✿ CAPITOLO TRENTATRÉ ✿
「 Eddie's pov. 」
Alaska.
Matt.
Assieme.
Che ridevano spensierati.
Fu l'unica cosa che mi ricordai lucidamente.
Tutto il resto è un ammasso di urla e scenate, cose che non erano assolutamente da me.Dopo aver mandato a fanculo tutti e tre, mi ricordo di essere scappato nella direzione opposta a quella di casa mia.
Mi ero sbagliato, eppure avevo la testa così pesante e scombussolata che nemmeno me ne ero reso conto.Avevo perso per sempre Alaska.
O meglio, lei aveva perso per sempre me.
Solo pensare a questa cosa, mi si chiudeva il petto e dovevo stare attento a respirare nella maniera corretta.
Ma in quel momento non riuscivo a pensare ad altro che a lei.Probabilmente avevo vagato per Derry per all'incirca un'oretta, poi me ne ero ritornato a casa.
Mia mamma non c'era ancora e io non sapevo cosa diavolo fare.Non sapevo difendermi da niente senza di lei e in quel momento avevo davvero tanta paura.
Il mondo stava per crollarmi addosso e io mi sarei fatto male per forza.
Inevitabile.Esisteva un rimedio per scampare a tutto ciò?
Un modo che mi permettesse di continuare, nonostante nulla stesse andando per il verso giusto.E fu così che mi vennero in mente le pillole di mia madre.
Ne avrei prese un po' di più e tutto il dolore sarebbe sparito.
Avevo solo bisogno di una pausa, non di sparire per sempre.
Avevo bisogno di prendere fiato prima di affondare di nuovo.Mi trascinai lentamente in bagno e aprii il solito armadietto.
Presi il barattolo arancione che conteneva le pillole di mia madre e ne tolsi tre, sperando che in futuro lei non se ne accorgesse.Rovesciai il bicchiere degli spazzolini e lo riempii d'acqua, affinché mi aiutasse a mandare giù i medicinali.
Non appena le pillole mi entrarono in bocca, un gusto amaro mi travolse.Sospirai tristemente e andai in camera mia.
Mi coricai sul letto e lasciai lo sguardo fisso sul soffitto bianco immacolato.Restai un po' di tempo così, fino a quando la testa non ricominciò ad esplodermi.
Desideravo solamente di non pensare a nulla, di rilassarmi e di 'sparire' per un po' di tempo da questo mondo, eppure le pillole non avevano ancora fatto effetto.Tornai in bagno e ne presi altre due.
Accidenti, mia madre avrebbe sicuramente notato la mancanza di metà del contenuto del barattolo...
Avrei dovuto inventarmi una scusa plausibile per spiegarle tutto ciò.Ritornai in camera e mi coricai nuovamente sul materasso.
Questa volta però, il soffitto era in movimento.
Vedevo dei cerchi qua e là, come quando si lancia un sasso nell'acqua e, subito dopo che la pietra viene inghiottita dall'acqua, appaiono tanti centri concentrici nel punto in cui è affondata.
Ecco quello che vedevo.Questi cerchi aumentavano.
Iniziava sempre uno più piccolo.
Questo si muoveva sul soffitto fino ad essere inglobato da un altro, poi da un altro ancora e così via.
Il cerchio più piccolo veniva distrutto.Mi alzai dal letto e decisi di andare in cucina a bere un bicchiere d'acqua, scioccato da ciò che stavano vedendo i miei occhi.
Eppure, durante il breve tragitto da camera mia alla cucina, il mio cuore iniziò a battere in una maniera esagerata.
Mi spaventai e iniziai a scendere più in fretta le scale.
Questo non fece altro che peggiorare le cose, perché ora, oltre al cuore che stava impazzendo, anche la testa mi stava giocando brutti scherzi.Inizialmente, cominciai a vedere tutto sfocato.
Paura.
Era tutto ciò che in quel momento riuscivo a sentire.
Dallo sfocato, iniziai a vedere macchie bianche.
Ero stato un idiota.
Per non soffrire più, per togliere quel briciolo di amore che mi era restato dentro, mi ero ridotto così.Stavo cercando di avvicinarmi alla cornetta del telefono, per chiamare i soccorsi, quando mi mancò il respiro.
«Eddie! Eddie, sei lì? Stai bene?»
Come un sussurro, sentii la voce di qualcuno.
Ma non era in casa, no, era fuori.
Provai ad avvicinarmi all'ingresso ma caddi poco prima di arrivarci.Il campanello suonava ininterrottamente mentre io rantolavo per terra, cercando di respirare in modo corretto.
«Eddie, vedo le luci accese! Aprimi, ora!» era forse la voce di Stan?
Provai a rispondergli ma dalla mia bocca non uscii altro che un sospiro soffocato.E fu così che accadde.
Il mio cuore iniziò a rallentare.
«Okay, c'è la finestra aperta, passerò di li!»Fai veloce, pensai.
Fai veloce, perché il mio cuore si sta fermando.
Stupide pillole.
Stupido io.«Eddie, cazzo, mi ha sentito quando... Eddie!» un urlo fu tutto quello che riuscii a sentire prima di chiudere stanco gli occhi.
***
chiamatemi miss felicità!
lo so che può essere un po' noioso come capitolo ma non ho mai scritto una cosa così scusate
STAI LEGGENDO
✓ | HEART ATTACK ( eddie kaspbrak )
Romance𝐇𝐄𝐀𝐑𝐓 𝐀𝐓𝐓𝐀𝐂𝐊 | you know, heart attacks are just from loving too much ! 𝙚 𝙨𝙚 𝙚𝙙𝙙𝙞𝙚 𝙠𝙖𝙨𝙥𝙗𝙧𝙖𝙠 𝙨𝙞 𝙞𝙣𝙣𝙖𝙢𝙤𝙧𝙖𝙨𝙨𝙚 𝙙𝙞 𝙪𝙣𝙖 𝙧𝙖𝙜𝙖𝙯𝙯𝙖 𝙘𝙝𝙚 𝙚̀ 𝙞𝙡 𝙨𝙪𝙤 𝙚𝙨𝙖𝙩𝙩𝙤 𝙤𝙥𝙥𝙤𝙨𝙩𝙤? 𝐂𝐎𝐌𝐏𝐋𝐄𝐓𝐀𝐓𝐀 ! ...