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Ho guardato i ragazzi presenti come possibili finti fidanzati, e sarei disposta anche a pagare qualcuno pur di non essere sola durante l'evento organizzato per l'anniversario.
Non so quanto abbia bevuto e nemmeno dove sia finito Mat. Ma qui si sta benissimo senza di lui. La sua presenza non conta poi così tanto.
Mi trovo in spiaggia a bere e a muovere i fianchi a ritmo di musica. Il dance ed elettro-dance li gradisco ben volentieri, ma odio con tutta me stessa il reggaeton. Ad un certo punto un ragazzo mi affianca e inizia a ballare davanti a me. Le sue mani finiscono sui miei fianchi e continuiamo a muoverci insieme, sincronizzati.
Il sedere viene palpato.
I seni vengono toccati.
Le mie labbra stanno per essere sfiorate quando all'improvviso non sento più le mani del ragazzo su di me...
Che sta succedendo? Perché il ragazzo non mi tocca più? Avevo dimenticato com’è muoversi all’unisono con qualcuno e sentire delle carezze ovunque.
Era così bello e rilassante. Pensavo pure di ingaggiarlo come massaggiatore privato.
«Lauren, sei troppo sbronza, andiamo a casa» quella voce la sento vicina al mio orecchio.
Perché devo pensarlo anche da ubriaca?
«Voglio stare ancora e ballare... non trovi che la musica sia particolarmente bella stasera?» piagnucolo e mi giro nella sua direzione.
Lui appare bello e vestito in modo semplice e attraente. La maglietta che indossa è un po' larga, mentre i pantaloncini gli arrivano fino alle ginocchia mostrando le sue gambe pelose.
Sembra così sexy... vorrei toccarlo. E fare tante altre cose…
«Ti trovo particolarmente ubriaca, Lauren. Andiamo a casa, domani dobbiamo aiutare tua nonna» mette le sue mani sui miei fianchi per tenermi ferma e in piedi.
Ringrazio la mia mente brillante per aver avuto l’idea di lasciare le Jimmy Choo a casa sostituendole con delle comode ballerine.
«La nonna è antipatica e poi io non voglio aiutarla» non so se riesce a capire qualcosa, sono troppo ubriaca per pronunciare bene ogni parola. Ma risponde, quindi...
Sarà che i ragazzi albanesi sono intelligenti a tal punto, da capire quando una ragazza ubriaca non si fa toccare le parti intime da un po' di tempo ormai.
Ma che dico?!
«Non credo che domani vorrai sentirti dire queste parole su tua nonna. Per quanto ti opponga a lei, so che la rispetti molto.»
Bla, bla, bla...
«Voglio ballare!» dico con un tono di voce più basso.
Non lo guardo più negli occhi anche se continuo ad aggrapparmi alle sue braccia possenti. Sembra così magro, come fa ad avere tutti questi muscoli?
«Okay, allora balliamo Barbie» Mat posiziona le mie mani dietro al suo collo e mi stringe a sé per riuscire a muoverci sincronizzati.
Il mio cuore perde qualche battito a causa della troppa vicinanza, o forse del troppo alcol. Comunque sia, batte all'impazzata e mi dà l'impressione che al prossimo scoppierà.
Parte un lento, e una voce calda inizia a cantare. Alza le note della canzone in modo leggero, e la melodia sembra una canzone d'amore.
Resto incollata al mio bodyguard. Il profumo del mare accarezza il mio viso e inebria le mie narici.
Faccio per allontanarmi, per quanto ubriaca possa essere, mi rendo conto che questa è una canzone che si dovrebbe ballare tra innamorati. Io non lo sono e nemmeno Mat lo è. Non ama me per lo meno.
Le sue braccia invece mi stringono costringendomi a muovermi insieme a lui. Passi lenti verso destra, giriamo su noi stessi incollati uno all'altra. Abbandono la testa sul suo petto e mi lascio cullare dalle note della canzone.
«Senza le tue scarpe sei così bassa e piccola.» mi stacco dal suo corpo per poterlo guardare negli occhi, effettivamente ha ragione lui, devo alzare gli occhi per poterlo guardare. Amo le mie Jimmy Choo.
Vorrei dirgli che la voce del cantante è molto più bella del suono della sua voce, ma mentirei. Nessuna voce è più bella della sua.
Poggio la testa sul suo torace e mi lascio sfuggire un piccolo sorriso.

