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La sorpresa non è stata la frenata brusca o vedere chi stava guidando l'automobile. È stata quando l'autista mi ha guardata negli occhi dopo che Matteo si è rotto i coglioni di aspettare.


Voleva che lo portassi a casa e aprissi le gambe per lui.


Alle fine ha chiamato un taxi e se n'è andato senza preoccuparsi minimamente se l'autista fosse un serial killer o uno stupratore. Mai tornare a casa, di notte, con degli sconosciuti. Loro se ne fregano se ti succede qualcosa. Sono disposti a venderti, pur di aver un tornaconto.


«Che?» non so cosa dire.


«Ti porto a casa» la frase del ragazzo mi ha lasciata perplessa, non gli ho detto dove abito e lui sembra già sapere tutto.


Mi ritrovo ad annuire e a fidarmi.


Come potrei non fidarmi di due occhi marroni sporchi di quel verde che mi piace tanto?


«Va bene.»


«Non ti ho stalkerata, lo giuro. Mi è capitato per caso di trovare lavoro come autista per la tua agenzia» spiega, mantenendo un tono di voce serio mentre continua a guidare.


«I nonni non ti pagavano più abbastanza?» gli faccio la domanda scherzando.


《Volevo cambiare, e poi anche loro sono tornati a Milano. Andrò a dare una mano nelle facendo più pesanti, quando il nonno mi chiamerà》.


Beh, ha senso, inoltre si sarebbe trovato a Milano a prescindere, no. L'incontro poteva essere casuale in qualsiasi momento.


«E come fai a sapere dove abito?» ormai la curiosità ha avuto il sopravvento, tanto vale colmarla.


«Diciamo che la tua datrice di lavoro mi ha mandato al tuo indirizzo, e quando ho visto che si trattava di te ho fatto finta di avere la macchina rotta. Così hanno mandato un'altra macchina per te.»


Rimango interdetta alle sue confessioni.


Ora mi torna in mente quel giorno quando sono rimasta fuori in strada, ad aspettare più di mezz'ora che qualcuno mi venisse a prendere. Ricordo molto bene anche l'intensità con la quale la pioggia cadeva giù, bagnandomi tutta. Ricordo di essere arrivata in agenzia con gli occhi neri a causa del mascara colato e di aver fatto una pessima figura.


Era per colpa del nuovo autista. Ma certo, è sempre colpa sua!


«Perché mi hai lasciata ad aspettare allora? Sei pagato per questo!» senza volere mi ritrovo a rimproverarlo.


Improvvisamente l'alcol che ho ingurgitato sembra svanire.


«Perché non volevo farmi vedere da te. Diciamo che l'avrei evitato anche stasera se non avessi bevuto così tanto da farti portare a casa da uno sconosciuto.» ah beh, ha senso. Quando ero in Sardegna e mi portava a casa lui per lo stesso motivo, gli andava bene. Non era uno sconosciuto per me allora? Beh, alla fin fine è la stessa cosa ora, solo che si tratta di un ragazzo diverso.


Si ferma davanti al palazzo dove abito e scende dall'auto. Apro la portiera, ma Mat si affretta nell'aiutarmi a farmi scendere. «Diciamo che il bere tanto è proprio un tuo vizio.»


Non sono poi così tanto ubriaca da non potermi reggere in piedi. E non è nemmeno un vizio il mio, mi sono lasciata andare solo stasera, perché sono orgogliosa di me stessa per essere riuscita a concludere un lavoro dove io ero richiesta come stilista principale. Sento che sto prendendo finalmente il volo.


Mat si siede sul cofano della macchina e io lo imito. Non ho tanta fretta di entrare in casa. «Certo, tutti i vizi migliori ce li ho io» gli do corda, «E non sono ubriaca, Mat, non del tutto» un singhiozzo a causa dell'alcol mi fa smettere di parlare.

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