"Sorridi, lascia che tutti sappiano che oggi sei più forte di ieri"
"Potresti togliere questa canzone? È orribile" chiedo ad occhi di ghiaccio che, naturalmente, alza ancora di più il volume, facendomi sbuffare.
Sono passati solo pochi minuti da quando sono salita su questa macchina con Travis ma abbiamo già litigato più volte. All'inizio perché ho appoggiato i piedi sul cruscotto dell'auto e quindi lui si è incazzato a morte con me, iniziando a dire frasi come "Questa macchina costa più di te, mocciosa" oppure "Se provi anche solo a sfiorare qualcosa ti butto fuori". Molto gentile insomma...
"Alla fine hai chiarito con la tua fidanzatina?" chiedo curiosa, so di non dover parlare di quella ragazza ma sono molto curiosa di sapere cosa è successo.
"Ha un nome" dice con tono duro.
"Si ma non me lo ricordo, non è mica una priorità sapere come si chiama la tua-" vengo interrotta dalla sua voce.
"Diane, si chiama Diane" dice freddo "E comunque non sono cazzi tuoi"
"Vorrei solo sapere se avete chiarito dopo ieri sera" dico guardandolo.Ha la mascella contratta, i muscoli tesi e uno sguardo omicida. Cazzo se è infuriato. Forse avrei dovuto stare zitta...
"Se si è arrabbiata per la storia di ieri allora è davvero una stupida. Anche un morto avrebbe capito che si trattava di una grande cazzata" dico sincera, lui mi guarda velocemente e poi frena di colpo.
"Scendi" dice ringhiandomi contro.
"Ma sta piovendo!" dico sbalordita, guardando fuori dal finestrino.
"Non mi importa. Scendi" dice, sempre con lo stesso tono.
"A me invece importa! Sai com'è, non vorrei diventare un pesce sotto tutta quell'acqua!" dico arrabbiata.Si sta comportando come un bambino di quattro anni. Non è mica colpa mia se la sua ragazza è completamente fuori orbita.
"Faresti un favore a tutti, almeno staresti un po' zitta una volta per tutte" mi dice maligno, per poi allungarsi per aprire il mio sportello e spingermi fuori dalla macchina, facendomi cadere con il culo in una pozzanghera.
"MA SEI COGLIONE?" gli urlo contro, non ricevendo risposta. Si limita a chiudere lo sportello e sfrecciare via da qui, lasciandomi sotto la pioggia e completamente ignara di dove si trovi casa mia.Tasto le tasche della mia giacca alla ricerca del mio cellulare, non trovandolo. Poi mi ricordo di averlo lasciato sul sedile della macchina di quel troglodita mongospastico.
"Perché devono succedere tutte a me?" sussurro sconsolata.
Non so come cavolo tornare a casa e, per di più, mi trovo nel bel mezzo dell'Apocalisse.
"Ci manca solo che mi stuprino" dico iniziando ad incamminarmi alla cieca, ignara di dove sto andando e di dove finirò molto presto.
"Probabilmente in Madagascar"
Mentre do ragione alla mia coscienza, sento qualcosa toccarmi la spalla, e di certo non è la pioggia.
"NON MI STUPRARE!" grido verso il mio presunto stupratore.
Quando mi volto, però, mi rendo conto che non si tratta di uno stupratore ma di un semplice ragazzo impaurito, probabilmente perché stavo per tirargli un pugno sul naso.
"Sei uno stupratore?" chiedo, incrociando le braccia.
"Ehm, no. Non mi metto a stuprare la gente" dice lui.
"Non sei tanto convincente" dico osservandolo attentamente.È un ragazzo molto alto, con dei capelli scuri e gli occhi del medesimo colore. Molto carino, forse troppo per essere uno stupratore, ma non si sa mai...
"Non mi puoi credere sulla parola?" mi chiede, coprendosi meglio con il suo ombrello.
"Potresti essere un pazzo maniaco" dico ovvia, l'apparenza inganna eh...
"Qui quella che sembra pazza sei proprio tu. Secondo te è normale passeggiare sotto la pioggia come se nulla fosse?" chiede ridacchiando.
"Certo, le lucertole camminano spesso sotto la pioggia"
"Non credo tu sia una lucertola" dice sorridendo divertito.
"E cosa te lo fa pensare?"
"Credo tu sia troppo carina per essere una lucertola" dice facendomi arrossire ed io, per non farlo notare, mi getto a terra a pancia in giù. Tanto sono completamente bagnata.
"Cosa fai?" chiede ridendo.
"Ti mostro che sono una lucertola" dico, iniziando a camminare a gattoni come una lucertola.
"Credo sia meglio che tu torni ad essere una ragazza" dice porgendomi la mano destra.
"Solo se tu credi che sono una lucertola"
"Facciamo che io credo che tu sia una lucertola se tu ti convinci che non sono uno stupratore"
"Mi sembra un giusto accordo" dico mettendomi in piedi grazie al suo aiuto.
"Allora lucertola, come mai cammini sotto la pioggia tutta sola?" chiede curioso.
"Un tipo mi ha gettata fuori dalla sua macchina perché ho insultato la sua ragazza" dico alzando gli occhi al cielo.
"Un ragazzo d'oro insomma" dice ridacchiando.
"Un amore..." dico sarcastica.
