Mi sveglio sentendo un peso non indifferente su di me e cerco di mettere a fuoco quello che ho addosso, ma non faccio in tempo a farlo che mi ricordo che Paolo è rimasto da me a dormire ieri sera. Mi mancava troppo Isabel, mi mancava da morire e lui l'ha capito senza che glielo dicessi, mi ha scritto "mamma ha detto che posso dormire fuori" e io non capivo, poi ha detto "c'è un posto da te?" e ha aggiunto un mucchio di faccine un po' maliziose e io sono scoppiata a ridere. A mio padre non andava molto a genio, ma poi ha lasciato perdere. Ho già una figlia, sono già troppo grande e non se l'è sentita di impedirmi di dormire con il mio fidanzato, in un letto di una sola piazza, davvero troppo stretto, in cui ci siamo davvero ammazzati a dormire, anche se la maggior parte del tempo non l'abbiamo passata a dormire. Mi ama, me l'ha ripetuto un milione di volte, mentre mi baciava, mentre mi accarezzava. Non regge nemmeno il confronto, né con Stefano, che comunque ho amato e mi ha amato, né tantomeno con Marco, in entrambi c'era qualcosa che non funzionava. Insomma era bello, ma non come con Paolo. Con lui, è un'altra cosa, non ci basta mai, non gli basto mai, non mi basta mai. Ama ogni singolo pezzo di me, come nessuno ha mai fatto, anche la pancia ancora un po' sformata e le smagliature, non gli dà fastidio nemmeno che non può schiacciarmi troppo il seno, visto che allatto. Non gli importa, non scopiamo, facciamo l'amore. Solo l'amore.
-Paolo mi stai facendo male- Mugugno, cercando di spostarlo, lui sbuffa e si sposta, facendomi posare sul suo petto, senza accennare ad alzarsi o anche solo ad aprire gli occhi.
-Sono le undici- Lo informo, baciandogli il petto, lui mi scaccia via un po' infastidico.
-Lasciami stare- Dice. -Che se mi sveglio devo andare a casa a studiare per la maturità- Aggiunge, immergendo il viso nei miei capelli.
-Mi hai schiacciato troppo la tetta- Gli spiego, osservando la mia canottiera un po' bagnata di latte. -Sei un orso cazzo, mi hai dormito addosso- Lo sgrido e lui sbuffa, aprendo gli occhi sconfitto.
-Tu sei una rompicoglioni- Dice, in una sorta di ripicca, poi mi dà il buongiorno e mi bacia velocemente. -E spero che i tuoi non abbiano sentito niente, perché io vorrei mantenere ancora una certa dignità- Aggiunge, sospirando.
-E' meglio dormire con Isabel, lei non si lamenta- Commento, coprendomi meglio con il lenzuolo.
-Per ora- Mi fa notare lui, accarezzandomi una guancia, io mi rattristo un po' e lui lo nota subito. Mi stringe un po' di più tra le sue braccia e mi culla un po'. -So che ti manca- Sussurra, mentre io mi aggrappo meglio a lui. -Sono solo due giorni, stasera l'andiamo a riprendere e vedrai che non ti mancherà più tanto, anzi...- Io sospiro e mi lascio cullare da lui, le sue parole, la sua dolcezza. Non pensavo che sarebbe mai successo tutto questo, eppure eccoci qui, nel mio letto in cui abbiamo dormito un milione di volte come migliori amici. -Tu li vorresti altri figli?- Mi chiede poi, all'improvviso, accarezzandomi la schiena sotto la canottiera. Io rimango un po' spiazzata, non so bene come rispondere a questa domanda. Penso di dover solo essere sincera.
-In questo momento assolutamente no- Rispondo, con un filo di voce. Mi fa male ammetterlo, ma è una cosa davvero impegnativa e io non penso che nella mia vita riuscirò ad affrontare un'altra gravidanza. Isabel sarà mia figlia, la mia unica figlia, sarà sempre la mia bambina, e non voglio nessun altro. -Non penso che vorrò mai altri figli. So che è una cosa forte da dire, ma è stato tremendo. So che magari in condizioni ottimali sarebbe più semplice, ma a me basta noce. Non mi servono altri figli- Spiego, guardandolo per capire la sua reazione. -Perché?- Gli chiedo, vedendolo un po' strano.
-Io li vorrei dei figli con te- Risponde. -Ma forse non sarebbero all'altezza della figlia di Marco, giusto?- Domanda un po' duro e io mi stacco da lui. Ci mettiamo seduti sul letto e io lo guardo, senza riuscire a proferire parola. -Forse è meglio che vada- Dice, alzandosi e cercando i suoi vestiti, con un certo nervosismo. Io lo guardo paralizzata, perché proprio non so cosa dirgli, non mi aspettavo tutto questo. Si toglie i pantaloni che usava per dormire e si rimette i vestiti di ieri sera, come meglio riesce, anche se si vede che è distratto, che aspetta che io gli dica qualcosa.
-Stiamo insieme solo da un mese...- Bisbiglio, ma lui mi blocca.
-Ti prego non dire niente, mi passerà, è una scemata- Mi alzo anche io dal letto, mi avvicino a lui e gli prendo una mano, anche se lui cerca di sfuggirmi, alla fine cede e si lascia stringere la mano.
-Ho diciannove anni Paolo, ho avuto una figlia con un ragazzo che mi ha sempre trattato come un giocattolo, ed era anche bravo a non farmelo capire, o forse sono io che sono stupida- Cerco di spiegargli e lui mi fissa, con gli occhi un po' sconfitti, come non li vedevo da tanto. -Io ho appena avuto una bambina, ho perso un anno di scuola...E' uno schifo, non lo do a vedere, non lo dico a nessuno, ma è tremendo- Inizio a piangere e lui mi osserva, ascolta le mie parole. -Mi è sembrato di non respirare. Io non respiravo, finché non sei arrivato tu. Lo so che sei sempre stato qui, ma ripeto, sono stupida e me ne sono accorta tardi, davvero tardissimo. Io non respiravo e poi ti ho trovato qui accanto a me. Sai Isabel è stupenda e sono contenta, nonostante tutto. Ma c'è il nonostante tutto, perché è faticoso, non mi fa dormire la notte, mi ricorda sempre che ho fatto la cazzata enorme di andare a letto con un ragazzo che non mi amava. Che mi sono fatta prendere in giro. Tu, invece, sei puro. Tu sei stupendo, punto, e mi spiace ora, non riuscire a vedere nel mio futuro dei bambini. Ma è troppo, per me, al momento...- Mi interrompe, baciandomi le labbra e io lo stacco ridendo. -Non ho finito- Gli dico, con un sorriso, mentre mi asciuga le guance con le mani. -Ti amo. Anche se è presto, non m'importa. Faccio le cose nei tempi sbagliati, guarda noce- Lui sorride, i suoi occhi ora brillano di nuovo, posa la sua fronte sulla mia e me lo dice anche lui che mi ama, anche se non ne ha bisogno. Io lo so.
-Mi dispiace se ho fatto il pazzo- Mi dice, giocando con la mia mano.
-E' normale, è una situazione da pazzi la mia- Gli sussurro. -E' normale, amore- Ripeto e lui mi solleva da terra, facendomi volteggiare.Marco mi apre la porta, piuttosto nervoso, non saluta né me, né Paolo, corre su per le scale e si infila in camera di Isabel, che intravedo nella culla piangere come una forsennata, piegando le gambine e stringendo i pugni..
-Tutto okay?- Gli chiedo, vedendolo un po' in panico.
-No- Risponde, iniziando a cullare Isabel tra le sue braccia. -Non ha dormito. Ho passato tutta la notte a cantarle ninne nanne, a cullarla, non ha voluto chiudere occhio. Si è addormentata stamattina e ora si è svegliata e ha iniziato a piangere, non so perché, forse mi odia anche lei- Spiega, tutto d'un fiato, e io gli sorrido, perché alla fine vedo quanto amore e impegno sta mettendo per curare Isabel, anche solo per qualche giorno.
-Credo sia colpa mia- Ammetto, avvicinandomi e accarezzo il viso di Isabel. -L'ho fatta dormire insieme a me quasi tutte le notti, nel mio letto, non le piace molto la culla- Gli spiego, mentre prendo la mia bambina dalle sue braccia. -Ehi noce, sh- Sussurro, cullandola, ma lei non accenna a calmarsi.
-La verità è che mi odia già- Mi dice Marco, mentre Paolo si avvicina e mi circonda le spalle con un braccio.
-Non ti odia Marco, sei il suo papà- Lo rassicuro, cercando di calmarla, anche io con scarsi risultati. -Dai Isa, dimmi cosa non va- Bisbiglio, avvicinandomi al suo faccino. Lei si calma per un attimo, ma poi scoppia a piangere ancora.
-Magari ha fame- Azzarda Paolo, beccandosi un'occhiataccia da Marco.
-Gliel'ho dato da mangiare- Sbotta subito, un po' seccato dall'intromissione di Paolo. Iniziamo a tirare delle ipotesi, ma niente sembra calmarla, finché il rumore della porta non ci distrae e per qualche secondo distrae anche Isa.
Graziella entra nella camera, ci sorride, mi saluta e poi guarda Isabel che ha già ripreso ad agitarsi, tanto che quasi perdo l'equilibrio a tenerla in braccio, nonostante sia così piccola.
-Penso abbia le coliche- Ci informa, massaggiando il pancino della mia bambina, che continua a strizzare i suoi occhioni pieni di lacrime. -Marco le aveva sempre- Aggiunge. -Basta massaggiarle un po' la pancia in senso orario- Spiega ed Isabel si calma un po', gradualmente, la ringrazio e lei subito mi dà altri consigli. -Se continua a piangere, attaccala al seno, anche se non ciuccia, si calma, il contatto con te è importante, siete state una cosa sola per tanto tempo e lei lo sente-
-Grazie, davvero- Ripeto, facendo ora io il massaggio alla mia bambina.
-Quindi non mi odia?- Chiede Marco, all'improvviso, in piedi accanto a sua madre.
-Marco, hai tanti motivi per farti odiare, ma lei è piccola. Non dargliene, mai, e vedrà che non ti odierà- Lo rincuora sua mamma, accarezzandogli un braccio per tranquillizzarlo e anche io cerco di tirarlo su un po' di morale, perché comunque voglio che si goda la sua bambina. E' vero ha sbagliato, ma con me, non con la nostra bambina e io non sono proprio nessuno per togliere a mia figlia un papà fantastico.
-Te la porto il prossimo weekend- Dico poi. -Ma se vuoi passare da me a vederla, vieni pure, okay? Non farti problemi- Paolo sbuffa e io gli tiro una gomitata come riesco, visto che ho ancora Isa tra le braccia. -Sono stata lontana da lei solo due giorni e mi sembrava di impazzire- Spiego baciando la fronte della mia bambina, ancora tesa per la colica, anche se è molto più calma ora.
-Sì, grazie...Anche perché c'è la maturità e non so se riesco a tenerla il prossimo weekend- Ammette, abbassando lo sguardo.
-Puoi vederla quando vuoi, è tua figlia- Aggiungo con un sorriso, che lui ricambia e sento gli occhi di Paolo fissi su di me. So che è geloso, ma Marco è il papà della mia bambina e farà sempre parte della mia vita. Scendiamo e metto noce nella carrozzina ferma all'ingresso, tanto siamo molto vicini a casa di Paolo e volevamo fare un salto. Rebecca, che oggi è a casa dalla clinica, ci teneva a vedere un po' Isabel, visto che in clinica non la posso portare, e la vista praticamente solo quando è nata. Sono contentissima del rapporto che abbiamo ora io e lei, e amo da impazzire come parla di Isabel, si vede che è andata avanti, che sta guarendo, anche se ancora non ha avuto il coraggio di dire alla sua famiglia quello che ha condiviso con me.
-Sono geloso- Mi informa Paolo, mentre spinge la carrozzina di Isabel e io controllo i messaggi sul cellulare. -Tantissimo-
-Non posso negare alla mia bambina suo padre...- Sussurro, mentre entro su Instagram e intanto passeggiamo un po'.
-Lo so- Mi dice. -E non voglio questo. Ma non sorridergli, okay?- Mi chiede e io gli scatto una foto mentre spinge la carrozzina della mia bambina. Lui si lamenta, sbuffa un po' e io ci scrivo su "i miei amori", con un cuore e la pubblico sulle storie.
-Paolo sto con te, sono innamorata di te- Gli dico, rimettendo il cellulare in tasca. -Fidati, davvero- Aggiungo. Mi fermo e lui mi imita. Poso una mano sulla sua, stretta alla carrozzina e mi metto in punta di piedi per baciarlo. Mi stacco e gli sorrido.
-I sorrisi che faccio a te non sono i sorrisi che faccio a Marco- Mugugno, sulle sue labbra. -Questi sono solo tuoi- Aggiungo e lo sento sorridere nel bacio che gli schiocco subito dopo.
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La stella più fragile dell'universo [IN REVISIONE]
FanfictionEmma ha diciotto anni, una vita piuttosto normale, un migliore amico iperprotettivo e una strana relazione con Marco, il più bello della classe.