capitolo trentacinque

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CAPITOLO TRENTACINQUE

✾ CAPITOLO TRENTACINQUE ✾

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Eddie's pov.

«Ommioddio, dottori! Infermiere! Qualcuno, diamine! Si lei, venga qui! Il mio Eddino si sta svegliando!»
Sentendo quelle parole, pensai di fingere di essere ancora addormentato, eppure mia madre aveva già convocato mezzo personale ospedaliero nella mia stanza.

Ero vivo.
Sentivo il sangue scorrermi nelle vene e, la cosa più importante, sentivo il cuore battere normalmente.

«Edward? Come si sente?»
Iniziai ad aprire piano piano gli occhi e guardai confuso la figura davanti a me.
Nessuno mi chiamava col mio nome completo.

Piano piano l'immagine davanti a me si compose e vidi un signore con un camice bianco.
«Edward, salve, sono il dottor Wellings... Come si sente?»
«Mhh... Credo bene?»
«Crede? Potrebbe essere più specifico?

«Sto bene, davvero... Ma che è successo? Perché mi trovo qui?»
Mia madre mi guardava mordicchiandosi un'unghia.
Non l'avevo mai vista così preoccupata.

«Ehm... Signorino Kaspbrak, lei ha avuto un incidente... Probabilmente volontario... E si è appena risvegliato dopo cinque giorni in cui è rimasto incosciente» mi spiegò il dottore, controllando nel frattempo il mio battito cardiaco.

«Incidente volontario?»
«Si, Edward, un suicidio!»
Guardai sconvolto mia madre, che in compenso stava zitta per la prima volta nella sua vita.
«Io non volevo uccidermi!»

«Come prego?» mentre il dottore mi guardava confuso, mia madre tirò un sospiro di sollievo.
Chissà che cosa le avevo fatto passare.
«Non ho mai avuto l'intenzione di suicidarmi!»

«Ma tutte quelle pillole...» le parole del dottore mi fecero ricordare il motivo per cui mi trovavo li.
Le stupide pillole di mia madre.

«No, no! Avete frainteso, non volevo uccidermi! Non avrei mai potuto! Ero solamente un po' triste e avevo bisogno di liberare la mente...»
«Okay, si calmi innanzitutto... Non le fa bene agitarsi!»

Sbuffai e mi sedetti comodo nel letto.
«Infine, è una buona cosa quella che mi ha appena detto... Molto buona signorino Kaspbrak!» il dottore mi sorrise e, dopo aver parlato un po' con mia madre, lasciò la stanza.

Mentre mia madre andava a prendersi un caffè alle macchinette, guardai le mille composizioni di fiori sul tavolino a fianco al letto.
Trovai anche un biglietto firmato dai Losers e non potei fare a meno di sorridere.

Iniziai ad aprire tutti i biglietti e ne trovai uno strano.
Era più un foglio di carta accartocciato male che un biglietto, ma decisi di guardarlo lo stesso.

Quando lo aprii, rimasi senza fiato.
Alaska.
Alaska mi aveva disegnato sotto un cielo stellato e una bellissima luna piena.
Mi ricordavo benissimo di quella serata, sul tetto.
Guardando quel disegno meraviglioso, mi sentii invincibile come quella notte.
Girai il foglio e, scritto piccolo in basso, trovai una breve dedica.

"Anche se non sono sempre fisicamente lì con te (e la cosa mi distrugge), sei costantemente nei miei pensieri.
Ti amo Eds, ti amo più di qualsiasi altra cosa."

«Quel disegno è stato fatto dalla tua fidanzatina, vero?» mia madre rientrò nella stanza in quell'esatto momento, facendomi sobbalzare dallo spavento.
«E... E tu come lo sai?»
«Me lo ricordo benissimo! L'avrà disegnato la sera in cui eravate sul tetto a fare chissà che cosa!»

Arrossii violentemente e cercai di trattenere una risatina.
Accidenti, ci aveva proprio sgamati.
«E poi, questa biondina qua, veniva tutti i giorni, non appena poteva... Non hai idea di quante volte abbia litigato con il padre per stare qua con te!»

«Tu... Tu hai visto suo padre?» le domandai, mentre il mio cervello ancora non riusciva ad elaborare il fatto che lei fosse sempre stata qui con me.
«Si! Un uomo possente, dallo sguardo sempre arrabbiato... Avevo quasi paura di lui!»
«Mamma... Sai che il signor Grimm la picchia? Picchia sia Alaska che sua madre...»

Lei sgranò gli occhi.
«Questo spiega tutto! I lividi sulle braccia di Alaska e lo schiaffo che le ha dato il primo giorno che ti sei arrivato in ospedale... Dobbiamo fare qualcosa! Aspettami qui!»

La guardai confuso allontanarsi ma, dopo un paio di minuti, la vidi tornare con un sorrisetto sulle labbra.
«Fatto!»
«Fatto cosa?»
«Ho detto alle autorità che cosa fa il signor Grimm alla figlia e alla moglie! Hanno detto che tenevano già d'occhio quell'uomo e che ora avevano le prove necessarie per arrestarlo!»

Le feci cenno di avvicinarsi e la abbracciai forte.
«Grazie mamma»
Lei sembrò sul punto di piangere, ma poi tirò su col naso e mi guardò insospettita.
«Prego caro... Però mi sembri ancora un po' palliduccio... Dottori! Infermiere! Qualcuno?» si mise ad urlare per il corridoio, facendomi alzare gli occhi al cielo.

Arrivò un'infermiera che compilò alcuni fogli.
«Mi scusi?»
«Edward! Come si sente? Meglio?»
«Si meglio... Posso chiederle una cosa?»
«Certo, mi dica tutto!»
«Lei sa quando io me ne potrò andare da qui?»

La donna mi sorrise dolcemente, quasi come se si fosse intenerita dalla mia domanda.
«Tempo al tempo signorino Kaspbrak!»
«Devo fare una cosa importante!»
«È più importante la salute, questo non si discute!»

Sbuffai di nuovo e incrociai le braccia al petto.
«Almeno posso avere un foglio di carta e una penna?»
«Cosa deve fare?»
«Devo scrivere una cosa importante ad una persona molto importante!»

L'infermiera annuì e, dopo alcuni minuti, tornò nella stanza con in mano le cose che le avevo chiesto.
La ringraziai e mi misi subito al lavoro.

Non appena mi avrebbero dimesso dall'ospedale, sarei andato da lei e le avrei consegnato questa lettera.

***
il prossimo è l'ultimo oddiooo
se riesco lo pubblico già oggi, sennò tomorrow (devo ancora scriverlo quindi non so)

✓ | HEART ATTACK ( eddie kaspbrak )Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora