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Appena appresa la triste notizia, le due Figlie Reali rimasero molto scosse. Aisha si era lasciata andare allo sconforto, piangendo sul suo letto e non riuscendo nemmeno a mangiare un boccone della dolce colazione di quel giorno. Nessuno sapeva come farla tornare su di morale. Certo era che quel giorno non ci sarebbero state lezioni. In più, stava per arrivare la Regina e i cortigiani si chiedevano come avrebbe preso la notizia lei, se le due principesse erano state così scioccate. Aisha sapeva che non era un comportamento che ben si adattava alla vita di Palazzo, ma cosa ci poteva fare? Il Faraone era sempre stato un buon mentore e a lei non interessava affatto di salire al trono: lui le aveva già rivelato che la destinata al trono sarebbe stata sua sorella minore, ma lei non era per nulla gelosa: la sua aspirazione era diventare scriba reale e Sasherd le aveva svelato diversi insegnamenti al di fuori dei noiosi precetti ed esercizi di Hazyrah. La ragazza si preparava da tempo a quella funzione, all' oscuro della Regina, e ne era ben felice, ma non aveva ancora rivelato la verità alla sorellina, ancora troppo piccola per ricevere una notizia del genere. Ma fu proprio la secondogenita a proporle qualcosa che la tirasse su di morale. La piccola rubò qualche panino al miele e qualche dattero dalle cucine, poi si sedette a fianco di sua sorella. La maggiore, inizialmente la respinse: -Agarizha, lasciami sfogare in pace...- La risposta della sorellina la spiazzò: -E ti sembra il modo migliore per sfogarti?- -Come, scusa?!- chiese Aisha, leggermente irritata. -Provi giovamento dal versare continue lacrime? Senti, sorellona, io un' idea migliore ce l' avrei...- -Ti ascolto-, replicò Aisha, asciugandosi le ultime lacrime e alzandosi a sedere, guardandola negli occhi. Non aveva idea di quale proposta avesse in mente sua sorella adottiva. -Che ne dici di fare un po' di tiri con l' arco?- chiese, sorridendole. Il tiro con l' arco era uno degli hobby di Aisha. Pur amando lo studio e la scrittura, amava sfogarsi tirando frecce con il suo arco, nel tempo libero, al laghetto del giardino reale, vicino ad una palma. Vi appendeva una targa di rame e tentava di colpirla. Il più delle volte colpiva il centro o ci si avvicinava. -Allora, che ne dici?- chiese ancora Agarizha, vedendo che Aisha non proferiva parola. Aisha si risvegliò dai suoi pensieri e: - Ma certo, ottima idea, sorellina!- affermò entusiasta, dandole un bacio. Seppure entrambe sapessero di non avere legami di sangue, si volevano un sacco di bene ed erano unite da una stima reciproca. Molto spesso Aisha la difendeva da Hazyrah e ultimamente anche dalle stupide accuse di Curucat, ma non sempre riusciva a risparmiarle le parole avvelenate degli adulti.

Le due raggiunsero il laghetto dopo essersi cambiate e sfuggendo abilmente alle guardie e alla servitù. Prima di tutto, le due fecero colazione all' ombra di un sicomoro e bevvero l' acqua fresca del laghetto. Poi, mentre Agarizha si divertiva a nuotare nel laghetto, Aisha sistemò una targa di rame e si posizionò con l' arco ad una certa distanza dall' albero contrassegnato con quel bersaglio. Estrasse una freccia dalla faretra e la posizionò sull' arco. Una dolce brezza le carezzava il viso, facendole sventolare leggermente l' abito e i capelli all' indietro, rivelando i bei muscoli delle braccia e facendola apparire ancora più perfetta. Tese la corda e mirò. Era molto concentrata sull' obiettivo: centrare quel bersaglio. Doveva scaricare la tensione e la rabbia, la delusione, la frustrazione che la morte del padre le avevano causato. I cortigiani lo facevano passare per un suicidio: ma era davvero così? Il Faraone stava antipatico a molti aristocratici per via delle sue idee rivoluzionarie e per la decisione di designare Agarizha al regno d' Egitto. Aisha era certa che non si trattasse affatto di suicidio: no, qualcuno lo aveva ucciso di notte, probabilmente con un complice. Ma come fare a provare queste sue convinzioni? Non aveva nemmeno un indizio e la corte intera le avrebbe riso in faccia. Era dunque quella la giustizia degli uomini? Uomini, bestie feroci assetate di potere e denaro. Mentre rifletteva, Aisha provava sempre una rabbia ed una frustrazione maggiore. Tese ancora di più l' arco e mirò la targa di rame ancora per qualche secondo, poi scoccò la freccia: centro perfetto. Aisha si congratulò con sé stessa: tirare con l' arco la aiutava sempre a sfogarsi. Si sentiva un po' più rilassata, ma decise di esercitarsi ancora un po' al tiro con l' arco, era proprio il suo sport preferito. Agarizha uscì dal laghetto, stanca di nuotare, e si congratulò con lei, poi rimase a guardarla, seduta sul bordo, indossando solo un corto cingilombi. Erano quelli, i momenti che le due preferivano: stare insieme, da sole, senza doversi attenere a nessuna regola della corte, libere di essere semplicemente loro stesse

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