Sasha, Cristopher e tanti guai.

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Avevo un pensiero ciclico, massacrare di botte Jackson Stone.

Mi prudevano le mani, tanta era la voglia di schiaffeggiarlo su quel bel faccino che si ritrovava.

Adesso capivo Christian Grey e la rabbia che gli saliva, a causa dell'irresponsabilità di Anastasia. Ammetto di aver letto la trilogia di quei libri, solo per curiosità, anche perché catene e frustini non sono il mio genere.

Era uscito di fretta, giustificandosi che aveva un'importante lavoro da svolgere, tutto questo dopo una chiamata alquanto colorita.

Credo che le urla, si siano sentite persino in Italia, ma alla mia domanda su chi fosse all'altra linea, ha risposto sbattendomi la porta della camera in faccia.

Ragion per cui, mi ha salutato velocemente ed è andato via, lasciandomi come lo stoccafisso.

Logicamente, sono in ansia da otto ore, ma evidentemente Mr Stone è un coglione colossale, visto che il cellulare risultava spento e non sapevo che fine avesse fatto.

In questi venti giorni di "rapporto alla Liz e Jack", avevamo passato tutte le fasi.

Quella di sesso selvaggio sul tavolo, sul tappeto, sulla lavatrice, praticamente ovunque, anche se mancavano ancora un paio di posti, tipo la cantina, ma forse era troppo polverosa.

Poi ci siamo urlati contro, come due bestie inferocite, ci mancava poco che ci azzannassimo.

C'è stata la fase gelosia acuta, dove Sally era un taboo e Den rischiava di essere investito con la macchina, se solo veniva nominato per sbaglio.

Tra noi due tutto era amplificato, come se un giorno valesse una settimana, eravamo storditi da quello che stavamo vivendo.

Avevamo affrontato tante prime volte, infondo venivamo da due situazione non proprio rosee, considerando che io non avevo avuto una vera famiglia e nemmeno la figura di un padre, lui addirittura il suo, lo aveva ucciso.

Ci stavamo aiutando a vicenda, spesso eravamo impacciati come due adolescenti, avevamo anche i comportamenti da persone adolescenti.

Ad esempio gli ho lanciato un vaso addosso mentre stavamo litigando, semplicemente perché al parco aveva commentato il culo di una signora piuttosto appariscente.

Però lo amavo e questo bastava ad andare avanti, al momento amavo in silenzio, ma sapevo di essere corrisposta.

I suoi occhi non mentivano mai o almeno non con me, che passavo ore a guardarli e avevo imparato a leggere le paure e le gioie nei suoi occhi ghiaccio.

Percorsi salotto-cucina minimo cento volte, infatti avevo male ai piedi e guardai sul caminetto, dove faceva bella mostra una nostro foto, l'avevo scattata mentre stavamo vedendo C.S.I, telefilm preferito da Jack.

Avevo preso la polaroid e ci avevo immortalati, mentre ci abbracciavamo, sembravano così felici.

Vivevo a casa sua, almeno lo tenevo sotto controllo e potevo medicarlo quando tornava con un labbro sanguinante o lo zigomo gonfio.

Forse mi sarebbe stata più utile una laurea infermieristica, avrei fatto di sicura molta pratica con uno come lui.

Ricomposi il numero di cellulare, sperando che fosse la volta buona "Qui parla Jack, non rompete i coglioni, salve" sorrisi, aveva una segreteria davvero stupida.

L'orologio segnava le tre di notte, per questo corsi in camera ad infilare gli stivali e a prendere il cappotto, se Maometto non va alla montagna, la montagna andrà da Maometto.

C'era un problema, dove si trovava Maometto?

Quello screanzato non mi aveva detto nulla, sembrava incazzato nero e anche spaventato, questo peggiorava il mio umore già abbastanza tetro.

Salvami, Salvami TuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora