Capitolo quarantaquattro

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-Non pressarmi Paolo, ora vado e ci parlo- Sbuffo e Paolo mi tiene la mano.
-Se vuoi posso venire con te- Mi dice, con un faccino così dolce che mi verrebbe voglia di mangiarlo. Gli sorrido e cerco di rassicurarlo. Sono contenta che nonostante tutto mi sia rimasto accanto, nonostante quello che prova, nonostante il bacio che mi ha dato e quello che gli ho dato io, nonostante abbia sempre fatto l'opposto di ciò che mi consigliava. Paolo è da quando lo conosco fondamentale nella mia vita, sono terrorizzata che ora possa essere cambiato qualcosa tra noi.
-Ti prometto di non svenire- Gli dico, accarezzandogli un braccio. -Tu mi aspetti qui fuori, va bene?- Lui annuisce e mi bacia la mano che stringeva, prima di lasciarmela, io prendo un respiro profondo. Ieri sera ho dormito da lui, perché tanto Rebecca è in clinica, ma senz'altro non posso più dormire a casa degli altri a scrocco senza una meta precisa e quindi mi sono fatta accompagnare da Paolo a casa di Marco. Siamo qui davanti da mezz'ora e non si decideva a lasciarmi entrare da sola. Per quanto adori le sue attenzioni, affrontare Marco è una cosa che devo fare da sola e che ho già rimandato per troppi giorni. Una settimana mi sembra più che sufficiente per metabolizzare, che poi, metabolizzare cosa? Sono arrabbiata, sono incazzatissima. Io ci ero dentro, non quanto mi ero immaginata, ma ci ero dentro e ci stavo mettendo l'anima nella mia relazione con lui e vorrei solo delle risposte. Sapere se, per poco almeno, c'era anche lui dentro con me, se non ho fatto tutto da sola, se era solo uno sfogo, perché io potrei comprendere. Non penso di riuscire a perdonarlo, ma comprenderlo sicuramente sì. Lucia mi apre la porta e le sorrido, stava per andare via, infatti non indossa la sua solita divisa, ma un semplice jeans e una maglietta blu.
-Ciao Emma, dove eri finita?- Mi chiede lei senza ricambiare il sorriso, poi mi bacia una guancia, sto per risponderle, ma chiude la porta, chiamandomi un po' in disparte. -So cos'è successo- Ammette, prendendomi una mano. La guardo un po' allibita, so che Elena è sua figlia, ma non mi aspettavo che le raccontasse qualcosa, in realtà da Elena non mi sarei mai aspettata nemmeno che si scopasse il mio fidanzato. A quanto pare non sono brava a valutare le persone e ho sempre sottovalutato le belle parole che Marco le riservava. -Mi dispiace tantissimo, non so perché Elena ha fatto una cosa del genere, non è da lei...- Inizia a spiegarmi sottovoce e l'interrompo.
-Lucia non ti devi preoccupare, per quanto Elena abbia fatto una cosa sbagliata e che io non penso avrei mai fatto, quello che ha sbagliato più di tutti è Marco- Commento abbassando lo sguardo, lei mi stringe le mani per farmi forza. -Spero solo per Elena che l'abbia fatto per dei motivi reali- Concludo, rialzando lo sguardo.
-In che senso?- Mi chiede lei, lasciandomi le mani.
-Spero che l'abbia fatto perché le piace- Rispondo. -Altrimenti ci starà solo malissimo- Lucia annuisce e mi saluta, prima di andarsene, io prendo un respiro profondo e salgo su in camera di Marco, che però è vuota. Intatta, pulita e asettica. Se penso che è iniziato tutto da qui mi tremano le ginocchia e mi si blocca il respiro. Poi però, mi viene la nausea al pensiero che lui possa essere stato in questo stesso letto con Elena. Sapevo già che ci era stato con altre mille ragazze diverse da me, ma un conto erano quelle prima. L'idea che lui ci possa essere stato mentre stava con me, mentre diceva di amare me, mi spezza il cuore. Fermo Alfonso, anche lui pronto per andarsene, mi saluta calorosamente come sempre e io gli sorrido di cuore. Queste persone mi hanno aiutata tantissimo e detesto che ora, per una cazzata fatta da Marco non li vedrò più tutti i giorni.
-Se stavi cercando Marco- Dice vedendo la porta della sua camera spalancata. -E' in camera tua- Mi spiega, lasciandomi allibita. Vado in camera mia, camera mia a casa di Marco, quella che non penso sarà ancora mia, quella che non voglio sia ancora mia. Apro la porta, trovando ancora tutte le mie cose al loro posto, tutto in disordine, lui steso sul letto che guarda il soffitto. Non si accorge subito di me, o forse sì, ma si volta solo quando lo saluto e ricambia, un po' malinconico. Mi siedo al bordo del letto e lui continua a guardare il soffitto.
-Mi dispiace- Dice solo, passandosi una mano tra i capelli. -Io non ce l'ho fatta, Emma- Ammette, tirandosi su. Lo guardo e sembra sincero, sembra parlare con il cuore in mano. -Ti giuro che ci ho provato e con Isabel ci sono riuscito. La amo, non vedo l'ora di vedere i suoi occhi, di tenerla tra le braccia, di giocare con lei, di farle vedere la cameretta che le abbiamo fatto insieme io e te- Mi spiega guardandomi negli occhi, forse per la prima volta da quando lo conosco. Quando parla di sé e dei suoi sentimenti, solitamente guarda da un'altra parte, ma non questa volta. -Mi ha cambiato la vita. Tu mi hai cambiato la vita e non abbandonerò mai Isabel- Aggiunge, poggiando una mano sulla mia pancia. Io socchiudo gli occhi perché il suo tocco mi fa rabbrividire. Le sue mani sul corpo di Elena sono l'unica cosa a cui riesco a pensare. -Non posso obbligarmi ad amarti- Ammette, togliendo la mano dalla mia pancia.
-Quante volte?- Gli chiedo, respirando profondamente per cercare di non piangere.
-Non lo so Emma, sarà stata la seconda volta, forse la terza, io non lo so- Risponde e io non riesco più a trattenere le lacrime. -Okay, tre volte- Ammette, sospirando. -Non sempre con Elena, quindi non prendertela con lei- Aggiunge, difendendola in un modo così dolce e smanioso da lasciarmi un po' interdetta. Oltre a tradirmi mi chiede anche di non odiare quella con cui l'ha fatto.
-Perché? Sei sempre stato dolcissimo, ti sei preso cura di me- Dico un po' confusa, perché sembrava amarmi, sembrava vero.
-Perché sei la madre di mia figlia!- Esclama come se fosse ovvio. -Ti voglio bene. Ti voglio davvero bene Emma, abbiamo vissuto insieme, ti ho conosciuto meglio, io ti vorrò sempre bene- Spiega prendendomi una mano, ma io lo scanso.
-Ma niente di più giusto?- Chiedo, asciugandomi le guance con la manica della felpa. Lui annuisce dispiaciuto e io mi rialzo dal letto, avvicinandomi all'armadio.
-Cosa fai?- Mi chiede confuso.
-Faccio le valigie- Rispondo freddamente, tirando fuori i miei vestiti.
-Non devi andare via per forza- Sottolinea, alzandosi anche lui ed avvicinandosi a me. -Abbiamo preparato la cameretta...- Sussurra, vedendomi raccattare la valigia e i borsoni con cui ero arrivata. -E poi dove vai?- Mi chiede fermandomi per un polso. Io stacco la sua presa e lo guardo, cercando di non ridergli in faccia. Scherzavo prima, non riesco a comprenderlo, non riesco a capirlo proprio. Perché continuare a fingere con me? Poteva dirmelo dalla prima volta. Ora vorrebbe pure che restassi?
-Vado a casa mia- Gli rispondo prendendo i miei vestiti dall'armadio.
-Tua madre ti ha cacciata di casa- Mi fa notare, alzando le sopracciglia.
-Sì, perché non vuole che io abbia una figlia a diciotto anni con un coglione- Non è vero, non è questo il motivo e lui lo sa, ma sono arrabbiata e mi sto trattenendo fin troppo. Lui abbassa lo sguardo, io sospiro. In realtà non so dove andare, non so cosa fare, l'unica cosa che so è che voglio la mia bambina.
-Emma- Mi richiama la voce di Paolo che trafelato mi guarda dalla porta. -Non arrivavi più e pensavo fosse successo qualcosa...- Si giustifica, fulminando Marco con lo sguardo.
-Eccolo pronto adesso a riprendersi la sua damigella in difficoltà!- Esclama Marco, gesticolando ampiamente.
-Marco evita, davvero. Hai fatto tu un casino, come sempre- Sbianca alle mie parole. Forse sono stata cattiva, ma non è giusto il male che mi ha fatto, non è giusto tutto questo. Mia figlia merita due genitori che si amano e invece avrà una mamma che odia il papà perché l'ha tradita ancora prima che nascesse. Paolo si avvicina a Marco, lo guarda e poi sospira.
-Marco io pensavo che avessi imparato- Sussurra. -Invece sei rimasto il solito cretino-
Marco lo fissa per un po', poi gli sferra un pugno sulla faccia, a cui Paolo risponde immediamente. Continuano per minuti che mi sembrano interminabili e si fermano solo quando urlo, Marco con il naso sanguinante e un occhio mezzo chiuso, Paolo che si tiene il fianco e ha un labbro spaccato, una ferita sulla tempia.
-Non mi sembra il caso che vi picchiate- Spiego, continuando a sistemare le mie cose. -Marco lasciaci stare, Paolo aiutami-

Passo uno straccio bagnato sulla tempia di Paolo, imbevuto un po' di disinfettante, lui strizza gli occhi per non ammettere che brucia.
-Sei proprio un bambino- Commento, in piedi di fronte a lui che è seduto sul bordo della vasca da bagno.
-Sarò un bambino, ma per te lo rifarei- Spiega, poggiando la testa sulla mia pancia. Sorrido e nemmeno io so perché.
-Staccati, se no non riesco a medicarti- Lo rimprovero, anche se dentro di me tutto mi dice di non farlo staccare. Di tenerlo attaccato a me ancora per un po'.
-Non devi medicarmi- Si lamenta sbuffando.
-Oh ma mi lasci fare?- Gli chiedo piuttosto scocciata. Lui ride e si stacca dalla mia pancia, lasciandomi mettere un cerotto sulla tempia.
-Dove andrai?- Mi chiede, sapendo perfettamente che non starò da lui ancora a lungo, non mi piace essere un peso, né per lui, né per Chiara.
-A casa mia- Gli rispondo sospirando. Gli tiro su il mento con un dito e guardo il suo labbro spaccato.
-Come fai?- Mi domanda in un sussurro.
-Non lo so, in qualche modo- Spiego sinceramente, perché in realtà non ci ho ancora pensato concretamente, è stato tutto troppo un caos e io sto solo cercando di sopravvivere senza fare male ad Isabel, che ancora non è nata ed è già immersa in un casino più grande di lei. Lui sospira, io gli accarezzo il labbro con un dito. -Ti ha fatto male?- Gli chiedo dispiaciuta.
-Ho promesso di proteggerti- Sottolinea solo. -E anche se non te l'avessi promesso, l'avrei fatto comunque. Gli sorrido, perché non mi viene da fare altro. Lui ricambia, strizzando un po' gli occhi per il dolore al labbro.
-Non posso disinfettarti il labbro- Concludo.
-Perché?- Mi chiede confuso, mentre mi allontano da lui e sistemo il cassetto dei medicinali di casa sua.
-Perché sono incinta- Spiego, confondendolo ancora di più.
-C'è una qualche strana superstizione per cui le donne incinte non possono disinfettare le labbra?- Mi chiede ridendo.
-No- Rispondo più fredda di quanto si aspettasse, infatti si fa serio e sento che mi osserva. -E' che ho gli ormoni a palla- Spiego. -E mi viene voglia di baciarti-

La stella più fragile dell'universo [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora