JACK
Non feci altro che pregare, fino a quando non arrivai al terzo piano, davanti alla stanza 134.
L'aria era pesante, carica di tensione e poi c'era il silenzio, quel silenzio che mi ricordava tutte le cose brutte, il silenzio che nella mia vita ha sempre simboleggiato dolore.
Faccio un lungo respiro e scrollo le spalle, come se con questi semplici gesti, potessi mandare via la tensione.
Aprii la porta lentamente, la stanza profumava di lavanda e c'erano vari medici attorno al letto, che era coperto dalle loro presenze.
"Ah eccolo"esclamò quello che aveva operato Liz.
"Ho fatto prima che ho potuto"deglutii.
"Non si preoccupi"si spostò, per mostrarmi il letto vuoto, mentre con un gesto chiedeva agli altri di lasciarci soli.
La testa cominciò a girare talmente forte che mi aggrappai allo stipite della porta, per non cadere a terra.
Mi sembrava di avere una trottola al posto del cervello.
"Signor Stone, si sente bene?" prontamente l'uomo in camice, mi soccorse.
"Liz"riuscii a pronunciare solo il suo nome.
"Si sieda"disse cortese, mentre mi accompagnava alla sedia più vicina.
" Mi dica dove cazzo si trova la mia fidanzata" lo afferrai per il bavero della camicia, che fuoriusciva dalla sua impeccabile divisa bianca.
"Si calmi"cercò invano di placarmi, ma questo suggerimento non fece che aumentare la mia paura, che esternavo sotto forma di rabbia.
"Dov'è?"ringhiai, mentre lo alzavo da terra di alcuni centimetri.
" Non parlo fin a quando non si comporterà da persona onesta e non da fuorilegge"sembrava irritato.
"Mi scusi"abbassai lo sguardo colpevole e mollai la presa.
"Finalmente" borbottò"Non mi ha dato tempo di parlare e per il suo comportamento, meriterebbe una bella denuncia, ma cerco di capirla"si sistemò gli occhiali, che erano scivolati sul naso "La sua Elisabeth si è svegliata, un'infermiera la sta aiutando a cambiarsi".
Sorrisi, come se avessi una paralisi facciale.
La verità è che con lei avevo ripreso anche a sorridere.
"Oddio"esclamai"È tornata da me"feci un salto e urlai, come se mi trovassi allo stadio e la squadra del cuore avesse vinto lo scudetto.
"Vuole ancora scuotermi?"chiese pungente.
"Mi scusi davvero"mi grattai la nuca imbarazzato" Sono stato scortese, ma ero agitato" mormorai.
"Non si preoccupi" mi diede un'amichevole pacca sulla spalla e mi lasciò solo.
"Jack"sentii una flebile voce, sembrava la melodia di un carillon.
Mi voltai e davanti ai miei occhi, la donna che amavo.
LIZMi ero svegliata due ore prima ed ora mi sentivo indolenzita, come se un camion mi avesse travolto.
In seguito avevo obbligato il dottore a chiamare Jack e l'infermiera a darmi una sistemata, non potevo sembrare una donna preistorica.
Poi l'avevo visto e i pianeti si sono allineati, sono esplose miriadi di stelle, l'arcobaleno ha fatto capolinea tra le nuvole e il mio cuore ha ripreso a battere per davvero.
"Jack"lo chiamai, ma fu appena un sussurro.
Quando mi guardò negli occhi, con i suoi color ghiaccio, capii che niente e nessuno mi avrebbe portato lontano da lui, nemmeno la morte.
"Amore"con due falcate mi raggiunse, ponendo fine alla distanza.
"Oh Jack"esclamai in lacrime, mentre mi buttai letteralmente tra le sue braccia.
Mi strinse al petto, finalmente ero tornata a casa.
Perché nonostante tutto, nonostante la droga, le puttane, gli omicidi, Christopher, nonostante tutta la merda, lui era il mio posto sicuro, il posto dove sarei sempre potuta tornare.
"Mi sei mancata, come l'aria, te lo giuro"mi baciò dolcemente sulle labbra.
"Anche tu"gli gettai le braccia al collo, cercando di alzarmi sulle punte, anche se avevo dolore alle ossa.
"Ti amo, ho capito di amarti più del possibile"sorrise, illuminando la stanza scura.
"Più della mia vita"mormorai al suo orecchio.
" A proposito..."si scostò, guardandomi severo.
"Ops, ho fatti un guaio"mi morsi il labbro nervosa.
"Peggio, molto peggio"agilmente mi prese in braccio, sistemandomi sul letto.
"Che esagerato, per un colpetto di pistola" la buttai sul ridere, anche se non rideva per niente.
"Non fare l'ironica, rischiavi di morire"Mi fulminò con i suoi grandi occhioni.
"Ora sono qui"abbozzai un sorriso.
"Per miracolo e per fortuna"fece un lungo respiro e prese la sedia di legno che si trovava nell'angolo della stanza.
"Ti sarei mancata?"domandai incerta, era davvero una domanda stupida.
"Che scema sei"si allungò per mordermi il naso.
"James?"distolsi lo sguardo, puntandolo alla finestra.
"Alcuni sono morti, altri feriti, ma lui non si mai vedere e quindi prenderlo è difficilissimo"spiegò.
"Posso chiederti una cosa?"tentai.
"Dimmi"mi prese la mano.
"La polizia? Non dirmi che non vede cadaveri o persone scomparse".
"Corrotta, mia innocente Liz, la gente per i soldi si venderebbe la propria moglie"disse amaro.
"Scappiamo"urlai"Io e te, su un isola deserta"sorrisi.
"Non ti farò rinunciare ai tuoi sogni"usò io tono severo.
"Il mio sogno sei tu, il resto conta nulla"baciai un polpastrello.
"No, finirai di studiare e intanto troverò un modo per non dover scappare per tutta la vita"l'intensità del suo sguardo, fece aumentare il mio battito cardiaco.
" Ma.."mi baciò, ponendo fine alle mie parole.
"Parli troppo"riprese a baciarmi ancora.
STAI LEGGENDO
Salvami, Salvami Tu
RomanceElisabeth studentessa modello,vita ordinaria fatta di sere davanti alla tv ,si concede una sera di follia,una sola per festeggiare un bel voto all'esame tanto temuto Una sera che cambierà per sempre la sua vita,una sfida contro il destino,un tentato...