Jack & le rose

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Aprii gli occhi di scatto,che richiusi poco dopo a causa della luce dei neon,presi un respiro profondo,anche se mi sentivo a pezzi,come se un camion mi avesse investito.

Riprovai ad aprire gli occhi,con il tempo mi abituai alla luce accecante,diedi un'occhiata intorno,ero in ospedale, occhi di ghiaccio mi aveva realmente portati lì.

La macchina cardiaca scandiva i battiti del mio cuore,avevo due aghi infilati nelle vene e una flebo che penzolava,odiavo gli ospedali, odiavo l'odore e la tristezza che aleggia nell'aria. Mi ricorda la morte dei miei nonni,la morte di Steffy la mia migliore amica,mi ricorda che ho pianto troppo e mi fa venire da piangere.

Cominciai ad agitarmi,respiravo a fatica,sentivo soffocarmi,volevo andare via,perché nessuno mi portava a casa?

Il bip della macchina accelerò drasticamente,vedevo le linee verdi alzarsi fino a raggiungere picchi assurdi,stavo morendo?

Ma poi ecco un medico e una ragazza in camice bianco,corsero verso di me e mi fecero una siringa, sbarrai gli occhi e poi persi i sensi.

Mi risvegliai intontita,il profumo della stanza era migliorato, sentivo profumo di rose e infatti vidi un mazzo appoggiato sul tavolino vicino la finestra.

Rose bianche e al centro una rossa,erano forse di Kate? 

Impossibile,lei odiava i fiori,diceva che si portavano ai funerali e ai matrimoni,entrambe situazioni poco piacevoli. Lei era libera,un marito o la morte significavano tenerla in gabbia,quando lei era una farfalla.

Allora chi era stato? 

Cercai di accantonare l'enigma in una parte remota del mio cervello,pensare troppo mi stava spappolando la massa grigia. 

Il silenzio era straziante,per questo mi concentrai sui suoni,il rumore dei passi nei corridoi,il telefono della reception che squillava,il parlottare frenetico dei dottori,sentivo addirittura il suono della goccia che scendeva lungo il tubicino trasparente e si perdeva nelle vene,forse avevo acquistato un super potere.

In verità non volevo ricordare,i ricordi sono la cosa più bella e distruttiva che l'essere umano possiede,ti mandano K.O in meno di un secondo. La gioia e il dolore in un'unica parola:ricordi.

Sbuffavo in continuazione, il chè provocava una fitta alla costata,mi morsi la lingua dal dolore,ringraziando il cielo la porta si aprii ed entrò una donna.

Prese una sedia e l'avvicinò al mio letto,non disse nulla si limitava a guardarmi ed io fissavo lei,avrei scommesso che fosse una strizza cervelli, avevo occhio nel capire il mestiere delle persone.

"Ciao Elisabeth come stai?"socchiusi gli occhi,aprii la bocca ma non emisi suono.

"Tranquilla,stai calma,io sono la dottoressa Fran,sono una psicologa"sorrisi,avevo azzeccato allora.

"Salve" le parole uscirono sole"So già cosa vuole"voleva capire se avessi subito un trauma.

"Secondo te cosa voglio?"piegò leggermente la testa,sembrava amorevole.

"Sto bene, nessun trauma,si fidi"dissi sicura.

"Lascia giudicare me,alcune cose sono molto più profonde di altre"prese una penna e un agenda.

"Senta dottoressa Fran,sto studiando per fare il suo stesso lavoro,so tutto di traumi o di annessi e connessi"

"Bene" chiuse l'agenda"Parlami di ieri"sorrise con aria rassicurante.

"Mi sono svegliata,ho fatto colazione sono corsa all'università per dare un esame ,la sera ho festeggiato e poi sono finita qui"spostai lo sguardo sui fiori"Sa chi li ha mandati?"

Salvami, Salvami TuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora