"Sarà che non sorridi mai ma quando poi lo fai vali un'estate intera"
"Penso di stare per svenire" afferma Jace, squadrando con cura tutti i ragazzi dal fisico atletico presenti in campo.
"Calma i bollenti spiriti, signorina" lo derido, divertita dalla sua espressione estasiata,mentre ci sediamo sugli spalti.
"Signorina?" chiede confuso.
"Ti stai comportando come una ragazzina in crisi ormonale"
"Ma io sono una ragazzina in crisi ormonale" ribbatte sorridendo, facendomi scuotere la testa.Mi guardo attorno e finisco per fissare una figura alta, robusta, e due occhi di ghiaccio finiscono su di me, mentre un ghigno appare lentamente su quelle labbra.
"Diamine, neanche tu scherzi" dice Jace, facendomi voltare di scatto verso di lui.
"Cosa intendi dire?"chiedo confusa.
"Stavi mangiando con lo sguardo Clifford"spiega, con un sorrisetto malizioso.
"Chi è Clifford?"
"Travis"
"E Alex?"
"Anche Alex, ovviamente, è un Clifford"
"E perché?"
"Perché è il fratello di Travis?"chiede retoricamente.
"Penso di si" rispondo, facendo spallucce.
"In che senso pensi? Loro sono fratelli"
"E allora perché me l'hai chiesto?"
"Io non ti ho chiesto nulla" dice spazientito, ed io non posso far altro che divertirmi nel vederlo perdere la pazienza a causa mia.
"Si invece"
"E cosa ti avrei chiesto?"
"Una domanda"
"La smetti?"
"E tu la smetti di fare domande a cui non risponderò?"
"E tu la smetti di non rispondere alle mie domande con altre domande?"
"E tu-" non riesco a terminare la frase dato che un pallone di basket mi arriva dritto in faccia.Jace scoppia a ridere mentre io sono pronta ad uccidere l'essere che mi ha tirato questo pallone addosso.
Un ragazzo si avvicina a me, con un braccio dietro la nuca ed un'espressione mista tra l'imbarazzo e il dispiacere. Ecco la mia preda."Ehi, scusa per il pallone, non era mia intenzione colpirti"dice gentilmente, mentre noto altre due figure avvicinarsi a noi. Non loro due ti prego...
"Fiammifero, vedo che hai fatto colpo"dice, sogghignando.
"Adesso vedi come faccio colpo, tirandoti un martello in testa"lo minaccio, come mio solito.
"Stai calma piccola fiammiferaia, quel colpo non poteva che migliorare, dato che peggio di così..." ridacchia l'oca con la sua misera divisa da cheerleader, a cui vorrei staccare le ciocche di capelli una ad una.
"Beh, finiamola qui, la partita sta per iniziare" interviene Jace, mentre il tizio che mi ha lanciato la palla addosso è ancora fermo a fissarmi.La coppietta irritante va via, mentre il ragazzo resta.
"Ehm, quindi, per farmi perdonare-"lo interrompo prima che dica qualcosa che lo metterebbe in una brutta situazione.
"Non uscirò con te"gli dico fredda, ricevendo poi una gomitata al fianco da Jace, che però spingo via.
"Oh, io non volevo uscire con te, certo che no"cerca di mentire il tipo.
"Ottimo, così non dovrò fingere di essere dipiaciuta per averti rifiutato"gli dico, sorridendo falsamente, per poi restituirgli il pallone e fargli un cenno di saluto per fargli capire che se ne deve andare, cosa che fa subito dopo.
"Sei stata davvero cattiva"mi dice Jace, guardando il campo della palestra, dove sta per iniziare la partita.
"Non voglio che le persone si illudano" dico seriamente, guardandolo "L' illusione è una delle cose che ti distruggono di più" continuo poi, spostando lo sguardo sui giocatori della nostra squadra.Odio me stessa per aver permesso a Jace di trascinarmi a questa stupida partita di basket, ma mi odio ancora di più per non essermi chiusa in cantina,nascosta da tutto e tutti a strafogarmi di gelato e leggere fino allo sfinimento.
La palestra è piena di persone, penso sia presente tutta la scuola e mi chiedo cosa mai ci sia di tanto importante nell'assistere a questa roba. Insomma, sono soltanto dei ragazzini troppo cresciuti che giocano con una stupida palla, cosa c'è di speciale?
La risposta mi arriva appena le ragazze dietro di me iniziano ad urlare come delle matte, incitando alcuni componenti della squadra a togliere la maglia. Ma dove siamo arrivati?
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Mi Basti Tu
RomanceSono Kate White,una ragazza con una vita poco ordinaria.Vivevo con mia zia e mio cugino,a Los Angeles,ma in quel luogo mi sentivo soffocare. Ogni minimo particolare mi ricordava i momenti più dolorosi del mio passato e questo non mi è mai piaciuto...