22. Corteggiata

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La porta del mio ufficio si apre, è mercoledì. Il sole è alto nel cielo ma sembra avere freddo pure lui, tanto che sono costretta ad accendere il riscaldamento. Quando Luca si avvicina alla scrivania, smetto momentaneamente di compilare il registro.

Sta zitto, non dice una parola, mi consegna un piccolo post-it giallo e se ne va richiudendo la porta alle sue spalle.

"Oggi pranziamo insieme, niente scuse, tranquilla, i miei non ci sono, ci troviamo alle 13 di fronte al ristorante. Mx"

Sorrido, guardando poi l'ora. Sono le 11:30.

Decido di scrivergli un messaggio, dato che sono sommersa di impegni. Solo questo pomeriggio due uomini influenti vogliono parlarmi, spero non vogliano farmi nessuna offerta, altrimenti potrei soffocarli con le noccioline di Clara.

"Buongiorno Matteo, i post-it ti piacciono tanto, eh? Ci vediamo dopo, ma subito dopo pranzo devo ritornare al lavoro, oggi sono impegnata. Ps. Riguardo i tuoi genitori, ho la mia vendetta" gli scrivo con un sorriso sulle labbra.

Non aspetto la risposta e torno subito a compilare i registri. Quando mi sposto al piano bar per prendere dell'acqua noto il padre di Matteo avvicinarsi al bancone e, come in all'erta, mi guardo intorno cercando impaurita sua moglie.

Filippo:-Tranquilla, la vipera non c'è, è a rifarsi la piega qua vicino- mi dice come se mi avesse letto nel pensiero.

Gli sorrido imbarazzata, per poi salutarlo.

Io:-Buongiorno signor Filippo, cosa posso fare per lei?- chiedo cortese, sollevata dall'assenza della donna

Filippo:-Puoi iniziare dandomi prima del tu e poi un bicchiere di quello strano drink dell'altra sera, ho bisogno di alcol per sopportarla- mi dice e annuisco, senza sapere cosa dire.

Chiamo Luca e gli passo l'ordinazione, per poi accettare l'invito di Filippo sedendomi accanto a lui su uno degli sgabelli del piano bar.

Filippo:-Sai, mio figlio non aveva mai presentato una donna a Roberta. Le poche che aveva intravisto erano dei cagnolini a sua disposizione, lei non ne sopportava nemmeno una e finiva per farle scappare via. Io però stavolta tifo per te, continua ad affrontarla, vedrai che smetterà di romperti le scatole prima o poi- mi dice, senza guardarmi.

Io:-Lo faccio solo perché lei mi tratta male senza un vero motivo. Lo fa così, per sfizio e mi da fastidio- ammetto osservando le venature del marmo del piano bar.

Devo ammettere che sono veramente interessanti.

Filippo:-Che ci vuoi fare, è una stronza- dice facendo spallucce

Io:-Le piace il drink?- dico la prima cosa che mi viene in mente, tentando di cambiare argomento.

Filippo:-È delizioso- risponde soltanto, fra un sorso e l'altro

***
Esco dal ristorante all'una in punto, trovando Matteo appoggiato alla sua macchina ad un metro dall'ingresso.

Mi saluta con un bacio a fior di labbra e, senza perdere tempo, mi apre lo sportello della macchina invitandomi tacitamente a salire.

Io:-Dove andiamo?- chiedo una volta in strada

Matteo:-In gita- dice soltanto, chiudendo il discorso.

Io:-In gita... dove?- chiedo curiosa, osservando il suo profilo

Matteo:-Francesca, stai già facendo troppe domande- dice e accende la radio, ignorandomi totalmente.

Non so quanto tempo passiamo in macchina, ma so per certo che mi addormento dopo poco. Quando mi sveglio, non credo ai miei occhi.

Il mare.

IL MARE.

Io:-Oh cavolo, dove siamo? Quanto ho dormito?- chiedo sconvolta, schiacciando il viso sul finestrino, il sole sta per tramontare.

Matteo:-Vicino Venezia- risponde tranquillo.

Sgrano gli occhi, non posso crederci.

Venezia.

Io:-Cosa?!- esclamo sperando di aver capito male.

Matteo:-Venezia, ma siamo in ritardo, il traghetto parte tra poco- risponde accelerando.

Resto in silenzio cercando di elaborare la situazione.

Matteo mi ha portato a Venezia, lontanissima da Bologna, senza il mio consenso e non ho idea di quando torneremo. Aiuto.

Quando parcheggia e mi tira fuori dalla macchina, vedo un piccolo traghetto a qualche decina di metri di distanza. Fa i biglietti ed io resto ancora in silenzio, mentre cerco di sistemare i capelli con le dita, che ora come ora assomigliano ad un nido di rondini.

Quando ci sediamo improvvisamente mi sale il panico.

Soffro il mal di mare. Cazzo.

Io:-Matteo- lo richiamo scuotendogli il braccio

Matteo:-Sì?- risponde calmo

Io:-Soffro il mal di mare- confesso e lui mi prende la mano, prima di tranquillizzarmi

Matteo:-Tranquilla, andrà tutto bene- mi dice.

Le ultime parole famose.

Un'ora d'inferno dopo, torniamo sulla terra ferma su un'isoletta di cui non conosco nemmeno il nome. Ho vomitato due volte, una signora accanto a me si è sentita male e ho girato tutta la nave alla ricerca di un dottore in preda al mal di mare. Poi ho vomitato ancora, per fortuna sono viva.

Matteo:-Non ti porterò mai più su un traghetto- decide mentre mi guarda inchinarmi sulla banchina e abbracciare una pietra.

Sono troppo felice di essere ancora viva.

Io:-Ti odio- gli dico, iniziando a guardarmi intorno estasiata.

Matteo:-Stanotte dormiremo qua, domani mattina faremo colazione qui e ripartiremo con il traghetto alle 11, l'imbarco è alle 10:30, poi un viaggetto in macchina e di nuovo a Bologna- mi illustra il piano, mentre io sgrano gli occhi.

Solo adesso, noto che tiene un borsone in spalla, sembra uno di quelli di palestra, probabilmente si è organizzato bene.

Mi ha rapita.

Io:-Sai che potrei denunciarti per rapimento e sequestro di persona, vero?- gli dico trattenendo una risata divertita.

Matteo:-Mi piace rischiare- mi risponde regalandomi una linguaccia.

Non gli rispondo, decisa a lasciar perdere. Lo seguo in silenzio pensando seriamente di fargli lo sgambetto per vendicarmi ma, dato che penso sia una cosa infantile, tento di evitare.

E invece no.

Metto il piede davanti al suo, ma lui fa forza spostando in avanti la mia gamba, facendomi perdere l'equilibrio. Cado sulla sabbietta, culo a terra. Doveva cadere lui, mica io.

Che figura di merda.

Lui si gira fingendo di essere sorpreso, mi porge una mano ma incrocio le braccia aggrottando le sopracciglia.

Mi vendicherò Matteo, non sto scherzando.

Io:-Matteo Farro, io ti odio- gli dico offesa e lui, in tutta risposta, si lascia andare in una risata genuina e più che fragorosa.

Stronzo.

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Questo capitolo è cortissimo, lo so, scusate. Non sono molto ispirata ultimamente.

Indipendence (Completata)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora