Agarizha stava dormendo tranquillamente nella sua stanza, quando qualcuno spalancò la porta. -Sbrigati, piccola, devi fuggire da questo covo di vipere. Sbrigati, non c'è tempo da perdere!- Era Lebhet, ma non indossava la solita tunica da sacerdote. Era coperto solo da un corto cingilombi e indossava dei sandali vecchi. Agarizha non credeva ai propri occhi e non capiva cosa succedesse. -Ma... ma, Lebeht, perché? Cos' è successo?- -Mi dispiace, non c'è tempo per le spiegazioni. Ora devi solo pensare a fuggire. Presto!- -E se mi prendono di nuovo e mi maltrattano? Io ho paura, ho paura, capisci?!- La piccola iniziò a singhiozzare e a prendere a pugni le gambe muscolose di Lebhet. Lui la abbracciò spontaneamente, calmandola. -Lo so che hai paura e ti comprendo, ma devi fidarti di me. Presto sarai felice e non ti ricorderai più di questo brutto posto. Vivrai con le persone che ti vogliono davvero bene.- -E cioè?- chiese la ragazzina, asciugandosi le lacrime. -Mi dispiace, non posso rivelarti nemmeno questo. Ma devi fidarti, non ti tradirei mai.- -Ma come faccio a fidarmi, se non mi spieghi niente?- chiese lei, con una voce talmente dolce che era impossibile non intenerirsi. -Ascoltami bene, piccola: non è facile nemmeno per me non poterti svelare niente, ma devi convincerti e fidarti di me. Lo sai benissimo che io non ti farei mai del male, no?- Agarizha annuì e lo abbracciò: sapeva che era una delle poche persone che ci tenevano a lei. -Ora vieni con me, non dobbiamo farci scoprire. Rhedi è già fuori combattimento, l' ho tramortito con una statuetta di legno leggero, nella cappella Nord. Nessuno dovrebbe spiarci, ma nel caso, tu corri e lascia che prendano me. D' accordo?- affermò, rassicurante e protettivo. -Non voglio che tu finisca nei guai a causa mia...- -Non finirò nei guai, tranquilla. E poi, mi so difendere da quello smidollato di Curucat.- rispose, sorridendole e facendole l' occhiolino. Finalmente la piccola si convinse a seguirlo. Con una torcia in mano, Lebhet la guidò per una serie infinita di corridoi, in modo da non destare sospetti nei compagni, e la condusse nella sua stanza. Legò una corda robusta e resistente al suo letto e lasciò che Agarizha si calasse, per poi seguirla. Infine con una lama tagliò la fune di un pezzo poco più lungo della sua altezza con un coltellino che si era portato per sicurezza. Non visto, si procurò un asino robusto ed agile dalle stalle del tempio e montò su insieme alla ragazzina. Arrivati ad un' oasi, la stessa della notte precedente, il giovane fermò l' asino e scese, aiutando poi la piccola a fare lo stesso. -Ma è il posto dove sono venuta la notte scorsa... qui ci troveranno subito! Lebhet, mi hai mentito, sei cattivo!- strillò, stizzita e delusa. -Shhh! Zitta! Vuoi che ti sentano?- , si portò un dito alle labbra, - C' è un motivo per cui ti ho portata qui, e non è certo per farti trovare da quelle serpi! Davvero mi credi così meschino?- replicò lui, offeso, con una punta di rimprovero. -...Scusami, non volevo farti arrabbiare...- rispose Agarizha, dispiaciuta, guardando in basso. -No, scusami tu, non avrei dovuto reagire così.- affermò lui, accarezzandola e dandole un bacio sulla guancia. -E' solo che sono nervoso... non voglio che il piano fallisca.- disse il giovane, guardandosi attorno come se stesse cercando qualcuno. -Piano? Quale pian...- La ragazzina non fece in tempo a terminare la frase: Mohamed la tramortì alle spalle, facendola svenire, per poi accoglierla fra le possenti braccia. -Appena in tempo, Moh, non sapevo più come fare per calmarla!- esclamò Lebhet, sfinito. -Scusami, non ti avevo sentito arrivare.- rispose, imbarazzato, grattandosi la nuca. -Ah, non importa. E' filato tutto liscio, ora ritorno al tempio, tu fai quello che devi fare.- sorrise. -Certo, Leb. La porterò alla grotta, dove mi prenderò cura di lei. Zara mi ha riferito che le indagini sono quasi giunte al termine e che mi raggiungerà non appena farà arrestare quelle scellerate. Hyero è qui con me, con il nostro asino. Si sta rifocillando, dopo una lunga marcia. Ci rivedremo quando tutto sarà finito.- -Certo, Mohamed. Buona fortuna per tutto.- il giovane sacerdote tornò al tempio.
