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Omar si recava al covo dei suoi complici per sistemare le ultime faccende riguardo al loro piano. Mentre camminava, ragionava fra sé, si chiedeva se quello che stava facendo fosse giusto e se gli avrebbe veramente portato ciò che aveva sempre desiderato: vivere con Zara senza l' ostacolo di suo cugino Mohamed. La sua vendetta si sarebbe finalmente compiuta: era sempre stato la seconda scelta per la sua famiglia, il migliore era sempre Mohamed. "Perché non prendi esempio da tuo cugino?", "Guarda com'è bravo tuo cugino!", "Mohamed è molto intelligente", "Tuo cugino sa fare molte cose, e tu?", "Mohamed, che fisico! Non come Omar...!" erano frasi spesso ricorrenti, pronunciate dai suoi genitori, dai suoi zii o persino dai suoi nonni. Samad e Bagod erano invece sempre stati imparziali e non si capiva bene da che parte stessero: la sua o quella di Mohamed. Ma una cosa era certa: Da quando i loro familiari erano morti, Mohamed aveva preso la strada dell' onestà, mentre Omar aveva trascinato con sé i due gemelli, che da soli non sarebbero riusciti a badare a se stessi e sarebbero morti di fame in poco tempo. Omar li addestrò molto bene all' esercizio fisico e a saper rubare, insegnò loro come compiere un colpo perfetto e ben presto diventarono i primi ricercati in Egitto dalle guardie reali. Fu a quel punto che scoprì che il suo vecchio "amore" d' infanzia, Zara, lavorava nelle forze della polizia reale. Non voleva deluderla e allo stesso tempo sapeva che si era da poco fidanzata con l' odiato cugino, che ancora una volta era in mezzo ai piedi a rovinargli quel momento di felicità che aveva appena fatto in tempo ad assaporare. Così fece in modo di ferirsi nel colpo della stessa notte in cui aveva scoperto tutto ciò, in modo che non potesse più far parte della banda. Chiese a Mohamed di aiutarlo, gli diede appuntamento ad una casa della birra di periferia e lo costrinse praticamente a scambiarsi i ruoli: all' inizio doveva essere solo temporaneo, ma ben presto Omar mise in chiaro che la sostituzione sarebbe stata permanente. Lui prese quel ruolo da benestante, mentre Mohamed diventò il capo della banda. Non fu tanto difficile farsi rispettare, quanto abituarsi a quegli strani ritmi e ad agire per se stessi invece che per l 'Egitto. Omar invece si trovò subito a suo agio in quelle nuove vesti. Ma la sua vendetta non era ancora compiuta: lui voleva avere Zara. Così rimase ancora in contatto con i gemelli, all' insaputa di Mohamed. Loro gli fornirono tutte le informazioni necessarie e ben presto arrivò al risultato sperato: Zara credette a lui e lasciò Mohamed.

E ora, a distanza di tempo, ora che tutto sembrava essersi messo a posto, ecco che Mohamed si intrometteva un' altra volta. Il suo amico Lebhet aveva ragione, quando prima di partire gli rivelò che Zara si era incontrata davanti al tempio con un ragazzo che sembrava Mohamed: era proprio lui! Omar rimpianse di aver perso di vista, forse per sempre, un grande amico, uno dei pochi che non lo avevano mai giudicato, nemmeno quando si trovava a compiere colpi spesso spietati. Lebhet era un amico sincero e disinteressato, ma quell' incapace di Curucat lo aveva trasferito chissà per quale motivo ad Heliopolis. Omar non sapeva se ciò che stava facendo era giusto: avrebbe tanto voluto sentire il parere di Lebhet, prima di agire, ma purtroppo era impossibile. Il ragazzo sospirò: non doveva apparire debole agli occhi dei suoi subordinati. Era quasi arrivato e non poteva certo presentarsi con quello sguardo spento e abbacchiato. Si ricompose dopo essersi rinfrescato con l' acqua di una fontana vicina: sguardo fiero, petto in fuori, passo sicuro e buon portamento. Arrivò presto a quella casa della birra, il loro solito ritrovo per definire i dettagli dei piani. Era passata esattamente una settimana da quegli avvertimenti e non avrebbe accettato un altro fallimento da parte di Samad e Bagod. Si diresse al loro tavolo, cercando di passare inosservato e di non farsi pungere dalle api che ronzavano in cerca di nettare, evitando movimenti bruschi. Si sedette e ordinò tre coppe di birra forte, un po' di zuppa d' orzo e del pesce aromatizzato. -Allora, come va?