Il vento freddo della notte pungeva sul viso della governante, Zamira, ma lei si autoconvinse che avrebbe potuto resistere: mancava solo un' ora di viaggio a dorso di asino per arrivare a Tebe. Qui, si sarebbe fermata presso il tempio di Osiride e avrebbe incontrato la sua complice; Hazyrah. Si sarebbero messe d' accordo su come attuare il malefico piano e poi avrebbero agito insieme: Hazyrah avrebbe avvelenato l' acqua del Faraone con una sostanza letale raccolta da vari serpenti e scorpioni, con l' aiuto della governante, la quale l' avrebbe lasciata entrare nelle cucine. La coppa riservata al Faraone era quella più grande, dorata, mentre le altre erano argentate. Perciò era impossibile sbagliarsi e il piano, pensò la donna mentre lottava contro quella fredda corrente, sarebbe andato liscio come l' olio. Col capo coperto da un velo verde smeraldo, un vestito di lino bianco e uno scialle verde smeraldo e dorato sulle spalle, Zamira non sembrava nemmeno la serva che in realtà era. Fra le labbra, un coltello, che sarebbe servito per la seconda parte del piano. Appena arrivò in prossimità della città, lo nascose accuratamente in una tasca segreta dell' abito. Quando la perquisirono, le guardie alle porte di Tebe non trovarono nulla di sospetto, perciò la lasciarono entrare, ignari del pericolo in cui il Faraone stava per imbattersi.
Presto la governante incontrò Hazyrah al tempio. La precettrice, col suo solito abito verde e rosa semitrasparente, coperta solo sulle spalle da un mantello bianco con ricami dorati, sembrava impaziente di incontrarla. In effetti, all' ora di cena mancavano poco più di quaranta minuti. Il tempo per accordarsi sull' attuazione del piano era molto scarso, le due avrebbero dovuto sbrigarsi. -Bene, Zamira. Hai tutto l' occorrente?- chiese la trentenne, con la sua solita espressione severa. -Certo, Hazyrah. Credo che non ci sia altro da aggiungere. Entrambe abbiamo studiato attentamente le istruzioni, non ci resta altro che agire. Prima però, insceneremo il mio ritorno. La Regina tornerà fra due giorni, quando tutto sarà ormai compiuto. Nessuno sospetterà nulla.- -Molto bene, Zamira. Sagge parole, le tue. Forza, andiamo a Palazzo.-
Appena le due arrivarono, furono accolte da un coro di voci gioiose per il ritorno della governante. Ella era infatti una donna molto ben voluta, a corte. Andava d' accordo con tutti e aveva sempre un consiglio saggio per chi aveva bisogno di aiuto. Ottima cuoca, governante ineccepibile, Zamira aveva una sola fissazione: Agarizha non doveva assolutamente salire al trono. Prima che la Regina glielo avesse proposto, o meglio, imposto, lei non aveva nemmeno valutato l' idea di compiere un omicidio; ma, vistasi costretta e un po' essendosi convinta che quella era l' unica maniera per ristabilire l' ordine e il buonsenso a Palazzo, aveva accettato di far parte di quel losco piano. Quasi distratta dai festeggiamenti in suo onore, la donna si stava scordando la sua importante missione. Fu Hazyrah a risvegliarla e a riportarla all' ordine: la trascinò con se in disparte, chiedendole: -Zamira, ti sei forse dimenticata il tuo dovere? Manca poco all' ora di cena e il Faraone non deve assolutamente vederci insieme.- -Scusa, Hazyrah, mi sono lasciata prendere...- -Beh, cerca di evitarlo, in futuro. E ora, guidami presso le cucine reali, non c' è tempo da perdere.- la voce della precettrice si fece autoritaria. -Certo, Hazyrah. Seguitemi.- La goverante la guidò per un labirinto di corridoi e colonnati fino a giungere alle cucine reali. -Bene, Zamira. Ora il piano prenderà forma.-
La precettrice delle Figlie Reali sorrise maliziosamente. Finalmente il momento tanto atteso era giunto. Sollevò la gonna, mostrando una bisaccia che aveva legato in vita. Ne estrasse una boccetta contenente uno strano liquido trasparente. -E' un miscuglio di veleno di serpenti e scorpioni. E' letale, ma agirà verso la mezzanotte. Per accellerare il processo e farlo sembrare un suicidio, entrerai in gioco tu, fedele Zamira.-, affermò Hazyrah, aprendo il contenitore vitreo e versando nella coppa di Sasherd tutto il composto. Riempì poi il bicchiere con normale acqua e mescolò. Per non destare sospetti, riempì d' acqua anche le coppe argentate del resto della famiglia reale. Zamira annuì: sapeva che cosa doveva fare.

STAI LEGGENDO
L'erede
Historical FictionAntico Egitto, IV dinastia. Il faraone Sasherd regna ormai da quindici anni con la moglie Sherezade. I due sovrani hanno due figlie: la maggiore, Aisha e la minore, Agarizha. In mancanza di figli maschi, una delle due diventerà la futura Regina del...