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Omar e i gemelli si svegliarono di buon' ora: era il grande giorno, quello in cui avrebbero rivisto la libertà. Come previsto dal capobanda, la guardia notturna giunse per portare la colazione: tre pezzi di pane raffermo e tre ciotole di acqua stagnante e lurida. I criminali, specialmente quelli più pericolosi e scellerati come il nostro terzetto, non godevano di grandi favori e lusso, nell' Egitto governato dalla sacra regola di Maat. Non appena il soldato inserì la chiave nella serratura, i tre si scambiarono uno sguardo d' intesa: era l'ora prestabilita. Nessun errore, nessun passo falso, e sarebbe filato tutto liscio. Omar era abbastanza sicuro di sé e, pazzo com' era, non sentiva lo spettro del pericolo e il fantasma della paura, mentre i due gemelli erano piuttosto agitati e temevano di commettere un errore imperdonabile, che forse sarebbe costato loro la vita. Si strinsero la mano, come per darsi forza a vicenda, poi aspettarono con impazienza il loro turno, osservando le mosse abili del loro capo. Non appena la guardia varcò la soglia della cella, appoggiando il vassoio contenente la colazione dei tre, Omar gli saltò addosso con uno scatto felino, travolgendolo e bloccandolo a terra, bloccandogli la bocca con la mano destra, per evitare che potesse chiedere aiuto. Poi, con una mossa tanto agile quanto impercettibile, lo tramortì con il vassoio metallico, facendolo svenire. Stando attento a non farsi notare da nessuno, trascinò il corpo del malcapitato all' interno della cella, per poi spogliarlo delle sue vesti ed indossarle. -Fra poco tocca a voi. Non deludetemi.- si raccomandò, uscendo echiudendo la cella a chiave. Con una scusa, attirò due guardie e fece loro cenno di seguirlo. Aprì di nuovo la porta della cella e i suoi due compagni imitarono i suoi gesti alla perfezione. Fingendosi poi guardie alla fine del turno, si affrettarono verso l' uscita, quando qualcuno attirò la loro attenzione, facendoli sobbalzare. -Voi tre, dove credete di andare?- era Mirok, il capo della polizia. I tre iniziarono a sudare, fermandosi di scatto. Avevano il fiato mozzato per l' angoscia. Che cosa sarebbe successo? -Dite, a che ora avete attaccato il turno?- chiese, e i tre si rilassarono: li aveva scambiati solo per guardie che non avevano voglia di lavorare. -Abbiamo concluso il turno di notte, capo.- rispose Omar, che aveva la lingua lunga. -Strano, non vi ho mai visto in questa caserma...- I tre ripresero a sudare. -Beh, capo, noi...- -Certo, voi guardie siete innumerevoli, soprattutto dopo la cattura di quei tre scellerati. E' normale che non mi ricordi di voi, scusatemi. Non volevo farvi perdere tepo. Andate pure, avrete una famiglia che vi aspetta a casa. Non sia mai che io infranga il sacro volere di Maat.- Omar sogghignò sotto i baffi: quel Mirok non era tanto scaltro e osservatore come pensava. Era solo un sempliciotto, anche un bambino avrebbe potuto ingannarlo. -Vi ringraziamo, e che gli dei vogliano che sia una bella giornata per voi. Arrivederci.- -Ciao, ragazzi.- Facendosi beffe di Mirok, il capo della polizia tanto osannato dai nobili e funzionari, i tre erano finalmente riusciti ad evadere di prigione. Una volta noleggiati gli asini, i tre delinquenti si diressero fuori dalla città, diretti verso la prima oasi. In poco tempo la loro fuga era stata scoperta e ormai erano già i più ricercati di tutto l'Egitto. Stare un po' lontani dalla società, isolati in quel paradiso terrestre con tre asini e qualcosa da mangiare, li avrebbe rifocillati, prima di potersi vendicare di Mohamed.

