~La fisica dell'attrazione ~Special

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Si sa, il primo giorno di scuola è il giorno in cui non si fa un cazzo per eccellenza e di solito è anche divertente – rivedi i tuoi compagni di classe, racconti che hai fatto durante l'estate, ti rallegri perché manca sempre meno alla fine di quella tortura chiamata "percorso scolastico" ecc. – ma per Amelia era sempre stato la ripresa dell'inferno.

E quell'anno, giusto per cambiare, era arrivata in ritardo come suo solito.

In ritardo, sudata, ed è pure lunedì. Che schifo.

Questi erano i suoi pensieri mentre si affrettava dopo essere scesa dall'autobus e, con la camicetta chiara appiccicata addosso, si affretta a scrivere a Daniele per sapere se fossero già tutti in classe.

Il fatto che non le rispondesse subito la fece per un attimo preoccupare ma ignorò in fretta il fatto e cominciò a correre ancora di più mentre sentiva la borsa a tracolla – il primo giorno non si porta nulla! – sbatacchiare lungo i pantaloni di tela che aveva indossato il giorno, uniti ai sandali che mostravano la pedicure appena fatta.

Con sollievo notò di non essere la sola a essere in ritardo ma questo non la fece rallentare, anzi: iniziò a correre ancora di più per le scale dopo aver letto quale sarebbe stata la sua nuova aula.

Ebbe la certezza che sarebbe stata una giornata di merda quando, voltando l'angolo e rappresentando uno dei più penosi cliché di qualsiasi libro o film romantico, si scontrò con qualcuno e fece un molto poco dignitoso volo per terra che la fece imprecare.

«Merda!»

Non si era fatta granché male, per fortuna, ma l'imbarazzo della figura di merda la fece arrossire soprattutto quando constatò che era l'unica ad essere caduta mentre l'uomo di fronte a lei era rimasto più stoicamente in piedi.

Peccato che la guardasse con così profonda irritazione che l'imbarazzo scomparve in fretta, sostituito dal fastidio.

«Potresti anche aiutarmi, eh.» frecciò acida mentre guardava il giovane che non aveva mai visto.

Era alto, con capelli scuri e occhi chiari e – doveva assolutamente ammetterlo – parecchio figo. Se non fosse stata irritata per il comportamento avrebbe cercato di flirtare spudoratamente.

«Potresti anche stare più attenta, eh.» le fece il verso il giovane, lasciando che la ragazza si sollevasse da sola.

Amelia lo squadrò senza problemi, notando le vesti informali e nessun particolare che potesse farle capire chi fosse.

«Non ti ho mai visto.» si ritrovò a dire – a chi importava il ritardo quando c'era una così bella visione di fronte a lei? Oltretutto non doveva avere che pochi anni in più, magari era un ripetente o una cosa simile. Magari era del quinto e lei, essendo del quarto, era a un piano diverso e non aveva mai avuto occasione di notarlo – anche se le sembrava strano comunque.

Il giovane la squadrò a sua volta, la bocca storta in una smorfia.

«Siete sempre così diretti, qui?» chiese gelido.

Amelia alzò le mani.

«Scusa, non volevo ferire il tuo pudore.» frecciò ironica mentre la sua famosa lingua lunga prendeva il sopravvento.

Il giovane inarcò un sopracciglio.

«Pensi di avermi ferito?»

«Non so, tesoro, ma ritira pure gli artigli.» commentò con un sorriso sardonico la ragazza.

Il giovane però stirò un sorriso affilato.

«Oh, tranquilla, tesoro» la imitò ancora, quasi divertito da quella situazione «non hai ancora visto i miei artigli.» terminò ironico. Amelia continuò a squadrarlo.

La fisica dell'attrazioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora