Sono seduta sulle scale d'emergenza della scuola da un'ora e mezza, nessuno mi ha cercata, nessuno mi ha visto, se mi dovessero beccare non saprei come giustificarmi. Probabilmente dare la colpa a noce, siamo una squadra con i fiocchi, io le do la colpa di ogni mia scelta sbagliata e lei non si lamenta. Per ora, almeno, non si lamenta. Ho parlato al telefono con Chiara, perché è come se il mondo mi fosse appena esploso tra le mani e avevo bisogno che lei sistemasse i mille pezzi rotti oppure come se all'improvviso la Terra avesse deciso che il lato verso cui girava non gli piaceva più e si fosse invertito, senza contare che questo mi avrebbe sballottata e neanche poco. Chiara l'ha ripetuto più volte, è stata più insistente che mai da quando la conosco. "A questo punto sei sicura che Paolo non provi qualcosa per te?". L'ho presa sul ridere, eppure razionalmente al momento è l'unica cosa ad avere minimamente senso, anche se nemmeno a pieno. E ripensandoci, non è nemmeno così assurdo, il suo senso di protezione nei miei confronti, le battutine di Stefano, il suo odio per Marco si è amplificato a dismisura da quando ha saputo di tutto ciò che è accaduto tra noi. Questo ovviamente non giustifica il suo ultimatum, ma perlomeno lo rende meno assurdo e fforse quasi comprensibile. All'improvviso il mio corpo è pervaso dai brividi al pensiero di tutte quelle volte in cui ha dormito con me e per lui non era solo dormire con la sua migliore amica, oppure a tutte quelle volte in cui mi sono accoccolata tra le sue braccia guardando un film e a su come deve essersi sentito. Non mi piace far male alle persone, non mi piace illuderle e mi spezza il cuore pensare di avergli dato anche solo per sbaglio qualche abbaglio che io potessi provare qualcosa. L'unica cosa di cui sono certa in questo momento è che io non provo nulla per Paolo, se non un sincero affetto e un po' di gelosia da quando si è messo ad aiutare Chiara, anche se questa invidia quasi, me la spiego poco. Non credo comunque di provare niente, anche se al momento i miei sentimenti sono confusi come un sacchetto di coriandoli aperto e lanciato tutto insieme, inseguo emozioni effimere che cadono a terra, svanendo dopo poco e passo alla successiva, senza in realtà combinare nulla di concreto. Mi alzo, finalmente e scendo dalle scale curando che non ci sia nessuno, tecnicamente queste scale non si possono prendere se non in caso di emergenza e non è questo il caso, anche se nella mia testa un po' lo è. Mi incammino a piedi, una strada che ho ripetuto un milione di volte negli ultimi cinque anni, continuo a camminare: torno a casa.
Casa mia, da fuori è una casetta bianca che sembra più grande di quanto è in realtà. E' giovedì, quindi l'unico giorno della settimana in cui mio papà lavora da casa, infatti la sua macchina parcheggiata nel vialetto mi fa sorridere. Citofono, mio papà scosta le tende e si sporge dalla finestra della sua camera e appena mi vede si apre in un sorriso raggiante, corre, non lo vedo ma lo so che corre e il cancello davanti a me si apre con un click meccanico che ricordo a memoria e corro anche io ora, torno a casa. La mia casa ha un salotto piccolo, con un divano immenso che è la prima cosa che si vede appena si entra e c'è su il solito caos: mamma mi ha sempre incolpata di lasciare un gran casino, ma vedo che anche senza di me la situazione è la stessa. Papà mi stringe forte, come se non mi vedesse da una vita e invece è solo un po' più di una settimana.
-Come stai?- Chiede annaspando per la gioia e il fiatone. -Come sta la bambina? Com'è Marco? I suoi ti hanno fatto storie?- Mi riempie di domande e io rido, poi si ferma, mi guarda e aggrotta la fronte. -Scusa ma tu non dovresti essere a scuola?- Domanda guardando l'orario sull'orologio che ha al polso. Mi mordo un labbro e abbasso lo sguardo sospirando sonoramente, per un po' avevo quasi scordato tutto quello che è successo, come se tornando a casa mia potessi anche tornare indietro nel tempo, ma non è così.
-Credo di volermi sedere- Bisbiglio lasciando lo zaino a terra, il giubbotto sul divano ed avviandomi in cucina. Mi prendo un bicchiere d'acqua, ne verso uno anche per papà, ci sediamo e lui mi guarda aspettando che io parli. -La bambina sta bene- Lo informo con un sorriso. -Sicuramente meno confusa di me- Aggiungo alzando gli occhi al cielo un po' disperata, bevo un goccio d'acqua e lui mi guarda comprensivo. -Marco ha voluto fare il test del DNA- Spiego con calma, ormai non mi dà più molto fastidio, si sta prendendo le sue responsabilità più di quanto immaginassi e questo è perfetto.
-E' comprensibile, da quello che mi ha spiegato Chiara non avete avuto...- Si ferma, quasi disgustato a dirlo, anche se mio papà è sempre stato molto aperto da questo punto di vista. -Una storia fissa, anzi-
-Infatti!- Esclamo cercando di metterlo più a suo agio. -Alla fine si sta prendendo le sue responsabilità verso la bambina, che è la cosa più importante...- Dico con un filo di voce prima che lui mi interrompa.
-Ma?-
-Ma tu pensi che lui abbia delle responsabilità anche verso di me?- Domando fissando il bicchiere che tengo ancora tra le mani. All'improvviso mi rendo conto che tutto questo è troppo grande per me, come se fossi un bicchiere e mi avessero versato dentro troppa acqua: sto straripando da tutte le parti.
-Intendi che debba stare insieme a te?- Chiede pensieroso. Annuisco e lui poggia una mano sotto al mento, fissando un punto indefinito, cercando di darmi la risposta migliore, anche se non credo esista. -Piccola io credo che la vostra bambina meriti dei genitori uniti, ma ovviamente non dovete forzarvi...- Dice gesticolando ampiamente, mi stringe una mano e mi sorride, per poi provare a spiegarsi meglio. -Credo che dobbiate darvi l'opportunità di provare a stare insieme, ma tenendo conto che se dovesse andare male, la bambina vi legherà sempre- Si ferma, sospira. -Avete tu solo diciotto anni e lui ne appena fatti diciannove, siete piccoli. Vivetela con semplicità, come vi viene, avete già troppi problemi-
Mi butto le mani sulla faccia, stravolta. -Sei uscita da scuola per questo?- Chiede senza alcuna forma di rimprovero, credo capisca davvero la situazione.
-No, Paolo è impazzito- Commento sbuffando.
-Paolo? Non ci credo, è un angelo quel ragazzo- Ribatte piuttosto sconvolto, io mi alzo e poggio i bicchieri vuoti nel lavandino.
-Mi ha chiesto di scegliere tra lui e Marco, stamattina, prima delle lezioni-
-Ma cosa si è fumato?!- Chiede sgranando gli occhi, alzo le spalle rimettendomi seduta.
-Vorrei solo che almeno lui capisse la situazione, invece no, ogni volta che mi vede con Marco dà di matto! Soprattutto quando gli ricordo che aspetto una bambina sua- Lui mi guarda e scoppia a ridere all'improvviso, come se avessi appena detto la cosa più divertente del secolo. D'istinto mi tocco la faccia, cercando di capire se ho qualcosa, mi guardo i vestiti eppure mi sembra di essere identica ad un minuto fa.
-Tesoro- Dice con calma, stringendomi di nuovo una mano. -Sai che io non credo nell'amicizia tra uomo e donna e infatti sono sempre stato un po' titubante su te e Paolo- Spiega, con un sorriso soddisfatto di chi ha appena dimostrato la veridicità di una sua tesi. -Lui è cotto di te, dai! So che odia Marco, mi avevi accennato qualcosa, ma secondo me c'è di più-
-Eh, me lo dicono tutti...- Bisbiglio, abbassando lo sguardo. -Io non provo nulla che non sia una grande amicizia per lui papà-
-Ne sei sicura?- Mi chiede inclinando un po' la testa, come per guardarmi da un altro punto di vista. Annuisco e lui sorride. -Secondo me non ne sei così sicura ed è il motivo per cui sei titubante con Marco-
Aggrotto la fronte e cerco di pensarci su, ma Paolo l'ho sempre visto come un fratello.
-Non penso papà, penso di avere paura con Marco perché lui mi ha già presa in giro, in più appunto Paolo lo odia, penso che ci saranno dei motivi validi- Spiego, e lui continua a sorridere, quasi divertito dai miei intrighi.
-Emma devi solo cercare di capire quello che vuoi e vivere come viene, non stressarti, non devi scegliere se non vuoi farlo!- Esclama dandomi la prima vera soluzione a tutti i miei problemi. -Ascolta il tuo cuore, fai quello che vuoi. Avrai già un sacco di stress quando nascerà la bambina, non peggiorare le cose-
Gli sorrido e lo ringrazio, lui mi dice che non gli servono i miei grazie, che lo capirò quando nascerà noce.
-Con la mamma?- Gli chiedo un po' malinconica. Non mi ha più cercata, non so nemmeno se papà le ha detto che noce è femmina, se le interessa ancora della mia vita. Lui si irrigidisce, il suo sorriso scompare.
-Non lo so Emma, penso sia impazzita- Mi risponde sinceramente. -Considera che non dormiamo nemmeno più nello stesso letto, lei dorme con Checco e io vado su nel letto di tuo fratello, cerco di litigare troppo perché non voglio che tutto questo ricarda su Checco- Spiega con dispiaciuto. -Ma vorrei anche insultarla certe volte, non capisce che sta sbagliando tutto, quando se ne renderà conto, perché lo farà, si sentirà una cretina-
-Mi dispiace tanto papà- Bisbiglio sentendo un groppo crescere in gola.
-Non è colpa tua Emma- Mi conforta. -Potevi stare più attenta, ma lei sta esagerando-
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La stella più fragile dell'universo [IN REVISIONE]
FanficEmma ha diciotto anni, una vita piuttosto normale, un migliore amico iperprotettivo e una strana relazione con Marco, il più bello della classe.