Fragole, Vino & Promesse

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"Freud è stato un neurologo e psicoanalista austriaco, fondatore della psicoanalisi, una delle principali branche della psicologia e..."stavo ripetendo ad alta voce quello che avevo studiato ad un Jack mezzo addormentato sul divano.
Si era proposto di sua spontanea volontà, volendosi calare nei panni di un integerrimo professore e invece ora, russava.
Tipico di Stone.
"Jack, mi stai ascoltando?"alzai il tono e incrociai le braccia sotto il seno.
"Cosa è successo?"gridò e si alzò di scatto, facendo cadere il libro per terra.
"Tu si che sei una persona che ascolta"alzai un sopracciglio scettica.
"Liz sei preparata, è normale che mi sono appisolato e poi questo Frot è noioso"sentenziò.
"Freud non Frot"lo ribeccai, come una maestrina.
"È lo stesso"sbuffò, mentre si sistemava i capelli con le mani e si lasciava cadere sul divano di stoffa marrone.
"Sembri un cucciolo appena sveglio, tutto arruffato"lo presi in giro.
"Non sono un cucciolo"fece una smorfia.
"Invece si, sei un cucciolotto"cominciai a ripetere con voce da bambina, mentre facevo gli occhi dolci.
"Ah si?"sorrise malizioso"Guarda cosa sta per fare il cucciolo" si alzò velocemente e cercò di agguantarmi.
Per fortuna avevo i riflessi rapidi e infatti scappai, iniziammo a inseguirci per tutta casa, facemmo cadere il porta ombrelli e anche un vaso blu, che andò a frantumarsi sul pavimento.
"Arrenditi Liz, sei una fiacca"mi punzecchiò, mentre giravo intorno al tavolo e lo guardavo minacciosa.
"Non credo tesoro, ancora non mi hai preso"lanciai un urlo quando mi afferrò per il braccio, buttandomi a terra.
"Game over, ho vinto"cominciò ad intonare un coro da stadio, continuando a schiacciarmi con il suo peso.
"Sto soffocando"protestai, agitando le braccia.
"Piccola e innocente Elisabeth"mi diede un buffetto sul naso "Ora sei in trappola e posso fare di te, quello che voglio"si inumidí le labbra.
"E se mi oppongo?"trattenni una risata, era impossibile che mi opponessi alle dolci torture di Jackson.
"Non lo faresti, conosco i tuoi punti deboli"soffiò sul mio viso, per poi baciarmi con dedizione.
Strinsi i suoi capelli tra le mani, tirandoli leggermente, mi sentivo sempre persa tra le sue mani.
Come un marinaio nel pieno di una tempesta.
Come un turista in una nuova città.
Come chi vaga nel buio.
"So per certo che se ti bacio dietro l'orecchio ti viene la pelle d'oca"posò un lieve bacio sulla pelle scoperta,dietro al mio orecchio sinistro e mi vennero i brividi.
"Oppure se ti accarezzo il ventre, tendi le gambe"e così feci.
"Anche se sfioro con le labbra il tuo seno, emetti un leggero borbottio privo di senso"sorrise, quando verificò che aveva ragione "Sei un libro aperto per me, conosco il tuo corpo a memoria" spostò delicatamente una ciocca di capelli dal mio viso.
"E ti piace quello che leggi?"arrossii per la domanda stupida che avevo fatto.
"Non sarei qui con te in questo momento, se non mi piacesse" mi baciò la fronte "Sei la storia più bella che abbia mai letto, la trama più entusiasmante, non so mai cosa aspettarmi da te e mi piace da morire scoprirti giorno per giorno"mi fece l' occhiolino.
"Wow, sei bravo con le parole"sorrisi imbarazzata.
"Sono bravo in tutto" ammiccò.
"Non mi lamento"scrollai le spalle divertita.
"Che stronza"sorrise e ritornò a baciarmi, lentamente, totalmente e con amore"Ora devo andare, torno quanto prima".
"Sarò qui ad aspettarti"sorrisi.


Aveva smesso di piovere ed ora c'era l'afa, che rendeva le case claustrofobiche e la pelle sudaticcia.
Cominciai a spalancare le finestre, sperando che uno spiraglio di vento ponesse fine alla mia pena.
Tolsi la tuta e infilai un leggero vestito bianco a fiori , comprato con Kate in un giorno di shopping compulsivo.
La mia amica era in giro per l'Europa, intortando i genitori con la scusa della cultura, peccato che fosse una grande cazzata.
Quando parlavamo su Skype mi raccontava le sue follie tra alcool e sesso, di quanto fosse bella l'Olanda, la Francia e la Sardegna, soprattutto gli abitanti di sesso maschile.
Aprii il frigorifero e presi una bottiglia di vino ghiacciato e le fragole, sicuramente geneticamente modificate, visto che non era la loro stagione.
Ma il fruttivendolo mi aveva convinto con il suo orticello nel retro della sua misera casetta e così le ho comprate, alcune volte mi faccio intenerire.
Stappai la bottiglia e ne traccanai un lungo sorso senza usare il bicchiere.
Mia nonna sarebbe sbiancata davanti al mio gesto poco signorile, sorrisi al suo ricordo, era molto simile a mia madre.
Addentai una succosa fragola e un po' di succo scese lungo il collo, che prontamente asciugai con le mani.
Sentii la serratura scattare, il mio Jack era già tornato, sospirai sollevata.
Decisi di stuzzicarlo un pochino, così mi sedetti velocemente sul piano della cucina e accavallai le gambe, in stile Sharon Stone, mentre sorseggiavo altro vino bianco.
"Sono tornato"urlò dall'ingresso, mentre sentivo i passi dirigersi in cucina da me.
"Sono qui"mormorai e lui mi vide, notai le sue pupille dilatarsi e il sorriso malizioso spuntare sul suo viso.
"Cosa stai facendo?"chiese in un sussurro, mentre osservava le mie labbra che mordevano l'ennesima fragola rossa.
Ammetto che mi stavo impegnando ad essere un minimo sensuale.
"Ne vuoi?"gli porsi la ciotolina.
"Dammela tu"separò le mie ginocchia, per poi intrufolarsi tra le mie gambe, dove accennò ad un lieve movimento di bacino.
"Che cattivone"mi morsi il labbro inferiore e lasciai che mordesse il frutto che reggevo tra il pollice e l'indice.
"Ho anche sete"strofinò il naso sul mio collo scoperto.
Presi la bottiglia e l'avvicinai alle sue labbra piene ed invitanti, sorseggiò una modesta quantità di liquido e poi feci anch'io lo stesso.
Ma colò tutto e Jack cominciò a leccare le goccioline di vino, dal mio seno e dalla bocca, la sua lingua era calda sulla mia pelle sensibile.
Boccheggiai e socchiusi gli occhi, mentre faceva scivolare via il mio vestito e mi stringeva al suo petto.
"Sei bellissima"sussurrò al mio orecchio, facendomi venire la pelle d'oca, sentii le sue mani abili, toccarmi lentamente.
"Mi sei mancato"confessai, per poi sgranare gli occhi quando con un gesto secco mi fece sua.
"Ti ho pensato tutto il tempo"mi fece sdraiare sul piano di marmo "Non faccio altro che pensare a te"confessò.
Cominciando a muoversi dentro di me, più frenetico e impaziente, mi ritrovai ad ansimare, mentre gli lasciavo baci umidi sulla scapola.
"Ancora"mormorai, ridacchiò contro il mio seno, continuando con i suoi affondi.
Reclinai la testa all'indietro, mentre sentivo un leggero formicolio partire dalla punta dei piedi fino alla radice dei capelli.
"Jac-ck"balbettai, mentre gli mordevo la mascella e la bolla scoppiò, trascinandomi nel baratro dell'orgasmo.
"Ti amo"mormorò teneramente, era talmente vero ed inaspettato che mi salirono le lacrime agli occhi.
"Anch'io Jack"presi la collanina tra le mani, baciandolo con foga e invogliandolo a prendersi tutto di me.
Poteva anche chiedermi un rene, non mi sarei opposta.
"Dio mio"disse quasi in un ringhio, mentre con un'ultima spinta si accasciava su di me.
"Wow"sorrisi rilassata, i vantaggi di un orgasmo.
"Amo la cucina, le fragole e il vino"scoppiamo a ridere.
"Sono d'accordo"con un saltello scesi dalla penisola"Vado a farmi una doccia".
"Vengo con te"disse velocemente.
"Jackson dammi tregua" alzai gli occhi al cielo.
"No"sorrise e mi mollò una sonora sculacciata"Ho ancora voglia di te"mi prese in braccio, facendo incontrare di nuovo i nostri corpi, nudi e caldi.



