-Graziella, davvero è tutto okay, mi mancava molto Chiara e mi ha chiesto di stare da lei a dormire questa settimana- Le mento spudoratamente e probabilmente l'ha anche capito, magari è venuta a saperlo, magari lo sanno già tutti, alla fine sono svenuta nell'azienda di suo marito, sospetterà qualcosa.
-Ti prego Emma, non è successo niente ad Isabel, vero?- Mi chiede, profondamente preoccupata, sono finita in ospedale e non ho detto niente a nessuno, nessuno a parte le persone che erano coinvolte, quindi Elena, Marco, suo padre, Chiara e qualche altra persona dell'azienda. Non so cosa Marco abbia raccontato a suo padre. Neanche a mio padre ho detto nulla, perché da quando mi ha richiamata per i miei risultati scolastici mi sono sentita profondamente tradita, lui che alla fine ha cercato di starmi accanto, mi è sembrato che perfino lui mi stesse voltando le spalle.
-Stiamo bene, tutte e due, davvero- Rispondo il più determinata possibile a non farla stare così. Non voglio parlarne, non voglio che nessuno lo sappia. Non vedo Marco da una settimana e lui non mi ha cercata e sinceramente, credo che sia meglio così, almeno sta rispettando i miei tempi e i miei spazi. L'unica a sapere tutto è Chiara e il gruppo di sostegno. Non me la sono sentita di parlarne ancora con Paolo, perché continuo ad avere paura della sua reazione e alla fine, a me basta Chiara. Le peso tantissimo a casa e lo so, ma non mi dice nulla, litiga con sua madre pur di tenermi vicino a sé e non la ringrazierò mai per essere così premurosa e per amarmi così tanto, spero di riuscire a ricambiare tutto quello che sta facendo per me, un giorno.
-Emma, qualsiasi cosa sono qui- Mi dice, sospirando. La ringrazio e poi ci salutiamo, finalmente metto giù questa chiamata che mi è sembrata infinita e osservo Filippo che continua la sua torre fatta di Lego qui davanti a me.
-Tutto bene?- Mi chiede Mia con un sorriso dolce. Mi ha invitata qui a casa da lei dopo l'incontro del gruppo di oggi, mi ha detto che suo marito Lorenzo è via per lavoro e lei, anche se non le piace ammetterlo, si sente terribilmente sola. Chiara aveva bisogno di staccare un po', anche se il fatto che io le stia lontana ora la spaventa terribilmente, mi ha lasciata venire qui a cena, da questa ragazza che sembra avere una vita apparentemente perfetta, seppur difficile. A quattordici anni ha scoperto di essere incinta, il suo ragazzo ha chiesto ai suoi genitori di sposarla. Al suo matrimonio aveva un vestito di pizzo lungo, un pancione piuttosto evidente e il viso di una bambina. Era così piccola. Tiene le foto appese alle pareti del salotto, come farebbe qualsiasi moglie. Accanto quelle di suo figlio Filippo appena nato, al suo primo compleanno, loro tre al mare. Sembrano felici, sembrano normali. Ma lei e suo marito hanno solo diciotto anni, hanno costruito tutto questo solo con i soldi dei loro genitori, lei va ancora a scuola, lui no. Ha lasciato da un anno perché tanto non ce la faceva ed ha iniziato a lavorare un po', giusto per portare lui a casa un po' di soldi e non dover sempre chiedere ai loro genitori, che gli stanno comunque sempre accanto. Anche loro ci sono nelle foto, che si prendono cura del loro nipotino e l'unica cosa che mi viene da pensare è se anche mia madre sarà mai una nonna così per Isabel.
-E' tutto okay- Le rispondo, avvicinandomi ad una foto incorniciata e poggiata su una mensola, accanto a qualche soprammobile abbastanza pacchiano. E' lei, che ride accanto a sua madre che è praticamente identica, gli stessi capelli, gli stessi occhi, gli stessi lineamenti. Sua mamma tiene in braccio Filippo che regge un cono gelato più grande di lui e ha la faccia tutta sporca. -Vorrei solo avere la certezza che un giorno mia madre capisca- Le spiego, abbassando lo sguardo.
-Capirà- Mi rassicura -E' tua mamma e magari razionalmente non riesce ad arrendersi al fatto che anche tu sarai madre, ma i suoi sentimenti...- Mi si avvicina, mi indica Filippo. -Da quando è nato cerco solo di proteggerlo, mi metto sempre in gioco, gli faccio da scudo, anche solo se si sbuccia un ginocchio mi sento male, come se avessi sbagliato io, come tutto ciò che gli capita di brutto fosse una mia mancanza- Mi spiega, mi stringe una mano e io le sorrido per ringraziarla della sua vicinanza. Chiara è la mia migliore amica ed è perfetta, sempre, ma Mia riesce a darmi idee più concrete di come sarà la mia vita e Chiara ne è contenta, dopotutto sono stati lei e Marco a spingermi a parlare con il gruppo, ma soprattutto lei. Sa benissimo che non può comprendere a 360 gradi che cosa comporta per me tutto questo, mentre Mia sì. -Tua mamma ha solo paura, più paura di te, crede di aver sbagliato qualcosa, che sia tutta colpa sua- Conclude sospirando.
-Emma!- Urla Filippo girandosi a guardarmi. -Ti piace la mia torre?- Chiede tirandosi in piedi con un po' di fatica. Io gli sorrido, ha due occhioni azzurri meravigliosi e i capelli di un biondo un po' spento, dalle foto sembra proprio la fotocopia di suo papà.
-E' bellissima Fil, sei davvero bravo!- Esclamo facendolo imbarazzare un po' per i complimenti.
-Gnomo come si dice?- Gli domanda Mia, lasciandomi la mano e abbassandosi a terra vicino al suo bambino.
-Grazie- Sussurra abbassando un po' lo sguardo, fingendo una vergogna che è evidente non è pienamente sua, ma è data solo dal fatto che mi ha conosciuta oggi.
-Bravo gnomo- Gli dice la sua mamma, stampandogli un bacio sulla guanciotta. Lui la stringe a sé, poi le sussurra qualcosa all'orecchio che la fa ridere parecchio. -Sì amore Emma aspetta una bambina, una femminuccia- Gli spiega, prendendolo in braccio, lui gioca con i capelli della sua mamma, poi mi guarda incuriosito.
-Quando nasce te la porto qui e giocate insieme, così le insegni a costruire le torri con i Lego- Propongo, facendolo implodere in un sorriso gioioso.
-Sì, sì, sì!- Urla euforico. -E gli faccio conoscere i miei amici e le mie amiche dell'asilo- Spiega, immaginandosi già tutto bellissimo, come solo i bambini riescono.
-Gnomo frena! Quando Isabel nascerà sarà piccola piccola, come te in quella foto- Gli spiega, indicando una foto di lui appena nato. -E quindi dovrai stare molto attento, capito?- Lui annuisce convinto, perso nella sua fantasia dove ormai ha già la sua nuova amica e io sorrido, impaziente anche io ora di vedere la mia bambina. Sono stata una pazza a pensare anche solo per un po' di volerla dare a qualcun altro. La sua mamma sono io, io e basta. Mia lascia giù Filippo che torna a giocare con i suoi Lego, sul tappeto morbido del salotto, io invece seguo Mia in cucina.
-Come stai tu?- Le chiedo, mentre apre un mobiletto tirando fuori una tovaglia bianca a fiori rosa e rossi.
-Un po' giù, con Lorenzo le cose vanno sempre peggio.- Mi spiega, molto triste, una tristezza così grande che non sembra nemmeno possa contenerla tutta lei nel suo corpicino così piccolo. -Quando è nato Filippo avevamo appena fatto quindici anni, ci eravamo appena sposati, siamo venuti a vivere qui e all'inizio era fantastico, ci sentivamo così grandi...- Si perde nei ricordi, mentre le do una mano a stendere la tovaglia sul tavolo. -Filippo è nato prematuro, mi hanno dovuto fare il cesareo perché avevo il bacino davvero piccolo, ho una cicatrice terribile sulla pancia. A lui non è mai importato e nemmeno a me in realtà, lui mi ha sempre amata anche così e io non l'ho mai nascosta. Ora litighiamo per tutto, io devo studiare, lui deve lavorare, non ci tocchiamo nemmeno più- Ammette, e io vorrei sapere cosa dirle, ma mi sento completamente inutile. -Vorrei uscire un sabato sera e bere, tornare alle tre di notte con mia mamma che mi urla contro, sentire mio papà che mi sgrida per una gonna un po' troppo azzardata, come ho detto prima all'incontro- Prende due piatti e me li passa, apparecchiamo e io l'ascolto rapita. Ha la mia stessa età, eppure mi sembra molto più grande, molto più saggia e io vorrei poterla aiutare almeno un terzo di quanto lei fa con me da quel poco che la conosco. -Non penso che tra me e Lore funzionerà, penso che ad un certo punto lui vorrà provare altro, si stuferà sicuramente di questa situazione-
-Ehi Mia...- Sussurro, poggiandole una mano sulla spalla. -Ti ha sposata, ti è rimasto accanto, l'hai detto pure tu, ti ama nonostante tutto questo vi sia capitato tra le mani in un momento assurdo...Io credo tanto in voi, vedrai che troverete un nuovo equilibrio- La rassicuro, lei mi sorride e mi abbraccia.
-Vedrai che anche tu starai benissimo- Mi dice, aprendo il cassetto delle posate.
-Non lo so Mia, Marco mi ha fatto un male tremendo...- Ammetto, forse per la prima volta ad alta voce.
-Marco sarà il padre di Isabel, ma non devi per forza amarlo, lo sai vero?-Paolo esulta contento, perché dopo una settimana ha imparato a farmi la treccia. Mi accarezza i capelli, ha lasciato fuori un mucchio di ciocche ma non importa, è stato davvero dolcissimo e mi fa piacere. Siamo seduti su un marciapiede, a pochi passi da casa sua. Fa un caldo tremendo e lui è uscito da scuola, mi ha chiamata e mi ha detto "ti porto in un posto speciale" e mi ha portata nella via di casa sua, su un marciapiede, che di speciale forse ha solo il fatto che è uno dei più puliti.
-Non ho ancora capito perché mi hai portata qui- Ammetto, giocando con un ciottolo della strada. Lui ride, si alza in piedi e mi porge una mano.
-Vieni- Dice, continuando a tendermi la mano. Io lo guardo un po' intimorita e lui insiste. Gli stringo la mano e lo seguo in una vietta piccolissima, che non avevo mai percorso, piuttosto abbandonata, con l'edera sulle pareti e una colonia intera di gatti randagi. Si ferma e sposta un cassonetto della spazzatura piuttosto piccolo, dietro c'è un piccolo cancello spalancato. Lui ride, continua a trascinarmi finché non ci ritroviamo su un'altra via, una via che conosco bene. Davanti a me, la casa di Marco e accanto quella di Miriam. Mi si stringe lo stomaco, ma cerco di non darglielo a vedere. -Facevo questa strada per andare da Marco- Mi spiega. -Il cancello è quasi sempre aperto, ma le rare volte in cui l'ho trovato chiuso l'ho scavalcato davvero facilmente- Mi racconta e io mi mordo un labbro, cercando di capire dove vuole arrivare. -Puoi usare questa via per venire da me, quando vuoi. Insomma, so che ci sarà Isabel e sarai presissima, ma io sono il tuo migliore amico, io voglio starti vicino nonostante tutto quello che è successo- Ammette con un sorriso sincero. Gli sorrido anche io di cuore, anche se non sono più molto sicura del nostro rapporto, soprattutto a sapere di Marco ed Elena. Paolo continua a parlare, a raccontarmi di me, di Marco, di Isabel, di questa via che dovrebbe essere solo nostra, del fatto che ci sarà sempre, anche se ha fatto la cazzata di baciarmi e mi ha confuso le idee. -Mi dispiace, tu e Marco meritate di essere felici insieme- Io scoppio a piangere e lui mi guarda un po' confuso, si scusa, mi dice che non voleva dire niente di sbagliato e io scuoto la testa per fare no, senza riuscire a dire nulla.
-Pà...- Sussurro stringendogli una mano. -Ti devo raccontare una cosa- Dico tirando su con il naso, cerco di farmi forza e trovare le parole giuste.
-Se c'entra ancora uno dei due baci ti prego, fai finta di nulla, mi dispiace, io e te siamo migliori amici. Sì, lo ammetto, mi piacevi, forsi mi piaci ancora, ma sei davvero bella, sei fantastica, sei la persona più speciale della mia vita...- Parla a raffica e io lo interrompo, ridendo con le lacrime agli occhi per i suoi tentativi di giustificare la sua cotta per me, che forse non è solo una cotta, visto che gli dura da anni.
-Puoi stare zitto?- Gli chiedo e lui si ammutolisce preoccupato, io sospiro girandomi a guardare in direzione della casa di Marco. -Marco mi ha tradita- Lo dico più calma di quanto mi aspettassi, guardando quella casa. -Non penso di voler tornare là, in realtà non sto pensando a niente in questi di giorni, sono stata un po' da Chiara, ma la verità è che vorrei soltanto la mia famiglia in questo momento. Vorrei che mia mamma mi dicesse che non faccio schifo. Lo vorrei davvero- Lui mi guarda stralunato, completamente fuori di sé. -Ti prego non dirmi che me l'avevi detto, non mi serve- Mi affretto a dire, con le lacrime di nuovo pronte ad uscire. Lui cerca qualcosa da dire, ma rimane fermo immobile a guardarmi con la bocca spalancata.
-Come fa a farti male tu sei- Farfuglia poi, ad un certo punto. -Tu sei Emma, insomma, sei dolce, speciale, preziosa, sei unica...- Si ferma, abbassa lo sguardo. -Ti avrei dovuto proteggere meglio- Ammette, abbracciandomi.
-L'hai fatto, tu mi hai protetta- Gli dico, prendendomi il suo abbraccio, di cui scopro solo ora avevo davvero un immenso bisogno. Lo ringrazio, e lui mi bacia tra i capelli, mi tiene tra le sue braccia.
-Mi dai il permesso di ucciderlo?- Mi chiede, quando mi stacco da lui, anche se al momento non vorrei.
-No, è il papà di Isabel- Gli rispondo un po' malinconica. -Ma puoi continuare a proteggermi. Puoi proteggermi per tutta la vita, per favore? Questa volta ti darò retta- Lui annuisce, mi prende una mano e me la stringe.
-Ti proteggerò sempre- Risponde, con un sorriso. Ricambio il sorriso e nella testa mi pulsa un'unica domanda. Cos'è lui per me?
STAI LEGGENDO
La stella più fragile dell'universo [IN REVISIONE]
FanficEmma ha diciotto anni, una vita piuttosto normale, un migliore amico iperprotettivo e una strana relazione con Marco, il più bello della classe.