Capitolo ventisei

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Lucia apre la porta di casa, mi sorride, mi chiede com'è andata a scuola.
-Male, come sempre. Ma non importa!- Esclamo un po' scocciata entrando in casa, seguita da Paolo. -Lui è Paolo, un compagno di classe mio e di Marco- Lo presento, facendo ridacchiare entrambi. Li guardo un po' stranita, poi si ricompongono e mi spiegano.
-Ci conosciamo già- Dice Paolo, abbracciandola stretta. -Elena come sta? Ma stai ancora qui tutto il giorno o l'hanno capito che non è umano?- Chiede, smettendo di stringerla. Lucia sorride, gli tiene una mano, ripete "come sei cresciuto", "sembra una vita".
-Paolo era sempre qui- Mi spiega poi Lucia, quasi commossa nel rivederlo. -Ma poi cos'è successo Pà? Come mai sei sparito? Nemmeno Alfonso me l'ha voluto raccontare!- Esclama un po' accigliata Lucia.
-Niente Lù, niente, cose da adolescenti- Risponde lui, tranquillizzandola con un sorriso.
-Come sta Marco?- Le chiedo, interrompendo il loro idillio.
-La febbre gli è scesa, però è davvero a terra. Era nella camera che avete scelto per la bambina poco fa, sul divano- Mi spiega, riprendendo a pulire non si sa bene cosa.
Io e Paolo saliamo su di sopra, lui visibilmente agitato si muove meglio di me, come se ci vivesse lui e non io. Lo guido alla camera che abbiamo scelto per la bambina, busso e Marco è steso sul divano, l'unico mobile in tutta la stanza, completamente bianca, con due finestre enormi e le tende bianchissime.
-Ehi malato- Lo chiamo, facendolo girare in una posizione poca comoda. Poi si tira su, reggendosi la testa e mi sorride. -Come ti senti?- Gli chiedo, rimanendo sulla porta.
-Meglio- Risponde, alzandosi in piedi. -Stavo cercando di scegliere un colore per le pareti, perché tutte bianche mi mettono tristezza- Mi spiega, guardandosi attorno. -Pensavo a rosa pesca- Aggiunge, cercando un mio consenso.
-Mi sembra fantastico- Commento, all'improvviso più sollevata, nonostante l'impreparato a scuola e la discussione con Paolo, che ora rimane accanto a me, ad ascoltare senza farsi vedere, tenendomi una mano come se gli desse forza, all'improvviso. -Però ti ho portato una persona- Cambio discorso, facendogli aggrottare la fronte. Paolo deglutisce, entra nella stanza insieme a me e Marco sospira, all'improvviso preoccupato, quasi avvilito, si risiede sul divano di peso, smettendo di guardarci.
-Se sei venuto per sgridarmi perché non ho mantenuto la promessa lascia perdere- E' la prima cosa che dice, guardando per terra. -Emma è la madre di mia figlia, stava malissimo e quindi stavamo male anche io e noce. Dovevo farle capire che non eri impazzito, che avevi delle buone ragioni per odiarmi- Spiega, guardando Paolo che mi lascia la mano.
-Emma vuole che siamo amici e quello che vuole Emma è più importante- Dice Paolo, mettendo le mani in tasca.
-Non penso che Emma sarà contenta che tu eviterai di odiarmi solo perché te l'ha chiesto lei, credo che lei voglia una discussione, o almeno che proviamo ad averla-
Paolo sbuffa, io sorrido a Marco quasi orgogliosa. Sono felice di renderlo nel mio piccolo un persona migliore di quella che era, anche grazie a questo piccolissimo errore di calcolo che ci farà avere una bambina insieme. Magari non sarà nemmeno tanto male.
-Io non ho niente di cui discutere con te- Bisbiglia Paolo, come se avesse paura di dirlo con me presente.
-Eravate migliori amici Pà! Io non ci posso proprio credere che tu non voglia nemmeno provare a chiarire con lui!- Esclamo un po' scocciata, lui guarda a terra.
-Perché non mi avevi detto che ti piaceva mia sorella?- Domanda, dopo un minuto di silenzio. Rialza lo sguardo, ma non dà il tempo a Marco di rispondere. -Io avrei capito. Io sarei stato felicissimo, eri come un fratello per me, non mi avrebbe dato alcun fastidio- Spiega, togliendo le mani dalle tasche, Marco si alza dal divano e si avvicina a noi.
-Avevo sedici anni, lei ne aveva quattordici, eravamo piccolissimi e tu eri super protettivo, entrambi avevamo paura che ci avresti diviso- Racconta Marco, con un sorriso nostalgico sul volto, come se quell'amore segreto gli mancasse. -E poi non sapevamo nemmeno noi cosa stavamo facendo. Era tutto troppo grande per noi, come ora è troppo grande per me ed Emma avere una figlia, ma io te lo giuro che ci sto mettendo ogni parte di me per questa bambina e anche per Emma, perché alla fine è la madre di mia figlia e non potrei mai farle niente di male- Abbassa lo sguardo, all'improvviso imbarazzato. -E' stato un incidente, non avrei dovuto guidare quella sera-
-Io non me ne sarei dovuto andare via così. Se fossi rimasto, magari non sarebbe successo niente- Ammette Paolo, mostrando dei sensi di colpa che né io, né Marco a vedere la sua espressione avremmo mai immaginato.
-Paolo non è mica colpa tua- Dice istintivamente Marco, aggrottando la fronte.
-A volte penso di sì-
-Ti va se proviamo perlomeno a sopportarci? Non dico di fare finta di niente, perché non sarebbe giusto, ma cercare di accettare entrambi che è stato un incidente- Propone Marco, passandosi una mano tra i capelli.
Paolo annuisce, io inizio a saltellare come una bambina che ha vinto un mucchio di caramelle e non sa da quale iniziare a mangiarle. Mi aggrappo a Paolo, abbracciandolo e lui mi stringe, mentre Marco ride.
-Tienitela tu però perché è appiccicosa!- Esclama Paolo, cercando di staccarmi giocosamente da lui, mentre Marco ride sempre più forte.

Entro nel salotto della casa di Marco che forse è la prima volta in un mese che sono qui che vedo così pieno. Reggo tra le mani due ciotole stracolme di pop corn, Marco è seduto su una poltrona, Chiara è in braccio a Simone sul divano e Paolo è per terra a giocare con le sorelline di Marco, che appena l'hanno rivisto gli si sono buttate addosso felicissime. Erano piccole quando Marco e Paolo hanno litigato, ma loro hanno sempre adorato Paolo, come tutti d'altronde. Poggio i pop corn sul tavolino davanti alla tv e mi siedo in braccio a Marco che stupito, mi stringe a sé, sotto lo sguardo attento di Paolo.
-Cosa ci vediamo?- Chiede Marco, mentre appoggio la mia testa nell'incavo del suo corpo.
-Possiamo stare anche io e Sofia?- Chiede Sara, arrotolandosi una ciocca di capelli intorno ad un dito.
-Sì sì sì!!- Esclamo felicissima, le adoro davvero, non so come mai sono proprio carine. Forse è che già mi immagino a quando noce sarà come loro. Ricevo occhiatacce un po' da tutti, è ovvio che con loro presenti la scelta del film sarà molto limitata. -Che cosa vi piacerebbe vedere?- Chiedo sorridendo ad entrambe.
-Frozen!- Urla Sofia, poi si porta le mani sulla bocca un po' imbarazzata per la sua euforia, si fa rossa in viso.
-No no Sofi- La frena Sara. -Meglio Inside Out!!- Propone, facendo urlare "sì" anche a Sofia.
-Vediamo Inside Out- Informo tutti e a parte Chiara tutti i ragazzi sbuffano, dicendo già che sarà noiosissimo. Io continuo a stare tra le braccia di Marco, che all'improvviso sono estremamente confortevoli. Lui poggia una mano sulla mia pancia e io gli sorrido, stampandogli timidamente un bacio sulle labbra. Tutti fanno un piccolo coro, Sara e Sofia ridacchiano un po' imbarazzate dal nostro bacio, seppur castissimo.
-Non iniziamo eh, che mi sento il quinto incomodo?- Sottolinea Paolo mettendosi sul divano, subito Sara e Sofia si gettano addosso a lui. -Si dice quinto incomodo se ci sono due coppie?- Chiede poi, ridendo.
-Ma zitto che ne hai addirittura due!- Esclamo indicando Sara intenta a giocare con i suoi capelli e Sofia accoccolata tra le sue braccia.
-Sì mi arrestano due volte così- Commenta sconsolato, lasciandosi "torturare" dalle bambine.
Guardo i miei amici, Sara e Sofia, Marco e all'improvviso sento che tutto andrà per il verso giusto, che le cose forse, potranno andare bene, magari perfino mia mamma capirà, magari amerà addirittura noce. Con loro accanto, ora, tutto mi sembra possibile.

La stella più fragile dell'universo [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora