Capitolo quarantadue

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"Cuori svuotati come batterie, io che cambio ogni giorno, ma non cambio bugie"
(La bella e la bestia, Achille Lauro)

-Emma- Mi scuote Chiara, facendomi riaprire gli occhi. Osservo la stanza bianca e rosa in cui mi trovo. Sono sdraiata su un lettino, ma ho ancora i miei vestiti e nessuna flebo, solo uno di quegli aggegi per misurare la pressione. -Oh mio dio, mi hai fatto perdere dieci anni di vita!- Esclama lei, gettandosi su di me per abbracciarmi, mi stringe e io realizzo tutto in un secondo. Marco, Elena, la sua scrivania, lui che voleva spiegarmi, io che me ne sono andata, che facevo finta che non mi avesse fatto male, ma la pressione mi si dev'essere alzata troppo.
-Chiara mi stai soffocando- Le dico, cercando di staccarla, lei ride, o forse piange e si stacca sorridendomi, mi stringe una mano, parla di tutto e niente, di un milione di cose che non m'interessano.
-State bene tutte e due da quanto ho capito- Mi rincuora, poi, leggendomi nel pensiero. -Ti si è alzata un po' troppo la pressione per l'agitazione e hai perso i sensi- Mi informa, sospirando. -Marco ti ha portata subito qui e mi ha chiamata- Raggelo, pensando che mi ha toccata, seppur solo per aiutarmi. Prendo un respiro profondo per cercare di rimanere calma e Chiara mi guarda. Quando mi guarda lei mi sento invincibile, come se potesse crollare il mondo ma non importerebbe, perché avrei comunque lei al mio fianco. -Che succede?- Mi chiede, inclinando un po' la testa, non molto convinta dalla mia espressione terrorizzata.
-Niente- Le rispondo, mordendomi un labbro. Lei scuote la testa, poi alza le spalle.
-Non me la racconti giusta pulce- Dice, prima di alzarsi dal bordo del mio lettino. -Vado a chiamare l'infermiera che mi aveva detto di chiamarla non appena ti riprendevi, tu preparati ad un interrogatorio!- Esclama facendomi scoppiare a ridere. E' così bella. Fa tutto schifo, ma fin dall'inizio di tutto questo ho sempre avuto lei a sostenermi, perfino quando crede che io stia facendo la cosa sbagliata, lei mi rimane accanto. Mi è rimasta accanto perfino quando mi facevo usare da Marco e ha sempre rispettato le mie scelte, pur ripetendomi quanto fossero sbagliate. Rientra accompagnata da un'infermiera che gentilmente mi si avvicina, mi prova la pressione due volte, mentre Chiara si siede su una piccola poltroncina accanto a me.
-Devo chiamare il medico per fare un'ecografia- Mi spiega, segnando qualcosa su quella che presumo essere la mia cartella. -Per sicurezza- Dice, poco prima di andarsene dalla stanza. Io sospiro, perché so già che Chiara ora aspetterà che io dica qualcosa e io non so se lo voglio dire ad alta voce, non voglio che diventi reale. Anche se lo è già.
-Amore, puoi dirmi tutto- Sussurra, stringendomi una mano. -Insomma, cos'è successo per cui sei svenuta?- Mi domanda piuttosto preoccupata.
-Marco cosa ti ha detto?- Le chiedo, pregando che il medico arrivi prima che lei mi obblighi a parlare. So che mi farebbe bene, ma preferirei dormire per un anno intero e fare finta che questa non sia la mia vita al momento.
-Mi ha detto che sei stata male perché hai fatto le scale per andare da lui in ufficio, ma io ci credo poco, insomma non sei stupida, non avresti mai preso le scale!- Esclama lei un po' confusa dalla motivazione poco convincente di Marco. Ridacchio, scuotendo la testa. Come ho fatto a non capirlo? Come ho potuto pensare che lui potesse amarmi, soprattutto nel momento in cui non gli stavo più dando quello che aveva sempre cercato in me: il sesso? -Sei diventata bipolare?- Mi chiede, guardandomi ridere. Mi calmo, per cercare il modo di spiegarle bene la faccenda, perché ho paura di come possa reagire. Conoscendola, potrebbe anche ammazzarlo. Una lacrima mi sfugge da un occhio e lei mi stringe più forte la mano. -Sei decisamente bipolare amore- Sussurra, per cercare di farmi ridere. Io accenno un sorriso e finalmente mi decido a parlare.
-Sono andata a trovare Marco, perché avevo bisogno di stare con lui- Le spiego, tenendo lo sguardo basso, fissando la sua mano stretta nella mia.
-Per la telefonata con tuo padre di cui mi hai parlato su Whatsapp?- Mi chiede, io annuisco e riprendo il discorso.
-Sono entrata in quel cazzo di sgabuzzino in cui lavora...- Bisbiglio, prendo un respiro profondo. -Si stava scopando Elena, sulla scrivania- Sbotto, e lei mi guarda a bocca aperta per lo stupore, poi si scuote, aggrotta la fronte.
-Io gli taglio le palle- Commenta piuttosto sconvolta. -Ma che cazzo ha nel cervello? Tutte quelle cose belle e poi si scopa un'altra al lavoro?- Domanda davvero fuori di sé, si alza in piedi e comincia a fare avanti e indietro. Poi si blocca, mi guarda e si avvicina. Mi stampa un bacio sulla fronte, mi scosta una ciocca di capelli. -Ci penso io a te- Sussurra, prima di baciarmi di nuovo la fronte. -Vieni a casa con me-
Scoppio a piangere, singhiozzando. Lei mi abbraccia, mi stringe, mi accarezza la schiena, anche se la mia pancia ci divide parecchio.
-Grazie- Le dico, bagnandole la maglietta di lacrime. Lei sorride, mi stringe più forte.
-Sono la tua migliore amica, ti aiuterò sempre-

-Paolo quello è il mio divano- Commenta Chiara, vedendo Paolo disteso sul divano del suo salotto.
-E quindi?- Chiede lui, facendomi ridere. Mi alzo da una sedia e mi avvicino e chiedo a Paolo di farmi un po' di spazio, che subito crea, facendo scuotere la testa a Chiara, che ha già capito che rimarrà per terra. -Lei è incinta!- Si giustifica Paolo, tirando su le mani in segno di resa.
-Perché ti ho permesso di farlo venire qui?- Mi chiede Chiara, piuttosto sconvolta.
-Lo sai- Le rispondo, sospirando. Paolo non dà molto peso a quello che dico. Non gli abbiamo detto niente a lui, per ora è un segreto solo mio e della mia migliore amica. Non sopporterei in questo momento che lui mi dicesse "te l'avevo detto" e non potrei sopportare di affrontare questa cosa con lui in questo momento. Io non so più niente. So che sono incinta, che il padre di mia figlia mi ha tradito, ma che magari l'ho fatto prima io e questo è solo il mio pessimo karma. In fondo, non so da quanto lui scopasse con Elena, non so se fosse la prima volta, non so se lei è quello che ero io prima di tutto questo casino. Ho baciato Paolo, lui ha fatto sesso con Elena. Probabilmente è solo la dimostrazione che come coppia non funzioniamo, ci abbiamo provato, per Isabel, ma è stato forzato, nessuno dei due ha trovato quello che voleva. Eppure fa un male cane, tipo che mi brucia il cuore e l'unica cosa che mi consola è pensare che per Isabel sarò sempre la sua mamma e non mi tradirà mai, non avrà mai un'altra mamma. Sono stata una stupida a pensare che potessi darla a qualcun altro. Lei è solo mia e di Marco, ovviamente, non gli vieterò di vedere sua figlia solo perché le cose tra noi sono andate male. Nonostante tutto, credo che lui ami davvero questa bambina. Non me. Ma la sua bambina sì.
-Paolo mi fai una treccia?- Gli domando, cercando di distrarmi un po'. Lui cambia canale per l'ennesima volta e mi guarda un po' confuso, con una smorfia che per la prima volta mi fa notare quanto sia bello, ma proprio bello. Tipo che non so più come ho fatto ad odiarlo per quel bacio che mi ha rubato davanti a scuola.
-Secondo te so fare una treccia?- Mi chiede lui ridendo.
-Ma dai, saprai fare una treccia, no?- Lo prendo in giro, e i suoi occhi mentre sorride sono belli, sono scuri. Non hanno niente a che vedere con quelli di Marco, così chiari, così limpidi da sembrare vuoti. Quel verde che mi è sempre dannatamente piaciuto, ora, mi sembra fin troppo ovvio, un po' scontato che mi piacessero gli occhi chiari.
-Non so farla- Ammette Paolo, poggiandomi una mano sulla pancia. -Non verrai più a scuola, vero?- Mi chiede, all'improvviso e io lo guardo spiazzata, perché non mi aspettavo assolutamente questa domanda. -Rebecca mi ha detto che sei stata da lei e mi ha raccontato la telefonata con tuo padre- Spiega. -Mi dispiace tanto- Aggiunge, stringendomi una mano. Gli sorrido e Chiara mi accarezza un braccio per rincuorarmi.
-Non penso di venire a scuola, non servirebbe a molto- Ammetto, abbassando lo sguardo.
-Non fa niente Emma, è una situazione difficilissima. Sono stati degli stronzi, avrebbero potuto aiutarti- Commenta lui, accarezzandomi la mano che mi tiene stretta. -Mi dispiace solo che ti abbiano fatta agitare anche per questo, anche tuo padre poteva evitare di telefonarti incazzato!- Esclama, aggrottando un po' la fronte in completo disaccordo con le scelte di mio papà, che io al momento avevo rimosso.
-Stai tranquillo, è la cosa più tranquilla che mi è capitata oggi- Azzardo e Chiara mi stampa un bacio sul braccio, perché sa che ci sto male, che ci starò male e cercherò di non darlo a vedere.
-Di che parli?- Mi chiede Paolo.
-Niente- Rispondo sorridendogli. -Te lo racconto un altro giorno- Concludo, sospirando.

La stella più fragile dell'universo [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora