Capitolo sedici

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"T'insegnerò che avrai coraggio soltanto quando avrai paura"
(T'insegnerò, Povia)

Chiara e Paolo sono seduti sul mio letto, io continuo a preparare borsoni e valigie, ribalto il mio armadio e più lo ribalto, più vedo magliette che non mi entreranno più, jeans troppo stretti, niente di adatto al posto in cui starò da oggi in poi.
-A me non sembra una buona idea- Ripete Chiara, giocando con la cover del suo cellulare tutta smollata.
-Amore, vorrei avere un'altra scelta- Le rispondo un po' infastidita.
-Vieni da me- Propone Paolo, smettendo di torturarsi le mani.
-Non posso pesare sulla tua famiglia, in più non avete spazio per me- Cerco di essere oggettiva, di fargli accettare la cosa, ma se già l'accetta con difficoltà Chiara, non penso che Paolo l'accetterà mai. Mamma è stata inflessibile. Non sono servite le urla di mio padre, non è servito che piangessi, che mi disperassi per rimanere con loro. Ha continuato a combattere la sua battaglia per sbattermi fuori di casa e io, ad un certo punto, ho dovuto cedere. Il rapporto tra lei e papà si è raffreddato, non si guardano, papà dice che non è la scelta giusta, mi continua a pregare di rimanere, ma non fa bene a nessuno che io rimanga in questa casa troppo stretta per me e per noce.
-Potrei dormire sul divano e potresti stare in camera con Rebecca- Aggiunge, con una nota di disperazione nella voce.
-Paolo, non puoi dormire sul divano per nove e mesi e poi chissà quanto finché non avrò abbastanza risparmi per fare qualsiasi cosa- Continuo a spiegarlo con calma, ma non sembra capire. -E poi è più giusto che io stia da Marco- Concludo e lui si incupisce più di prima, Chiara si alza e mi dà una mano a sistemare le mie cose. -Smettila di fare il preso a male- Sgrido Paolo, che mi guarda con una tristezza infinita. -E' lui il padre, si è preso le sue responsabilità che è già un miracolo...- Spiego con un piccolo sorriso -Che poi, non è che se le sia prese così tanto- Aggiungo, buttando i jeans che mi passa Chiara nell'ultima borsa.
-Cosa intendi?- Chiede Paolo, a cui ho raccontato solo di quando c'erano i genitori miei e di Marco a parlare e non di quello che mi ha detto lui dopo che mi sono ripresa.
-Ha detto che lui si prende la responsabilità per questi nove mesi- Risponde Chiara al mio posto.
-Poi vuole il test del DNA- Continuo io, sospirando pesantemente. -Ha detto che non vuole crescere un figlio, mi darà una mano per quello che può che capisce la mia scelta, ma è mia. Mi darà dei soldi, mi ospita da lui, ma per ora non se la sente di crescere un figlio-
-Ci credo, magari prima dovrebbe crescere lui! E scusami tutte le cose che ha detto a tua madre? Le ha scordate un minuto dopo? O le hai esagerate tu quando me le hai raccontate?- Domanda, un po' confuso e scocciato.
-Ha detto che era solo per darle una mano, perché capisce che la situazione fa un po' schifo- Risponde di nuovo Chiara per me, mentre io sistemo il computer e inizio a fare un riepilogo mentale di tutte le mie cose, per controllare di aver preso tutto.
-Io te l'avevo detto di stare lontana da lui- Mi ricorda Paolo, non più con quel velo di tristezza sugli occhi, ma solo arrabbiato, a tratti geloso.
-Paolo non ricominciare- Lo sgrido, sbuffando. -Non puoi decidere che mi piace e chi no, è successo, mettiti l'anima in pace-
-Potevi avere chiunque!- Esclama seccato. -Perfino me-
-Che cazzo stai dicendo? Sarebbe come stare con mio fratello!- Esclamo un po' sconvolta e Chiara ci interrompe.
-Per favore smettetela. Paolo, avevi promesso ad Emma di non farle più pesare questa cosa. Emma cerca di non ricordargli ogni secondo che sei incinta di quello che odia!- Urla, infastidita. -Se litigate un'altra volta me ne vado, manco foste sposati dio mio- Commenta, staccando una foto di me e lei al mare dalla parete e facedomela scivolare in borsa. -Io e Paolo- Dice poi, guardandolo severamente. -Ci saremo sempre. Ricordatelo. Ma soprattutto...- Mi guarda ridacchiando e io non capisco. -Invitaci da Marco ti prego! Insomma, le nostre serate cinema non possono finire solo perché vai da lui- Spiega piuttosto esaltata. -Io voglio rientrare in quella casa-
-Ah, fantastico, ci sei stata anche tu?- Chiede Paolo un po' sconvolto.
-Ho recuperato il suo cellulare una volta- Risponde un po' esaltata.
-Io non ci vengo a casa di Marco- Spiega lui, abbracciando un cuscino.
-Dai Paolo! Alla fine vuoi bene anche a me, io lo so, ormai ci conosciamo da tanto- Dice Chiara, guardando me come per chiedermi il permesso, poi torna a guardare lui. -Devi sapere che potrei aver beccato il mio fidanzato al centro commerciale con la sua ex, sto cercando di fare finta di niente, Emma ha provato anche a chiamarlo per provare a capirci qualcosa ma niente- Ammette lei, cercando un po' di impietosirlo. -Ho bisogno delle serate cinema- Conclude, abbozzando un sorriso.
-Ma chiarire con Simone non è meglio delle serate cinema a casa di Marco?- Propone lui, anche se ormai ha perso le speranze.
-Se tu hai un'idea su come capirci qualcosa su Simone senza farci sgamare è ben accetta, ma le serate cinema si fanno anche da Marco- Sentenzio, come se casa di Marco fosse diventata all'improvviso anche mia.

Mia mamma non ha pensato nemmeno di salutarmi. Papà mi ha abbracciata e non voleva che andassi, ma gli ho detti che non c'era un'altra soluzione. Ho sentito che litigava con mamma mentre me ne andavo. Ha aggiunto "a Checco chi lo spiega?" e io mi sono girata di scatto. Gli ho detto che lo farò io, ma prima devo sistemare le mie cose da Marco. Prima devo vedere se è fattibile, se riuscirò a dormire lontana da mio papà, se la mia camera non sarà troppo buia, io ho paura del buio. La casa di Marco è più grande ogni volta che la vedi. Chiara mi aiuta con i borsoni, Paolo non ha voluto sapere niente: ha caricato le cose in macchina di Chiara e ha detto che per lui è già troppo venire a casa di Marco qualche sera, non poteva farcela ora. Lucia ci apre la porta, mi sorride, mi dice che è felicissima, che non vede l'ora di vedere come sarà noce, se sarà maschio o femmina.
-La settimana prossima ho l'ecografia e me lo diranno quasi sicuramente- Le spiego, accarezzandomi la pancia ormai abbastanza pronunciata, o forse è solo che ora non la nascondo più come prima. Mi infastidisce ancora un po', ma ormai lo sanno praticamente tutti: tranne che a scuola, dove spero la notizia si sparga con cautela e il più tardi possibile.
-Ciao Emma- Mi saluta Marco, poi saluta anche Chiara e guarda tutte le borse e le valigie. -Lucia dov'è diavolo è Alfonso?- Chiede poi, un po' stranito.
-Sta arrivando, l'ho chiamato un minuto fa, stava dando a vostro padre un pacco che hanno consegnato qualche ora fa-
Alfonso arriva subito. Non l'avevo mai visto, tutti impettito prende le mie borse e le porta via. Io sgrano gli occhi e inizio a qualche pizzicotto sulle braccia, stringendo la mano di Chiara.
-Questo posto è una reggia- Commenta Chiara in un bisbiglio al mio orecchio. Annuisco osservando il salotto, i lampadari che pendono dal soffitto, un piccolo piano bar all'angolo. Cose che si vedono solo nei film. E' la prima volta che vedo realmente questa casa, eppure ci sono entrata tutte le volte. Lui mi ha sempre fatta salire dalla scalinata che c'è all'ingresso, la sua camera è la prima proprio dopo le scale. Io pensavo fosse immensa, ma non così tanto.
-I tuoi?- Chiedo, guardandomi in giro. Avevo paura della loro reazione a vedermi qui. Hanno accetto che Marco volesse ospitarmi, ma continuo a non andargli molto a genio, anche se sicuramente sono stati più comprensivi di mia madre.
-Sono tutti e due al lavoro, li vedrai per sbaglio forse una sera a settimana- Risponde, abbassando lo sguardo quasi dispiaciuto. -Non è un problema, c'è tanta gente in questa casa- Spiega, accennando un sorriso. -C'è Lucia che già conosci, Alfonso, in cucina c'è Nazarena, poi c'è Elena, Elena è fantastica- Elenca, e Lucia sorride. Tutte quelle persone che lavorano per i suoi genitori sembrano legati a lui molto più di loro, almeno all'apparenza. -Ho due sorelle- Sbotta, agitando una mano nei capelli, come se la cosa potesse infastidirmi. -Cioè sono gemelle, si chiamano Sofia e Sara e sono insopportabili!- Esclama scuotendo la testa disperato. Ridacchio per la sua espressione buffa, e Chiara mi lascia la mano sospirando.
-Penso di dover andare, mi raccomando, qualsiasi cosa chiamami- Dice, abbracciandomi e dandomi un bacio sulla guancia.
-Certo amore- La rassicuro, con un sorriso. Con Marco qui, che si imbarazza e mi presenta tutto ciò che per lui è quotidiano, all'improvviso mi sento sollevata, quasi mi viene da azzardare che sarà un buon padre, quasi mi viene da pensare che andrà tutto bene. Quasi.

La stella più fragile dell'universo [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora