30. Interrogatorio

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X:-Possiamo entrare?- chiede il poliziotto sulla sinistra e un po' stordita, annuisco facendo spazio ai due per farli avanzare in salotto.

I due, alti e con espressioni serie, mi osservano, uno dei due, annusa l'ambiente come un segugio.

Io:-Ditemi, che cosa succede?- chiedo preoccupata, mentre riacquisto piano piano lucidità.

Osservo i due, uno ha la barba folta ma curata, l'altro sembra più giovane ed è completamente sbarbato, il viso pulito e ordinato.

Quello con la barba, come prima, prende parola.

X:-Dovrebbe seguirci in caserma, signorina. Lì le spiegheremo tutto.-mi dice, breve e conciso, con una frase che vuol dire tutto ma non vuol dire niente.

Clara e Claudio escono dalla mia camera attirando subito l'attenzione dei due agenti in divisa, che osservano i miei due amici con aria di sufficienza.

Io:-Posso almeno sapere di cosa si tratta?- chiedo, impaziente.

X:-Una delle sue dipendenti è stata ritrovata priva di vita questa sera, abbiamo ragione di credere che qualcuno le abbia intenzionalmente tolto la vita- mi dice ed io rimango sconvolta, cercando subito lo sguardo di Clara, che mi osserva sbigottita.

Spalanco la bocca e gli occhi contemporaneamente, sbigottita e sconvolta dalla notizia. Senza nemmeno chiedere di chi si tratti, una serie di film mi invadono la mente e terrorizzata corro a prendere delle scarpe e un cappotto appena mi dicono che devo seguirli. Dò istruzioni a Clara di chiudere ogni finestra e la porta in modo che nessuno entri non appena decidono di andar via e seguo i due agenti fino alla volante, mi fanno sedere dietro e immediatamente l'agitazione diventa sempre più difficile da mascherare. Non ho manette, non mi controllano come se fossi una delinquente, la macchina non è chiusa a chiave, ma l'ansia rimane comunque.

Non so cosa ho fatto, ma sicuramente non ho ucciso nessuno.

Mezz'ora dopo sono dentro l'aula interrogatori della caserma di polizia, con un bicchiere minuscolo di caffè dei distributori automatici e un uomo davanti che fa domande.

X:-Allora Francesca, conosce questa ragazza?- mi chiede, facendo strisciare sul tavolo argentato una fotografia. La riconosco subito, è Alysia.

Io:-Sì.. è una delle bariste..- dico a voce bassa

X:-Qualche ora fa il suo corpo è stato ritrovato in un cassonetto vicino al suo ristorante- mi dice e sono sempre più sconvolta

Io:-Oddio...- riesco solo a dire fissando la sua foto, con gli occhi che minacciano di tirare fuori lacrime fino a prosciugarmi.

X:-Come potrà ben comprendere, dato che si tratta di una sua dipendente e il corpo è stato ritrovato così vicino al ristorante, dobbiamo chiedere alcune cose anche a lei.. ha un alibi signorina?- mi chiede guardandomi negli occhi

Io:-Suppongo di sì..- rispondo, sperando con tutto il cuore che sia veramente così.

X:-Dov'era questa mattina verso le 10?- mi chiede, secco e autoritario.

Io:-Ero.. con il mio ragazzo al parco, abbiamo preso un gelato insieme, poi abbiamo discusso e sono andata a casa, poco dopo mi hanno raggiunto i miei amici- racconto facendo mente locale, cacciando un brivido quando nomino Matteo, ricordando le rivelazioni di stamattina.

X:-Parleremo con loro per confermare il suo alibi- afferma, sedendosi davanti a me. A questa frase annuisco soltanto.

Striscia un'altra foto sotto al mio naso, il corpo di Alysia senza vita fra le buste all'interno del cassonetto. A quella visione porto entrambe le mani alla bocca, i miei occhi sembrano spiritati e un turbine di emozioni negative si accanisce su di me.

X:-Sa se per caso qualcuno avrebbe potuto farla fuori?- mi chiede e io non so proprio come rispondere

Io:-Non la conoscevo bene, conosco suo fratello ma hanno un bel rapporto, non conosco nessuno che la odiasse a tal punto da ucciderla- dico sinceramente, con il tono di una persona disperata, che cerca di pensare a chi potrebbe essere stato.

X:-Aveva nemici? l'aveva vista preoccupata ultimamente? Magari aveva litigato con qualcuno?- chiede ed io faccio mente locale.

Se avesse nemici, non era una domanda a cui sapevo rispondere e preoccupata non mi sembrava.. facendo mente locale ricordavo qualche discussione con Matteo per telefono, ma non ero sicura si trattasse di lei e qualcosa in me mi ripeteva di star zitta.

Io:-Non so se avesse nemici e non ho notato stranezze nel suo comportamento, forse Luca, che ci lavora a stretto contatto potrebbe aver notato qualcosa- dico riflettendoci sù. Lavorano così tante ore assieme che sicuramente lui può dire di averla conosciuta molto meglio di me.

X:-Sapeva che la ragazza assumeva droga regolarmente?- mi chiede e lì resto proprio di sasso

Io:-No! Non sembrava una drogata e credo non lo fosse, non l'ho mai vista o sentita parlare di droga, era una brava ragazza- rispondo, allibita... Alysia non mi sembrava una drogata, ma non posso rispondere in modo certo, dato che non la conoscevo così bene.

X:-Bene, per ora non ho altre domande. Ma se le dovesse venire in mente qualcosa, un qualsiasi dettaglio, non esiti a chiamarmi- mi dice, porgendomi un biglietto da visita che prendo prontamente.

La porta della stanza si apre e mi accompagnano gentilmente fino all'esterno della caserma, dove tutta tremante, un po' per il freddo e un po' per l'ansia, chiamo Matteo.

Dopo qualche squillo mi risponde e senza nemmeno lasciarlo parlare, lo imploro di venirmi a prendere. Cinque minuti dopo la sua macchina parcheggia davanti all'ingresso ed io mi fiondo in macchina infreddolita.

Appena chiudo lo sportello sento il calore dell'aria condizionata che subito mi dona sollievo.

Matteo:-Che è successo? Che ci facevi qui a quest'ora della notte in caserma?- mi chiede velocemente parlando a macchinetta, con un'espressione preoccupata dipinta sul volto.

Io:-Possiamo andare da te e parlarne lì?- gli chiedo.

Solo durante il tragitto, che trascorriamo in silenzio, mi ricordo di come stamattina sono corsa via e so che a questo punto, una volta a casa mi toccherà parlare anche di questo, anche se penso che con una notizia come quella che sto per dargli, ciò che è successo stamattina passerà in secondo piano.

Sono molto spaventata in questi giorni, non c'è momento in cui io possa rilassarmi o riesca a stare tranquilla, vorrei addormentarmi e risvegliarmi fra tre mesi, andare in letargo e svegliarmi scoprendo che era tutto un sogno e che la mia vita in realtà è noiosissima. Ma purtroppo questa è la vita reale.

Matteo mi riporta alla realtà per avvisarmi che siamo arrivati, scendo di corsa per non prendere freddo e velocemente ci dirigiamo entrambi all'interno della sua abitazione.

Matteo mi aiuta a levare il cappotto e lo appende assieme alla sua giacca, io resto ferma non sapendo cosa fare, poi mi prende la mano e andiamo fino in camera da letto. Ci sdraiamo sul letto uno accanto all'altro, in assoluto silenzio. Fisso il soffitto, nella speranza di trovarci le parole giuste per dirgli cosa è successo. Ma ovviamente, non le trovo. Così opto per una frase semplice, concisa, diretta.

Io:-Alysia è morta, l'hanno ammazzata- dico, senza spostare lo sguardo dal soffitto.

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Indipendence (Completata)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora