Il mondo di Jack

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Appena appoggiai il piede nel mio ingresso, mi salirono le lacrime agli occhi,finalmente a casa,dopo due giorni sconvolgenti ,ero ritornata nel mio luogo sicuro,tra le mura della mia dimora.
Quando mi sdraiai sul letto,Jack e quello che stava accadendo in quel vicolo,sembravano solo un brutto ricordo lontano.
Non dovevo pensarci,dovevo continuare con la mia solita vita tranquilla,dimenticarmi degli occhi ghiaccio di quel ragazzo,dimenticarmi le sudici mani di quei mostri sul mio corpo,dimenticarmi quella sera,dovevo solo tenere la mente occupata da altro.
Per questo mi preparai una tisana alle erbe e afferrai il libro su Freud dalla piccola libreria,dovevo studiare, anche per recuperare i due giorni di fiacca.
Dopo quasi un'ora mi resi conto di aver letto la frase "Freud parla di lapsus.."ben cento volte, di questo passo sarei impazzita,tutto d'un tratto quella casa mi sembrò una prigione piena di mostri cattivi nascosti dietro le pareti,l'aria cominciò a mancarmi e decisi che avevo bisogno di andare al parco.
Il parco era da sempre la soluzione ai miei problemi,tutta quella gente mi occupava la mente per un po',fantasticavo sulle loro vite,immaginando cosa facessero ogni giorno,se erano felici,sposati oppure se tradivano il loro consorte. Lo chiamavo "allenamento per il futuro",visto che il mio mestiere sarebbe stato quello di capire le persone,ma chi  avrebbe mai capito me?
Infilai la felpa verde,la mia preferita,quella che mi mimetizzava con l'erba e buttai cose alla rinfusa nella mia tracolla,tra cui una barretta al cioccolato e una bottiglietta d' acqua,capire la gente richiedeva energie.
Non distava molto da casa,quindi camminare a piedi era abbastanza piacevole e poi avevo un tremendo bisogno di normalità, di riprendere le redini della mia vita. Ogni tanto lanciavo qualche occhiata ai negozi,avevo bisogno di fare shopping,soprattutto se le vetrine riflettevano una ragazza scialba,sbuffai e mi diedi una sistemata ai capelli castano chiaro e al ciuffo ribelle che non voleva stare al suo posto. 
Forse potrei approffitare di questo tempo libero per comprarmi dei vestiti nuovi,per la maggior parte delle ragazze fare acquisti era un'ottima terapia,scrollai le spalle indifferente ed entrai nel primo negozio che trovai sotto mano.
Il suono del campanellino attirò l'attenzione di una commessa alta e slanciata, con una divisa color prugna.
"Salve,posso darle una mano?"sorrise cordiale e cercai di fare lo stesso.
"Ehm...sinceramente volevo cominciare a dare un'occhiata in giro"distolsi lo sguardo imbarazzata.
" Certamente,se ha bisogno mi chiami pure,io sono Tanya"ritornò dietro al bancone e riprese la rivista che aveva messo da parte al mio arrivo.
Bene ora che ero da sola potevo concentrarmi, mi diressi verso il reparto di intimo ,infondo non avevo più un paio di mutandine che erano state strappate,il ricordo mi colpì in pieno,portai una mano al petto come per proteggermi da un colpo immaginario, mi appoggiai ad uno scaffale ,visto che mi girava la testa e la costata stava rifacendo male.
Respirai un paio di volte e cambiai velocemente reparto,l'intimo non era così importante, vidi l'insegna jeans e mi ci fiondai,erano milioni di paia.
Scelsi un paio chiari e quelli color cipria,tanto per cambiare e non usare sempre i classici modelli,mentre mi dirigevo verso i camerino afferrai anche una maglietta azzurra,un top con i glitter e una gonna aderente,forse fare shopping non era così male come pensavo.
Per fortuna essendo le cinque del pomeriggio,il negozio non era pieno e i camerini erano quasi tutti liberi,tranne per un ragazzo che aspettava molto probabilmente la fidanzata,aveva la faccia coperta dal cappuccio.
Scostai la tenda bordò ed entrai,appoggiando con cura i vestiti scelti su una sedia che si trovava lì,cominciai a spogliarmi ,lamentandomi ogni tanto per il dolore. Quando mi girai verso lo specchio ebbi quasi un colpo,non era per niente una bella visione,ero dimagrita e si intravedeva la costata rotta che ora era coperta da una fasciatura,vicino all'ombelico c'era un livido violaceo e anche sotto allo zigomo nonostante avessi cercato di coprirlo con il fondotinta,le braccia avevano dei segni rossi, mi sembravano i polpastrelli di quello che mi manteneva ferma,gli occhi erano stanchi e l'azzurro delle iridi mi sembrava ancora più chiaro e limpido,come se fossi ancora più fragile. Che stupida,ero orrenda perché non mi ero chiusa in casa per il resto della mia esistenza? 
La risposta era semplice, perché anche casa mia mi sembrava una gabbia,anche se la gabbia l'avevo costruita dentro.
Presi la bottiglia d'acqua e ne traccanai quasi la metà, chiusi gli occhi e mi massaggiai le palpebre,afferrai gli jeans che avevo scelto e li indossai,mi andavano larghi eppure la taglia era giusta,poi ricordai di non aver toccato cibo in questi ultimo giorni.
Sbuffai,non mi andava di rivestirmi per cambiarli,cacciai la testa fuori dalla tenda in cerca di qualche anima buona che potesse farlo al posto mio.
Di commesse nemmeno l'ombra,c'era ancora quel ragazzo annoiato che giocava con una sigaretta spenta e si sentiva il vociferare di una ragazza,forse aveva finito e per solidarietà femminile poteva aiutarmi.
Mi misi in ascolto, sperando che potesse fare presto ed udii "Dai mi cambi questo,mi va stretto sul seno,prendimi una L"
"Poco confidenza con me"guardó l'orologio"è solo un vestito per il lavoro di stasera,più è scollato meglio è ,per te e per me"rispose lui.
"Ti prego Jack,non respiro con questo"borbottó irritata,non so perché, ma l'immaginai bionda e tettona,una senza cervello"Jack fai veloce"ridacchiò poi.
Sentendo quel nome, in automatico mi venne in mente l'assassino e il salvatore,era strano immaginarlo sotto questa doppia visione. Ormai chiunque si chiamasse Jack,mi avrebbe ricordato lui.
Forse il tipo della quasi- sicuramente-bionda, poteva aiutare anche me,tanto valeva provare ,al massimo mi avrebbe mandato a quel paese.
"Psss"cercai di cogliere la sua attenzione,mentre mi coprivo il resto del corpo con la tenda bordò e facevo intravedere solo la faccia"Ehi tu,ragazzo"alzai di un pochino la voce.
Il ragazzo si tolse il capello della felpa grigia e si girò verso di me,appena lo riconobbi sgranai gli occhi e ritornai veloce all'interno del camerino.
Non poteva essere vero...Jack era proprio il mio Jack,il pronome possessivo non era proprio indicato, ma ero troppo agitata per farci caso. Speravo che non mi avesse visto, ma invece spalancò la tendina ed io ero ancora in intimo e con la bocca aperta dallo stupore. 
Era ancora più bello.
"Ciao Liz"sorrise e si appoggiò allo stipite del camerino.
"Ciao"cominciai a fissarmi i piedi coperti dai fantasmini bianchi e mi resi conto di non essere molto coperta"Merda"esclamai cercando la felpa verde ma lui mi bloccò le mani.
"Che ti hanno fatto quei bastardi" mi guardò negli occhi e scrollai le spalle come  se non mi importasse più di tanto.
Sfiorò delicatamente il mio zigomo,il rossore sulla scapola,scese lungo le braccia,sembrava quasi che mi stesse guarendo semplicemente toccandomi in punta di dita.
"Jack"mormorai"Potresti prendermi una S di questi jeans"sorrisi,allieviando l'atmosfera imbarazzante ,che mi stava facendo avvampare.
"Cosa ricevo in cambio?"disse malizioso e il mio sorriso si spense, mi portai le braccia attorno al corpo,abbracciandomi impaurita"Oddio liz,scusami non intendevo quello"si passò un mano tra i capelli mossi"Sono stato stupido scusami davvero".
Mi veniva da piangere e volevo che andasse via,lontano da me e da quello che poteva farmi.
"N-non fa n-niente"balbettai mentre dei singhiozzi spezzavano il silenzio.
"Liz"mi afferrò un po' bruscamente e mi avvolse tra le sue braccia,in una specie di abbraccio un po' strano e imbarazzato,come se non sapesse come si fa.
"Mi stai stritolando Jack"mi lamentai"La costata mi fa male"ridacchiai nervosa.
"Ops...scusami"sorrise" Non sono bravo in queste cose"ammise.
"Sei piú bravo con le pistole"le mettevo sempre in mezzo,pesava sapere che non era un ragazzo normale,un ragazzo conosciuto al bar o sul bus.
"Si,sono felice di averli uccisi,quei bastardi"disse serio, mentre mi porgeva la felpa che aveva pescato tra gli altri vestiti "Lo so che vuoi sedurmi,ma siamo in un luogo pubblico"fece l'occhiolino,mandando via i ricordi brutti.
"Anche perché tutto sono tranne che attraente"borbottai a bassa voce e senza guardarlo,volevo chiedergli un sacco di cose,ma non sapevo da cosa iniziare.
" Questo lo credi tu,fidati sei..."stava continuando ma la voce della sua amichetta colse la nostra attenzione"Liz devo andare,ti porto la S tra un po' " disse riferendosi ai jeans chiari.
Mi ritrovai ad annuire come una stupida,ma appena fui di nuovo sola ,mi rivestii velocemente e andai via.
Non dovevo vederlo mai più, era pericoloso e il suo mondo era uno schifo,sicuramente quella ragazza era un'escort ed io non volevo avere nessun collegamento con quello che faceva.
Cominciai a correre lontano da lui e da quello che sarebbe potuto succedere,arrivai al parco col fiatone,posai la busta con la gonna che alla fine avevo preso e la tracolla,appoggiai la schiena contro il tronco del salice piangente,che con i rami lunghi copriva la mia presenza.
Cominciai a fare quello che sapevo fare meglio, osservare le cose,le nuvole, le persone e tutto quello che mi circondava.
I vecchietti parlottavano sulle panchina all'ombra,quello con i capelli grigi e gli occhialoni mi ricordava mio nonno,sorrisi al suo ricordo. Un gruppo di ragazzini giocavano a calcio lanciando occhiate alle ragazzine sedute su un plaid che si facevano le foto,poi le mamme con i loro pargoli che correvano sulle giostre,i cani che cercavano riparo sotto gli alberi proprio come me. Amavo il parco e tutti i livelli generazionali che potevi trovare,centinaie di vite diverse in un solo luogo.
Poi nel posto più remoto c'ero io,Elisabeth Tresir,ragazza semplice, che da tre anni viveva da sola,allontanandosi da una famiglia troppo incasinata mentalmente e non, per fortuna il giudice aveva stabilito un'assegno familiare da parte di entrambi i genitori,così potevo pagarmi l'università e l'affitto,non avevo vizi, quindi i soldi avanzavano anche. 
Avevo scelto proprio psicologia per capire la gente,quando capire la gente era diventata  per me una vera necessità, capire mia madre che giustificava i  tradimenti di mio padre,di mio padre e le sue amanti nel loro letto,sotto il tetto della nostra casa. Bisogno di capire Steffy e la malattia che l'ha portata via,senza che me ne accorgessi,senza che riuscissi a capire il suo dolore,un tumore a soli vent'anni non è una cosa giusta. Ma la vita non è giusta,la vita è un campo di battaglia con morti e feriti ogni giorno,per trecentosessancinque giorni,lo diceva sempre mio nonno. Quando morii in un giorno di luglio disse che aveva perso la battaglia,ma era stato felice di aver combattuto. Era il mio eroe in quella famiglia di matti.
Mi definivo una sopravvissuta, una che per fortuna era ancora in vita cercando di rimediare allo schifo del passato,cercando di essere meglio degli altri. Così prendere bei voti e dedicarmi allo studio era la mia espiazione o meglio l'espiazione per gli errori degli altri,diventando qualcuno,diventando esattamente quello che volevo io, potevo riscattarmi.

Alle otto il cielo si scurii ed accellerai il passo per tornare a casa,evitavo ogni posto buio e mi affiancavo sempre a qualcuno facendolo sembrare un caso,non volevo stare sola. Avevo paura.
Prima di entrare nel mio appartamento tirai un lungo respiro,ripetendo mentalmente che lì ero al sicuro.
Accesi velocemente la luce del corridoio e della mia camera,accertato che fosse vuota entrai e notai subito una busta sul letto e un biglietto. Sgranai gli occhi dalla paura e presi il tagliacarte dalla scrivania,forse c'era ancora qualcuno,forse erano gli amici di quelli morti e volevano vendicarsi,uccidendo me. Mi tremarono le gambe,cercando la parte coraggiosa che avevo, ma che al momento si era nascosta. 
Avanzai verso il letto ad una piazza e mezza,coperto dal piumone verde acqua,presi il bigliettino e lo aprii,riconobbi la scrittura elegante ma decisa,mi sentivo meglio ora che sapevo che era lui e non un killer,anche se lui non era di certo una persona affidabile...anzi.
"Sei scappata via senza nemmeno salutare.
Sei una bambina proprio cattiva,ma lo sai che alla fine vinco sempre io. Complimenti bella casa,anche se è troppo piena di libri e non mi piace leggere.
Ho mangiato dei biscotti che ho preso dalla credenza e ho fumato in cucina, scusa per la cenere. Volevo dimostrarti che non si scappa da Jack,anche se hai fatto bene,sei troppi fragile per il mio mondo.
Non so perché mi trovo qui. 
Ah ti ho comprato quei jeans ,erano davvero carini e ho preso la S,sei troppo magra, anche se ho notato una bella terza e lo specchio mi ha dato la possibilità di vedere il tuo lato B,fai aerobica? Comunque ora vado,stasera sono impegnato allo Claire de lune.
Jack"
Aprii la busta e trovai i jeans chiari,quelli con i brillantini sulle tasche posteriori,sorrisi,anche se era inquietante che fosse entrato a casa mia senza chiavi. 
Era un deliquente e uccideva persone,scassinare serrature doveva essere una passeggiata.
Rilessi il biglietto altre due volte e poi corsi in cucina,c'era ancora il pacco di biscotti ,quelli a cioccolato,aperto sul tavolo e la cenere per terra,scossi la testa divertita e presi dallo sgabuzzino la scopa e la paletta,facendo un po' di ordine.
Avrebbe lavorato al Claire de Lune,il luogo del mio peggior incubo,rabbrividii automaticamente,perché l' aveva nominato? Perché ? forse voleva che andassi.
Mi stava fumando il cervello,preparai un panino con il salame e bevvi un po d'acqua e buttai giù un'antidolorifico.
Mi ritrovai a fissare l'orologio minimo venti volte,poi mi alzai e andai a farmi una doccia,presi gli jeans e li indossai mettendo sopra una canotta turchese scollata sulla schiena,preferii indossare delle ballerine basse.
Non mi sembrava vero che mi fossi davvero preparata e truccata, sembravo carina e il livido era mascherato da una buona quantità di crema e correttore.
Sarei davvero andata di nuovo lì? Poi perché? Per lui, rispose la mia coscienza del cazzo.


Quando il taxi mi fermò davanti al locale,mi salii un magone alla gola,la porta girevole mi strappò un piccolo sorriso e mi fece ricordare che non dovevo toccare nemmeno un goccio d'alcool e che a mezzanotte sarei ritornata a casa.
Posai la giacca leggera all'ingresso e avanzai all'interno del locale,era affollato come sempre e riconobbi il californiano che ballò con Kate. 
Kate non la sentivo da quella sera,mi aveva lasciato solo un messaggio in segreteria, dicendo che sarebbe partita con la famiglia in Italia per un matrimonio e che lei non era entusiasta della cosa.
Mi ritrovai ferma come la stupida,mentre le persona mi spingevano per passare e andare al centro della pista a ballare,non sapevo cosa fare e non vedevo Jack e mi sentivo sempre più stupida e più sola.
Stavo per andare via,quando lo vidi entrare sorridente e sotto al braccio aveva una biondona con un vestito rosso fuoco ,scollato sul davanti .Sicuramente quella del camerino.
La goccia che fece traboccare il vaso ,fu lei che si alzò sulle punte e lo baciò sulle labbra carnose,la saliva si azzerrò e cominciai ad innervosirmi.
Non poteva essere gelosia quell'istinto omicida che mi stava crescendo dentro,avanzai verso il bancone e sorrisi affabile al cameriere carino.
Solo un goccetto e poi avrei smesso,giurin giurello.
"Cosa ti servo bambolina?"
Mi tremarono le mani,mi ricordai che quei due mi avevano chiamato proprio così"Ehi non ti senti bene?"chiese poi gentile.
"Tutto okay,dammi una tequila"presi una pausa"leggera"aggiunsi e lui sorrise.
"Nessuno in questo locale mi ha mai chiesto una tequila leggera"cominciò a ridere ed io arrossii "Ma per una fanciulla carina come te farò un eccezione"si affrettò a dire,forse aveva visto la mia espressione.
"Ehm grazie"presi il bicchiere e i soldi dal portafogli.
"Offro io,infondo è un drink leggero. Comunque sono Mark"mi porse la mano, che io strinsi debolmente.
"Piacere,Elisabeth" bevvi un sorso.
"Sei sola stasera?"domandò.
" Si...non dovevo nemmeno venire,ho fatto una cazzata!'sbuffai.
"Perché?" ormai era curioso.
Perché circa tre giorni fa ,uscita da qua, hanno cercato di violentarmi,perché mi piace un assassino,perché dovrei stare a casa a quest'ora,ma invece mi ritrovai a rispondere "Ho avuto una brutta sorpresa"sorrisi per non lasciar trasparire altro.
"Per questo si chiamano sorprese"ridacchiò mentre servii un uomo seduto al mio fianco.
" Mark credo che mi faccio un giro e poi vado via"mi giustificai.
"E' stato un piacere Elisabeth, quando vuoi mi trovi qua"prese il mio bicchiere e cominciò a pulirlo.


La musica era alta,tutti ballavamo spensierati e una coppia si muoveva frenetica sul divano,forse davvero stavano facendo sesso. Mi misi alla ricerca del bagno,poi avrei chiamato un taxi e tutto sarebbe finito.
Perché non mettevano indicazioni? Un cartello con su scritto toilette? Avrei sollevato protesta al direttore.
La gente si faceva sempre più rada ogni volta che facevo un passo verso un lungo corridoio,poi sentii delle urle e mi spaventai,ben presto si trasformarono in risate e sentii una voce,quella voce ,ormai familiare. Feci un altro passo verso una grande porta in noce,senza pensare l'aprii,c'era una cappa di fumo e uomini in giacca e cravatta,giocavano a tavoli di poker mentre ragazze seminude li toccavano e ridevano.
Un uomo molto robusto mi vide e venne verso di me,mi sentivo come Bambi nel bosco,praticamente spaesata.
"Come ti chiami?"disse severo,era alto quasi due metri, forse era africano visto la pelle scura.
"Ehm...ho sbagliato porta"diedi una veloce occhiata in giro e vidi la biondona seduta sulle gambe di un tizio.
"Piccola sei nei guai"richiuse con un gesto secco la porta alle mie spalle"Non ti muovere"disse poi.
Ero ancorata al pavimento,le gambe pesanti e la testa che mi pulsava.
" Oh oh un nuovo acquisto di Jack"disse un uomo abbastanza grande da poter essere mio padre.
"Mi scusi,ha sbagliato persona"cercai di sorridere.
"Sei proprio un bel bocconcino, quanto vuoi?"fece un altro passo.
"Non sono in vendita"sbottai.
"Tutto quello che vuoi per un'ora!"biascicò con tono abominevole,mi toccò i capelli.
"Le ho detto di No"strattonai la sua mano"Non mi tocchi che chiamo la polizia" urlai e calò il silenzio.
Tutti si voltarono verso di me e cercai di farmi piccola e invisibile.
"Puttana cosa hai detto?"stava per darmi uno schiaffo, ma venne fermato.
"Steve lei sta con me,torna a giocare,ti faccio divertire con Sally è davvero brava"gli diede un'amichevole pacca sulla spalle e questo se ne andò.
" Liz che cazzo ci fai qui?"mi prese per il polso trascinandomi in una stanza.
"Ciao"ogni volta che lo vedevo,mi limitavo a salutarlo come la scema.
"Ciao Liz"mi sfiorò la guancia con il dorso della mano"Steve è un deficiente non lo pensare"
"Non dovrei essere qui,scusa"abbassai lo sguardo colpevole.
"Sono sincero,speravo che venissi"mi guardò in quel modo penetrante.
"Ho letto il biglietto,non so cosa mi è passato per la testa"strinsi la presa sulla pochette che avevo.
"Buoni quei biscotti" sorrise.
"Sono i miei preferiti"ammisi.
"Da oggi anche i miei" si inumidì le labbra.
"Questo è una partita clandestina?" chiesi.
"Si"prese una sigaretta dal pacchetto"Nominare la polizia non è stato molto saggio"mi ammonii.
"Non sapevo che dire"alzai un sopracciglio.
"Questo è uno dei tanti lavori che faccio"aspirò una boccata.
"Le ragazze sono donne di facili costumi?"
"Chiamale con il loro giusto nome,sono puttane"perché aveva quegli occhi?.
"Anche la bionda che ti ha baciato all'ingresso lo è?"mi morsi la lingua per essere stata così stupida da chiederglielo.
"Lei è Sally,si lo è"mi guardò divertito.
"State insieme?" Wow non avevo più un cervello.
" No,però ci scopo,scopo parecchio" rise.
"Buon per te"distolsi lo sguardo.
"Tu sei fidanzata?" sembrava quasi in imbarazzo.
"Non più... da un po"scrollai le spalle.
"Meglio così"si rilassò" Cioè nel senso che gli uomini sono tutti stupidi"mi fece l'occhiolino.
Bussarono alla porta ed entrò il tipo africano" Jack hanno bisogno di te"
"Un attimo e arrivo"lo liquidò.
" Jack sei impegnato,io vado a casa"
"Vuoi aspettarmi qui? Mi libero e ti raggiungo"disse sorridendo.
"Meglio di no,non dovrei essere nemmeno qui"boccheggiai in cerca di aria,era un addio questo.
"Liz aspetta qui,ti riporto a casa io,tanto so dov'è"mi prese le mani che io lasciai.
"Chiamo un taxi"sospirai "Addio Jack"sibilai.
"È un addio?"chiese titubante.
"Tu sei tu ed io sono io"gesticolai freneticamente.
" Non possiamo essere amici? Tipo che vengo a mangiare i biscotti da te?"sorrise come un bambino.
"Sono gelosa dei miei biscotti"mi morsi un labbro "Ora vado...addio Jack"stavo per andare via.
"Addio Liz"si abbassò alla mia altezza e mi prese il mento tra le mani,avevo il cuore che batteva all'impazzata,mi baciò all'angolo della bocca "Addio"mi superò ed uscii.
Attraversai veloce la sale e scesi al piano inferiore,presi la giacca e chiamai un taxi.
Ero sicura che il capitolo Jack fosse finito qui.



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