"Forse è meglio tornare a casa" dice dopo aver sentito un tuono.
"Si infatti, peccato che io non sappia dove sia casa mia"
"Cosa? Sei seria?" chiede confuso
"Già, mi sono trasferita qui solo ieri e quindi non ricordo dove si trovi casa mia e il mio cellulare è nella macchina di quel coglione" dico spiegandogli la situazione.
"L' indirizzo lo ricordi?" chiede lui, ed io tiro un bigliettino fuori dalla tasca della mia giacca.
"Ecco" dico porgendogli il bigliettino con su scritto l'indirizzo.
"Conosco la strada, è la stessa dove vivo io" dice sorridendomi.
"Quindi mi ci porti tu?" chiedo speranzosa.
"Certo, ora però vieni qui" dice facendo cenno verso il suo ombrello.Solo l'idea di stare in uno spazio così ristretto con un ragazzo mi fa imbarazzare.
"Nono, sto bene così" dico, quasi balbettando.
"Non vorrai prenderti una polmonite spero" dice, coprendomi con l'ombrello.
"Andiamo?" chiedo, guardando in basso perché se alzassi la testa i nostri visi sarebbero vicinissimi.
"Okay" dice lui ed iniziamo a camminare.Dopo circa trenta minuti ci ritroviamo davanti a casa mia, e dei miei quattro coinquilini.
"Okay io vado..."
"Kate, mi chiamo Kate" dico, notando la sua frase lasciata in sospeso.Lui mi sorride, mi saluta e va via, lasciandomi sola davanti alla porta. Ringrazio il cielo di aver portato con me le chiavi di casa ed entro.
"Cristo, ma cosa ti è successo?" chiede Alex preoccupato, vedendomi completamente bagnata.
"È successo che quel coglione di tuo fratello mi ha buttata fuori dalla macchina e ho dovuto farmi la strada a piedi e sotto la pioggia" dico alzando leggermente il tono di voce.Quel suo gesto mi ha fatto davvero alterare. Non può comportarsi in quel modo per una stupidaggine, non è un comportamento maturo.
"Tieni Kate" mi dice Luke, appoggiandomi una coperta sulle spalle, ed io lo ringrazio.
"Come hai fatto a trovare la strada?" mi chiede Alex curioso
"Ho incontrato un ragazzo che mi ha aiutata" dico guardandolo.
"Ti sarai sicuramente raffreddata" dice Luke guardandomi .
"Credo di si" dico starnutendo
"Quanto è coglione quel ragazzo" sussurra Alex fra sé e sé.
"Decisamente troppo" dico, incamminandomi verso la mia stanza.
"Kate, cosa vuoi mangiare?" mi chiede Luke prima che salga le scale.
"È uguale, mangio di tutto" gli rispondo.
"Ce ne siamo accorti" dice Alex ridacchiando, io gli faccio la linguaccia e filo in camera.Afferro la biancheria e dei vestiti puliti e vado in bagno per farmi una doccia rilassante. Uscita dalla doccia mi vesto e, dopo aver asciugato i capelli ed averli raccolti in una crocchia disordinata, scendo giù in cucina.
"È pronto" annuncia Luke, ed io mi vado a sedere a tavola.
"Come va?" mi chiede Alex.
"Diciamo che adesso mi sento asciutta" dico ammirando ciò che ha cucinato Luke.
"Travis non è più tornato a casa" dice quest'ultimo, sedendosi difronte a me, accanto a Matt (che, come sempre, non osa profanare una parola).
"Spero sia caduto in un fiume" sussurro mangiando la buonissima pasta preparata da Luke.
"Secondo me è caduto nel letto di Diane" dice Alex ridacchiando.
"Anche secondo me" dice ,udite udite, quel chiacchierone di Matt.Ad un tratto si sente il rumore della porta d'ingresso e qualche minuto dopo, Travis fa il suo ingresso in cucina.
"Sono sazia" dico alzandomi dalla sedia per allontanarmi il più possibile da quel cretino, cosa che mi risulta difficile dato che mi afferra il polso fermando il mio tentativo di fuga.
"Lasciami" gli dico con tono freddo. Freddo come il ghiaccio nei suoi occhi e, probabilmente, anche nel suo cuore.
"Sei proprio una bambina" dice alzando gli occhi al cielo.
"Beh allora ricordati di non abbandonare mai più una bambina in mezzo alla strada e, perlopiù, sotto la pioggia" dico staccandomi dalla sua presa.
"Decido io cosa farci con le mie bambine" dice in tono malizioso.
"Se vuoi ho un consiglio, buttatevi sotto un treno" dico facendolo ridacchiare "E per la precisione, io non sono e non sarò mai tua" continuo per poi allontanarmi dal suo ghigno.Il suo comportamento mi fa alterare, lo conosco da due giorni e già fa di tutto per farmi incazzare. Ma se pensa che facendo così io me ne vada si sbaglia di grosso. Non l'avrà mai vinta, non contro di me...
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Mi Basti Tu
RomantizmSono Kate White,una ragazza con una vita poco ordinaria.Vivevo con mia zia e mio cugino,a Los Angeles,ma in quel luogo mi sentivo soffocare. Ogni minimo particolare mi ricordava i momenti più dolorosi del mio passato e questo non mi è mai piaciuto...