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Nel giardino reale, Sherezade conversava con Hazyrah. Sasherd era rinchiuso nel suo ufficio, come tutti i giorni, era pieno di lavoro e non si concedeva quasi mai una pausa. Le ragazzine giocavano al laghetto vicino,nuotavano, ridevano, si schizzavano, serene e spensierate, ignare di tutto. La Regina si sedette sulla sua poltroncina all' ombra si un olivo quasi centenario e pregò Hazyrah di fare lo stesso. Poi chiamò una serva e le ordinò di portare una brocca di acqua con due coppe, e qualche dattero. -Ecco a voi, Maestà. Devo versarvela?- chiese la cameriera, appogginado il vassoio dorato sul basso tavolo di legno di sicomoro di fronte alle due donne. -No, Zamira, grazie, ci penso io-, sorrise Sherezade. Zamira si inchinò e tornò ai suoi lavori a Palazzo. -Prego, bevete- la Grande Sposa Reale si rivolse alla precettrice, allungandole la coppa d'oro ricolma di acqua fresca. -Nè vino, né birra, né liquore di carruba. Solo acqua, acqua cristallina. La bevanda più pura, direttamente dal nostro Sacro Nilo. Dovrebbe essere valorizzata di più, a mio parere-. Sherezade sorseggiò il limpido liquido dalla sua coppa e addentò un succoso dattero. Hazyrah bagnò le labbra nel suo calice. -Assolutamente d' accordo con voi. Ma perché questo discorso, Maestà?- chiese la precettrice, perplessa. La Regina sorrise, enigmatica come al solito. -Era per non insospettire nessuno sui nostri discorsi. Ditemi, avete portato a compimento la missione Curucat?- le chiese, sussurrando, e riponendo il nocciolo del dattero in un piattino apposito. Hazyrah le sorrise. -Ma certo, Maestà. Non è stato semplice, ma sono riuscita nell' intento. L' ho minacciato di toglierli la vita se non avesse obbedito. Non lo farei mai, ma lui è troppo ingenuo e mi ha creduto. Insomma, alla fine ha ceduto.- La donna appoggiò il bicchiere sul vassoio. -Ah, fresca- aggiunse, soddisfatta. Quel giorno faceva particolarmente caldo. La Regina era compiaciuta dalla testardaggine e allo stesso tempo dell' ingenuità della sua complice. -Molto bene, Hazyrah, complimenti. Sentite, che ne dite di fare una passeggiata in riva al laghetto reale?- Sherezade si alzò, sistemandosi il candido e raffinato vestito. -Ma, Maestà, le ragazzine potrebbero sentire i nostri discorsi!- replicò la precettrice. -Tranquilla, non ci disturberanno nemmeno più con i loro schiamazzi.- le rispose la Regina, rassicurandola. -Come?- -Ho chiesto a Zamira di portarle nelle loro stanze, e di aiutarle a fare i compiti. Hanno giocato anche abastanza per essere possibili eredi al trono, non credete? Prima il dovere.- affermò Sherezade con risolutezza. -Allora? Mi accompagnate?- -Certo, Maestà- Hazyrah si alzò e sistemò il suo vestito di lino largo e morbido, semitrasparente, verde chiaro, opaco solo sui seni e sul sesso. Al laghetto, la Regina fece qualcosa che Hazyrah non si sarebbe mai aspettata. Sherezade si spogliò del suo abito aderente, bianco, con due spalline ricamate con petali di loto, piegandolo accuratamente e appoggiandolo vicino ad un sicomoro, tolse le sue calzature dorate e si sedette sul bordo del laghetto, con le gambe sinuose immerse in acqua. -Oggi fa così caldo... venite, Hazyrah, non vorrete sudare per tutto il giorno!- La precettirce non pensava che avrebbe mai fatto un gesto così fuori dall' etichetta. Ma poi pensò "Che importa? Fa veramente caldo!". Imitò i gesti della Regina e si sedette accando a lei, poi continuarono a conversare del loro piano.

***

Omar la stava cercando ormai da tre giorni. Da quando quella maledetta mattina si era svegliato senza di lei, che era scappata senza dirgli niente, non sapeva dove fosse o se fosse ancora viva. Ma soprattutto: perché l' aveva fatto? Perché l' aveva lasciato solo, in quel modo, scappando via come se volesse evadere? Cosa le aveva fatto di male? Dopo una settimana così felice, cosa poteva aver spinto Zara a scappare via dalla persona che l' aveva salvata e l' aveva amata veramente? Tre giorni senza i suoi sorrisi, senza i suoi baci, senza poter sfiorare la sua pelle morbida e i suoi capelli setosi.

Il ragazzo sospirò, alzandosi a sedere sul letto. Possibile che non gli avesse lasciato nemmeno un biglietto, un messaggio, un indizio? Omar ci pensò attentamente: no, niente, aveva cercato dappertutto , in quei giorni. Quello era il terzo giorno. Il terzo giorno che la sua Zara non tornava. Il terzo giorno che gli era sfuggita. Perché gli faceva questo? Omar si alzò e si vestì, poi si preparò una colazione leggera a base di frutta e verdura del Nilo, bevve due coppe di latte fresco. Decise di meditare un po' al tempio, di prendere una boccata d' aria e poi sarebbe andato a farsi una gita in barca sul Nilo.

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