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Non pensavo che Mat potesse essere così infantile. Credevo fosse un osso duro. Che si facesse rispettare e che non si lasciasse mai andare a momenti che potrebbero contaminare la sua figura molto mascolina.


La sua figura imponente, la sua altezza e quella sua stronzaggine iniziale, mi hanno spinta a pensare che fosse una persona seria e severa.


Si è messo a rincorrermi per tutta la casa fregandosene di mio padre che si stava preparando per uscire. Quando mi sono fermato, dandogli la possibilità di affermarmi, ho capito che mi stavo sbagliando.


Mat sembra la mia versione al maschile.


Siamo simili, ma non uguali.


«Basta, stai fermo!» mi siedo sul letto in camera mia e gli chiedo di fermarsi.


Mi tengo la pancia con le mani e cerco di riprendermi dalle risate e dalla corsa.


«Sennò cosa?» Mat si siede sul letto accanto a me e mi osserva con i suoi occhi birichini.


«Niente, semplicemente non ce la faccio più e se muoio sarai il primo sospettato.»


«Mi hai convinto» dice sorridendo. «Solo perché non voglio che tu muoia.»


Si sdraia comodamente sul letto, prende un cuscino e lo posiziona sopra la sua pancia.


Restiamo in silenzio e, mentre il mio cervello funziona a mille in questo momento, mi mordo il labbro inferiore per attutire tutte le mie curiosità.


Sento i suoi occhi su di me. Mi osserva attentamente facendomi sentire troppo esposta.


«Dimmi quello che stai pensando» la sua voce tranquilla mi dà la forza di guardarlo.


Mi mordo nuovamente il labbro e sfrego le mie mani una nell'altra. Se voglio intraprendere una relazione con lui, devo sapere tutto.


«Okay. Come hai conosciuto i miei nonni e come hai iniziato a lavorare per loro?»


È una domanda che mi frulla in testa dal secondo giorno in cui l'ho visto. Beh, dico secondo solo perché il primo giorno ero troppo impegnata a mangiarmelo con gli occhi. E solo dal secondo giorno in poi ho iniziato a riprendere il controllo della mia facoltà di pensare.


«Va bene» dice lui sospirando.


Si posiziona meglio sul letto, appoggiandosi sul gomito in modo da poterci guardare bene in faccia.


«L'anno scorso i tuoi nonni sono venuti a Milano.»


Lo interrompo pensando a quel periodo. «Mi ricordo.»


«Una sera mentre erano in giro li incontrai. Pensai fosse strano data la loro età. Passeggiavano tranquillamente mentre io ero ubriaco...»


Mi è difficile immaginare Mat mentre è ubriaco. Non l'ho mai visto perdere il controllo di sé.


Si ferma, è indeciso se continuare o meno il suo racconto.


Continuo a guardarlo sentendomi in trepidazione, voglio conoscere tutto della sua vita.


«E li ho fermati per vendere a loro della droga» abbassa lo sguardo.


Cosa? Mat spacciava?


Saperlo non so se mi fa stare tranquilla o meno.


«E ti hanno denunciato?» continuo a fissarlo mentre lui si sta vergognando del suo passato.


«No, mi avevano chiesto se ero disposto a trasferirmi per lavorare come autista per loro.»

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