L'imboscata

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Quando metabolizzai il discorso di quegli uomini, cominciai ad arretrare impaurita con le gambe che tremavano.

Caddi per terra, sull'erba umida e fredda, sporcando l'abito da sera, finendo per sbucciarmi anche le mani e le ginocchia.

Avevo il cervello in subbuglio, il cuore che batteva furioso e il respiro pesante, dovevo salvare l'uomo che amavo, prima che fosse troppo tardi.

"Devo avvertire Jack, devo avvertire Jack, devo avvertire Jack"ripetevo come un mantra, mentre correvo scalza verso il casinò.

Dopo minuti che sembrarono ore, scorsi il grande edificio bianco tutto illuminato da luci colorate, aprii con una spallata la porta di vetro e mi ritrovai di nuovo tra la gente.

Un paio di donne si voltarono a guardarmi con aria critica, sicuramente perché non indossavo i sandali e il vestito si era sporcato di terra e di sangue, le mandai a fanculo mentalmente.

Mi alzai sulle punte, per scorgere la chioma ribella di Stone o la corporatura possente di Bob, per una volta sarei contento di incontrare quell'africano senza cuore.

"Mi scusi"mi avvicinai ad un cameriere, che era impeccabile nella sua divisa.

"Dica my lady"sembrava impaurito nel vedermi in quelle condizioni "E' successo qualcosa?"appoggiò una mano sulla mia spalla scoperta.

"Sono la fi-dan-zata di Jack Stone"dissi balbettando.

"Sicuro di sentirsi bene?"chiese in evidente ansia.

"Dove cazzo si trova Jack?"alzai il tono.

"Negli uffici"fece un passo indietro, come sorpreso dal mio cambiamento di umore, sembrano sicuramente una pazza.

Annuii e corsi nella direzione che mi aveva indicato, le persone si spostavano schifate al mio passaggio, come se avessi la peste e potessero contagiarsi al minimo tocco.

Il lungo e asettico corridoio bianco, con moquette rossa, conteneva minimo dieci porte, tutte chiuse e senza una cavolo di traghetta che facesse capire cosa contenessero.

Imprecai come un camionista, mentre aprivo velocemente tutte le porte di legno scuro, trovai due bagni, una camera da letto, stanza sorveglianza e nella penultima il mio fidanzato, che parlava ad un gruppo di uomini seduti ad un tavolo rettangolare.

"Jack"lo chiamai, mentre mi appoggiai allo stipite senza forze.

"Liz, che ci fai qui?"chiese sorpreso e preoccupato nel vedermi in quello stato, scrutando la mia intera figura.

"Devo parlarti"abbassai il tono, visto che c'erano altra gente.

"Amore, sei ferita? Ora finisco e andiamo in albergo"mi invitò gentilmente ad uscire, prima di aver accertato che le mie mani non fossero troppo rovinate e non fossi gravemente ferita.

"Porca puttana, ascoltami" lo afferrai per il bavero della camicia "James ha mandato degli scagnozzi qui"dissi tutto d'un fiato.

"Che ne sa di James?"notai l'africano alzarsi e raggiungerci.

"Liz, cosa stai dicendo?"mi guardò intensamente.

"Stavo fuori nel giardino e ho sentito queste persone che parlavano con un certo James, devono fare un'imboscata e uccidervi" quando la realtà dei fatti mi colpí in pieno, cominciai a piangere.

"Sei sicura?"domandò" Liz guardami"mi alzò il mento, fissandomi con i suoi grandi occhi ghiaccio.

"Te lo giuro"istintivamente lo abbracciai.

"Bob raduna tutti e fate un giro di ronda" ordinò severo.

"Okay, andiamo ragazzi"con un gesto della mano fece alzare tutti e scomparvero dalla nostra vista.

Salvami, Salvami TuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora