Dannata aria che ci separa. Dannato computer che suona un millesimo di secondo prima che le nostre labbra si tocchino. Lui toglie la mano dalla mia guancia, torna a guardare il computer, io lo fisso, come se all'improvviso qualcuno fosse tornato alla schermata principale del film e avesse saltato questa scena andando alla successiva e io mi fossi persa il suo bacio. Noce me l'ha tolto. Noce e il dannato test del DNA che ora lui guarda stravolto. Ripete "sarò papà", poi si tocca i capelli e lo dice di nuovo "sarò papà" e io lo guardo. Mia figlia vuole scipparmi l'amore. Lui continua a ripetere che sarà papà, come se io non gliel'avessi già detto. Quasi piange, quasi urla, poi semplicemente scoppia a ridere. Mi ricompongo come posso, gli sorrido per quello che riesco, lui mi guarda finalmente, come se per lui non fosse successo nulla, come se quel test cancellasse all'improvviso ogni cosa. La sua mano sulla mia guancia, quella dannata aria tra noi, il suo profumo.
-Io te l'avevo detto- Commento ridendo insieme a lui, quando in realtà non trovo niente da ridere, credo che la sua sia solo una risata isterica, la mia solo un altro tentativo di non farlo sentire solo.
-E' diverso Emma- Mi spiega, non sapendo più che emozione provare. Il suo viso in questo momento è come la tavolozza di un pittore non molto bravo: i colori sono tutti mischiati tra loro così come le sue emozioni. Un po' lo capisco, un po' sono gelosa, un po' voglio ancora quel bacio e voglio che provi emozioni soltanto per me, un po' meno per nostra figlia. Mi tocco la pancia e per un attimo mi sento stupida. Mi sono arrabbiata perché lui sembrava non fregarsene nulla, non provare niente e ora che si lascia finalmente andare e accetta nostra figlia io mi sento a disagio. Quasi privata di qualcosa, come se con quella mano sulla mia guancia mi avesse appena tolto la pelle, come se fossi più nuda di ogni volta in cui mi ha tolto i vestiti. Indifesa. Non sono sicura di voler crescere una bambina, non sono sicura di volerla crescere con lui, non so nemmeno se voglio ancora quel bacio o se lo volevo solo perché è la cosa più giusta per noce. Lui mi parla e io non gli rispondo, rimango immobile a guardare qualcosa dietro di lui senza vedere niente. Lui mi si avvicina di nuovo, il suo profumo sbatte violentemente contro le mie narici e ora quella dannata aria non ci separa più. Mi bacia, mi stringe i fianchi; seduti sul suo letto mi bacia come prima di oggi non aveva mai fatto. Erano sempre stati solo baci a stampo, i nostri, dati di fretta, tra un amplesso e l'altro e a tutti e due andava bene così. Erano baci di circostanza, freddi, senza nessuna vera emozione dentro se non quella che mi inventavo io nella mia testa. Questo no. E' caldo, è un bacio che vuole solo arrivare ad un bacio, niente di più, la sua lingua tocca la mia e per un attimo mi rendo conto che ormai lui è indelebilmente dentro di me, nella mia saliva, nel mio sudore, nel mio sangue mischiato a quello di nostra figlia. L'ho voluto così intensamente che ora non posso più liberarmi di lui.Andiamo a scuola e lui mi tiene la mano. Dice che sono la sua fidanzata ai suoi amici, ogni tanto mi bacia anche se non me l'ha chiesto, l'ha deciso lui, non lo so perché, forse perché gli ho preso la mano e ha pensato che quella fosse la cosa più ovvia da fare, forse perché all'improvviso si è reso conto che io e lui ci siamo inesorabilmente legati per sempre. Paolo ancora non lo sa e questo mi terrorizza, ma forse ancora di più perché fino a due minuti fa non lo sapevo neanche io, dopo quel bacio ieri sera lui è andato a fare la doccia, poi ha cenato con i suoi genitori, mentre io ero in cucina con Lucia e gli altri e dopo mi sono addormentata stravolta dalla serata turbolenta da cui inizio a riprendermi solo ora. Entriamo in classe e i nostri compagni già presenti smettono di parlare. Noi lo sappiamo che parlavano di nostra figlia e di noi, di cosa stiamo combinando e di tutte le loro opinioni sulla nostra vita, per me possono continuare a farlo, non mi offendo. Non lo possono capire senza viverlo. Lui continua a tenermi la mano, me la lascia solo per togliere il giubbotto e a quel punto corro al mio banco accanto a Paolo, poggio lo zaino e tolgo il giubbotto. Le magliette mi vanno tutte strette ormai e la mia pancia sembra voglia esplodere, ormai non è possibile non notarla. Stefano entra in classe, mi guarda con un'espressione tesa, si ferma davanti al mio banco mentre do il buongiorno a Paolo che non risponde, ancora preso un po' a male perché non sopporta che Marco mi tenga per mano, figuriamoci se gli racconto che mi ha baciata.
-Chi l'avrebbe mai detto?- Domanda Stefano guardando la mia pancia. -Sei riuscita a farti mettere incinta dal figlioletto di un colosso dell'industria!- Esclama ridendo. -Chi l'avrebbe mai detto che sei così furba?-
Lo guardo accigliata cercando di capire se fa sul serio, lui continua a ridere insieme al suo migliore amico Marcello, poggiandosi addirittura al banco per reggersi.
-Lasciatela stare- Mi difende Paolo, senza nemmeno guardarli in faccia. Guarda me, in piedi allibita che non riesco a dire niente. Stefano mi ha lasciata e ora mi deride anche.
-Se no cosa ci fai?- Chiede Stefano in segno di sfida. Paolo si alza in piedi, Marco si avvicina a noi per capire cosa succede.
-Se ti rivolgi ad Emma un'altra volta così non mi faccio scrupoli e ti spacco quel bel faccino che ti ritrovi- Spiega Paolo, ora guardandoli in faccia, ma loro scoppiano a ridere più forte.
-State lontani da Emma, è incinta non ha bisogno di voi coglioni che le causiate altro stress- Si aggiunge Marco, facendo scattare Paolo.
-Non abbiamo bisogno del tuo aiuto, direi che hai già fatto abbastanza danni!- Urla, guardando Marco e io mi ritrovo nel mezzo di un casino che non volevo.
-Già, giusto!- Esclama Stefano guardando Marcello e poi Marco.
-Marcolino hai messo incinta la sua verginella d'oro- Risponde Marcello intromettendosi ed indicando Paolo.
-Sì sì, ma sai Paolo, l'ho toccata io per primo quindi ora non puoi prendertela con Marco, lei non è mai stata la tua verginella- Sottolinea Stefano alzando un sopracciglio, quasi a vantarsi, come se io fossi diventata meno di un oggetto. Lo guardo schifata, anzi, li guardo tutti schifata.
-Sentite io non sono il vostro giocattolo- Li interrompo, mentre continuano a battibeccarsi. -Stefano tu mi hai lasciata quindi dovresti lasciarmi in pace- Spiego, guardandolo davvero allibita, non pensavo che potesse scendere a questi livelli. -Marco non ho bisogno che tu mi difenda, sono perfettamente in grado di farlo da sola- Lui mi guarda un po' amareggiato, probabilmente era l'unico a non aver fatto nulla di davvero sbagliato. -Paolo tu hai un po' rotto il cazzo, Marco stava solo cercando di proteggermi, non c'era bisogno di prendersela con lui!- Esclamo, davvero delusa dalle sue parole. -Per di più definendo noce un danno. Noce l'abbiamo fatta insieme, te l'ho già detto.-
Paolo rimane a fissarmi per un minuto, Stefano e Marcello se ne vanno ridendo, mentre Marco è in piedi accanto a me, mi poggia una mano sulla spalla mentre aspetto una risposta di Paolo.
-Ti avevo detto- Parla, ma non guarda me, guarda Marco. -Ti avevo supplicato di non toccarla- Lo guardo un po' confusa e lui si avvicina a Marco, che rimane fermo e saldo, ancorato alla mia spalla. -Ti avevo implorato, ma figuriamoci se tu mi ascolti-
-E' successo è basta- Risponde lui, toccandosi i capelli improvvisamente a disagio.
-Proprio con lei! Con tutte le ragazze, non dico della terra, ma della classe, proprio lei!- Ora urla e io inizio a spaventarmi un po' del suo avvicinarsi gradualmente a Marco.
-Lascio in pace- Sibilo aggrottando la fronte. Paolo sgrana gli occhi, smette di avvicinarsi a lui, si avvicina a me invece.
-Cosa scusa?- Chiede piuttosto freddo, facendomi abbassare lo sguardo.
-Ho scelto io di scoparci, potevo dirgli di no, ma non l'ho fatto!- Esclamo un po' seccata da questo suo trattarmi come fossi di cristallo, non ho bisogno che mi protegga, non ho bisogno che nessuno lo faccia.
-Gli hai detto di sì perché tu provavi qualcosa, lui non proverà mai niente per te- Lo dice dopo averci pensato un po', senza basi, senza che io gli abbia mai detto realmente nulla. Solo Chiara sa quello che provavo per Marco, almeno fino a che non mi sono resa conto che lui mi prendeva solo in giro. Ora non lo so cosa provo per Marco, ora non so come andrà tra noi, fino a ieri pensavo di volerlo ancora, ora non ne sono più così sicura.
-Paolo fatti i cazzi tuoi- Sbotta Marco, stringendomi una mano. Gliela lascio prendere, guardando Paolo che non muove un dito, fissa le nostre mani unite.
-Emma o lui o me- Dice poi, rialzando lo sguardo su di me. Io lo guardo sconvolta, e ripete "cosa scusa?" un milione di volte, come se non avessi capito bene che lui mi ha davvero chiesto di scegliere tra il padre di mia figlia e il mio migliore amico. Come se avesse appena gettato anni di amicizia nel cesso per una stupida rivalità, come se non potesse davvero essere ciò che ha detto. Però è proprio quello che ha detto.
-Che cazzo stai dicendo?-
Lo ripete, lo ripete senza cedere di un millimetro, Marco mi si avvicina al viso, mi bacia una guancia.
-Lascialo perdere- Sussurra. -E' arrabbiato e basta- Continua, io gli lascio la mano e riprendo il giubbotto e lo zaino che avevo poggiato al mio banco. Mi volto e me ne vado dalla classe, nonostante Marco continui a chiedermi di non fare così, che Paolo non si merita questa mia reazione. Paolo non dice niente, non dice più niente. Io non so più cosa pensare.
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La stella più fragile dell'universo [IN REVISIONE]
FanficEmma ha diciotto anni, una vita piuttosto normale, un migliore amico iperprotettivo e una strana relazione con Marco, il più bello della classe.