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-Conosce la famiglia di Kameth? Dovrebbe abitare qui a Menfi con la moglie e il figlio Hyero...- Zara e Omar si rivolsero all' ennesimo abitante di Menfi. Avevano cercato per diverse parti della città, chiesto sia a signori che contadini, mercanti, sacerdoti, uomini, donne, bambini: tutto senza ottenere risultato. Si erano svegliati all' alba dopo aver consumato una leggera colazione a base di pesce fresco e acqua limpida, e dopo aver pagato alla locandiera, erano usciti e avevano iniziato le ricerche, senza interromperle per nemmeno un minuto. Ora era quasi mezzogiorno, il sole era alto nel cielo e il calore era particolarmente forte, quel giorno. I ragazzi iniziavano a sentirsi stanchi e assetati.

Il signore rispose: -Purtroppo non so di chi stiate parlando, mi dispiace, ma posso offrirvi un buon pranzo, si vede che siete affamati e assetati.- Omar e Zara stavano per accettare l' offerta, quando un viandante li fermò:- Io so chi state cercando. Se volete potete seguirmi.- -E lei chi è, scusi?- chiese Omar, leggermente turbato e scettico. Zara lo tranquillizzò: - Io lo conosco! Era il pescatore con cui collaborava la famiglia di Kameth prima di fuggire dalla città. Lui saprà sicuramente aiutarci. Vero, Ratmys?- Il viandante sorrise, riconoscendo quella ragazzina: la conosceva, era la sorella di Lyala, che era scappata con Kameth dopo quell' infausto accaduto. -Certamente, ragazzi. Zara, come sei cresciuta! Ma come mai cercate Kameth?- -Dopo che la sorellina di Hyero è stata rapita, Lyala ha riversato le colpe su di me, mi ritiene l' unica responsabile dell' accaduto. Così non mi ha più permesso di rivedere il bambino e mi ha detto che si sarebbe trasferita di nuovo in città con tutta la famiglia.- il viso della giovane donna si rabbuiò -Ma quel bambino mi manca da morire, e voglio farlo conoscere al mio fidanzato Omar.- -Capisco. Io sono andato a parlare con Kameth pochi giorni fa per portargli del pesce ed andarlo a trovare. Ti posso assicurare che vivono ancora alla loro oasi. Possiamo noleggiare tre cammelli e andarci, se volete. Conosco un noleggiante, si chiama Hormhel. E' un po' caro, però...- A quel punto, Omar intervenne:- Io avrei un' idea migliore. Per raggiungere prima l' oasi possiamo noleggiare una carrozza, io ho i soldi sufficienti, essendo di famiglia aristocratica (anche se ora non si direbbe, per i vestiti sudati e malconci). Prima arriviamo e meglio è.- -Hai ragione, Omar, non vedo l' ora di rivedere mio nipote e di cantarne quattro a quell' ingrata di Lyala. L' ho sempre aiutata quando le serviva, e lei mi ha ripagato in quel modo. Ora mi sono stufata di stare ai suoi soprusi. Le dirò quel che si merita, costi quel che costi.- Zara si fece sicura di sé. Non intendeva aspettare un minuto di più, non si sarebbe più fatta mettere i piedi in testa da quell' ingrata. Omar e Ratmys annuirono.

Dopo aver pagato la carrozza e scelto i migliori asini, i tre viaggiatori si procurarono le provviste necessarie e partirono. Era ormai il primo pomeriggio quando videro spuntare qualche palma e una casupola, un recinto per gli animali, un laghetto limpido. Zara e Ratmys esclamarono all' unisono :- La casa di Kameth!!!-. Erano arrivati, ce l' avevano fatta. Era arrivato finalmente il momento di chiarire una volta per tutte le cose. Zara voleva farsi finalmente rispettare dalla sorella, le avrebbe parlato seriamente e non le avrebbe più permesso di sovrastarla. E Hyero sarebbe stato dalla sua parte. Poi sarebbero partiti tutti insieme alla ricerca di Kauzia, la sorellina scomparsa, e sarebbero andati a vivere felicemente a Tebe, in casa sua e di Omar. O almeno, questi erano i sogni della ragazza. La carrozza si fermò pochi passi prima del cortile d' ingresso. Per primo scese Ratmys, seguito da Omar e da Zara. Appena Zara mise piede a terra, Lyala alzò lo sguardo e si diresse verso di lei, lasciando a metà la raccolta dei datteri. - Che vuoi, ancora?- le chiese, minacciosamente, avvicinandosi alla sorella. -Voglio fare chiarezza, una volta per tutte.- rispose la giovane, senza scomporsi minimamente.

* * *

Hazyrah era stravolta: l' interrogatorio a cui il Faraone l' aveva sottoposta era stato snervante, ma lei era riuscita a non abbassare la guardia e a rimanere sempre oggettiva, senza rivelare nulla più di quello che aveva già detto Sherezade. Ora era nella sua stanza, ed era appena metà mattina. Quel giorno il Faraone volle concedersi la mattinata per stare con le figlie, dopo una notte passata a fare domande alla precettrice,così quest' ultima era libera di riposarsi. La donna si alzò a sedere sul letto, sospirando. Si lavò il viso con acqua fresca, si pettinò accuratamente, si truccò e indossò un vestito di lino, verde, con decorazioni dorate e una cintura dorata stretta in vita, che le risaltava le belle forme e il fisico perfetto. I seni erano leggermente scoperti, ma la donna sapeva sempre come non eccedere e cadere dall' eleganza alla volgarità. Coprì parzialmente la scollatura con una collana di perle e pietre preziose a tre file, mise un fermaglio a forma di loto fra i capelli, sandali dorati, poi si affacciò alla finestra. Dal suo piano si poteva percepire una leggera brezza, che le mosse leggermente i capelli e la aiutò a rasserenarsi un po'. Sospirò di nuovo, ripensando alle domande del monarca. Aveva sbagliato a dire qualcosa? No: aveva seguito alla lettera gli ordini della regina. Decise di calmarsi e concedersi una colazione di panini al miele, datteri e latte d' asina.

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