Ho continuato a fare su e giù per la stanza di legno per pensare a come sarei potuta uscire da quel posto per andare a salvare le due prigioniere. Ad un certo punto ho creduto di aver fatto un buco a causa della caminata. Purtroppo non mi è venuta in mente nessuna soluzione. È difficile sovrastare la magia di qualcuno se tu non la puoi usare.
Torno sul letto, mi sdraio e inizio ad osservare il soffitto. Noto che ci sono delle incisioni su esso. Qualcuno ha scritto qualcosa oppure ci ha disegnato qualcosa. Guardo attentamente e noto una P e una O molto piccole vicine, di due calligrafia diverse, circondate dalle costellazioni. Chissà a chi appartengono quelle iniziali. E soprattutto da quanto tempo sono lì, perché sembrano piuttosto vecchie come incisioni.
Faccio cadere la testa a un lato del letto. Vedo tutto al contrario ovviamente, ma a volte il sangue al cervello mi fa pensare meglio.
< Non fa bene stare a testa in giù > dice una voce maschile. E io so già di chi è, l'ho sentita troppo volte.
Davanti a me si presenta Peter Pan. A quanto pare ha fatto ritorno. Penso che la carneficina sia finita per oggi. Naturalmente lui non è macchiato di sangue, avrà lasciato il lavoro sporco ai suoi compagni.
< So quello che hai fatto > dico io mettendomi seduta sul letto. Speravo di sorprenderlo o procurargli qualche emozione simile, ma lui non è per niente sorpreso. Anzi tutto il contrario.
< Lo so > afferma lui.
Proviamo con questo allora.
< Chi è la ragazza di cui parlava la ragazza che hai risparmiato? Trilli giusto? > ho il tono schietto.
< Sì, è una fata che oramai non ha più le ali e non può far funzionare la polvere magica perché la piccola creaturina non crede in sé stessa. Poverina > sembra voglia cambiare discorso. Allora ho centrato il bersaglio giusto.
< Non hai risposto alla mia prima domanda. Chi è la ragazza che ha tirato in ballo nella conversazione tra voi due? > domando avvicinandomi piano piano a Peter.
< Nessuno > afferma lui guardandomi negli occhi.
< Di certo non è Odisseo caro. Voglio quel nome. Sono una donna di estrema impazieza > inizio ad alzare il tono.
< Chissà da chi hai imparato > è molto sarcastico in questo momento.
Non sopporto più questo suo comportamento.
< Non vuoi rispondere a questa domanda, come vuoi, allora rispondi a questa: perché ci sono una P e una O incise sul soffitto eh? > indico il punto esatto in cui si trovano le due lettere.
Lui le guarda e sembra che stia pensando a qualcosa, è in un certo senso malinconico. Probabilmente rammenta il momento in cui sono state scavate nel legno del tronco d'albero. Anzi il preciso istante in cui lui le ha incise con qualcuno, ma chi è l'altra persona che inizia con la O? Che sia io? No mi rifiuto di crederlo. Io non sono mai stata su questa terra, su questa parte del mondo. Non faccio parte di una favola io. Devo smetterla di farmi suggestionare da questo posto. Devo andarmene il prima possibile e tornare alla mia vita. Almeno questo è quello che vuole una parte di me, quella che ha paura di sapere, ma la parte che sa già, che non si è dimenticata, che non ha perso la memoria, stando alle parole della fata sa che la sua vita è qui, molto più vicino di quello che penso.
< Devi smetterla di tormentarti con certe domande a cui non puoi rispondere e non potrai mai farlo > Peter mi fa tornare alla realtà.
< Allora spiegami, fammi ricordare > Lo supplico. Sono sicura che lui abbia i miei ricordi.
< No. Smettila di voler quei frammenti della tua vita >
< Questa è la mia vita, non la tua. Lascia che decida io dei miei ricordi >
< Ho detto di no >
Faccio qualche passo indietro con un'espressione in faccia come se avessi visto il mio peggior nemico.
< Sei tu il re giusto? Sei tu che prendi le decisioni. Va bene rispetterò questa tua scelta verso di me, ma tu accetta questa mia decisione verso di te: lasciami in pace per sempre, non venire più da me. Io ti disprezzo > dico con una voce piena di disgusto e gli occhi tutti lucidi che si fanno scappare qualche lacrima. Questa scelta mi distrugge in un modo che non credevo possibile.
< Olivia... > lui prova ad avvicinarsi a me ma io lo respingo.
< HO DETTO VATTENE > urlo fuori di me.
Appena se ne va mi lascio alle mie emozioni e scoppio in lacrime. Mi butto sul letto con la testa nel cuscino, cercando invano di soffocare i singhiozzi di disperazione.
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Peter Pan
Viễn tưởngAvete presente Peter Pan? Il ragazzo che "salva" i bambini dal diventare grandi? Il presunto angelo che porta le persone sull'isola che non c'è per sfuggire al mondo reale? Il ragazzo che si prende cura dei suoi compagni e con cui ci gioca in contin...