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Zara era riuscita a farsi assumere come cameriera a corte, sotto il falso nome di Ophis, per raccogliere informazioni che incriminassero la Regina Sherezade, principale sospettata della morte ancora misteriosa di Sasherd e di essere la cospiratrice di un complotto contro la sua stessa figlia, la piccola Agarizha. Con l' aspetto cammuffato e i vestiti da domestica, non era stato difficile farsi assumere, mentendo alla Regina. Una piccola bugia che gli dei le avrebbero perdonato, siccome lo scopo era a fin di bene. Più complicato era stato chiedere il permesso al capo della polizia, Mirok, di agire in quel modo. Zara aveva dovuto spiegargli tutta la storia dal principio, rivelargli le strane sensazioni di Hyero, che si erano rivelate veritiere, spiegargli che la ragazzina era in pericolo e che la morte di Sasherd era poco convincente e non poteva essere archiviata così, senza aver fatto neanche una ricerca come si deve. C' era voluto molto, la giovane aveva dovuto insistere con tutte le sue forze, ma alla fine Mirok aveva ceduto, per fortuna di Zara e di Agarizha. Quel giorno, Zara stava rovistando nei cassetti della Regina, in cerca di una prova che potesse incastrarla, quando una voce le fece raggelare il sangue nelle vene. -Ophis, da quando in qua ti occupi anche di ordinare i documenti?- Lei si girò di scatto, chiudendo il cassetto. Per fortuna era solo Zamira, la governante. Sospirò, sollevata, poi rispose: -Zamira, mi avete fatto prendere un colpo. Stavo riordinando il cassetto di sua Maestà. Perché vi interessa tanto quello che faccio? Mi spiate, forse?- -Non mi fido di voi, potreste essere una ladra.- -Come vi permettete di darmi della ladra?- -Zamira, non dovresti essere nelle cucine a sovraintendere i lavori dei cuochi?- Sherezade, udito il trambusto, fece capolino nelle sue stanze. -Certo, Maestà. Vado subito.- Rispose la governante, a testa bassa, per poi tornare nelle cucine. -Scusatela, Ophis, a volte è molto invadente, ma imparerà a farsi gli affari suoi. Buon lavoro.- -Grazie, Maestà.- Non appena la Grande Sposa Reale uscì, Zara continuò il suo lavoro. Trovò dei documenti importanti che, con l' aiuto di un papiro e un pennellino da scriba, copiò alla perfezione, appropriandosi dell' originale e lascinado la sua copia dove aveva trovato i documenti. Dopo aver nascosto ciò, si diresse nella stanza della seconda sospettata: la precettrice Hazyrah. A quell' ora, l' insegnante stava facendo lezione con la primogenita, Aisha, e il suo piccolo cuginetto, Oscar. La poliziotta approfittò di quella coincidenza per intrufolarsi nelle stanze della trentenne. Prima di chiudersi la porta alle spalle, si assicurò di non essere stata seguita nuovamente da quell' impicciona di Zamira. Quella donna era insopportabile e avrebbe potuto metterle i bastoni fra le ruote, durante le indagini. Doveva trovare il modo di sbarazzarsene. Forse, acquistando la fiducia della Regina e lamentandosi con lei delle intromissioni e raccontandole che le dava fastidio mentre faceva semplicemente il suo lavoro, avrebbe potuto farla licenziare; ma così si sarebbe tirata addosso la collera di quella donna che avrebbe potuto rivalersi su di lei. Sicuramente quella frase della Regina le aveva dato fastidio e non avrebbe tardato a vendicarsi, perciò la nostra eroina avrebbe dovuto essere più cauta e agire quando quella ficcanaso fosse stata lontano dalla sua vista. Rovistando nelle stanze di Hazyrah, Zara/Ophis scoprì altri documenti interessanti e agì come aveva fatto con i documenti di Sherezade. Ma quelli non erano sufficienti per costituire una prova ed incriminare le due donne. La ragazza avrebbe dovuto lavorare molto e indagare a fondo alla questione per poter fare giustizia e slavare quella ragazzina una volta per tutte. Si ripromise di non mollare, mai, nemmeno nei momenti più difficili.

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