Se ne stava seduta in una casa della birra, sola, rifletteva. Riusciva a riflettere anche in mezzo al caos, da quanto era profonda la sua mente. I seni nudi, lo sguardo assente, Zara sorseggiò la sua bevanda alcolica. Dopo la settima notte di fuoco con Omar, cugino del suo ex fidanzato, la ragazza voleva prendersi una pausa, e pensare. Era fuggita all' alba, senza dirgli niente, mentre ancora lui dormiva, ed era giunta ad una locanda dove aveva pagato il prezzo di due notti. Nel primo pomeriggio era corsa fuori per fare due passi, respirare l' aria fresca del sobborgo di Tebe, lontano dal lusso in cui viveva con quel ragazzo, che sembrava tanto sincero e premuroso. Ma lo era davvero? O era solo una messa in scena? E lei, che cosa provava per lui? Era solo uno strumento per placare i suoi animi, o era vero amore? Da due ore, Zara rifletteva in quella casa della birra. Ne aveva bevute tre, senza ubriacarsi. Molti uomini non avrebbero retto. Lei era in procinto di ordinarne una quarta, ma decise di fermarsi. Era anche abbastanza.
Pagato il conto, si diresse verso la locanda. Un posticino rustico, ma accogliente. Salutò i padroni e salì nella sua stanza. Si distese sul letto, pensando. Quel giorno non aveva fatto altro che riflettere, ma non trovava una sola soluzione ai suoi problemi. Zara si spogliò del suo vestito di lino, bianco e violetto, con le spalline larghe, aderente e lungo, e prese dal suo armadio una vecchia camicia da notte, quasi trasparente, decorata con ricami a forma di loti. Mentre si struccava, Zara aprì accidentalmente il cassetto dei suoi gioielli e lo vide. L' anello che Mohamed le aveva regalato per il loro fidanzamento, poche settimane prima del tradimento. Un anello dorato, con una pietra azzurrina, gliel' aveva regalato durante una gita sul Nilo, al tramonto, dopo averle giurato amore eterno, dopo averle promesso che si sarebbero sposati. Mohamed le aveva regalato momenti molto felici, e spinto dal rimorso del suo errore aveva ucciso la donna che l' aveva tentato. Non era forse andata così? Omar si ostinava a ripeterle che Mohamed era solo un traditore, un violento, un fuorilegge, e se se n' era andato, era meglio per tutti. Ma non era forse gelosia, quella? La ragazza sospirò. Che cosa doveva fare? Decise di rimanere in periferia per alcuni giorni, trovando un lavoro come pescatrice o qualsiasi altro lavoro umile. Non voleva che Omar la raggiungesse. Non voleva vederlo, non lo reputava sincero.
Zara era in pensiero per Mohamed. E se fosse fuggito e l' avesse perso per sempre? Era stata troppo dura, con lui, ma lui l' aveva tradita. Tradita? Non ne era più così sicura. E se Omar e Feya avessero architettato tutto? Sapevano che lei si sarebbe arrabbiata e che non avrebbe dato modo a Mohamed di spiegarsi, vinta dall' odio e dalla delusione. Omar l' aveva forse sfruttata? Non c' era modo per scoprirlo... Feya era morta e Omar non avrebbe mai confessato una colpa simile. Cosa fare? Dimenticare tutto e tutti e andare avanti? Il denaro le sarebbe bastato per qualche giorno, e poi forse sarebbe tornata da Omar e gli avrebbe chiesto tutto. Quando ne avrebbe avuto il coraggio.
Una lacrima le rigò il viso. Ancora quei ricordi. Zara e Mohamed si erano conosciuti fin da ragazzini e si erano dati il primo bacio all' età di sedici anni, lei,venti, lui. Ora Zara ne aveva ventuno, lui venticinque. Ben cinque anni di fidanzamento. Non poteva finire così male, per uno stupido malinteso. Zara si asciugò le lacrime, si guardò allo specchio. No, non si vedevano i segni del pianto. Sospirò, bevve una coppa d' acqua fresca. Si tolse i sandali, dopo essersi lavata i piedi, finalmente si sedette sul letto, stanca e avvilita. Forse la notte le avrebbe portato qualche consiglio, e il mattino dopo, fresca e riposata, avrebbe deciso come agire. Con una spazzola si pettinò i capelli setosi, poi si sdraiò sotto le candide lenzuola di lino.
* * *
Magro, di statura non molto alta, calvo, con baffi e una barbetta che gli adornava il mento, uomo sulla quarantina, Curucat era il Sommo sacerdote del tempio di Osiride. Oltre ad occuparsi delle mansioni quotidiane al tempio, egli provvedeva ad aiutare Hazyrah nell' educazione delle fanciulle reali, oltre che di altre ragazze nobili, per dar loro insegnamenti religiosi e le aiutava a seguire la regola divina, Maat. Il Sommo sacerdote era intento a profumare la statua della divinità e offrirgli il miglior incenso della capitale, quando un subordinato lo interruppe.
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L'erede
Fiksi SejarahAntico Egitto, IV dinastia. Il faraone Sasherd regna ormai da quindici anni con la moglie Sherezade. I due sovrani hanno due figlie: la maggiore, Aisha e la minore, Agarizha. In mancanza di figli maschi, una delle due diventerà la futura Regina del...