Erano le dieci di sera, eravamo sdraiati sul divano, mentre in TV trasmettevano il nuovo episodio di C.S.I, ragion per cui non volava una mosca.
Aveva una passione maniacale per quel telefilm e guardarlo con gli occhi fissi allo schermo, il viso leggermente illuminato dalla lampada e con una pizza tra le mani, era quello che di più vero potessi desiderare.
Quando spesso non tornava a casa, perché era troppo occupato con il "lavoro", mi ripetevo mentalmente che sarebbe andato tutto bene e che nonostante tutto, aveva scelto me.
Nonostante la differenza dei nostri mondi, della nostra realtà.
Nonostante preferissi le tute alle gonne oppure leggere piuttosto che uscire.
Nonostante le mie crisi di gelosia, le mie unghie mangiucchiate, la mia poca vita sociale.
Nonostante la matita perennemente sciolta, i capelli gonfi e gli occhi stanchi.
Nonostante le mie lune storte e le imprecazioni da camionista.
Nonostante lui fosse un assassino, ladro, giocatore d'azzardo, nonostante io fossi tranquilla, sola e studiosa.
Nonostante tutto, lui era con me, aveva scelto me ed io di conseguenza avevo scelto noi.
"Mi stai fissando" la sua voce, mi strappò dai miei pensieri.
"Mi piace guardarti, sei bello"sorrisi.
"Grazie"sembrava imbarazzato"Sei bella anche tu"prese i miei piedi e li portò sulle sue gambe.
"Allora Jack hai capito chi è l'assassino?" domandai curiosa, anche perché indovinava sempre.
"Certo"schioccò la lingua"Essendo anch'io del mestiere, ho subito capito"ridacchiò.
"Ah giusto, tra assassini v'intendete"lo presi in giro.
"Mi sono sempre chiesto una cosa"cominciò a giocare con il bordo del mio pigiama blu con le pecorelle.
"Dimmi boss"gli diedi una gomitata.
"Perché non hai paura? Cioè hai visto cosa faccio"il suo tono era serio.
"Perché la paura è stata sostituita da altro"abbassai lo sguardo, giocando con il braccialetto di perle, regalo di mia nonna.
"Ancora penso che dovrei lasciarti stare, dovrei lasciarti libera e invece sono un egoista"sussurrò appena l'ultima parola.
"Ehi Jack"mi avvicinai a lui, prendendo il suo bel viso tra le mani "SEI QUELLO CHE VOGLIO"lo guardai intensamente "Non m'importa cosa fai, ormai ci sono dentro fino alla punta dei capelli".
"Se non cambiassi mai, se rimanessi questo?"disse.
"Non m'importa"replicai.
"Oggi ho rubato in una villa"aggiunse.
"Non m'importa"ripetei.
"Ho ucciso mio padre e mi è piaciuto ucciderlo"aveva le mani che tremavano.
"Non m'importa"la mia solita risposta.
"Domani devo uccidere una donna"strinse la mascella.
"Non m'importa e sono egoista anch'io, perché che tu uccida tutta quella gente è irrilevante, se resti in vita tu"avevo gli occhi lucidi.
"Ti giuro che la smetterò, dammi tempo e andremo via da questa merda, scapperemo lontano e ci costruiremo una vita nuova"mi baciò dolcemente.
"Allora mi porti con te?"tirai su col naso.
"Da quando ti ho vista è entrata la luce nel mio cuore, sei la mia speranza".
Dopo tanta tempesta sarebbe arrivata anche la nostra quiete, me lo sentivo.

Appoggiai la testa sul suo petto e per smorzare la tensione alzai il volume della televisione.
"Allora mi dici chi è il colpevole?"
"È la moglie"gonfiò il petto soddisfatto, quando il poliziotto diede il suo stesso responso.
"Sei bravo"gli feci l'occhiolino, mentre rimurginavo sul mangiarmi o meno, l'ultimo pezzo di pizza al formaggio, ma l'idiota fu più rapido.
"Jack"urlai "Era l'ultimo e lo volevo io"sbuffai, era tornato il solito clima scherzoso.
"Peccato, ora è mio"mangiò a bocca aperta.
"Fai schifo, bleah"feci una smorfia disgustata.
"Tanto lo so che mi ami"mi bacio i capelli.
"Ah-ah-ah"feci una finta risata "Sei troppo sicuro, tesoro"mi alzai, cominciando a pulire.
"Ah-ah-ah"mi scimmiottò, mentre si accendeva una sigaretta.
"Allora Jackson, le tue sole mansioni in questa casa, sono dormire, mangiare e fumare" lo guardai truce, mentre allungava i piedi sul tavolino basso.
"E far godere la proprietaria di casa"aggiunse, mentre buttava la cenere in un bicchiere sporco.
"Almeno quello"gli gettai il cuscino in faccia.
"Tigre fai la brava"sorrise e si illuminò l'intero cosmo, ancora mi faceva quell'effetto.
Sembravo un adolescente in piena tempesta ormonale, il cuore batteva frenetico e le gambe erano burro al sole.
Perché quando era con me, non esisteva il suo lato oscuro, esisteva solo un giovane uomo, pieno di vita e che per qualche assurda ragione, mi amava.
Ed era un pazzo e insensato amore, ma era pur sempre un sentimento bellissimo.
"Sono fin troppo clemente con te, leone"lo baciai velocemente, per poi dirigermi in cucina.