***

Mal di testa.
Mal di schiena.
Mi fa male ovunque.
Voglio girarmi e cercare una posizione migliore, ma un peso morto mi tiene bloccata.
Cosa ho combinato ieri sera?
Con chi sono tornata a casa?
Perché tutto questo sembra un dejà-vu?
Cerco di focalizzare la mia attenzione sul luogo dove mi trovo, e mi rendo conto di trovarmi in una stanza molto costosa.
Ho accalappiato un riccone, mi dico subito.
Giro la testa e vedo Mat dormire avvinghiato al mio corpo. Ha un viso angelico, purtroppo solo quando dorme... Potrebbe averlo anche da sveglio se non si impegnasse troppo a darmi fastidio. Credo che più di tutti, lui sia il più fastidioso in tutta questa villa.
Guardo lui notando che ha i vestiti addosso. Guardo me e vedo che il mio vestito è al suo posto (si trova dalla vita in giù). Mi lascio sfuggire un respiro di sollievo nel vedere che non è successo nulla fra di noi. Cioè voglio dire, se mai succederà qualcosa, anche solo una notte di sesso, me la voglio ricordare nei minimi dettagli.
Perché questo discorso mi sembra familiare?
«Pensavi che mi fossi approfittato di te, Barbie?»
Ma non stava dormendo?
«No, volevo vedere solo a chi appartenessero queste braccia luride» mi sa che l'ho sparata troppo grossa questa volta. Vorrei dare la colpa all’alcol, ma credo che non sia il caso. Dovrei collegare il cervello alla bocca ogni tanto, pensare di più e parlare di meno. È così evidente che Mat mi piace, il fatto che sia albanese non cambia le cose. Gli albanesi sono tutti belli, tutti, nessuno escluso. E non capisco per quale stupido motivo in sua presenza riesco a dire solo cose sciocche. È come se il mio cervello non lavorasse, va in standby.
Mat ritira le mani e le gambe dal mio corpo. «Scusa, non volevo...»
Cerco di rimediare, ma quando non pensi prima di parlare, non puoi rimediare. Non volevo offenderlo, ma lui tira fuori solo la parte peggiore di me.
Mi interrompe. «Tranquilla, va tutto bene. Ho le mani luride perché sono albanese e tu sei razzista. Tranquilla.»
Siamo pari Mat, la tua accusa mi ferisce forse molto più di quanto le mie parole possano aver ferito te.
«Io non sono razzista» dico abbassando la testa.
Avrei dovuto rimanere zitta, andare in camera mia e magari continuare a dormire. Invece ho rovinato tutto con una stupida frase che nemmeno penso.
«Allora perché tutti questi commenti?» si trova in piedi con le mani lasciate libere lungo i fianchi. Mi guarda e aspetta una risposta.
Cosa dovrei rispondere? Non so perché mi comporto così.
Stringo le spalle. «Non lo so, sei tu che mi fai andare fuori di testa, ma io non sono razzista.»
«Non me ne importa nemmeno più. Pensavo fossi diversa e per un momento ho anche pensato che potevamo essere amici, ma va bene così» tiene quegli occhi meravigliosi, ma spenti a causa mia, su di me.
Non riesco a mantenere il suo sguardo, mi vergogno solo di aver pensato una battuta inappropriata come quella.
«Ti prego di evitarmi e di far finta che io non esista!» freddo, distante, impenetrabile, indecifrabile. È questo il ragazzo che ho davanti. Del Mat scherzoso non c’è nessuna traccia.
Mi sento tremendamente in colpa, maledetta la mia stupida bocca che a volte non si controlla.
Come posso evitarlo?
Come, se condividiamo lo stesso tetto?
Come, se condividiamo lo stesso tavolo?
Come posso farlo?
Mi sento attratta da te anche se non dovrei perché di te non so niente e non perché sei albanese.

Mi chiudo nella mia stanza e ho intenzione di restarci dentro per tutto il giorno. Ancora un po' di tempo e finalmente potrò tornarmene a casa mia, dove tutto va come voglio io. Lontana dai nonni, da mia madre e molto lontana da Mat.
Io non sono razzista, altrimenti non mi sarei sentita attratta da lui. Lo so che il mio discorso sembra ripetitivo, ma sono in grado di dirlo anche cento volte.
Perciò, caro Mat, io non sono razzista. Sei tu che me lo fai diventare perché tiri fuori solo il peggio di me.

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