Agarizha era sdraiata nel suo letto e rifletteva: forse prima era stata troppo brusca e precipitosa con la sorella, forse avrebbe dovuto ascoltarla e farla parlare. E se ciò che le aveva riferito fosse vero? Se veramente Sasherd aveva scelto lei come futura Regina d' Egitto e poi Sherezade avesse modificato il suo volere? No, no,... o forse sì? La ragazzina, quasi dieci anni, era tormentata da questi intricati pensieri. Il tramonto stava scendendo, entro poco più di mezz' ora sarebbe stato buio. Agarizha si alzò e guardò fuori dalla finestra. Come avrebbe voluto essere figlia di una semplice famiglia contadina, artigiana o pescatrice: la vita sarebbe stata migliore e nessuno avrebbe pensato a concorrere per una stupida eredità. Era così piccola e aveva già tanti problemi da affrontare... certamente, alla fine del periodo di lutto, il regno sarebbe passato alla Regina madre, Sherezade... ma appena comipiuti i suoi sedici anni, Aisha sarebbe stata pronta per regnare e avrebbe dimenticato per sempre sua sorella. Erano sempre state così unite... e ora che il Faraone era morto, una tempesta di discordia si abbatteva su di loro. Peggio della pestilenza di Sekhmet c' era solo la discordia, l' andare fuori dalla sacra regola di Maat.
La piccola non sapeva cosa fare, entro pochi minuti avrebbe dovuto scendere per cenare, ma non aveva nessuna voglia di vedere la madre, tantomeno la sorella o la precettrice, Hazyrah. E fissare quel posto vuoto, a capotavola, dove fino a poco tempo fa si sedeva Sasherd, le avrebbe procurato angoscia, ansia, e una crisi di nervi. No, non riusciva ancora ad accettarlo. Mentre affondava in quei pensieri, il cuginetto Oscar si svegliò e andò a sedersi di fianco a lei. -Yawn... che ore sono?- -Ti sei svegliato, eh, piccolino?- -Sì, Agarizha. Ma non hai risposto alla mia domanda. E' tardi?- La ragazzina annuì. -E' quasi ora di cena.- -Cosa? E perché non sei ancora pronta? Se ritardiamo,...- -Ormai non mi interessa più niente.- lo interruppe, bruscamente. Agarizha fissò il muro davanti a lei, come persa nel vuoto. Avrebbe solo voluto evadere da quella prigione di falsità e ipocrisia. -Va bene, scusami... comunque io ho fame, tu no?- -Ho lo stomaco chiuso.- -Perché? Stai forse male, cuginetta?- -Le persone che vivono qui dentro mi disgustano. Tutti falsi, ipocriti, voltafaccia. E mia madre odiava il Faraone.- affermò, con convinzione, alzandosi e guardando fuori dalla finestra. Ormai i colori arancione e giallo oro lasciavano spazio al blu. Iniziava a fare buio. -Ma farnetichi? Dai, non sei in te... beh, io vado a prepararmi, ho una fame ...- -Ti raggiungo fra pochi minuti, tu vai pure.- Il ragazzino annuì, spaesato. Si cambiò il cingilombi con una tunica elegante, si mise qualche amuleto, si pettinò e scese in sala da pranzo. Agarizha continuava a fissare fuori dalla finestra, spaesata. Qualche lacrima iniziò a rigarle il volto. La malinconia la stava divorando. Aveva tutto, eppure quel tutto le sembrava così opprimente... fuori da quella finestra, i bambini giocavano felici e non avevano certo quel problema da risolvere. Erede al trono d' Egitto... lotte interne, a corte, funzionari e alti dignitari da combattere o ingraziarsi. Forse Sherezade aveva ragione: quel compito era più adatto ad Aisha. Così assorta dai suoi pensieri, ad un tratto qualcosa la risveglò. L' occhio le cadde su una corda lunga, resistende e spessa, di lino e tendine, che serviva ad Aisha per cambiare corda al suo arco quando si logorava. A occhio e croce, era lunga due volte l' altezza dalla sua stanza a terra. La legò ai piedi del letto, stringendo bene, prese il necessario e si calò, attenta a non farsi vedere dalle guardie.
* * *
-Si può sapere quanto ha intenzione di farci attendere, tua sorella?- La Regina iniziava aspazientirsi. -Non lo so, Maestà. Lei mi aveva detto che mi avrebbe raggiunto in fretta...- -E tu, Oscar, ne sai qualcosa?- -No, ha detto la stessa cosa anche a me. Tu vai avanti, io ti raggiungo fra poco.- Hazyrah si alzò. -Quando è così, andrò io a prenderla, e Zamira verrà con me.- -Signora, che intenzioni avete?.- Aisha era preoccupata. Nonostante il trattamento che la sorella le aveva riservato e nonostante il litigio, lei le voleva bene. -Vado a dirle di sbrigarsi che qui stiamo aspettando da quasi una buon' ora.- Aisha non voleva che facessero del male a sua sorella. -Col vostro permesso, verrei con voi.- -No, tesoro, rimani qui con me e Oscar...- Aisha era cobattuta. Ci teneva a sua sorella, ma non poteva certo disobbedire alla Regina... pregò segretamente gli dei perché non capitasse nulla di brutto ad Agarizha, poi annuì. -D' accordo, madre, resto con voi.- La Grande Sposa Reale sorrise, compiaciuta. Era quella, l' Aisha che conosceva. Saggia, prudente, sensibile, acuta e intelligente. Oscar abbracciò la cugina. -Secondo te le è successo qualcosa di brutto?- Aisha sorrise, un sorriso amaro. -Ma no, cucciolo, stai tranquillo. Magari è solo un po' in ritardo.- La ragazza ricambiò l' abbraccio. In fondo, anche lei temeva per sua sorella, ma doveva infondere tranquillità al piccolo. Aisha cercò di convincersi che sua sorella stava bene.
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L'erede
Historical FictionAntico Egitto, IV dinastia. Il faraone Sasherd regna ormai da quindici anni con la moglie Sherezade. I due sovrani hanno due figlie: la maggiore, Aisha e la minore, Agarizha. In mancanza di figli maschi, una delle due diventerà la futura Regina del...