Cominciai a lavare i piatti sporchi, canticchiando una canzone degli Abba e accennando a qualche passo di danza.
"Potresti ballare al Claire De Lune, ho già avuto modo di notare le tue acrobazie vicino al palo"scoppiò a ridere.
"Divertente Stone, davvero divertente"gli lanciai un occhiataccia.
"Tu lavi ed io asciugo, almeno non ti lamenti"mi tirò la coda, per farmi reclinare la testa all'indietro e baciarmi.
"Quando smette completamente di fare freddo, mi porti al mare?"domandai, mentre gli passavo un bicchiere.
"Spiaggia isolata"borbottò.
"E perché?" alzai un sopracciglio.
"Non voglio che ti vedano in bikini"sbuffò come un cavallo.
"Sei arcaico"protestai, anche se ne ero lusingata.
"Si lo sono, donna, ma io essere uomo molto molto geloso"sorrise, mettendo la lingua tra i denti.
"Zitto e lavora"gli passai le posate.
"Tra qualche giorno parto"disse all'improvviso e scese un silenzio tombale.
"Scusa?"mi mancava la voce.
"Christopher mi ha chiesto di andare a Las Vegas, per l'apertura di un suo casinò" spiegò.
"Quando avevi intenzione di dirmelo?"ed ecco che mi stavo incazzando.
"Non volevo litigare"alzò il tono.
"Ah bravo, quindi per non litigare saresti partito senza dirmi un cazzo o magari avresti lasciato un biglietto" presi una pausa "Ormai faccio la collezione delle tue patetiche scuse di abbandono"buttai un piatto a terra e la ceramica bianca si ruppè in mille pezzi.
"Era una delle tante idee quella della lettera"disse serio e non ci vidi più.
"Sei uno stronzo Jack, un uomo non cresciuto, un bambino e sei stronzo al quadrato"gli diedi le spalle e andai in camera.
Mi gettai sul letto sfatto, che profumava ancora di sesso e di noi.
"Apri questa porta"bussò o meglio stava per sfondare la porta, a causa dei colpi ben assestati.
" Fottiti"urlai, per poi stringere il cuscino.
"Speravo che mi fottessi tu"era furioso e sboccato.
"Te lo sogni, idiota"mi sentivo stupida, mi sentivo monotona, mi sentivo una ragazzina.
Ancora silenzio, di quei silenzi ingombranti che pesano come macigni.
"Vieni con me"mormorò, era appena un sussurro, ma l'avevo sentito.
Subito mi avvicinai alla porta e l'aprii sorridente.
"Cosa hai detto?"ormai saltellavo sul posto.
"Se vuoi, puoi venire con me, non credo sia un problema" scrollò le spalle e cominciò a fissare l'asse di legno.
"Oddio mio, in America, sono felice"lo abbracciai "Ti amo, ti amo, ti amo"ero euforica.
"Ti amo anch'io"mi baciò la tempia "Però devi promettermi una cosa"aggiunse.
"Ehm, dimmi"mi morsi il labbro.
"Qualsiasi cosa succeda, tu ne resterai fuori e farai come ti dico io"era serio, il tono che non ammetteva repliche.
"Ma se ti succede qualcosa, non posso starmene ferma, non ce la faccio"cominciai ad agitarmi e finii col gesticolare.
"Elisabeth Tresir, non farai nulla e scapperai via, intesi?"prese il mento tra le dita e fece incatenare il nostro sguardo.
"Ma..."scossi la testa.
"Niente ma, me lo prometti?"domandò ancora.
"Te lo promet-to"balbettai.
"Ora andiamo a dormire"mi prese in braccio e chiuse la porta.


Quella notte fu tormentata, avevo fatto una promessa che sicuramente non sarei riuscita a portare a termine.
Non quando si trattava di lui, non se c'era la sua vita in ballo.
Quella notte fu tormentata da incubi, dove vedevo una pozza di sangue in una strada buia e poi il nulla.
Quella notte fu tormentata dalla trasposizione della realtà, solo che all'epoca non potevo saperlo.



Finalmente Liz aveva smesso di agitarsi, per ore non aveva fatto altro che pronunciare il mio nome e sudare freddo.
Molto probabilmente era un incubo e non era il primo, capitava sempre più spesso e conoscevo anche il perché: la paura.
La paura di perdermi.
La paura di non essere abbastanza.
La paura di rimanere sola.
La paura di non essere amata.
La paura di non vedermi spuntare dalla porta.
Vedevo la paura nei suoi occhi quando urlavo troppo forte, quando mi chiudevo incazzato in una stanza, quando non la guardavo.
Sembrava tanto forte dall'esterno, lei che stava per essere violentata ed è andata avanti con forza ed dignità. 
Lei che aveva mandato a puttane i proprio ideali, in vista del suo amore per uno come me.
I suoi grandi occhi azzurri sono la mia finestra sul mondo, mi basta guardarla per sentirmi protetto, per capire cosa sta pensando, per vedere un futuro insieme.Sarà lei a salvarmi, anche se in parte mi ha già salvato.
Mi ha ridato quell'umanità che pensavo di aver sotterrato insieme ai morti, insieme ai cumoli di ossa, di cenere e di urla.
Mi ha ridato la speranza, la speranza di essere migliore, semplicemente di essere normale.
Quando sto con lei non esiste il passato, quello che ero o quello che sono, è come se fossi sospeso nell'unico periodo felice della mia vita, come se potessi essere quello che non sono mai stato.
Giovane, spensierato e amato.
Come mi è mancato andare a calcetto o ridere senza motivo davanti alla televisione e invece dovevo starmene a casa, per evitare che mio padre ammazzasse di botte mia madre.
Eppure, una sola sera di libertà, l'ho pagata per tutta la vita.
È morta e non sono nemmeno riuscita a salvarla, mi sono solo dannato.
Come mi è mancato essere amato per quello che ero, per i miei voti a scuola, per la mia buona condotta, perché ero suo figlio, sangue del suo sangue.
Invece mai una carezza, una parolina dolce o un complimenti, solo cinghiate sulla schiena e bastonate sulle mani.
Ho continuato ad amarlo anche quando lo odiavo, era pur sempre mio padre, quel gran figlio di puttana.
Poi tutto ha smesso di avere importanza e ho pensato al futuro.
Ed ero convinto di non avere la possibilità di un futuro.
Ora invece, penso costantemente a Liz.
Ai suo occhi, ai capelli chiari che scendono in morbide onde, alla bocca carnosa, al sorriso sincero, alle guance arrossate, al respinto affannato, al modo in muove le mani o si morde il labbro, al modo con cui gioca con la mia collana, con le mie parole e con i suoi sogni.
Penso alla sua schiena punteggiata di nei, che mi diverto a tracciare, ai seni sodi e pieni, al collo affusolato, alle mani fredde, al cuore caldo, al corpo morbido, alle gambe lunghe e al ventre piatto, a me e a lei, a noi due e all'amore.
Ognuno di noi ha un angelo custode, io ho Elisabeth e non potevo chiedere di meglio.

Scuoto la testa, mandando via i pensieri e i ricordi. 
Ritorno nella stanza buia di casa Tresir, dove Liz dorme serena con una mano che stringe le lenzuola bianche, le lascio un timido bacio sulle labbra dischiuse.
È completamente pazza e mi fa fare pazzie.
Una delle tante è quella di portarla con me a Las Vegas, per l'ennesima volta la porto nel mio mondo, sperando che mantenga la sua promessa.
L'amore fa fare cazzate, questo è risaputo.
Ed Elisabeth Tresir è per me l'amore.
Nulla mi è più caro della sua vita.
Nulla mi è più caro dell'unica donna che abbia mai amato.

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Aloha bella gente XD

Come va? Personalmente sto studiando come la pazza -.-"

Buona serata :D

Ps: Scusate gli errori XD

Salvami, Salvami TuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora