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「 Eddie's pov. 」
Mi appoggiai al muro scrostato della scuola, guardando per l'ennesima volta l'orologio al polso.
Alaska sarebbe dovuta arrivare più di quindici minuti fa, così realizzai che la mia ragazza mi aveva appena dato buca.
Il mio cervello iniziò a cercare di spiegare perché era successa quella cosa, trovando delle scuse assurde.
«Eddie Spaghetti, a che pensi? Ti vedo abbastanza assorto!» davanti ai miei occhi si presentò la figura del mio migliore amico, Richie, che sghignazzò divertito.
«Cos'hai da ridere, Tozier?» sbuffai stufo, picchiettando le dita sui pantaloni blu che indossavo. «Rido perché la scorsa sera mi sono scopato tua madre!» «Addirittura? Guarda che lo dico a Sarah!» «Oh, non ti preoccupare... C'era anche lei! Era una cosa a tre... Sai com'è!» il corvino sogghignò e si passò una mano tra i capelli ricci.
«Non credo che Sarah...» «Sarah cosa?» esclamò la ragazza, appena uscita dal portone principale del liceo. «Da quando ti scopi mia madre?» le chiesi ridendo, stando al gioco di Tozier. «Oh cazzo Eddie, mi hai sgamata!» la bionda scoppiò a ridere, appoggiando il mento sulla spalla di Richie.
«Ma, tralasciando le mie relazione segreta con la signora K, avete visto Alaska? Dovevo darle dei compiti di latino, ma non riesco a trovarla da nessuna parte!» «Anche io... La stavo aspettando perché...» provai a spiegare il motivo, ma Sarah mi tappò la bocca e mi guardò severamente. «Che cazzo, tu le devi chiedere di stare insieme! Non è possibile che voi due non vi siate ancora fidanzati! Si capisce da mille chilometri che vi piacete a morire a vicenda e...»
«Idiota, stiamo già insieme! Gliel'ho chiesto prima, qua a scuola!» questa volta fui io a bloccarla e la ragazza, in tutta risposta, lanciò un grido dalla gioia.
«Che cazzo, Eds, dovevi dirmelo! Voglio sapere tutti, ma proprio tutti, i dettagli!» Trashmouth si intrufolò nel discorso, lanciandomi un'occhiata complice.
Scossi la testa divertito, osservando di nuovo la folla di studenti che usciva dal portone. Dove si era cacciata la mia ragazza?
«Quindi non avete visto nemmeno voi Alaska?» domandai un'altra volta ai miei amici, sperando che, al secondo tentativo, la loro risposta fosse diversa.
«No, non la vedo da quando l'hanno chiamata a pranzo in segreteria... Probabilmente è dovuta tornare a casa in fretta... Che cazzo ne so io!» esclamò Richie, sbottando e abbracciando la sua ragazza.
Capii che il ragionamento del mio migliore amico non era completamente privo di senso, anzi, ne aveva. Molto probabilmente era successo qualcosa e Alaska era dovuta tornare a casa.
Così mi venne in mente di passare in farmacia, sia per fare dei rifornimenti delle mie pillole, sia per andare a fare due chiacchiere con la signora Grimm. Magari sarei stato abbastanza fortunato e sarei riuscito ad incontrare la figlia della commessa.
Allora salutai di fretta la coppia e mi incamminai verso la farmacia di Derry, uno dei posti che frequentavo di più della città.
In una decina di minuti mi ritrovai davanti all'insegna del negozio, notando dalla vetrina che all'interno non c'era nessuno. Entrai titubante, spingendo con forza la porta, che emise uno strano cigolio.
Non andai subito dagli scaffali dove ero solito trovare le mie pastiglie, ma mi diressi alla cassa, trovandola vuota. Era come se il negozio fosse chiuso... Ma allora perché il cartello sull'entrata diceva 'aperto'?
Curioso di sapere che cosa stesse accadendo in quella farmacia, sorpassai il bancone ed entrai nel retro, ovvero lo spazio riservato al personale.
Stavo per abbassare la maniglia della porta che conduceva al magazzino, quando sentii delle grida provenire da lì dentro. Il sangue mi si raggelò e non riuscii più a muovere un muscolo.
«Che cazzo sei venuto a fare qui? Eh?» disse una persona, la cui voce arrabbiata assomigliava molto a quella della madre di Alaska. «Lo sai perché sono qui. Non avreste mai dovuto allontanarvi da me!»
Nella mia mente, si fecero strada dei pensieri orrendi. Il tono di voce appena usato da quell'uomo non mi piaceva per niente. E avevo davvero paura che stesse succedendo qualcosa di terribile.
Travolto da tutta quell'agitazione, cercai nel mio zaino l'inalatore. Dopo aver preso una bella boccata d'aria, provai a ragionare sul da farsi.
Ma fu proprio in quel momento che la porta si aprì senza che io lo volessi. Mi ritrovai faccia a faccia con Alaska.
La ragazza aveva gli occhi rossi e stanchi, quelli hai dopo aver pianto. L'azzurro ghiaccio delle sue iridi era messo ancora più in risalto.
«Ed-Eddie?» balbettò lei, tra un singhiozzo e l'altro.
Senza pensarci due volte, la abbracciai forte, lasciando che si sfogasse su di me. «Portami via da qui...» la sentii sussurrare poco dopo.
Afferrai la sua mano e uscimmo assieme dalla farmacia, lasciandoci urla e pillole alle nostre spalle.
Non avevamo una meta precisa, ma ero consapevole che qualsiasi posto sarebbe andato bene. L'importante era allontanarci in fretta da dove l'avevo trovata.
Così la portai su una panchina, che si trovava in un piccolo parco ad un isolato dal nostro quartiere. Ci sedemmo di slancio, stanchi da quella veloce camminata.
Alaska stava continuando a piangere e io non avevo la più pallida idea di che cosa fare. Mi limitai a tenerla stretta al mio petto, accarezzandole i capelli e lasciandole dei lunghi baci sulla fronte.
Dopo non molto, la ragazza si tranquillizzò un poco, restando ugualmente scossa.
«Mio... Mio padre è qui... è qui a Derry...» mi confessò la bionda a tratti, facendomi sussultare. «Io... Eddie, cazzo... Io ho davvero... Davvero paura... Non voglio che tutto possa capitarmi di nuovo...» «Alaska...» «E mi dispiace davvero molto per oggi pomeriggio, subito dopo scuola... Avrei dovuto trovare un modo per dirti che non ci sarei stata ma...»
«Alaska, cazzo!» esclamai esasperato. La ragazza spalancò gli occhi e mi osservò stranita. «Non mi interessa niente di oggi pomeriggio, anzi, ero solamente preoccupato per te! E, per quanto riguarda tuo padre, troveremo un modo, okay? Io ti starò vicino, non importa cosa potrà accadere... Ci sarò, sempre!»
La baciai e la sentii sorridere sulle mie labbra. Speravo di poter riuscire a mantenere la promessa che avevo appena fatto. Avevo sempre quella sensazione nel petto... Quella sensazione che avrei potuto rovinare tutto in un secondo. O che lei avrebbe potuto rovinare tutto in un secondo.
***
si lo so tre anni per aggiornare e scrivere sto schifo disumano i'm so sorry :(