Avevo capito bene cosa significasse andare avanti,perché era esattamente quello che stavo facendo da dieci giorni.
Avevo ripreso il possesso di me stessa,messo da parte i ricordi ed ero ritornata ad essere la studentessa che passa il sabato sera a vedere vecchi film d'amore.
Questo non esclude che quando scoppia un temporale ho più paura del solito,mi rannicchio sotto il piumone e prego che faccia giorno,oppure che il minimo rumore mi agita e che ho costantemente le luci accese,questo punto lo rimpiangerò con l'arrivo della bolletta.
La notte sognavo ancora lui e i suoi maledetti occhi ghiaccio,mi sembrava di sentirlo sulla pelle,mi rimaneva addosso e tra i pensieri, tutto il santissimo giorno.
Il nocciolo della questione è che non riuscivo a dimenticarlo,nonostante non fosse accaduto nulla tra di noi e come se invece fosse accaduto tutto,come se fossimo legati da qualcosa che sfida le distanze.
Ed è straziante e dilaniante ,sapere che lui si è dimenticato di me,come se fossi un passante incrociato per strada , a cui si è rivolto un debole sorriso.
Ma del resto nulla siamo stati e nulla saremo,lui è tutto quello che di sbagliato c'è sul mondo e non posso mettere in pericolo la mia sanità mentale e fisica.
Mi giustificavo dicendo di aver creato una sorte di dipendenza da Jack, perché non avevo avuto una figura maschile al mio fianco, oppure,perché mi aveva salvato da quei due bastardi e li aveva uccisi.
In fondo queste cose le capivo,ero pur sempre una futura psicologa.
Lui era un assassino e non potevo voler rivedere un assassino,non potevo sognarlo o avere l'impulso di correre a quel locale per vederlo,non era giusto e non era etico.
Eravamo due binari che si sono incrociati per un breve tratto,poi si sono allontanati ,perché non poteva essere altrimenti,sarebbe stato un disastro l'essere ancora uniti,avrebbe portato distruzione.
Eppure mi sentivo distrutta lo stesso,era un bisogno viscerale,quel bisogno che non ho mai provato.
Maledetto Jack e il suo fascino da delinquente
Maledetto Jack e i suoi occhi.
Maledetto Jack e il suo sporco mondo.
Maledetta me e il mio bisogno di lui.
I giorni passavano con lo stesso ritmo lento e deprimente,studiavo e mangiavo,mangiavo e dormivo,dormivo mentre avrei dovuto studiare,praticamente un ciclo continuo.
Aprii lentamente gli occhi a causa della debole luce della lampada,sapevo che era domenica, anche se non cambiava molto,non badavo ai giorni e al loro decorso,mi metteva ansia.
Mi alzai e spalancai la finestra,la stanza aveva decisamente bisogno di aria fresca ed io di fare colazione,per questo con passo malfermo, mi diressi verso la cucina.
"Buongiorno"era appena un sussurro.
Quella voce mi tormentava ancora.
Alzai lo sguardo dai miei piedi nudi,avevo anche le allucinazioni,il manicomio mi sembrava sempre più vicino.
"Liz tutto bene?"questa figura che assomigliava tremendamente a Jack si stava avvicinando ed indietreggiai automaticamente.
Non poteva essere lui,non ora,non dopo tutti questi giorni.
"Jack?"chiesi con voce tremula e sorpresa.
"Sono io"sorrise felice.
"Che cazzo ci fai a casa mia?"alzai il tono di voce,ma non riuscii a reprimere un sorriso.
Lui si era ricordato di me,il mio Jack,sentii il cuore gonfiarsi di una vana speranza.
Maledetto cuore.
"Sei ottusa Liz"sorrise di nuovo e mi abbracciò, afferrandomi bruscamente,come al solito"Se io voglio non ti liberi di me,ricordi?"sussurrò al mio orecchio.
"Potrei sempre chiamare la polizia" alzai un sopracciglio e l'ombra di un sorriso fece capolinea sul suo viso.
"Non cambierai mai eh!"si allontanò per sedersi su uno dei sgabelli in cucina"La verità è che i tuoi biscotti mi mancavano"ne infilò uno in bocca.
"Comprateli,sei uno scroccone"sorrisi e mi sedetti di fronte a lui,reprimendo il mio buon senso che diceva di cacciarlo a calci nel culo.
Mentre lui mangiava,mi persi nei miei pensieri poco felici.
Che ci faceva qui?
Cosa voleva?
Perché ero felice?
Perché mi era mancato?
Porca puttana, come fa ad essere così bello?
"Dormi sempre così?"
La sua domanda mi fece alzare lo sguardo, che avevo mantenuto fisso sul tavolo di legno"In che senso?"
"Dormi sempre con una minuscola maglietta?" indicò la maglia dei Coldplay,che era il mio pigiama da anni.
"Dipende" risposi vaga e cercai di nascondere il rossore delle guance.
"Da cosa dipende?"si alzò per prendere il latte dal frigo.
" Jack figurati ,fai come se fossi a casa tua"dissi stizzita.
"Da cosa dipende?" mi versò il latte in una tazza,quando voleva sapere qualcosa non demordeva.
"Cosa vuoi sentirti dire?"presi il pacco di biscotti e ne inzuppai qualcuno con aria annoiata.
"Dipende dal fatto se stai con un uomo o meno?"tornò a fissarmi e mi tremarono le mani.
"SI,se frequento una persona di certo non dormo come una barbona"sorrisi.
"Interessante,chissà"sorrise anche lui.
" Perché sei qui? E non dirmi le solite cose da prepotente"evitai di rimurginare sul significato del suo 'chissà'.
"Non sei contenta di vedermi?"avvicinò il viso al mio.
Deglutii rumorosamente,aveva delle belle labbra carnose,di quelle da prendere a morsi "Vorrei invitarti spontaneamente a casa mia e non trovarti come un ladro a rubare nella mia dispensa"incrociai le braccia. Anche se sinceramente pur di vederlo ,poteva anche saccheggiarmi tutta casa.
"Scusami, non mi hai mai invitato,mica potevo aspettare te,sei lenta in queste cose"prese un goccio di caffè ,che evidentemente aveva preparato lui.
"Tu non stai bene con la testa"sentenziai.
"Tu parli nel sonno"si sistemò i capelli con le mani.
"Merda"borbottai imbarazzata.
"Mi hai sognato?"chiese tranquillamente.
Respirai piano,dovevo solo mentire,sarebbe stato facile.
Di certo non potevo dire che popolava costantemente i miei sogni e anche i miei incubi.
"Sogno spesso di quella sera"almeno anche se aveva sentito pronunciare il suo nome, ero giustificata.
"Sono passati quindici giorni"aveva lo sguardo intenso.
"Quindici giorni,tre ore e venti minuti"dissi senza pensarci.
"Liz,mi dispiace così tanto" si alzò per venire accanto a me "Ammetto di non essere una bella persona, ma nella mia vita non ho mai violentato una donna"
"Questo mi rassicura" dissi acida.
"Stavo cercando di dirti ,che con me sei..."
Una suoneria fermò il discorso, ci ero abituata ormai,ogni volta che forse stava per dirmi qualcosa di importante, venivamo interrotti.
Prese il cellulare dal giubbotto di pelle che aveva appoggiato sul divano di tessuto marrone e rispose "Si sono Jack"
Lo sbirciai di soppiatto mentre annuiva e percorreva a grandi falcate il piccolo salotto" Non sono a casa ora,sto da una tipa".
Tipa? Feci una smorfia di dissappunto e caricai la lavastoviglie con le cose sporche.
"Scusami era una chiamata di lavoro" disse serio ed io mi limitai ad annuire.
"Jack è meglio che te ne vai"mi ritrovai a dire.
"Per quanto ancora farai così" chiese irritato.
"Fare cosa?"incrociai le braccia.
"Scappare e poi ritornare"disse come se fosse ovvia la sua risposta.
"Non scappo e non ritorno" mi difesi alzando la voce.
"Hai paura di me?"mi guardava fisso,per scorgere la minima emozione che poteva aver scaturito la sua domanda.
"Vorrei averne"ammisi,sarebbe stato tutto più facile.
"Liz non so perché abbia il bisogno viscerale di venire da te,non mi è mai capitato"scrollò le larghe spalle.
Sgranai gli occhi alle sue parole,era esattamente quello che provavo io.
"Jack vai via"ripetei,mandarlo via era la cosa più semplice,non so gestire le presenze,non ho mai avuto presenze nella mia vita.
"Dammi un buon motivo" mi afferrò un polso con forza.
"Mi stai facendo male"sibilai a denti stretti.
"Scusami,perdo il controllo con te,in tutti i sensi"continuò a guardarmi.
"Vuoi un motivo, il motivo è che sei un delinquente ed io una ragazza per bene,hai ucciso due uomini ed io dovrei provare repulsione ,ma non ci riesco" presi un lungo respiro"Quindi se permetti ti mando via,perché averti affianco mi farebbe morire e fidati non voglio morire di te"strattonai il braccio e lui mollò la prese.
"È la cosa più giusta,ma io non faccio mai la cosa giusta"ammise "Liz non voglio privarmi della tua presenza,tu sei il posto in cui sono solo Jack,in cui sono ancora lo spensierato Jackson Stone"mi accarezzò il viso"Non mandarmi via"chiese in sussurro.
"Non ti conosco nemmeno"blaterai una giustificazione.
"Stasera esci con me"sorrise "Come amici,io e te, in un posto tranquillo"
"Non mi sembra una buona idea"risposi,anche se dentro avevo le campane a festa e sentivo anche il coro di angeli che cantavano alleluia.
"Puoi farmi tutte le domande che vuoi,ti giuro che sarò sincero"sorrise ancora.
"O-Okay"accettai e mi trattenni dal saltare come un adolescente in piena tempesta ormonale.
"Non te ne pentirai"mi baciò la fronte"Ora vado,devo...ecco...picchiare un tipo"si morse il labbro superiore.
"Stai attento Jack"sbuffai anche leggermente preoccupata.
"A stasera"mi strinse frettolosamente e mi baciò la punta del naso"Non vedo l'ora"raccolse le sue cose e andò via.
Restai per dieci minuti a fissare il portoncino di noce massello,con il cuore che batteva frenetico e un sacco di pensieri per la testa.
Il più prepotente era :ODDIO SAREI USCITA CON JACK.
Questo metteva a tacere qualsiasi dubbio,sarebbe stata solo una serata tranquilla e poi lo avrei mandato via ,come al solito.
Mi arrivò un messaggio da un numero.sconosciuto"Cattiva ragazza sono Jack,stasera passo per le dieci, non riesco a liberarmi prima".
Come cazzo faceva ad avere il mio numero? Sbuffai irritata contro il destino,di sicuro ce l'aveva con me.
Perché lui? Perché un delinquente e non un ragazzo normale?
Decisi di leggere un libro per ingannare il tempo,era ancora presto per prepararmi,non tralasciando che era un'uscita tra amici.
Lo volevo come amico...vero?
Mi svegliai di colpo e caddi dal divano a causa del movimento troppo brusco,la casa era in penombra e corsi ad accendere la luce.
Appena guardai l'ora sul cellulare mi salii l'ansia,erano le 20:38 ed io dovevo farmi shampoo,ceretta e celebrare chissà quale rito indiano per rendermi presentabile.
Mi gettai sotto la doccia e presi una lametta per fare una cosa veloce,la ceretta richiedeva troppo tempo e poi l'avevo fatta solo una settimana fa,non potevo di certo avere una crescita rapidissima.
Notai con gioia di avere una pelle liscia e così presi a lavarmi i capelli con più tranquillità,dedicandomi un bel massaggio alla cute.
Perché vuoi farti bella? Ed ecco che la mia odiosa coscienza prendeva il sopravvento.
Mi convinsi che era per vezzo femminile,amavo le felpe,ma questo non mi impediva di mostrare la mia femminilità.
Sempre se ne fossi dotata e avevo qualche dubbio.
Mentre aspettavo che il ferro per i boccoli si riscaldasse,diedi una passata di smalto perlato alle unghie e spalmai la crema alla vaniglia per tutto il corpo,sembravo un toast pronto per essere mangiato. Ma da chi? Arrossii al pensiero.
Evitavo con cura di guardare l'orologio di legno affisso alla parete della mia camera,non volevo rischiare il collasso o la mia morte prematura. Per questo bastava già frequentare Jack.
Presi la gonna nera che avevo comprato in quel giorno di shopping andato male,notai con stupore che mi fasciava bene e indossai sopra una camicetta color crema che Kate aveva lasciato a casa mia,purtroppo era molto aperta sul davanti,ma decisi di non farci troppo caso,figurati se avrebbe notato l'ampia scollatura.
Ciliegina sulla torta fu il trucco,applicai un rossetto rosso e le scarpe con il tacco che mi costrinsi mentalmente ad indossare.
Raggiunsi l'ingresso,cominciando a percorrerlo avanti e indietro,avevo bisogno di allenamento,se non volevo sfracellarmi al suolo.
Alle dieci e tre minuti la porta si aprii e spuntò la chioma ribelle di Jack.
"Puoi evitare di scassinare sempre la serratura?Esistono i citofoni"dissi irritata.
"Ops"sorrise "Non sono abituato"mi diede un bacio sulla guancia e si fermò il cuore per un istante.
"L'avevo capito"sbuffai.
"Sei,wow...sei bellissima"diede un occhiata veloce alla mia persona,soffermandosi sulla scollatura,presi al volo la giacca e mi coprii.
Perché gli uomini erano così superficiali?!?
"Andiamo o vuoi continuare a farmi la radiografia?"lo afferrai per il braccio e lo tirai fuori.
"Avevo visto delle cose interessanti"si morse il labbro per non ridere.
"Scemo"gli mollai uno schiaffo sul braccio e lui rise "Mi piacciono le donne violente"mi fece l'occhiolino superandomi.
Aprii la portiera di una Mercedes nera lucente "Ti tratti bene Jackson"
"Non mi lamento"mise in moto e con un scatto rapido la macchina prese velocità.
"Come è andato quel lavoro?"chiesi titubante.
"Ehm...bene"non si sbilanciò.
Il silenzio tornò sovrano e accese la radio per stemperare la tensione.
"Dove andiamo?"dissi mentre cercavo di allungare la gonna che era risalita drasticamente.
"Hai delle belle gambe,non dovresti coprirle"spostò lo sguardo su di me e arrossii violentemente.
" G-grazie"borbottai.
"Comunque andiamo in un ristorantino tranquillo,stasera sono un bravo ragazzo"sorrise.
"Ragazzo? Ma se sei un vecchiaccio"
"Ehi porta rispetto"ridemmo insieme, sembravamo degli amici normale,di quelli conosciuti al bar un sabato mattina.
E mi faceva paura,faceva paura sapere di stare bene e di non poter avere una reale normalità.
Quello che faceva non era normale.
"Certo nonno"gli feci la linguaccia,per poi guardare fuori dal finestrino.
"È un bel posto" mi guardai intorno.
"Non ci vengo spesso,diciamo che non ho molte occasioni"scrollò le spalle mentre leggeva il menù.
"Troppo impegnato dal lavoro?"presi un gressino dal cestino sul tavolo.
"GIUSTO,sono un uomo impegnato"sorrise.
"Posso prendere le vostre ordinazioni?"una bella cameriera, giovane ed elegante fece la sua comparsa.
"Hai deciso Liz?"chiese lui.
"Avevo pensato ai ravioli con la panna e della carne grigliata"dissi guardando la ragazza,che segnò velocemente tutto su una cartelletta.
"Lei?"si rivolse a Jack in un modo meno formale, visto che stava sorridendo e si era scostata i capelli dal volto.
Stava flitardo con lui?! Sbuffai.
"Lo stesso anche per me"gli sorrise e vidi la ragazza sbattere le palpebre abbagliata,se ne andò con passo malfermo.
"Poverina"borbottai e sgranocchiai un altro gressino.
"Non ti seguo"alzò un sopracciglio.
"La cameriera è rimasta incantata"dissi come se fosse una cosa ovvia.
"Da cosa?"chiese curioso.
"Da te"mi limitai a dire,mentre ci veniva servito del vino rosso.
"Allora basta poco,non mi sono nemmeno impegnato" sorrise malizioso.
"Cambiamo argomento,sono qui per un motivo" volevo tartassarlo di domande.
"Perché non vedevi l'ora di restare sola con me?"sorrise ancora divertito.
"NO"esclamai troppo forte e velocemente, non appariva per niente come la verità e non lo era. Questo non doveva saperlo però!
"Allora per cosa?"bevve un sorso dal calice.
"Riempirti di domande"sorrisi.
"Non sarà piacevole lo sai?"la sua espressione cambiò,era quasi malinconico.
"Come ti chiami?"meglio partire dalle basi.
"Questa è facile,mi chiamo Jackson Harold Stone"
"Harold?"scoppiai a ridergli in faccia.
"Ah-ah-ah,Tu?"sbuffò divertito.
"Elisabeth Jane Tresir"mi piaceva molto il mio nome,ne ero orgogliosa.
"Preferisco Liz"mi fece l'occhiolino.
"Ho perso le speranze con te"sbuffai.
"Per questo mi mandi via e mi dici sempre addio?"disse serio.
"E' complicato"posai lo sguardo sulla bella argenteria.
"Nulla è complicato, ogni azione deriva da qualcosa"ora era anche filosofo.
"Jack,tu e il tuo mondo siete complicati"ammisi.
"Non posso darti torto,ma siamo amici quindi non ci saranno problemi,fidati"mise la mano sul cuore in segno solenne.
Odiavo il fatto che sottolineasse la parola amici,mica ero sorda o scema.
"La tua famiglia?"chiesi per cambiare argomento e la sua faccia sbiancò all'istante.
"Meglio di no"bevve un lungo sorso"la tua?"sorrise di nuovo alla cameriera di prima,che aveva portato i primi piatti.
"Tasto dolente"presi una forchettata di ravioli "Se te ne parlo,lo farai anche tu?"
"Non vorresti saperlo...davvero"i suoi occhi erano freddi,esattamente come il ghiaccio.
"Inizio io allora"presi un lungo respiro"Ricordo urla e lacrime di mia madre e l'ansimare di mio padre che scopava con altre donne nel letto che condivideva con sua moglie"finii l'intero bicchiere di vino"Non sai quante volte mi sono tappata le orecchie con il cuscino per non sentire le disgustose esclamazioni di quelle donne,che pregavano mio padre di continuare a darle piacere e mia madre che piangeva senza fare nulla"era la prima volta che lo dicevo a qualcuno " Lei ha sempre sopportato,perché non voleva dare scandalo,preferiva essere umiliata che non avere un uomo al suo fianco,dopo 25 anni di matrimonio ha chiesto il divorzio" ripresi a respirare normalmente.
"E tu? Hanno mai pensato a te?"chiese dolcemente.
"Appena ho fatto diciotto anni me ne sono andata,non ho più notizie da anni,percepisco il loro assegno mensile ,è l'unica cosa che ci lega"scrollai le spalle con finta indifferenza.
"Sei molto più forte di quanto sembri,l'ho capito subito, da quella sera orrenda"mi guardò intensamente.
"Prima o poi si deve crescere,ho solo anticipato i tempi" mascherai il magone alla gola, con un sorriso stentato.
"Liz,vuoi davvero che ti parli di me?"
"Si"risposi sicura.
"Mio padre era alcolizzato e aveva perso il lavoro a causa di questo vizio, era un poliziotto"gli tremavano leggermente le mani "Della mia adolescenza ricordo il suono della cintura che sbatteva sul mio corpo e il rumore degli schiaffi che dava a mia madre" il suo tono si fece roco e feroce "Una sera quando tornai a casa, trovai mia madre strangolata in cucina,mentre lui dormiva sul divano con una bottiglia vuota al suo fianco,non ci ho pensato nemmeno un secondo ho preso la pistola e l'ho sparato,dritto al cuore,con un colpo solo. È stata la sensazione più bella della mia vita"sorrise in modo cattivo,mi vennero i brividi.
Deglutii a fatica e boccheggiai in cerca di aria,sentii anche le lacrime salirmi agli occhi.
"Liz non piangere e non guardarmi così" strinse la mano sulla tovaglia color panna "Odio vedere compassione e terrore nei tuoi occhi"ringhiò tra i denti.
"V-vado i-n b-bagno"balbettai tremante.
Rischiai di inciampare nei miei stessi piedi,avevo fretta di stare da sola,in un ambiente neutro.
Per fortuna la toilette era libera e mi chiusi dentro,aprii l'acqua che passai sulle braccia nude per rifrescarmi e mandare via la sensazione di tristezza e di paura.
Lui aveva ucciso suo padre,era diventato un assassino da adolescente ed ora uccideva ancora. Aveva fatto del suo dolore una vera professione.
La verità mi cadde addosso come un macigno,pesante e soffocante,mi tremarono le gambe e mi sorressi al lavandino.
Respirai un paio di volte,in fondo ero consapevole di cosa facesse ancor prima di questa serata,decisi di ritornare al tavolo,reprimendo quello che sentivo in quel momento.
"Pensavo fossi scappata"sorrise debolmente.
"Ci avevo pensato,c'era una finestra, sarebbe stata l'ideale" pessima battuta,ma purtroppo l'avevo già buttata fuori.
"Sei ancora in tempo"disse.
"Quanti anni avevi?"tagliai la carne ,che intanto era stata portata in tavola.
"Diciassette, sono scappato di casa dopo quel gesto"portò un pezzo di cibo alla bocca,osservavo il movimento lento delle labbra,quasi incantata.
"Liz, tutto okay?"mi prese la mano che avevo appoggiato casualmente sul tavolo,la ritrassi all'istante.
"Certo" sorrisi per mascherare la tensione.
"Non avevo mai detto a nessuno quello che è accaduto in passato"ammise.
"Nemmeno io"lo guardai.
"Una prima volta per entrambi"fece tintinnare il calice con il mio.
Il resto del tempo lo passammo ridendo, smorzando i temi non proprio rosei della serata,ma il suo cellulare squillò insistentemente.
Chi aveva inventato il cellulare doveva morire,SUBITO.
"Jack devi rispondere"mi sistemai il braccialetto.
"Pronto?"serrò la mascella"Vengo subito"e staccò con un gesto secco la chiamata"Liz devo fare una cosa urgente"era serio.
"Certo,andiamo"mi alzai e il cameriere subito ci portò il conto,che lui volette per forza pagare.
In macchina non volava una mosca ed era estenuante, mi sentivo soffocare.
"Non ho tempo di portarti a casa,quindi devi venire con me"disse severo.
"Okay"annui poco convinta,non volevo avere contatti con quello che faceva,ma solo con lui. Lui era un bisogno.
Frenò bruscamente e rischiai di andare con la testa nel parabrezza,meno male che indossavo sempre la cintura di sicurezza.
"Rimani in macchina"mi guardò come per verificare se avessi recepito il concetto,mi limitai ad annuire e lui scese veloce dall'auto.
Passarono dieci minuti,era buio pesto e mi stava salendo l'ansia,perché non ritornava? Era successo qualcosa?
Mi ritrovai ad essere come una mogliettina che aspettava il ritorno del marito andato in guerra.
Il mondo di Jack era peggio di un campo di battaglia,si moriva per molto meno,senza onore e senza gloria.
Sbuffai e trasportata da una forza che non mi apparteneva ,mi addentrai nella notte in cerca del mio "amico",speravo di trovarlo vivo.
Faceva freddo e avevo le gambe scoperte,avevo anche paura per giunta e non sapevo dove stessi andando,mi limitavo a seguire l'istinto,sperando che ne sapesse più di me.
Dopo un po' sentii un vociferare e qualcuno piangere, provenivano da un vicolo,prima di entrare mi feci il segno della croce e presi coraggio.
Per fortuna o per mia sfortuna c'era un lampione che illuminava la stradina e scorsi Jack che fumava appoggiato al muro, la camicia azzurra gli stava benissimo,sospirai sognante per poi guardare anche le altre persone.
L'omaccione africano dell'altra volta, aveva una pistola tra le mani e la puntava su una ragazza che stava rannicchiata per terra,piangeva e si lamentava,non riuscivo a cogliere cosa dicesse,era solo un flebile borbottare.
"Allora Jack cosa facciamo?"sentii un altra voce e infatti notai un uomo vestito elegante che fumava un sigaro,sembrava quello che mi aveva preso per una prostituta.
"Steve non lo so"si passò una mano tra i capelli "Siete sicuri?"disse il mio salvatore.
"Ti ho detto che porta la spiai all'altra gang"disse l'africano.
"Jack dovremmo ucciderla e tu lo sai"l'uomo elegante buttò il mozzone per terra.
Mi sentivo una spia anch'io,sarei dovuta morire per questo? Non potevano essere così brutali,lei era una donna ed era indifesa,sperai nel buon senso di quegli uomini.
"Lo so,sentiamo che ha da dire"speravo vivamente che Jack cercasse di aiutare la giovane.
"Puttana parla"l'omone gli diede un calcio e la ragazza cadde all'indietro, trattenni un urlo di paura.
"Mi dispiace,mi h-hanno c-costret-to,hanno minac-ciato la m-ia famiglia"balbettò e si portò le ginocchie al petto, per proteggersi.
Jack si abbassò al livello della bruna" Chi è stato?"
"Un ragazzo della c-cricca di James"sembrava meno spaventata,forse lui non gli faceva cosí paura.
Feci un passo avanti per sentire meglio,anche se continuavo a nascondermi dietro al pilastro, per non farmi vedere.
"Jack basta stronzate,lo sai che non possiamo cambiare le regole"il signore elegante fece un passo avanti mettendo una mano sulla spalla di occhi di ghiaccio.
"Fred fai quello che devi fare"disse poi all'africano,che caricò la pistola.
"NO"urlai dal nascondiglio,facendo un passo avanti,la luce flebile del lampione mi illuminò.
Addio nascondiglio!
"Chi cazzo è quella?"qualcuno disse rabbioso.
"Liz?"chiese Jack.
Dalla paura inciampai e lui mi aiutò ad alzarmi,mi bruciava il ginocchio "Porca puttana ti ho detto di stare in macchina"con un gesto brusco mi portò in disparte.
"Ti prego non farla uccidere,avrà appena vent'anni...è così giovane"mi scese una lacrima e lui sgranò gli occhi stupiti.
" Liz"mi accarezzò il viso con il dorso della mano"Non posso fare nulla"mormorò a bassa voce.
"Ma..."si sentii un colpo ed urlai dalla paura,automaticamente Jack mi strinse a sé,diedi un occhiata alle sue spalle e vidi la ragazza in una pozza di sangue,i capelli sparsi sulla strada sporca e gli occhi aperti,a fissare il cielo nero come la pece.
Mi staccai da lui e vomitai,vomitai anche l'anima e i singhiozzi risuonavano nella strada ormai silenziosa.
"Jack chi è questa?"l'africano di avvicinò a noi "Mi ricordo di lei"aggiunse poi con disprezzo.
"Fred fatti i cazzi tuoi"gli ringhiò contro.
"È la seconda volta che vede quello che non deve vedere"disse secco.
"Lei non c'entra"lo spinse via.
"Jack,porco cazzo"sputò per terra.
"Non ti permettere di dire altro,vai dove devi andare e riferisci che è andato tutto bene"lo scacciò con un gesto della mano e sparii nella strada buia.
"Liz "aveva un tono dolce e compassionevole.
"Perché? Perché fate questo?"continuai a piangere,avevo gli occhi velati di lacrime e non distinguevo il suo viso,che tanto mi piaceva.
"Elisabeth non puoi capire" disse severo.
"Fai schifo Jack,tutto questo fa schifo"indicai il corpo senza vita ,che ancora giaceva per terra"Non ti voglio vedere mai più" cominciai a picchiarlo,sfogavo la mia rabbia dandogli dei pugni sul petto.
"Liz,calmati ti prego"mi strinse i polsi ed alzai lo sguardo su di lui.
"Vorrei che tu fossi diverso"ammisi stanca.
"Vorrei poterlo essere"allentò la presa"Ma non posso e tu non dovevi vedere tutto questo"strinse un pugno.
"Prendo un taxi"mi allontanai.
"Cazzo Liz,non puoi fare sempre così,non puoi scappare da me"urlò.
"Fottiti Jack"urlai ancora più forte ,per farmi sentire ,mentre cercavo di ritornare sul ciglio della strada principale e chiamare un taxi,che fermai al volo.
Appena tornai a casa mi buttai sotto la doccia ancora vestita,l'acqua gelata scendeva sulla mia pelle e mi inzuppava i vestiti e mi allagava la mente.
Dovevo lavare lo sporco che mi sentivo addosso,le lacrime che avevo sentito e l'odore di sangue che mi riempiva ancora i polmoni.
Cominciai a strofinare con vigore sulla pelle,sul viso ed urlai disperata,in quella stanza fredda e vuota,come mi sentivo dentro.
Mi accasciai nel box doccia, mentre l'acqua continuava a scendere e così anche le lacrime dai miei occhi ,ormai arrossati e pieni di immagini orribili.
Jack,perché sei entrato nella mia vita?
Eppure,ero consapevole che lui mi sarebbe rimasto dentro,perché qualcosa mi diceva che era diverso.
O forse mi illudevo che fosse così.
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Salvami, Salvami Tu
RomanceElisabeth studentessa modello,vita ordinaria fatta di sere davanti alla tv ,si concede una sera di follia,una sola per festeggiare un bel voto all'esame tanto temuto Una sera che cambierà per sempre la sua vita,una sfida contro il destino,un tentato...