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«Lauren, tua nonna...» la voce di Mat risuona dall'altra parte della mia porta.
Mi sono chiusa in camera a chiave per poter parlare con Jonathan in modo tranquillo senza visite indesiderate.
«Mia nonna si può arrangiare, sono impegnata al momento» rispondo senza scomodarmi tanto. Jo tiene la mano sopra la bocca per cammufare la sua risata.
«Dici che dovremo fare anche dei versi per rendere l'idea?» chiedo a voce bassa a Jo per non farmi sentire da nessuno.
«No, non credo sia il caso» risponde sorridendo.
«Lauren, butto giù la porta se non la apri, giuro» Mat continua a convincermi di aprire.
Secondo me non sa nemmeno dove sia la nonna. Vuole solo vedere se qui procede tutto bene.
E poi tu non mi evitavi? Non ti sentivi offeso da me tanto da non rivolgermi la parola?
Mi spettino un po' i capelli sotto lo sguardo curioso e divertito di Jonathan, e tolgo la maglia indossandola poi al contrario. Fingo una faccia da dopo scopata e un sorriso altrettanto finto quanto il rapporto che non ho avuto, e vado ad aprire la porta.
«Oh, ho interrotto qualcosa?» Mat ha una faccia sconvolta e colpevole. Cerca di sbirciare dentro la camera ma io esco fuori dalla stanza, chiudendomela alle spalle.
«Cosa vuoi Mat?»
Si passa una mano fra i capelli disordinandoli un po'.
In quel momento Jonathan esce dalla stanza in tutta la sua bellezza. «Continueremo dopo amore» dice facendomi l’occhiolino, lascia un'occhiata a Mat e poi scende in cucina. Penso che Mat ha colpito anche lui,  lo si capisce dal modo in cui sculetta ad ogni passo.
«E così lui è...» tenta di dire.
«Già» lo interrompo incrociando le braccia sotto al seno. Vorrei apparire indifferente, invece dentro di me mi sento tutt'altro. Cerco di nascondere lo sguardo colpevole e bugiardo dai suoi occhi indagatori.
«E quel bacio che ci siamo dati per te...»
Apro gli occhi di scatto senza capire di cosa stesse parlando.
Quale bacio? Quando? Perché non me lo ricordo?
Quel finto bacio in piscina non si può considerare bacio, vero? Lì stavo per soffocare per colpa sua, mi ha solo salvata.
«Certo, eri ubriaca... non puoi ricordarlo» le sue parole arrivano come un pugno allo stomaco.
Ho baciato Mat e non me lo ricordo? Cos'altro ho combinato da ubriaca?
Non devi bere mai più Lauren, mai più!
«Già, ero ubriaca.»
Dio, che vergogna, che imbarazzo!
Mat mi ha baciata e continuo a rimuginarci sopra, penso per ricavare qualche ricordo e invece niente. Mi maledico per tutte le volte che mi sia sfogata nell'alcol.
Ho baciato Mat e non me lo ricordo. Lui ha baciato me e si è comportato come se nulla fosse finora.
E se quel bacio se lo fosse inventato?
Ma certo, dev’essere così. Magari è geloso perché ora sa che ho un fidanzato, e non uno qualunque, ma il più bello del mondo.

«Lauren, prepara la stanza accanto alla tua, stasera arriva Sophie insieme al suo fidanzato» la mamma mi rivolge un'occhiata di rimprovero come a dire “fidanzato per davvero” oppure “fidanzato italiano”.
Ho afferrato, Jonathan non le va bene. Chi se ne frega, in fin dei conti sono io quella che deve passare il tempo in compagnia di quel ragazzo, non mia madre, non mia nonna e non Sophie. Io!
Da quando mia madre fa differenza di razza, di nazionalità e di colore? Quando è lei la prima ad aver sposato un'inglese...
«Siccome non ho trovato una stanza preparata, non la preparo nemmeno per tua figlia. Arrangiatevi!» sbotto infastidita.
Non ce la faccio più, davvero, lei darebbe anche la vita per l'altra figlia. Per me perché non lo farebbe?
Perché per lei non conto nulla. Si ricorda di me soltanto quando ha bisogno.
«Lauren, non ti ho educata così...» inveisce contro di me.
Ma che le prende?
«Sai come mi hai educata mamma?» lascio che la frustrazione, i nervi, e qualsiasi altro sentimento esca finalmente fuori. «Mi hai educata facendomi credere che conta solo una figlia. Mi hai insegnato che io sono la stupida, inutile e incapace figlia. Mi hai dimostrato che non sarò mai perfetta come la tua figlia preferita. E sai una cosa? Sai una cosa, mamma? Va bene così, ma non pretendere nulla da me perché da adesso smetto di esserci per te, per tua figlia e per tua madre.»
Non aspetto neanche la sua risposta. Scendo di corsa le scale per poter fuggire via da tutto questo.
Mentre sto per fare l'ultimo gradino sbatto contro una donna bellissima, più o meno della mia età. Indossa pantaloncini bianchi che le fasciano delle bellissime gambe e una maglietta verde in stile camicetta.
Tiene la mano di Mat stretta nella sua e io mi sento  sprofondare.
Quel bacio di cui parlava, sicuramente lo ha inventato.  Oppure, se c'è stato, non gliene importato assolutamente nulla.
Con che faccia vieni da me a farmi la morale se poi quello che si trova nel torto sei tu?
Corro via anche da lui, ho voglia di piangere e nessuno deve vedermi... nessuno, nemmeno lui.

Vado in spiaggia, le onde si muovono leggermente e io mi lascio cullare dalla leggerezza del vento. Il rumore procurato dell’acqua che viene sbattuta sulle rocce è molti tranquillizzante.
Odio tutti.
No, non è vero, chi voglio prendere in giro?
Nonostante tutto, io a quelle persone voglio bene.
Malgrado tutto, continuerò ad esserci per ognuno di loro. Semplicemente ci sono dei momenti in cui passarli in solitudine fa bene al cuore e anche al cervello. Ci sono dei momenti in cui si ha bisogno di silenziare  il mondo e dare voce a sé stessi. Bisogna ascoltarsi e capire cosa il tuo io vuole comunicarti.
Molte volte mi sono chiesta quale fosse il mio scopo nel mondo...
Perché son dovuta venire al mondo se poi devo sentire tutte quelle parole di disprezzo nei miei confronti?
«Sapevo che ti avrei trovata qui...» ho imparato a riconoscere quella voce...
Mi asciugo in fretta le lacrime per nasconderle a Mat. Non voglio che mi veda in queste condizioni, preferisco che mi ricorda come una ragazza stronza, menefreghista e insensibile... Una di quelle persone che non si lascia toccare da nulla. Quella che non dà peso a due paroline uscite dalla bocca di sua madre.
Voglio essere solo quella ragazza che ha voglia di vivere, e basta.
«Che vuoi Mat?» stringo ancora di più le gambe al petto, e le circondo con le braccia come se avessi paura che potrebbero andar via.
Mi impongo un controllo assoluto sulla voce per non farla tremare.
Lauren è sempre forte e non si lascia indebolire da due parole.
E di nuovo so di essere ripetitiva e faccio monologhi mentali tutti uguali, ma alla fine questo si può chiamare anche una specie di mantra che ognuno si ripete per restare forti, no?! Lo fa chiunque, no?!
«Niente, volevo vedere solo come stavi» prende posto accanto a me, tira le ginocchia al petto e ci posa sopra i gomiti lasciando le mani penzolare verso il basso.
Lo guardo con la coda degli occhi e vedo soltanto un bellissimo ragazzo.
«Okay, sto bene, puoi andare!» lo sfido con lo sguardo sperando che capisca che in realtà mi fa piacere se resta. Non riesco nemmeno ad essere coerente in sua presenza.
«Bene» dice. Mi aspetto che si alzi invece resta seduto immobile sulla sabbia.
«Scusa per quella battuta fuori luogo, non volevo offenderti» dopo un po' mi decido a chiedere scusa. Se lo merita e ogni tanto devo pure passare sul mio orgoglio.
«Hai bevuto?» si gira verso di me per osservarmi meglio.
Mi scruta attentamente per qualche secondo e poi ritorna alla posizione iniziale.
Lo guardo corrugando la fronte senza capire. «No» la risposta arriva subito. Non ho bevuto, non sono una che si ubriaca sempre. Se voglio stare da sola non significa che abbia voglia di bere.
«Bene, allora scuse accettate» mi guarda per un po' e forma un sorriso all'angolo della bocca.
Cos'hai in mente, Mat?
«Che ne dici se andiamo a farci un bagno?» propone sicuro di sé.
Continuo a guardarlo scettica. «Quale parte dal voglio stare sola non hai capito?»
«Non ti ho mai sentito dire una cosa del genere. Dai alza quel bel sedere e andiamo» non ho intenzione di andare in acqua, non ho il costume e non voglio fare il bagno insieme a lui.
Mat vede che non ho intenzione di alzarmi. Si toglie la maglietta, si abbassa i bermuda rimanendo solo in boxer e corre svelto verso l'acqua. È bellissimo. Il suo fascino mi manderà al diavolo un giorno.
Reprimo con successo le lacrime che lottano ancora di uscire. Non voglio essere debole.
Inaspettatamente due braccia mi sollevano da terra, e vedo Mat sorridere soddisfatto mentre corre verso il mare con me fra le sue braccia. Cerco di protestare ma è tutto invano.
Mi butta in acqua con poca finezza e in qualche modo riesce a farmi ridere. È un gesto inaspettato il fatto che lui sia venuto a cercarmi e a farmi compagnia.
Ci schizziamo l'acqua addosso come degli adolescenti perdendoci fra le risate e le onde del mare. Avevo bisogno di un po' di tranquillità.
«La tua ragazza non sarà gelosa che sei qui con me?» la mia domanda esce senza che la elabori prima nella testa. Ma la curiosità mi sta divorando da quando sono andata a finire contro quella bella ragazza.
«E tu al posto di preoccuparti se il tuo ragazzo non è geloso, ti preoccupi se la mia ragazza lo è?» non ha tutti i torti.
La sua espressione è divertita e curiosa allo stesso tempo. «Sei sicura che lui sia il tuo fidanzato?»
Certo che non lo è, lui ha altri gusti purtroppo. Altrimenti, sulla carta, saremmo stati perfetti.
Mat è sospettoso. Dico chi è Jonathan o continuo a mentire?

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