capitolo ventidue

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CAPITOLO VENTIDUE

❃ CAPITOLO VENTIDUE ❃

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Alaska's pov.

«Dai, Alaska, non è difficile!»
«Mi stai pigliando per il culo, vero?»
«Ehm...»
«Che cazzo, è stra difficile! Come faccio a tradurre questa roba? Eh?» sbottai annoiata, lasciando andare la penna blu sulla scrivania di Eddie.

«Così!» il mio ragazzo afferrò la stessa penna e iniziò a scrivere la traduzione con scioltezza, come se per lui fosse la cosa più semplice al mondo.

«Visto?» disse dopo poco, rimettendo il quaderno di latino sotto al mio naso, sbattendomi in faccia la sua giusta traduzione.

«Uffa, perché non sono nata con il tuo cazzo di cervello? Eh?» borbottai, appoggiando la testa sulla spalla di Kaspbrak.
«Perché sei una sfigata di merda!» esclamò Sarah dall'altra stanza, scoppiando in una fragorosa risata.

Eravamo proprio nella casa di Jones a studiare.
Sarah non riusciva a farmi entrare in testa quelle stupide regole e così aveva chiamato Eddie per aiutarla a spiegarmi l'argomento.
E, ovviamente, Eddie ci era riuscito, non con poche difficoltà.

Ero davvero riconoscente a lui per tutto ciò che stava facendo.
Il giorno precedente mi aveva letteralmente salvata da una situazione di merda.
Mia madre e il mio fottuto padre stavano litigando e io ero in lacrime, appoggiata contro la porta.
Non mi ricordavo di essermi mai sentita così inutile e depressa da parecchio tempo.

Ma Eddie era arrivato giusto in tempo, mi aveva portata via dalla farmacia e avevamo trascorso un bellissimo pomeriggio, facendomi scordare tutta la merda che stavo passando.
Eds non aveva idea di quanto avessi bisogno di lui.

«Bene, ora levatevi da casa mia e andate a scopare da qualche altra parte, che ora sta arrivando Richie!» la bionda sghignazzò divertita e fece alzare entrambi dalle sedie.
«Oh cazzo, sei proprio una maleducata!» sorrisi alla ragazza, che in tutta risposta mi fece l'occhiolino.

Uscimmo dalla sua casa e ci trovammo per mano sul marciapiede.
«Che vuoi fare? È ancora presto!» esclamò il moro, osservando attentamente il suo orologio da polso.
Effettivamente, erano soltanto le quattro del pomeriggio, e avevamo ancora parecchio tempo per divertirci e fare qualcosa insieme.

Il giorno dopo non ci sarebbe stata scuola, ma entrambi sapevamo che Eddie non poteva stare in giro fino a tardi a causa del coprifuoco che gli aveva imposto sua madre.

Da quando era ritornato a casa a notte fonda, la signora K lo aveva tenuto ancora di più vicino a lei.
Probabilmente, si era resa conto che suo figlio stava crescendo e che stava realizzando che il mondo non girava solo attorno alle sue stupide pillole e a lei.

Personalmente, avevo molti dubbi riguardo all'efficacia delle medicine del mio ragazzo, ma non avevo il coraggio di dirglielo senza essere sicura di che cosa fossero veramente.

«Tutto, tranne andare a casa mia... Mio padre si ferma da noi perché non ha ancora trovato un posto dove stare e io non voglio incontrarlo...» sussurrai sulla sua spalla, cercando di convincerlo.

In realtà, quel pomeriggio, mio padre non sarebbe stato a casa, ma avevo solo stesso paura di portaci Eddie.
Il motivo era sempre quello: il diario.

Avevo passato notti insonni cercando ti trovare un modo per restituirglielo, ma non avevo la più pallida idea di come fare.

«Okay, va bene, ma allora dove andiamo?»
Gli lanciai uno sguardo complice, che lui afferrò subito.
La cava.

Così, trascorremmo il resto del pomeriggio tra baci e discorsi stupidi, che riuscirono veramente a distrarmi da tutto il resto.
Quando le nostre bocche si toccavano e le nostre lingue si intrecciavano, era come se esistessimo solo noi.

Non riuscivo a spiegare che cosa mi succedesse in quei momenti.
Sapevo soltanto che era una delle mie sensazioni preferite in assoluto.

«Alaska, devo tornare a casa...» mi sussurrò sulle labbra, guardandomi con gli occhioni dolci.
«Di già?» gli presi il polso e osservai nuovamente l'ora.
Le sette meno dieci.

«Manco i vecchietti tornano a casa a quest'ora!» esclamai indignata, facendolo scoppiare a ridere.
«Dillo a mia madre...» mi rispose divertito, iniziando ad incamminarsi verso casa sua.

Non appena arrivammo davanti alla sua porta di ingresso, ci accorgemmo che nessuna luce all'interno era accesa.
«Aspettami qui, c'è qualcosa che non va...» mi disse il ragazzo, entrando silenziosamente nella casa.

Mi voltai verso la strada, guardandomi intorno.
Nonostante fossero le sette di sera, il sole era ancora alto e mi permise di vedere Bill e Mike che passavano velocemente in bici.
I due ragazzi non si accorsero della mia presenza e tirarono dritto, come se io non fossi presente.
Chissà dove cazzo stavano andando.

«Alaska! Entra!»
Dopo aver sentito la voce di Eddie chiamarmi dalla cucina, entrai titubante nella casa dei Kaspbrak.
«Accidenti, guarda!» il mio ragazzo indicò un foglietto appoggiato sul tavolo, sul quale erano scritte parecchie parole.
«Mia madre starà via per due giorni! Leggi!»

Presi il pezzettino di carta e lo lessi.
La signora K aveva scritto che sarebbe stata in ospedale per due giorni interi per delle visite di controllo.
'Mi fido di te, Eddie, e sono sicura che non farai niente di stupido in mia assenza e che prenderai sempre le tue medicine!'.

Cercai di trattenere una risata dopo aver letto quella stupida nota e guardai il moro.
«Vuoi restare qui, stanotte?» mi chiese timidamente, arrossendo leggermente sulle guance paffute.

Senza perdere tempo, lo baciai appassionatamente, prendendo il suo viso tra le mani.
Il ragazzo mi riempì le labbra di brevi baci a stampo, che mi fecero sorridere come una stupida.

Avvolsi poi le mie gambe attorno alla sua vita e affondai le mani tra i suoi capelli spettinati, avvicinando il suo viso al mio.

Ansimai nella sua bocca e lo baciai un'altra volta, ma questa volta non a stampo.
Eddie, subito dopo, mi mordicchiò il collo, lasciando dei succhiotti qua e là.
Tutto ciò mi provocò dei brividi, che mi permisero di fermarmi e di staccarmi da lui.

Senza accorgermene, urtai con la schiena un mobiletto, che si trovava proprio dietro di me.
Nel colpirlo, questo si aprì, rivelando una scorta segreta di alcolici.

«Eddie, ma che cazzo...»
«Oh, merda, che... Che cosa sono?»
«Vodka, liquori... Altra vodka... Oh, c'è anche del rum!» gli risposi divertita, leggendo le etichette colorate delle bottiglie.

«Ti giuro... Non ne avevo la più pallida idea che mia madre avesse tutta questa roba!»
«Beh, che ne dici di fregargliene un po'?»

✓ | HEART ATTACK ( eddie kaspbrak )Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora