Convivenza forzata

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Maledetto tempo.

Londra per quanto riguarda il tempo è noiosamente prevedibile, infatti pioveva.

Ero appena uscita dall'università, dopo quattro ore di un seminario,pesante e palloso, sostenuto da un professore bicentenario, che non si decideva ad andare in pensione.

Logicamente non avevo portato l'ombrello, essendo uscita col sole, non pensavo di ritrovarmi nel pieno di un temporale, feci una corsa alla fermata del bus, che per fortuna già era arrivato.

Pagai il biglietto e sorrisi al solito autista, presi posto vicino al finestrino e cominciai a pensare, cosa che facevo costantemente.

Jackson Stone era un mistero, una mina vagante e una cellula impazzita. Aveva detto che ci saremo visti presto e invece di lui non avevo notizie da quella sera.

Stavo seriamente odiando quell'uomo,irresponsabile e screanzato.

Non era una persona seria,compariva quando voleva e rivendicava diritti su di me, poi ritornava alla sua solita vita di merda e la sottoscritta veniva dimenticata. Cosa voleva realmente?

Il mio limite di sopportazione era stato valicato da tempo ormai, non ne potevo più, davvero volevo ritrovare la mia pace.

La pace che era stata perduta, io mi sentivo perduta, un anima in pena che vagava senza meta.

In un modo o nell'altro ne sarai uscita a brandelli, con l'anima a fettuccine e il cuore scamazzato.

Aprii velocemente il portoncino di casa e buttai la tracolla all'ingresso, necessitavo di un bagno caldo.

Riempì la vasca, rovesciai mezza bottiglietta di bagnoschiuma alla vaniglia, quello che usavo da quando ero piccola, feci fare una bella schiuma e mi immersi.

Sorrisi automaticamente, sarei voluta rinascere sirena e godermi il mare.

A rovinarmi l'umore, fu la sensazione di vuoto che sentii, ero sola, ancora una volta, sbuffai.

Odiai Jack anche per questo, perché mi ero illusa di qualcosa senza fondamento, che lo avrei trovato al mio fianco, che mi avrebbe protetto e avrebbe spezzato il senso di inquietudine , che mi attanagliava lo stomaco.

Dovevo prendere una decisione, se fosse tornato ancora, lo avrei rifiutato e mandato a quel paese. Un distacco netto e senza remore, sarebbe stato l'ideale. Dovevo spezzare quella specie di cordone ombelicale che ancora mi legava a lui, che mi legava in una maniera assurda e ossessiva.

Ripresi a respirare normalmente e mi ritrovai a sorridere, avevo preso la decisione giusta.

Vidi le mani rugose a causa dello stare troppo in acqua, che si era anche raffreddata, strinsi un asciugamano intorno al corpo e andai in camera.

Presi dei leggins e un maglioncino, mi preparavo alla mia solita serata, pizza e film strappalacrime.

Asciugai velocemente i capelli, non volevo prendere un malanno, odiavo il raffreddore e la febbre, mi facevano sentire impotente.

Mentre mi accoccolai sul vecchio divano marrone, mi squillò il telefonino, sbuffai rumorosamente.

Speravo che non fosse Kate,con qualche idea stramba, coinvolgendomi in serate troppo movimentate e che comprendevano magliette spacciate per vestiti.

"Pronto?"risposi annoiata, mentre facevo zapping con il telecomando.

Si sentiva un gran fracasso, musica in lontananza e clacson, sicuramente la mia amica si era ubriacata ed ora dovevo soccorrerla. In fondo non sarebbe stata la prima volta.

Salvami, Salvami TuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora