Capitolo trentadue

141 7 0
                                    

Marco me le ha descritte bene. Rebecca più nello specifico di Miriam, per ovvi motivi. Me l'ha ripetuto un milione di volte: i capelli biondi di Rebecca. In un primo momento non ci avevo pensato, non avevo fatto due più due, non me ne ero accorta che io Rebecca non l'avevo mai vista bionda, pur stando spesso da Paolo e quindi vedendola quasi tutti i gironi. L'osservo, qui davanti a me, la fisso quasi, che continua ad urlare, a discutere, Miriam sbuffa, le dice che è ridicola, io cerco di sgusciare via dalla conversazione, ma lei riprende ad attaccarmi appena si ricorda della mia presenza. Io le guardo i capelli, biondi solo alla radice, tinti di un castano spento. Rebecca si è spenta. La Rebecca che sbraita e urla non è la Rebecca che conosceva e amava Marco. Quella Rebecca forse non c'è nemmeno più. E' assurdo come le persone cambino, è assurdo come io abbia sempre guardato Rebecca e abbia sempre e solo visto una ragazza solare e felice che profumava di rose. Profuma di rose, ma ha questo velo di tristezza negli occhi, questa rabbia che le divampa dentro.
-Sono stufa Rebecca! Sono stufa!- Esclama Miriam, agitando le mani e facendo cadere un po' la coperta che tiene addosso. -Tra te e mia madre non so chi è la più oppressiva- Si lamenta, piuttosto stanca della situazione.
-Posso sapere che cazzo le hai detto? Chissà come mai da quando tu hai saputo di questa storia anche lei ha iniziato a sparare cazzate, poi ti ritrovo qui con lei- Mi accusa subito Rebecca, smettendo di urlare, ma rimanendo tremendamente aggressiva. La sua voce è tagliente e io così non l'avevo mai vista, quasi mi fa paura.
-Non le ho detto niente- Rispondo farfugliando un po', ormai non riesco nemmeno più a difendermi dalle sue accuse, a lei non importa nemmeno. Ha le sue idee e tutto quello che io potrei dire non le farebbe né caldo né freddo.
-Penso che sia da bambine comportarsi così, smettere di parlargli, io non lo odio. E' stato un incidente- Spiega Miriam, cercando di far capire che la sua idea di parlare e chiarire con Marco è una riflessione completamente sua e che io non c'entro niente. -Io e Emma non ci siamo mai viste prima- Cerca poi di rassicurare la sua migliore amica che si siede sulla panchina dove ero poggiata io qualche minuto prima. Scoppia a piangere fortissimo, tanto che il suo petto si muove convulsamente su e giù e io guardo Miriam, pur di non guardarla accartocciarsi così.
-Reb, ehi- Sussurra Miriam, si avvicina con la sedia e le accarezza un braccio come riesce.
-Rebecca- Dico all'improvviso intromettendomi, senza nemmeno rendermi realmente conto di cosa ho intenzione di dirle. Lei toglie le mani che aveva portato al viso e mi guarda con il viso inondato di lacrime e mascara sciolto, aspettando che io dica qualcosa, qualsiasi cosa. -Scusami se sono venuta qui così all'improvviso e scusami se ho ritirato fuori questa cosa- Sussurro, sedendomi accanto a lei, le accarezzo un braccio anche io, e lei non si ritrae al mio tocco. -Non avevo pensato che tu ci stessi così male, sono stata insensibile e davvero poco poco comprensiva- Continuo, facendole un piccolo sorriso. Lei non lo ricambia, ma almeno smette di singhiozzare.
-Secondo me parlare e chiarire con Marco ti farebbe solo bene- Azzarda Miriam, poggiando il libro che aveva sulle gambe sulla panchina.
-Io non voglio vederlo nemmeno da lontano- Sussurra lei, chiudendo le palpebre, come se così potesse fermare le lacrime. Guardo Miriam e lei alza le spalle, non sa bene nemmeno lei come comportarsi. Io mi sento sempre più fuori luogo e quasi gelosa di Rebecca e del rapporto quasi malato che ha avuto e continua ad avere, in un certo senso con Marco, che mi fa strano dirlo ma ora è il mio fidanzato. Mi fa rabbrividire l'idea che lei possa provare ancora qualcosa per lui, che tutta la sua rabbia nasconda solo i suoi sentimenti mai realmente spenti per Marco.
-E' meglio se vado- Dico, rialzandomi. Rebecca non mi guarda nemmeno più, rimette le mani sugli occhi. Miriam mi saluta, mi dice che le ha fatto piacere incontrarmi, mi dice che posso passare quando voglio, basta che non ci sia sua madre in casa. Le dico che se ha voglia di parlare io ci sono e lo ripeto anche a Rebecca, che però sembra non recepire nemmeno, completamente assorta e concentrata sul cercare di non sentire più niente: nemmeno io e Miriam accanto che continuiamo a parlare e a salutarci, promettendo di parlare meglio e di più. Esco da quel giardino, esco da quella casa e giro a destra. Qualche metro e sono davanti a casa di Marco, lui ancora non c'è, è a lavorare da suo papà, ma a breve dovrebbe tornare e io non so se voglio raccontargli cos'è successo. Forse dovrei, ma non me la sento di dirgli che le ho viste, non sono sicura di come potrebbe reagire, non sono sicura di cosa potrebbe fare. Magari a sapere di quanto Rebecca ci sta male, potrebbe buttarsi giù ancora di più, oppure, potrebbe correre da lei e cercare di consolarla dicendole che la ama. Dicendole che di me non gli importa. Sarò egoista, ma non penso che lui debba sapere quello che è successo.

-Ehi belle mie- Dice Marco uscendo dal bagno della sua stanza, in accappatoio, salutando sia me che la sua bambina. Io sono sdraiata sul suo letto, ero in camera mia e non riuscivo a dormire, anche se sono le undici e mezza e di solito a quest'ora crollo. Lui è tornato tardissimo dal lavoro, io ho fatto un po' di ripetizioni con Elena e poi ho cenato in cucina. Lui era in sala da pranzo, con i suoi. Le gemelle sono da una loro amica e rimarranno là a dormire, per cui lui è stato letteralmente preso in ostaggio dai suoi genitori, che l'hanno tempestato di domande principalmente su di me che io ho origliato da dietro la porta. In effetti non gli abbiamo esplicitamente detto di esserci messi insieme, anche penso che sia abbastanza palese ormai. Suo padre ha iniziato a parlare di matrimonio e io mi sono sentita male, per cui sono salita su di sopra e ho cercato di dormire. Inutilmente. Ad un certo punto ho deciso che avevo bisogno di lui, anche perché le parole di Rebecca e Miriam continuano a frullarmi nella testa, anche se ne ho parlato con Chiara al telefono. Mi sono alzata, con il mio pigiama con i gattini un po' da bambina e mi sono intrufolata nel suo letto. Non usciva più da quella dannata doccia. Gli sorrido e mi metto seduta, poggiando la schiena alla testata del letto.
-Com'è andata al lavoro?- Gli chiedo, accarezzandomi la pancia. Lui si butta sul letto, anche se non è molto asciutto e mi stringe una mano. Io fisso incessantemente il petto scoperto dall'accappatoio e segnato dalle goccioline dell'acqua della doccia.
-E' andata bene- Risponde. -Non mi pesa se lo faccio per te e per noce- Aggiunge, poi stampa un bacio sulla mia pancia.
-Perché sei così dolce?- Gli domando sentendomi un po' in colpa per il segreto che sto mantenendo.
-Sono dolce perché sono felice- Mi spiega, iniziando a farmi i grattini sul braccio. -Perché tu mi stai cambiando. Oppure stai semplicemente tirando fuori il buono che era molto molto nascosto dentro di me. Non lo so, so solo che mi piace da morire- Continua, e io deglutisco, per scacciare i sensi di colpa.
-Ho ascoltato i discorsi con i tuoi prima...Per un po'- Gli spiego, abbassando lo sguardo.
-Mio padre è impazzito!- Esclama, piuttosto sconvolto. -Gli ho detto che stiamo insieme e lui sostiene che allora devo sposarti, che se voglio fare le cose bene dobbiamo sposarci- Mi spiega, lasciandomi un po' sbigottita.
-Io non voglio sposarti- Commento, un po' spaventata. -O meglio non adesso- Aggiungo e lui mi sorride.
-Emma abbiamo già la bambina, io credo che basti questo per ora. Non stiamo insieme neanche da un mese, parlare di matrimonio, a diciannove anni poi, mi fa impressione- Spiega totalmente d'accordo con me. Io tiro un sospiro di sollievo e lui ride per la mia preoccupazione. -L'idea di sposarmi ti agita così tanto?- Mi chiede, avvicinandosi al mio viso.
-Mi agita il fatto che sei solo con l'accappatoio e io sono incinta- Gli rispondo, sussurrando le parole praticamente sulle sue labbra.
-Emmaaaa!- Urla, facendomi quasi spaventare.
-Mio dio che c'è?- Gli chiedo cercando di capire perché all'improvviso urla. Si sdraia completamente sul letto, facendo affondare i suoi capelli ancora bagnati nel cuscino e si butta le mani sulla faccia.
-Non puoi dirmi queste cose così- Risponde, cercando di respirare regolarmente.
-Perché?- Gli domando ridendo un po' confusa.
-Perché sei- Risponde, ma si blocca. Mi guarda, anzi mi squadra, anche sono coperta in parte dalle sue coperte. -Io non lo so ma mi ecciti da morire anche da incinta- Spiega, liberandosi quasi di un peso.
-Non è mica una cosa brutta-
-Ho il pensiero fisso di spogliarti da quando sei venuta a stare qui- Ammette, stampandomi poi un bacio sulla guancia. Io lo guardo un po' stranita. Il nostro rapporto sta funzionando completamente al contrario e tutto questo mi confonde. Abbiamo scopato tantissime volte, ma ora l'idea di farlo imbarazza tutte e due.
-Quando- Cerco di formulare una domanda, ma non ci riesco molto bene. -Quando scopavamo-
-Ma lo stai facendo apposta?- Chiede piuttosto disperato.
-No dai, sono seria- Gli dico prendendogli una mano, forse per la prima volta. Di solito è lui a farlo, infatti mi guarda e mi ascolta seriamente. -Andavi con altre?- Mi guarda un po' preoccupato ora e cerca di capire qual è la risposta migliore da darmi. Solo che forse non c'è, se non la verità.
-Sì- Confessa, abbassando lo sguardo. -Però poi le altre mi hanno stufato, con te è diverso, fai la santarellina ma mi stuzzichi peggio di molte altre- Mi spiega scoppiando a ridere. Io mi unisco alla sua risata e cerco di non pensare alla gelosia che mi sta stringendo le vene.
-Pensavo ci fossi solo io- Ammetto un po' dispiaciuta. Lui mi guarda non sapendo bene cosa dire, in fondo me l'aveva detto che era solo sesso e che non c'era niente. Io non avevo ancora nessun diritto su di lui. -E ora?- Gli chiedo all'improvviso, spaventata.
-Ora sei l'unica- Mi dice con un sorriso sincero.
-E non ti manca andare con le altre? Insomma da quanto non scopi?- Inizio a riempirlo di domande e lui mi blocca appiccicando le sue labbra sulle mie. Io mi beo del suo bacio, della sua lingua, delle sue labbra. Si stacca e mi sorride. -Sei l'unica-

La stella più fragile dell'universo [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora