Capitolo 6

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Sto cadendo e so che se mi spiaccico al suolo non sarà piacevole, soprattutto quando mi risveglierò. Ah già non ve l'ho detto, io non posso morire. Ci hanno provato in molti, mi hanno anche bisezionato. Mi hanno strappato gli organi per vedere quanto ci mettevano a ricrescere. Non era affatto piacevole, penso che sia per questo che poi sono diventata quello che sono, un'assassina. Vi prego non provate pietà, non la voglio e non ne ho bisogno.
Tengo sempre gli occhi chiusi e sento dopo poco due braccia che mi prendono e mi tengono stretta, un braccio intorno alla vita e uno che tiene la gambe.
< Piaciuto lo scherzetto? > chiede Peter. Sento che sta sorridendo.
Apro un occhio. Ok sono salva, che bello. Aspetta ma l'ha fatto apposta.
< Brutto stronzo, l'hai fatto di proprosito >dico io in preda alla rabbia.
< Ehi il linguaggio > ora è più serio.
< Davvero ti importa del linguaggio che ho adesso? Non te ne frega niente del fatto che se non fossi arrivato in tempo mi sarei spiaccicata al suolo? No certo, tu pensi solo a te stesso >
Sto dicendo tutto questo mentre sono ancora in braccio a lui. Però non sono imbarazzata, anzi tutto il contrario.
< Non saresti morta e non lo sai? Peter Pan non fallisce mai > dice lui tutto sicuro di sé, ma cos'è Dio sceso in terra?
< C'è sempre una prima volta > affermo io guardandolo dritto negli occhi.
< Non è mai successo in duecento e passa anni, non accadrà di certo ora >
< Sei proprio un giovanotto eh? > sono sarcastica
< Senti chi parla, anche tu non sei tanto più giovane, signorina >
A questo non replico, perché ha ragione. Ma come fa a sapere tutte queste cose?
< Te l'ho già detto, io so tutto > si sta avvicinando troppo alla mia faccia. L'unica cosa che vorrei è tirargli un pugno. So che è un ragazzo affascinante e tutto il resto, ma non provo quell'attrazione e non so perché.
< Va bene signor so tutto io esci dalla mia testa ogni tanto, va bene? >
< Non potrei nemmeno volendo > torna serio.
< Dammi una buona ragione >
Si china sul prato per mettermi giù e ora sono seduta sul prato.
< NON POSSO E BASTA > urla. Si gira e se ne va volando.
Lo fa di proposito perché sa che non posso volare. Che strazio.
< NON PUOI FARE COSÌ > urlo sperando che mi senta. Questo non lo posso appurare ovviamente perché non ne vuole proprio sapere di tornare indietro.
Pensiamo ad altro, devo andare a cercare qualcosa, ci sarà un accampamento qui, giusto?
Mi metto in marcia e sto andando a casaccio, direi che sto seguendo il mio istinto, che mi porta ad una pozza molto grande. Per arrivarci devo passare un'intera barriera di rovi. Provo con la magia. Ordino alla pianta di farsi da parte, ma niente, non mi ascolta.
Vorrà dire che mi farò qualche graffio, tanto sono solo spine.
Ci passo attraverso graffiandomi tutte le braccia e il viso. Fa male, ma sopporto il dolore.
Vado avanti. Sto per arrivare all'acqua ma le forze mi abbandonano, chiudo gli occhi e tutto si fa buio.

Peter PanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora