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-Omar, ma che hai fatto? Sei solo un viscido schifoso!- Urlò Zara, disperata, recuperando il corpo della piccola. Il sangue usciva dal petto e sembrava che Agarizha dovesse morire da un momento all' altro. Si poteva davvero essere tanto crudeli da prendersela con una ragazzina per una stupida questione di vendetta? Poco dopo aver colpito la piccola, il pazzo sorprese alle spalle lo Scassaferro con una coltellata alla schiena e poi, avendolo disarmato, colpì Samad al collo, proprio come quest' ultimo aveva fatto durante i suoi colpi con le sue vittime. -Non mi servono più, questi due scansafatiche. Tenetevi quella ragazzina in punto di morte, ormai è inutile anche lei. E ora, avanti, chi è il prossimo?- -Omar, seriamente vuoi commettere una strage, per di più in una necropoli, terra sacra agli dei?- -Senti, Reginetta dei miei sandali, si dà il caso che io non creda a queste stupidaggini.- -Non sono stupidaggini. Anubi ti condannerà ad essere pasto per le mascelle della Divoratrice!- -Sei proprio come mio cugino: ridicola!- la punzecchiò. -Aisha, non rispondergli, non voglio che tu faccia la fine di tua sorella.- -Mia sorella non ha ancora fatto nessuna fine. Io e Lebhet la salveremo, Keb.- -Ma sentila, com'è determinata, la signorina!- ironizzò quel pazzo, con il coltello insanguinato ancora in mano. Quel sorriso inquietante lo rendeva ancora più malvagio. -Gli dei mi ascolteranno e salveranno mia sorella. Tu invece sei già morto. Non hai anima, poiché gioisci nel vedere la sofferenza altrui!- -Non ho bisogno della predica di un' adolescente, grazie.- Mohamed, che era inciampato durante la colluttazione fra suo cugino e Bagod, si rialzò. -Sua Maestà Aisha ha ragione. Tu sei già morto, Omar, e da molto tempo ormai. L' invidia ti ha divorato fino a fare di te il suo rifugio. Credi di vivere, ma stai solo rovinandoti.- -Senti senti, ora sei diventato un intellettuale? Dopo avermi sostituito per mesi nella banda?- -L' ho fatto solo perché costretto sotto minaccia e sì, mi piace la letteratura: qualcosa in contrario?- -Ma come sei suscettibile, non ti si può far notare niente!- -Adesso basta, Omar, smettila!- esclamò il giovane Sommo Sacerdote, esausto. -Cosa c'è, Leb, sei forse offeso? O non ti aspettavi che il puro Mohamed fosse un malvivente?- -Tutti conosciamo la storia di Mohamed, non parlare a vanvera. E ora posa quel coltello e seguici alla stazione di polizia. Hai una pena da scontare per i tuoi misfatti, non pensare che lascerò passare anche questa, Omar. Mi hai proprio stancato e se devo dirtelo: no, non ti riconosco più.- -Io non prendo ordini da un invasato che serve una mummia putrefatta.- -Non osare insultare Osiride, se non vuoi rimanere folgorato!- -L' ho già insultato e non è accaduto niente.- -Smettila di provocarci, Omar, non è divertente. Posa quell' arma.- intervenì Zara. -No, amore, non chiedermelo anche tu. Scappiamo... scappiamo insieme e andiamocene lontano da qui.- Omar arretrò. Ormai era completamente fuori di testa. -Io non voglio scappare con te, chiaro? Io voglio vivere serenamente con Mohamed, l' uomo che amo e che mi ama, e con il mio nipotino Hyero. Non darmi ordini e smettila di sproloquiare!- -No, amore, non farmi questo, non...- -E non chiamarmi "amore"! Io non provo altro che ribrezzo per te, sporco assassino!- Mentre Zara e Mohamed continuavano a discutere con quel pazzo, Aisha e Kebhan, aiutati da Lebhet, sollevarono delicatamente Agarizha e, tornati all' oasi, la caricarono su un carro, cercando di medicare la ferita. Poi si diressero tutti e tre al tempio per cercare di guarirla.

* * *

Il viaggio verso il tempio fu lungo e doloroso per la povera Agarizha che, ormai agonizzante, respirava a fatica a causa della perdita di tutto quel sangue. Per fortuna Lebhet si era fatto notare per la sua prontezza, strappandosi delle strisce di lino dalla tunica e tamponando la ferita, mentre Aisha in un angolo scongiurava gli dei di lasciare in vita la sua sorellina e Kebhan meditava in silenzio delle preghiere utili a scacciare il Male e gli spiriti malvagi del deserto che stavano attraversando. Aisha non riusciva più a trattenere le lacrime, era ditrutta per il dolore. La giovane era salita al trono pochi giorni prima e già il destino la metteva davanti ad una prova così ardua, forse le divinità volevano esaminare il suo grado di sopportazione? Vedere fino a quanto potesse resistere ed essere forte, era quello che volevano . La giovane Regina sospirò, ammirando l' amuleto che portava al collo: uno scarabeo dorato. Quell' animale era sacro nell' Antico Egitto e non vi era luogo dove non fosse raffigurato. La ragazza accarezzò la fronte della sorellina, priva di sensi; le spostò una ciocca che le era finita davanti agli occhi e sorrise amaramente. Non riusciva più a resistere, così si rivolse a Lebhet. -Manca ancora tanto per arrivare al tempio?- -No, non siamo molto lontani, non disperare. Dobbiamo essere fedeli.- -Essere fedele non mi basta, Leb! Voglio sapere se riusciremo a salvarla, se mia sorella ce la farà a resistere a quella coltellata oppure se morirà! Non illudermi con false speranze!- -Ce la faremo, non temere. Non sono il tipo che afferma cose azzardate. Se dico di mantenere la calma, è perché so che riusciremo a salvarla. Stai tranquilla, Aisha, io non ti mentirei mai. Abbiamo solo bisogno di un po' di pazienza e di non farci prendere dalla fretta.- -Lo so che non mi mentiresti, scusami, è che sono agitata. Non voglio perdere anche mia sorella, dopo aver perso mio padre in un modo e mia madre in un' altro, non so quali dei due sia peggiore.- -Solo gli dei sanno quanto tu abbia sofferto. Vieni qui.- Lebhet la abbracciò, mentre Kebhan, che guidava il carro, annunciò: -Ragazzi, siamo arrivati, è il tempio!- I ragazzi sollevarono delicatamente il corpo della ragazzina e lo portarono nella cappella superiore, adagiandolo sull' altare. Kebhan iniziò a medicare, mentre Lebhet recitava le preghiere in onore di Osiride e della famiglia divina. Aisha si inginocchiò per pregare a sua volta, ma appena chiuse gli occhi per concentrarsi ebbe una visione, come se avesse incontrato Osiride. Un bagliore la investì e il dio le apparì di fronte.

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