- esordì, sorridendo. Era apparentemente tranquillo, ma dal suo sguardo esigente e penetrante si capiva che si aspettava una risposta ben precisa. Samad e Bagod colsero questo dettaglio ed iniziarono ad agitarsi: come avrebbe reagito il capo alle loro parole? -Abbiamo avviato il piano che ci avevi commissionato, capo.- rispose Samad. -E...? Come procede?- chiese Omar, con lo stesso sguardo esigente. -Abbiamo scoperto che Mohamed ha intenzione di scoprirti e di mandarti in carcere.- -Potete ripetere? Temo di non aver ben compreso.- Omar era sbalordito: Mohamed voleva veramente la sua rovina, non si accontentava di cercare di rubargli Zara! -Capo... Zara è d' accordo con tuo cugino... li abbiamo sentiti chiacchierare...- -E' impossibile, Zara non lo farebbe mai! Voi odiate le donne e cercate di addossare a Zara colpe che non ha! Dovreste solo vergognarvi!- Il ragazzo non voleva crederci. -Ma, capo, è vero, li abbiamo sentiti... si incontrano spesso ad una panchina davanti al tempio, ultimamente c'è anche un ragazzino con loro... si chiama Hyero. - -E così, Zara non mi ama... non è possibile, Mohamed ha ottenuto quello che voleva: rovinarmi la vita. E ora sta coinvolgendo anche Hyero, l' unico con cui ho trovato una sintonia sin da subito... mi sarebbe tanto piaciuto fargli da zio... ora basta, devo vendicarmi. Non lascerò che Mohamed mi renda impossibile l' esistenza. E voi due mi aiuterete, costi quel che costi. Chiaro?- -Sì, capo. Agli ordini, capo.- risposero, quasi atterriti dal modo di fare del capobanda. -Molto bene, Mohamed vuole la guerra, e guerra avrà. Ascoltatemi attentamente: stasera gli direte che un suo superiore lo vuole vedere per parlargli di una cosa importante e di recarsi al più presto davanti al tempio. Lì ci sarò io ad aspettarlo. Gli farò capire che sarà meglio per lui rinunciare a fare tanto il paladino della giustizia. Nel frattempo, voi rapirete Hyero e lo porterete a casa di Mohamed, poi Zara, spaventata, si recherà subito a cercarlo e quando lo troverà in casa del suo caro Mohamed, legato e senza potersi muovere, inizierà a dubitare di mio cugino. Finalmente io avrò la mia vita, voi due sarete ricompensati con importanti cariche e Mohamed avrà ciò che si merita. I ruoli finalmente si invertono e sarò io quello che avrà un' esistenza felice.- Omar espose il suo piano diabolico ai suoi complici e subordinati. I due annuirono. -Siete pronti a correre questo rischio per me?- chiese Omar. -S...sì, capo...- balbettarono i due, un po' spaventati. In effetti, quel piano era ben congegnato e non faceva una piega, ma il loro capobanda sembrava lasciar trasparire segni di follia. Quale mente sana avrebbe mai elaborato un piano tanto perfetto quanto malvagio, tutto per vendicarsi di un cugino che, di fatto, non aveva colpe? L' infanzia, quei traumi e quell' essere sempre considerato la ruota di scorta dovevano averlo particolarmente segnato a tal punto da renderlo così folle da volersi vendicare dell' unica persona rimasta in vita che gli aveva causato , anche se indirettamente, quei disagi che stava ancora pagando. I due gemelli si guardarono bene dal contraddirlo e dal dargli del pazzo, temevano la sua reazione, ma in fondo non erano molto convinti di quel colpo. Omar pensò che quel silenzio fosse molto strano. Masticò un pezzo di pesce, sorseggiò la sua birra, poi domandò: -Ragazzi, tutto bene?- -Eh? Sì, sì, stavamo studiando il modo migliore per attuare il piano, capo. E' molto complicato e vogliamo che tutto sia perfetto, non possiamo certo fallire.- -Bene, così vi voglio. Beh, io sono sazio. A stasera.- Il ragazzo si alzò e tornò a casa.

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