* * *
-Ophis, ma non ti riposi mai? Lavori sempre, ma non ti stanchi? Io ogni giorno sono esausta...!- commentò una cameriera che lavorava con Zara, preparandosi per andare a dormire, mentre la poliziotta sotto mentite spoglie si accingeva ad uscire di nuovo dal dormitorio. -Devo solo concludere una faccenda che mi sono ricordata di aver lasciato a metà, ma non ci metterò molto, non preoccuparti.- rispose lei, sempre cordialmente. L'altra annuì. La poliziotta camminò di soppiatto fino a giungere all' ufficio di Sherezade, dove udì delle voci: la Regina e Hazyrah stavano confabulando ancora qualcosa. Le avrebbe fermate in tempo, ma doveva andare a cambiarsi e procurarsi tutte le prove che aveva raccolto. Corse fuori dal Palazzo Reale e si cambiò dietro ad un cespuglio, per poi dirigersi alla stazione di polizia. Recuperò i documenti ufficiali e le prove che aveva raccolto fino a quel momento, attendendo solo l' attimo propizio in cui agire. Parlò col capo Mirok e gli chiese di schierare con discrezione una truppa di guardie all' esterno del Palazzo Reale, mentre lui sarebbe andato con la ragazza ad arrestare le due donne. Zara guidò il capo verso la Corte e i due entrarono per la porta di servizio. Ormai con gli abiti ufficiali, Zara non sembrava più la Ophis cameriera che si era fatta assumere, perciò doveva fare attenzione a non compiere passi falsi e a non farsi vedere dalle altre "colleghe". Mirok e la ragazza stettero ad ascoltare per un po' i discorsi delle due donne malefiche e nel mentre Zara prendeva appunti su ciò che dicevano. Sembarvano possedute da geni malvagi, tanto erano perfidi quei discorsi. Al segnale del capo, i due buttarono giù la porta, irrompendo nello studio di Sherezade. -Polizia, siete in arresto!- esclamò Zara, puntando un coltello verso le due donne, sorprese e imbarazzate. Mirok aveva un pugnale nella mano destra, che brandiva con estrema maestria, ed arco e frecce dietro le spalle. -Cosa... cos'è questa pagliacciata?- chiese Sherezade, per la prima volta senza sapere come replicare. Hazyah tremava e non riusciva a reagire, sconvolta e in preda ad una tempesta di emozioni strane. Nemmeno lei sarebbe riuscita a spiegare che cosa stesse provando. -Nessuna pagliacciata, gentili signore. Siete in arresto per l' uccisione del Faraone Sasherd e per maltrattamenti nei confronti di Agarizha, la secondogenita della coppia Reale.- affermò Zara , in modo fermo. Mirok brandì l' arco e caricò una freccia, intimando: -Vi conviene seguirci in centrale, e niente scherzi se non volete assaggiare la punta di questa freccia. E badate che io sono molto preciso con l' arco.- -Ho qui dei documenti che vi incriminano, sono prove schiaccianti. Vi conviene collaborare, non costringeteci ad usare la forza con due donne come voi.- minacciò la poliziotta, più risoluta che mai. -Ma allora tu... eri tu Ophis... ci hai ingannate!- esclamò Sherezade, furiosa e imbarazzata. -E voi avete mentito a tutto l' Egitto, uccidendo vostro marito e dandolo per suicida. Chi è messa peggio, in fatto di peccati?- la provocò Zara, sarcastica, senza abbassare la lama. -Quindi Zamira faceva bene a dirmi di tenerti d' occhio!- esclamò la precettrice. -Ora basta con le chiacchiere inutili. Seguiteci.- intimò la ragazza. Mirok era sempre più sorpreso dalla bravura e dalla sicurezza della giovane, era molto fiero e ammirato. I due condussero alla stazione di polizia Sherezade e Hazyrah che, dopo un lungo interrogatorio durato tutta la notte, finalmente confessarono e rivelarono di avere anche una terza complice: la governante Zamira, della quale Zara sospettava già. Mirok la fece arrestare e le tre furono condotte in una cella di massima sicurezza. Rimaneva un ultimo problema: l' evasione dei Terribili Tre. Ora però Zara non voleva e non poteva pensarci: raggiunse Mohamed e Hyero alla grotta, dove si stavano prendendo cura di Agarizha, svenuta. -Ce l'ho fatta, le ho arrestate!- anunciò la ragazza, trionfante. Il fidanzato la abbracciò amorevolmente e le stampò un bacio sulle labbra. -Sei la migliore, Zara, e io non ho mai smesso di crederlo.-
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L'erede
Ficción históricaAntico Egitto, IV dinastia. Il faraone Sasherd regna ormai da quindici anni con la moglie Sherezade. I due sovrani hanno due figlie: la maggiore, Aisha e la minore, Agarizha. In mancanza di figli maschi, una delle due diventerà la futura Regina del...