Capitolo dodici

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-No!- Esclamo, spaventata, avvicinandomi a Marco. -Aspetta, io avevo preparato un discorso, io ho un discorso e non dovevi sentirlo così- Dico, il più velocemente possibile, sotto il suo sguardo impietrito.
-Fai questo discorso, allora!- Esclama, piuttosto spaventato ed agitato, passandosi più volte una mano tra i capelli. Sospiro profondamente e poi deglutisco.
-Credo che qualcosa non sia andato esattamente come volevamo- Spiego, senza guardarlo nemmeno in faccia. -Tu lo sapevi che non prendevo la pillola...- Sussurro, mordendomi un labbro. Lui mi interrompe subito, alzando il tono di voce.
-Emma ma che cazzo stai dicendo? E' impossibile, io sono sempre stato attento! Cristo se mi stai infilando in questa storia e ti sei fatta scopare da un altro io ti ammazzo!- Continua ad urlare e io inizio a piangere, sotto lo sguardo di Lucia, che è indecisa se intervenire o meno.
-Marco, non sono stata con nessun altro- Spiego, guardandolo negli occhi.
-E com'è che faccio a crederti, eh?- Domanda, toccandosi di nuovo i capelli, sempre più nervoso.
-Non lo so come devi fare, suppongo che tu debba fidarti di me- Rispondo, abbassando di nuovo lo sguardo.
-Sì, col cazzo, non puoi abortire e basta? Cosa te ne fai di un mio ipotetico bambino?- Chiede, sempre più duro, allontanandosi gradualmente da me.
-E' tuo, Marco, perché dovrei fare tutto questo se no?- Domando, leggermente accigliata. -E non voglio abortire, non ci sono ragioni sufficienti per uccidere nostro figlio- Aggiungo, piuttosto sicura di me da questo punto di vista.
-Nostro figlio- Ripete, ridendo come fosse uno scherzo. -Tu sei solo una puttana che vuole i miei soldi- Continua, incrociando le braccia al petto. Strabuzzo gli occhi e deglutisco per cercare un po' di forza.
-Marco, non me ne frega niente dei tuoi soldi, io te l'ho detto perché credo sia importante che tu lo sappia e perché le persone che mi voglio bene mi hanno convinta a farlo, non m'interessa cosa ne pensi, cosa vuoi dire al riguardo. Per quello che penso io questo è mio figlio, il mio corpo e faccio quello che voglio, come voglio e di certo non vengo qui a chiederti la carità. Sono venuta solo a dirti che tra sei mesi sarai padre, se vorrai esserlo. Altrimenti, non è un problema, io non volevo nemmeno dirtelo- Spiego, cercando di rimanere calma. Apro la borsa e tiro fuori una copia dell'ultima ecografia, la poggio sul mobile dell'atrio, poi richiudo la borsa. -Se vuoi, quello è tuo figlio, o tua figlia, ancora non si sa. Se non vuoi, non importa, ripeto- Concludo, girandomi per andarmene.
-Aspetta- Mi fermo, senza voltarmi a guardarlo. -Non sono sicuro che sia mio figlio, ma non sono così stronzo da non fare niente- Dice, deglutendo. Mi volto a guardarlo, ancora accigliata. Se solo sapesse quanto io l'ho giustificato, quanto mi sentissi speciale a stare nel suo letto, quanto ho sempre pensato che io e lui avessimo qualcosa. Forse capirebbe, che io non sarei potuta andare con nessun altro mentre c'era anche la più piccola possibilità di avere una bellissima illusione con lui.
-Quando l'hai scoperto?- Chiede, guardando da lontano l'ecografia. Lucia mi sorride, forse un po' soddisfatta e io ricambio.
-Qualche settimana dopo che abbiamo smesso di vederci- Rispondo, prendendo in mano i fogli che avevo appena lasciato, mi avvicino a lui e glieli mostro. -Lo so che è uno schifo, ma è un bambino- Sussurro, indicandogli la mia noce, forse nostra ora, dall'ecografia.
-Io non ci tenevo a vedere il tuo utero in bianco e nero- Commenta ironico, facendomi ridere. Poi sospira, prende in mano i fogli e deglutisce, come se stesse pensando a cosa dire. Lucia finge di pulire qualsiasi cosa pur di non perdersi nemmeno una parola e Marco continua a passarsi nervosamente una mano tra i capelli.
-Gli faremo il test del dna- Dice, alla fine, facendo crollare la mia illusione che lui si fosse appena affezionato a me e a nostro figlio. Annuisco e me ne vado. Questa volta non mi ferma. Lo saluto, saluto Lucia ed esco da quella casa. Ripercorro il vialetto, l'odore di fiori mi si appiccica di nuovo addosso. Paolo e Chiara mi aspettano in macchina. Quando arrivo, Paolo è appoggiato alla portiera aperta, che aspetta impaziente, mentre lei è seduta e con le unghie gratta il volante della macchina, per rimanere calma. Appena sentono i miei passi entrambi si voltano a guardarmi e mi iniziano a riempire di domande, io rimango zitta e salgo in macchina, accanto a Chiara. Paolo sale dietro e continuano a farmi domande, come se all'improvviso potesse venirmi voglia di parlarne, come se il mio fosse solo un atteggiamento da bambina capricciosa. In questo momento vorrei solo rimanere sola, non perché loro mi abbiano fatto qualcosa di male, ma perché ho bisogno di capirci qualcosa, ma soprattutto di stare in silenzio per almeno dieci minuti e non pensare a nulla.
-Paolo aspetta- Lo ferma Chiara, accendendo il motore. -Quando vorrà dirci com'è andata ce lo dirà- Spiega, partendo. Paolo le dà ragione e io inizio a piangere silenziosamente, come se non volessi farlo davvero.
-Scusate, non è stato molto divertente- Dico solo, ritornando poi muta.

La domenica sera a casa mia arriva a rilento. I miei escono e spariscono per tutto il pomeriggio, mio fratello esce con i suoi amici, io di solito rimango a casa da sola e tento di studiare cose che non mi rimangono in testa, aspettando sera. E la sera non arriva mai, soprattutto oggi che non vedo l'ora di stendermi a letto e dormire. Paolo e Chiara non mi hanno chiesto più nulla, mi hanno lasciata a casa e mi hanno lasciato il mio spazio e il mio silenzio e non penso che potrei essere più fortunata di così in questo momento. Anche se sono incinta, sto studiando greco e il padre di mio figlio non si fida di me. Forse nemmeno io mi fiderei di me stessa se fossi in lui. Alla fine, mica ci conosciamo, ci è capitato di condividere il respiro alcune volte, ma questo non è conoscersi, mi ha spogliata un milione di volte, eppure non mi conosce. Forse sa che profumo indosso, magari ha anche notato che gesti faccio quando sono nervosa, agitata o annoiata, come io ho notato il suo instancabile toccarsi i capelli in ogni momento. Oppure no, oppure non sa nemmeno questo. Il telefono che vibra sul tavolo della cucina mi distrae da tutti i miei pensieri, mentre un milione di messaggi iniziano ad arrivare uno dietro l'altro, tutti di Chiara.
"Lo so che hai altre cose a cui pensare, ma io ho bisogno di te"
"Scusami, scusami, lo so che non hai la testa per pensare anche ai miei problemi"
"Ti prego aiutami, anche se ti sembrerà stupido"
"Ti scongiuro ho bisogno di te".
Preoccupata la chiamo immediatamente. Il tu tu tu del telefono aumenta la mia ansia e la mia preoccupazione. Dopo un tempo infinito lei risponde, con la voce un po' rotta disturbata dal gracchio del telefono.
-Scusami- Ripete come fosse un mantra.
-Amore, io ho sempre la testa per te, davvero, non preoccuparti e non scusarti, a me puoi dire tutto- Dico più calma possibile, anche se la mia preoccupazione è ormai alle stelle.
-Ho visto Simone al centro commerciale, ero a fare un giro con Giulia, perché a casa mi annoiavo ed ero in pensiero per te che non ci hai detto nulla- Spiega, tutto d'un fiato. -E l'ho visto che camminava, era con Valeria, amore io sono sicura, quella era Valeria- Continua scoppiando a piangere.
-Amore ma sei proprio sicura che fosse la sua ex?- Domando piuttosto sconvolta, premendo di più il cellulare contro l'orecchio.
-Sì cazzo! Era lei, io te lo giuro e volevo andare lì ad ammazzarlo ma Giulia mi ha tenuta, mi ha detto di aspettare che magari sono io che ho visto male, che mi faccio prendere dalla gelosia!- Esclama piuttosto infastidita.
-Senti, vieni qui da me, che tanto torneranno tutti tardissimo. Preparò il té e ce lo beviamo con le Gocciole, io ti racconto com'è andata con Marco e tu ti distrai un po', poi chiamiamo Simone quando sarai più calma- Le propongo cercando di tranquillizzarla. -Anzi, io lo chiamo in vivavoce e faccio finta che tu non ci sei, ti va?-
Risponde di sì e io chiudo la telefonata, posando le mani sulla mia pancia.
-Noce, non importa che cosa farà tuo papà, io ci sarò sempre- Bisbiglio sorridendo. -E avrai Chiara, te lo giuro, sarà una zia meravigliosa, io me la vedo già a viziarti sempre, e poi Paolo, Paolo ti riempirà di coccole e tu potrai andare da lui ogni volta che io dirò di no, lui mi fa sempre cambiare idea...-

La stella più fragile dell'universo [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora