Capitolo 10

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"Ho imparato che la calma è molto più destabilizzante della rabbia,che un sorriso disarma molto di più di un viso corrugato. Ho imparato che il silenzio difronte ad un'offesa è un grido che fa tremare la terra"

"VOGLIO AMMAZZARMI!"urlo esasperata.

Sono ore che mi trovo nella mia stanza -ancora completamente nera- a cercare di studiare la miriade di materie per domani. Ma niente, non ci riesco proprio.

E se mi buttassi dalla finestra? Così mi toccherà mancare da scuola.

"Non solo da scuola..."

Oppure potrei trasformarmi in gatto. Nessuno mi troverebbe e,naturalmente, non sarei costretta ad andare a scuola. Il problema però è uno solo: sono allergica ai gatti...

"Certo, il problema non sarebbe mica quello di non avere nessun super potere per trasformarti in un gatto..."

Trovato! Mi ricoprirò di vernice nera, così potrò mimetizzarmi con questa stanza. O potrei fingermi vampiro, avrebbero tutti paura di me!

"Vi prego, aiutatela..."

Mentre escogito un piano per poter saltare la giornata scolastica di domani, qualcuno bussa alla porta.

"Avanti"dico leggendo qualcosa in arabo.

"Ehi rossa, che fai?"mi chiede Alex, curioso.
"Gioco a scacchi con un orangotango" rispondo sarcasticamente e,notando la sua espressione confusa, continuo "Studio idiota, cosa potrei fare in queste condizioni?"
"Vuoi una mano?"chiede,avvicinandosi al letto su cui sono stessa a testa in giù.
"No grazie, devo riuscirci da sola. E' una questione di principio"rispondo io, sentendo il sangue arrivare al cervello.
"Forse dovresti aggiungere alla tua questione anche il fatto di non studiare in questa posizione poco confortante. Che dici?"chiede divertito.
"Si, forse hai ragione"dico, mettendomi seduta normalmente.
"Sai che sei molto carina così?"chiede sorridendo, facendomi arrossire.
"Non credo proprio"dico sincera. Sono in uno stato pietoso: i capelli rossi sono raccolti in uno chignon disordinatissimo e sono vestita come se fossi in un ospedale. Tra l'altro, ho alcuni amichetti brufoli che hanno deciso di prendere il controllo della mia faccia, rendendola un ammasso di schifo vivente. 
"Non sei andata a lavoro?"mi chiede, dopo aver riso della mia risposta.
"No, per fortuna oggi hanno dovuto chiudere il locale per qualche motivo a me sconosciuto" rispondo, continuando a leggere arabo dal libro di fisica.
"Vuoi lasciare il lavoro?"chiede il biondino, curioso.
"Non so, mi sento a disagio in quel posto"rispondo sinceramente.
"Sai che sarebbe difficile trovare un altro lavoro?"
"Si,lo so"rispondo guardandolo, per poi sbuffare frustrata, a causa di questa materia terribile.
"Travis potrebbe aiutarti  a studiare fisica, può sembrare strano ma se la cava in quella materia" dice poi, capendo il mio turbamento.
"Meglio di no, non vorrei che la sua ragazza psicopatica mi risucchiasse la faccia con un'aspirapolvere" dico, facendolo ridacchiare.
"Come va la situazione con Diane?"dice,diventando serio all'improvviso.
"Vuoi saperlo davvero?"chiedo e,vedendolo annuire, continuo "Una merda totale"sbotto.
"Devi riuscire ad ignorarla, vuole solo istigarti per farti finire in qualche guaio"
"Lo so, ma è difficile"dico con voce bassa.
"Tu provaci"mi dice sorridendo, per poi controllare l'ora dal suo cellulare "Ora devo scappare"
"Dove vai?"chiedo curiosa. Non mi sembra un buon orario per uscire.
"Con i ragazzi, in un posto"spiega, non molto diretto.
"Quindi mi lasciate sola? Mi abbandonate?"
"Se vuoi ti lasciamo Travis"dice ghignando.
"Okay, tornate il più tardi possibile. Addio"gli dico, spingendolo fuori dalla porta della mia stanza, facendolo ridere.

Dopo aver salutato i ragazzi, mi rimetto a studiare.
Diciamo che rimango un bel po' di tempo a fissare le parole scritte su quel libro e, dopo mi stanco e,quindi, getto tutto per terra e afferro il cellulare. Entro su Instagram e noto subito una richiesta, da parte di un certo Jace. E questo chi è?

"Il tipo con cui hai fatto la figura di merda sotto la pioggia"

Oddio,me ne ero dimenticata!

"Che novità"

Ignoro la mia amatissima coscienza ed accetto la richiesta poi, sentendo lo stomaco brontolare, mi fiondo in cucinare per mangiare qualcosa.
Mentre sto per entrare, sento una voce molto flebile, quindi mi fermo all'istante. Sporgo il viso per guardare all'interno della cucina e vedo Travis, molto impegnato a parlare al telefono, così tanto da non accorgersi minimamente della mia presenza a un palmo da lui. Ma cosa ci fa qui? Non doveva andare da qualche parte con gli altri?

"Si lo so che sono in ritardo, non c'è bisogno che me lo dica tu,Alex. Piuttosto, vi siete occupati di quel tizio? Okay, l'importante è non farci scoprire, sto arrivando per finire l'opera" è quello che dice occhi di ghiaccio ad Alex.

Ma di cosa parla? Non avranno mica ucciso qualcuno, vero?

"Ucciso magari no, dato che ha detto lui stesso che sta andando per finire l'opera"

Oddio, ma dove sono finita? Forse sarebbe meglio tornare in camera mia, prima che Travis mi scopra e mi butti in un pozzo pieno di ossa delle persone che ha ucciso e poi mi tagli le dita una ad una.

"Tu che ci fai qui?" 

Ed ecco che, colta in fragrante, urlo come una matta.

"NON UCCIDERMI, TI PREGO. REGALERO' ALLA TUA RAGAZZA UN POLLO, TE LO PROMETTO, MA NON UCCIDERMI" dico urlando, quasi mettendomi in ginocchio. Quasi.

"Perché dovrei ucciderti?"chiede confuso, però quasi ringhiando.
"Perché ho ascoltato la tua conversazione con Alex"mi sfugge.
"Beh dovrei farlo, come tu dovresti farti i cazzi tuoi"dice, per poi allontanarsi.

"Dove lo nasconderete?"chiedo quando sta per uscire di casa.
"Cosa?"chiede con tono duro.
"Beh, il cadavere" dico sussurrando, per paura che qualcuno mi possa sentire.
"Ma cosa stai dicendo?"
"Ah okay, tranquillo, mi sono inventata tutto" dico, facendogli l'occhiolino.

Sono sicura che ci siano dei microfoni in questa casa, ecco perché ha negato tutto. Probabilmente ci saranno anche delle videocamere dato che i miei coinquilini potrebbero essere dei pericolosi capi della droga.

"Tu hai qualche problema" dice scuotendo la testa
"Si, lo so"rispondo io.
"Non hai niente da fare invece di stare qui a rompere le palle?"chiede stufato.
"Beh no, ma tanto stai andando via"
"E se non me ne andassi?"chiede, alzando un sopracciglio.
"Diminuiresti il numero di omicidi"dico a bassa voce, guadagnandomi il suo sguardo confuso.
"Ma stasera sei più strana del solito, o sbaglio?"dice avvicinandosi.
"Tu sei strano, non io!"rispondo subito, dura.
"Cosa succede? Come mai tutta questa ira?"
"Non penso siano fatti tuoi"
"Mmh, interessante" dice ghignado, per non so quale motivo "Per caso nella tua vecchia scuola ti consideravano, beh, strana?"chiede, probabilmente avendo capito il punto.
"Ripeto, non sono cazzi tuoi"
"Ti trattavano male, fiammifero?"chiede con lo stesso tono di prima, quasi con sfida, avvicinandosi sempre di più.
"Smettila"
"Ti deridevano?"
"Ti ho detto di finirla!"
"Ti guardavano ridendo? Ti giudicavano?" usa sempre lo stesso tono, facendo sempre più passi verso di me, mentre io li faccio indietro, trovandomi contro al muro.

"Si prendevano gioco di te come stanno facendo anche in questa scuola?" chiede, in un sussurro.
"Beh sai, di certo non tutti possono essere come te, a cui nessuno si permetterebbe mai di dire qualcosa di offensivo, solo perché rischierebbe di essere picchiato o deriso per il resto del tempo. Non tutti sono come te:così sicuro di te stesso e di tutto ciò che fai, per niente turbato da quello che la gente può pensare perché, ovvio, chi penserebbe mai male di un dio sceso in terra come Travis Clifford? Di te che sei il ragazzo figo, popolare, e ben visto da quasi tutte le ragazze? Tu non sai proprio cosa ho passato o sto attualmente passando quindi fammi il favore di chiudere la bocca e stare zitto" dico esasperata.

Non può permettersi di parlarmi così di un argomento che mi da molto fastidio. Lui non sa cosa ho dovuto passare, non sa cosa vuol dire lottare per rimanere uguali al giorno prima, non lo sa.

"Non osare mai più usare questo tono con me"m i ringhia contro, ad un palmo dal mio viso.
"Chi sei, mio nonno? Pensa ai cazzi tuoi e lasciami in pace" dico per poi allontanarmi velocemente da lui.

Non lo sopporto, giuro.

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