Magari posso aiutarti, anche se non ho la minima idea di cosa possa essere successo tra ieri e oggi da sconvolgerti così tanto.» fece stanca l'amica.

Amelia sospirò – l'ennesimo sospiro, dovette ammettere, da qualche parte aveva anche letto che ognuno di essi soffiava via un po' di felicità.

Sono stupita di non essere in preda alla tristezza più totale allora, pensò amara.

«Va bene, ma mi devi promettere di non dirlo a nessuno. E quando dico nessuno, intendo nemmeno a una statua, hai capito?»

Nicole la guardò prima scettica e poi offesa.

«Grazie della fiducia che riponi nella tua migliore amica.» fece sarcastica. Amelia alzò gli occhi al cielo.

«Capirai perché sto dicendo così.» disse vaga «Allora, lo giuri?»

«Lo giuro.»

Silenzio – non proprio, dato che il bar garantiva sempre quel piacevole brusio in sottofondo oltre il vago profumo di cappuccini e dolci da colazione.

«Ieri sera ho baciato Angelis.»

Et voilà. Così, secco, senza preamboli e senza vaselina.

«Cosa.»

Nessun tono di domanda, nessun'altra parola. Solo quel "cosa" era uscito dalle labbra di Nicole, mentre la sua faccia cambiava espressione nel lasso di due secondi scarsi mostrando alla mora confusione, incredulità, sorpresa assoluta e poi terrore.

«Dimmi che ho capito male.» ritentò la castana, il tono di voce colmo di inquietudine.

Altro sospiro.

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